Il futuro incerto della Rai: Ranucci e Sciarelli pronti a dire addio

Le recenti voci che circolano sulla possibile partenza di due figure di spicco della Rai, Sigfrido Ranucci e Federica Sciarelli, hanno scosso le fondamenta dell’emittente radiotelevisiva italiana, sollevando interrogativi sul destino del giornalismo d’inchiesta all’interno dell’azienda. Ranucci e Sciarelli rappresentano da sempre dei punti fermi nel panorama giornalistico della Rai, impegnati nella ricerca incessante della verità attraverso inchieste di portata nazionale. La loro ipotetica uscita non solo priverebbe l’azienda di due talenti irrinunciabili, ma rappresenterebbe anche un colpo alla sua identità e alla sua missione. La decisione di rimuovere le repliche di “Report” dal palinsesto estivo, secondo quanto riportato da una nota di Usigrai, aggiunge ulteriori perplessità. Questo apparente sacrificio della qualità a favore di una presunta esclusione di Ranucci sembra indicare una priorità distorta nella gestione dell’azienda. Federica Sciarelli ha affrontato le voci con serenità e determinazione. Nonostante i rumors sulla sua possibile uscita dal programma, ha chiarito di non avere al momento alcuna intenzione di abbandonare la Rai. Nonostante i suoi 65 anni e le ferie arretrate, ha confermato il suo attaccamento all’azienda e la sua volontà di continuare a lavorare. Mentre concluderà la stagione attuale di “Chi l’ha visto?”, sembra che il suo futuro lavorativo sia ancora aperto, lasciando la porta aperta per un possibile proseguimento anche il prossimo anno. Tuttavia, le scelte discutibili di investimento, i tagli al budget delle redazioni e i sacrifici imposti ai dipendenti stanno minando la qualità complessiva del prodotto Rai. Inoltre, la possibile perdita di figure di spicco come Ranucci e Sciarelli potrebbe avere conseguenze nefaste sugli ascolti e sul bilancio dell’azienda. L’Esecutivo Usigrai ha condannato fermamente questa situazione, definendola “inaccettabile” per il tradimento della missione di servizio pubblico della Rai e per le implicazioni sindacali legate alla riduzione progressiva del perimetro occupazionale.
Amadeus lascia la Rai per Warner Bros

Dopo settimane di speculazioni e voci, sembra che la storia tra Amadeus e la Rai abbia finalmente raggiunto la sua conclusione. Secondo quanto riportato dalle agenzie, l’ufficializzazione è avvenuta durante un incontro tra il celebre conduttore e il direttore generale di Viale Mazzini, Giampaolo Rossi. Fonti vicine alla situazione descrivono l’incontro come cordiale, durante il quale Amadeus ha comunicato la sua decisione di non rinnovare il contratto con la Rai, il quale sarebbe scaduto alla fine di agosto, per intraprendere nuove sfide professionali. Nonostante gli sforzi messi in atto dalla Rai nelle ultime settimane per trattenere il conduttore amatissimo dal pubblico, noto per la conduzione di programmi iconici come “Affari Tuoi” e gli ultimi cinque Festival di Sanremo, sembra che Rossi abbia accettato la sua decisione. Le voci che circolavano da tempo ora sembrano trovare conferma: Amadeus sembra destinato a diventare un volto di punta del gruppo Warner Bros. Discovery. Il gigante dell’intrattenimento sembra pronto ad accoglierlo a braccia aperte, prontamente disposto ad ingaggiarlo per ruoli di rilievo all’interno del canale Nove. Il matrimonio tra Amadeus e la Rai, durato anni e costellato di successi, si avvia così verso la sua conclusione, mentre il conduttore si prepara a iniziare un nuovo capitolo della sua carriera in un contesto diverso e ricco di opportunità. Resta da vedere quali progetti il celebre presentatore porterà avanti con il gruppo Warner Bros. Discovery e quali sorprese riserverà al suo vasto pubblico, ma una cosa è certa: Amadeus è pronto a sorprendere ancora una volta e a lasciare il segno nel mondo dell’intrattenimento.
