Trump sfida il New York Times: 10 miliardi per diffamazione

NYT Headquarters, NY

Donald Trump ha dato avvio a una serie di azioni legali e minacce contro i media ritenuti “nemici”, come rivelato dalla Columbia Journalism Review. Pochi giorni prima delle elezioni presidenziali, l’avvocato Edward Andrew Paltzik, in rappresentanza del futuro presidente eletto, ha inviato una lettera al New York Times e alla casa editrice Penguin Random House, chiedendo 10 miliardi di dollari di risarcimento per presunti danni derivanti da articoli giudicati critici e diffamatori. La lettera, che si aggiunge a un’ondata di azioni legali avviate da Trump contro testate giornalistiche e media, accusa il New York Times di essere diventato “un megafono del partito Democratico” e di condurre una campagna di “diffamazione su scala industriale” contro i suoi oppositori politici. I giornalisti Peter Baker, Michael S. Schmidt, Susanne Craig e Russ Buettner vengono citati come autori di articoli che avrebbero contenuto “affermazioni false e diffamatorie”. La lettera si concentra in particolare su due articoli cofirmati da Craig e Buettner, collegati al loro libro Lucky Loser: How Donald Trump Squandered His Father’s Fortune and Created the Illusion of Success, pubblicato lo scorso settembre. Viene inoltre citato un pezzo del 20 ottobre a firma di Peter Baker, intitolato Per Trump una vita di scandali porta al momento del giudizio, e un articolo del 22 ottobre di Schmidt, Con le elezioni alle porte Kelly avverte che Trump governerà da