100 Minuti: la nuova frontiera dell’inchiesta televisiva su La7

Nella tumultuosa arena dei media italiani, una nuova stella brilla con promesse di rivelazioni audaci e indagini approfondite. È il debutto di “100 Minuti“, il programma di inchieste che ha preso d’assalto La7 nella serata di lunedì 8 aprile 2024. Un’iniziativa coraggiosa e ambiziosa, orchestrata dalla penna esperta di Corrado Formigli e Alberto Nerazzini, che promette di riportare in primo piano il genere del film inchiesta. La premessa è semplice quanto intrigante: “Due giornalisti e un film di inchiesta al centro di ogni puntata per svelare i lati oscuri del Paese“. Un invito a immergersi nelle pieghe più nascoste della società, guidati dalla saggezza investigativa di Formigli e Nerazzini. La prima puntata di “100 Minuti” si apre con un’inchiesta incisiva su Roma, città dal fascino millenario ma intrisa di oscurità e criminalità. Il fulcro è l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, storico capo ultras della Lazio. Un delitto che apre le porte a un universo di intrighi e connivenze, trasportando lo spettatore in un viaggio attraverso gli anfratti più torbidi della Capitale. Alberto Nerazzini, con la sua coppola inglese d’ordinanza e una determinazione incrollabile, guida lo spettatore attraverso un labirinto di segreti e rivelazioni. Utilizzando immagini inedite, intercettazioni e atti processuali, l’inchiesta si dipana rivelando quanto profondamente radicata sia la criminalità organizzata nel tessuto sociale, politico ed economico della città eterna. A supportare questa avvincente narrazione, si unisce il Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri, il cui contributo si rivela fondamentale nel gettare ulteriore luce su questa intricata rete di malaffare. Il format di “100 Minuti” è il frutto di un lavoro accurato e meticoloso, scritto da Formigli e Nerazzini con la consulenza creativa di Davide Savelli. La produzione, guidata da Giovanna Canosa, si avvale dell’esperienza e della competenza di Banijay Italia, mentre Francesco Del Gratta cura il coordinamento per La7. Il programma non si limita a esporre fatti e circostanze, ma si propone di sondare le ragioni profonde di ciò che accade. Un’impresa ardita, che richiede tempo, dedizione e, soprattutto, coraggio. In un panorama mediatico spesso dominato da superficialità e sensazionalismo, “100 Minuti” si pone come un faro di investigazione giornalistica, illuminando le zone d’ombra della società con lucidità e rigore. In un’epoca in cui il giornalismo d’inchiesta sembra perdere terreno, “100 Minuti” si erge come un baluardo della verità, una voce autorevole che si fa portavoce delle domande più urgenti e delle verità più scomode. Con il suo approccio incisivo e senza compromessi, il programma promette di svelare i segreti più celati e di mettere sotto i riflettori ciò che preferirebbe rimanere nell’ombra.
Censura e sfiducia: tensione nella redazione di Repubblica

La tensione che da tempo serpeggiava tra la Direzione e la redazione di Repubblica ha raggiunto il culmine con il voto a favore di una mozione di sfiducia contro il direttore Maurizio Molinari, presentata dal Comitato di Redazione. Il verdetto è stato schiacciante: 164 voti a favore, 55 contrari e 35 astenuti. Come segno di protesta, le giornaliste e i giornalisti hanno ritirato le proprie firme dal giornale e dal sito per 24 ore, a partire dal 9 aprile. L’episodio che ha innescato questa accelerazione è stato la censura del numero dell’8 aprile dell’inserto economico Affari&Finanza. Il pezzo di apertura, curato da Giovanni Pons, che trattava degli intrecci economici tra Italia e Francia, è stato improvvisamente ritirato dalla Direzione e distrutto, coinvolgendo circa 100.000 copie già pronte per la distribuzione. Al suo posto è stato inserito un articolo sul medesimo argomento, ma redatto con toni diversi, dal vicedirettore Walter Galbiati, che funge anche da coordinatore del settore Economia di Repubblica. La decisione della Direzione di sostituire il pezzo originale con uno diverso è particolarmente significativa data la delicatezza degli interessi coinvolti. Fra gli aspetti rilevanti, spicca il legame economico tra Stellantis, ex Fiat, Exor (azionista di controllo di Stellantis) e il Gruppo Gedi, proprietario de la Repubblica. John Elkann, amministratore delegato di Exor e presidente di Gedi, rappresenta un nodo cruciale in questa intricata rete di relazioni. L’azione della Direzione ha sollevato non solo interrogativi sull’autonomia editoriale del giornale, ma ha anche messo in evidenza il conflitto di interessi potenziale e la mancanza di trasparenza nel processo decisionale. Questo episodio non è soltanto un sintomo di disaccordo all’interno della redazione, ma rappresenta anche una minaccia per l’integrità del giornalismo e per la credibilità del giornale stesso. La redazione, con il voto di sfiducia, ha espresso il suo netto dissenso nei confronti delle azioni della Direzione, lasciando chiare le proprie preoccupazioni riguardo alla libertà di espressione e all’indipendenza giornalistica.
Davide Vecchi al vertice: nuovo direttore editoriale dell’Agenzia Dire

L’Agenzia di stampa Dire annuncia il suo nuovo direttore editoriale: Davide Vecchi. Giornalista di lunga esperienza, con un passato illustre nelle redazioni de Il Tempo, Il Messaggero, Il Fatto Quotidiano e Adnkronos, Vecchi porta con sé un bagaglio di competenze e una visione chiara per rinnovare l’offerta di servizi dell’Agenzia. Il comunicato, pubblicato sul sito web della Dire, evidenzia il ruolo cruciale che Vecchi avrà nel rendere il marchio Dire più competitivo nel mercato dell’informazione primaria. Con la sua esperienza consolidata nella cronaca politica e giudiziaria, Vecchi si propone di rafforzare il ruolo della Dire come agenzia di stampa nazionale di rilievo in Italia. Il nuovo direttore editoriale non nasconde la sua determinazione nel cogliere questa nuova sfida. Nel commentare la sua nomina, Vecchi dichiara: “Sono contento di intraprendere questa nuova sfida, motivato e convinto di sostenere il progetto di rilancio aziendale avviato dall’editore Stefano Valore. Credo che la Dire abbia un potenziale enorme, partendo dal consolidamento e dal rafforzamento del ruolo di agenzia di stampa nazionale tra le più importanti d’Italia”. Il sostegno e l’entusiasmo per questa nuova direzione editoriale sono evidenti anche nelle parole dell’editore Stefano Valore di Villanueva de Castellòn. “Il mio più caloroso benvenuto in squadra a Davide Vecchi, un nome importante nel panorama editoriale italiano. Sono certo che ci darà una grossa mano a rilanciare l’immagine della Dire. L’obiettivo è fare la differenza, ogni giorno sempre di più”, ha dichiarato Valore. Inoltre, Vecchi si impegnerà non solo a migliorare la qualità e la competitività dell’Agenzia di stampa Dire, ma anche a organizzare eventi e confronti tematici, partecipando attivamente a momenti pubblici che coinvolgeranno l’agenzia.
WSJ: Gershkovich, prigioniero della verità nel labirinto russo

Nel buio delle cellette di un carcere russo, Evan Gershkovich trascorre un altro giorno privo di libertà, imprigionato da un anno ormai. Mentre il mondo esterno si muove veloce, lui è intrappolato in un limbo legato a accuse infondate di spionaggio, un’ombra che si allunga sulla sua passione per il giornalismo. Il Wall Street Journal, il suo quotidiano di battaglia, ha deciso di commemorare il vuoto lasciato dalla sua assenza con un gesto simbolico: una pagina bianca con la scritta “La sua storia dovrebbe essere qui”. È un tributo non solo a Gershkovich, ma anche a tutti coloro che rischiano la loro vita per raccontare la verità. Evan Gershkovich, figlio di emigrati dall’Unione Sovietica, ha dedicato la sua vita professionale a gettare luce sulle vicende oscure, dalla guerra in Ucraina alle operazioni del gruppo Wagner. Ma il suo impegno per la verità lo ha portato in un labirinto di ingiustizia, con l’accusa di spionaggio appesa come una spada di Damocle sulla sua testa. Figlio di emigrati ebrei dall’URSS negli anni ’70, Evan Gershkovich è cresciuto negli Stati Uniti, ma ha dedicato gli ultimi sei anni della sua vita a coprire le notizie dalla Russia, offrendo un punto di vista unico e spesso scomodo su uno dei paesi più complessi del mondo. L’arresto di Gershkovich è avvenuto in un ristorante di Ekaterinburg, nella Russia centro-occidentale, esattamente dodici mesi fa. Un evento che ha scosso la comunità giornalistica internazionale, segnando la prima volta dall’era sovietica che un giornalista occidentale veniva accusato di spionaggio in Russia. Un segnale inequivocabile che il Cremlino era disposto ad andare oltre nei suoi sforzi per gestire le relazioni con l’Occidente. Il Wall Street Journal e la Casa Bianca hanno respinto con veemenza le accuse della Russia, considerandole un pretesto per negoziare lo scambio di prigionieri. Tuttavia, nonostante gli sforzi diplomatici e la pressione internazionale, Gershkovich è ancora trattenuto senza un chiaro sentiero verso la libertà. Il presidente Vladimir Putin ha espresso il desiderio di vedere Gershkovich rilasciato come parte di uno scambio di prigionieri, ma le trattative sono ancora in corso e il futuro del giornalista rimane incerto. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato che ci sono stati contatti con gli Stati Uniti riguardo allo scambio di prigionieri che potrebbe coinvolgere Gershkovich, ma ha sottolineato l’importanza della riservatezza nelle trattative. Nel frattempo, Gershkovich rischia fino a venti anni di carcere se condannato, un destino che continua a pesare sulla sua famiglia, i suoi amici e i suoi colleghi. Mentre il mondo guarda con apprensione lo sviluppo della situazione, la detenzione di Gershkovich solleva domande fondamentali sulla libertà di stampa, i diritti umani e lo stato di diritto in Russia. La sua storia personale e il suo impegno per una copertura giornalistica indipendente mettono in evidenza le sfide e i rischi affrontati dai giornalisti che operano in ambienti ostili. E mentre il processo di Gershkovich continua, la sua storia rimane un monito per il valore della libertà di stampa e della giustizia in tutto il mondo. La lettera del caporedattore del WSJ Il caporedattore del Wall Street Journal, Emma Tucker, ha scritto una toccante lettera rivolta ai lettori del giornale, riguardante il caso del giornalista Evan Gershkovich, attualmente detenuto in Russia da un anno. Gershkovich è stato arrestato il 29 marzo 2023 mentre svolgeva il suo lavoro come giornalista accreditato a Ekaterinburg, ma è accusato ingiustamente di spionaggio, una falsa accusa che lui, il governo degli Stati Uniti e il Wall Street Journal negano con forza. Tucker sottolinea la determinazione e il coraggio dimostrati da Gershkovich durante la sua detenzione ingiusta, nonostante le prove contro di lui siano deboli e non sia stata data alcuna visibilità sul processo o sul calendario del processo. La detenzione di Gershkovich è vista come un attacco ai diritti fondamentali della stampa libera, mentre la sua storia è un promemoria dei pericoli che affrontano i giornalisti di tutto il mondo mentre perseguono la loro missione essenziale. La lettera esprime anche gratitudine per il sostegno ricevuto da parte dei lettori, funzionari governativi, legislatori e organi di informazione, mentre si rinnova l’impegno nel continuare a lottare per la liberazione di Gershkovich e per garantire che nessun giornalista debba affrontare una simile ingiustizia in futuro.
RaiNews24 sotto accusa: il silenzio su Gratteri e la protesta del Cdr

Nel panorama dell’informazione italiana, la trasparenza e l’obiettività sono pilastri fondamentali su cui si dovrebbe fondare ogni servizio pubblico. Tuttavia, sembra che il direttore di RaiNews24 abbia deciso di oscurare una notizia di rilevanza nazionale: le dichiarazioni del procuratore Nicola Gratteri sui test psicoattitudinali dei magistrati. Una scelta che solleva interrogativi sulla neutralità e sull’equità dell’informazione all’interno del servizio pubblico radiotelevisivo. Secondo quanto riportato dal Comitato di Redazione (Cdr) della testata all news della Rai, le dichiarazioni del procuratore Gratteri sono state ignorate dal notiziario RaiNews24, nonostante siano state ampiamente trattate da altri principali media nazionali. Tale omissione solleva dubbi sulla volontà di fornire una copertura equa e completa degli eventi, mettendo a rischio la fiducia degli spettatori nel servizio pubblico. Il Cdr di RaiNews ha sollevato la questione in una nota diffusa il 27 marzo 2024, sottolineando la gravità del comportamento del direttore e chiedendo rispetto per l’indipendenza editoriale e per il diritto dei giornalisti di svolgere il proprio lavoro senza influenze esterne. L’assemblea ha dichiarato lo stato di agitazione, manifestando la propria determinazione nel difendere l’integrità del servizio informativo pubblico. Le parole del procuratore Gratteri non sono passate inosservate, né sono prive di significato. Egli ha sollevato la questione dei test psicoattitudinali per i magistrati, sottolineando la necessità di estendere tali controlli anche a coloro che detengono ruoli di responsabilità nella pubblica amministrazione. Proposte che, sebbene dibattute, non possono essere ignorate nel contesto di un dibattito pubblico aperto e trasparente. L’opacità nell’informazione non è passata inosservata nemmeno al di fuori della Rai. Il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, ha espresso solidarietà al Cdr di RaiNews per la sua difesa della dignità giornalistica e del servizio pubblico radiotelevisivo.
Vendita storica: Il Secolo XIX in mano a Msc Crociere

Il panorama dei media italiani si prepara a un’altra svolta significativa con l’annuncio dell’intesa preliminare per la cessione de “Il Secolo XIX” a Msc Crociere. L’atto segna un ulteriore passo nel processo di smembramento del Gruppo Gedi, guidato da John Elkann, già testimoniato dalle precedenti cessioni de “L’Espresso” e di numerose testate regionali. Ma cosa spinge un gigante dei mari a entrare nel mondo della stampa? Msc Crociere, con sede a Ginevra e una presenza operativa a Genova, Napoli e Venezia, è nota come la principale compagnia crocieristica privata al mondo. Il suo proprietario, il miliardario Gianluigi Aponte, figura come il secondo uomo più ricco della Svizzera. Con una flotta in continua espansione, che punta a raggiungere 29 unità entro il 2027, Msc Crociere investe pesantemente nel settore, dimostrando un impegno di quasi 14 miliardi di euro. L’annuncio della possibile vendita ha scosso la redazione de “Il Secolo XIX”, che ha reagito con uno sciopero e l’oscuramento del sito web, denunciando l’assenza di chiarezza da parte di Gedi. Il quotidiano genovese, fondato nel lontano 1886 e protagonista di una lunga storia giornalistica, è stato un pilastro dell’informazione locale. Ma cosa cambierà ora che il suo destino sembra essere legato a quello di una compagnia di navigazione? Le preoccupazioni sulla libertà e l’indipendenza dell’informazione non tardano ad emergere. Ferruccio Sansa, consigliere d’opposizione in Regione Liguria, paragona l’acquisizione da parte di Msc Crociere alla vendita di “Playboy” a Rocco Siffredi. Si solleva il timore che l’interesse economico della compagnia possa influenzare la linea editoriale del giornale, specialmente quando si tratta di questioni sensibili legate al porto e alle autorità locali. Maurizio Scanavino, amministratore delegato di Gedi, commenta l’operazione come un passo per garantire un futuro solido al giornale. Si parla di affinità e valori condivisi tra le due realtà imprenditoriali italiane. Tuttavia, resta il dubbio su come questa nuova partnership influenzerà l’identità e l’indipendenza editoriale de “Il Secolo XIX”. Parallelamente, Gedi prosegue il proprio percorso concentrando l’attenzione sui quotidiani nazionali e sulla transizione digitale in corso. L’obiettivo è chiaro: sviluppare una media company digitale forte e innovativa, rispettando al contempo l’identità delle sue testate principali, “La Repubblica” e “La Stampa”.
Lucia Manca nominata alla guida del sito dell’ANSA

Lucia Manca è stata scelta da Luigi Contu, direttore dell’ANSA, per guidare il sito dell’agenzia di stampa, prendendo il posto di Massimo Sebastiani, recentemente pensionato dopo anni di servizio come responsabile digitale. Durante il suo mandato, Sebastiani ha contribuito notevolmente a far diventare il sito dell’ANSA un punto di riferimento nell’informazione digitale italiana. Lucia Manca ha trascorso gran parte della sua carriera professionale presso l’ANSA, principalmente occupandosi di economia. Quando il sito dell’agenzia è stato oggetto di riorganizzazione e rilancio, Manca è stata trasferita dalla redazione economica alla gestione del sito come capo servizio. Manca sarà affiancata da un team esperto, composto da Cristiano Pandolfo, figura storica di ANSA.it, Monica Diamanti ed Enrica Di Battista.
Microfoni spenti: Radio Rai in sciopero

Le giornaliste e i giornalisti del Giornale Radio Rai hanno incrociato i microfoni e le penne, dichiarando uno sciopero contro il progetto aziendale di smembrare la redazione, staccando lo sport da Radio Rai per unirlo a Rai Sport e Gr Parlamento a Rai Parlamento. Il cuore della questione risiede nell’obiettivo aziendale di accorpare le redazioni, ignorando le profonde differenze linguistiche e tecniche tra radio e televisione. Un’idea che, secondo i giornalisti in sciopero, non solo danneggerebbe la qualità dell’informazione offerta da Radio Rai, ma impoverirebbe l’intera esperienza radiofonica. Il Comitato di Redazione di Radio Rai ha chiaramente espresso il proprio dissenso, chiedendo all’azienda di riconsiderare il progetto. Il Cdr evidenzia l’incongruenza di questa mossa proprio mentre si celebra il centenario della Radio, un momento di riflessione e celebrazione che dovrebbe essere accompagnato dalla salvaguardia delle sue componenti fondamentali. In un clima di tensione crescente, l’adesione allo sciopero da parte di oltre il 90% degli iscritti al sindacato UniRai testimonia l’unità e la determinazione dei giornalisti Rai nel difendere l’integrità del Giornale Radio Rai. Il documento dell’Assemblea degli iscritti Unirai sottolinea la necessità di proteggere l’unità della redazione e di tutelare i colleghi coinvolti, denunciando l’atteggiamento dell’azienda che ha deciso di procedere con il piano senza consultare i rappresentanti sindacali né le redazioni interessate.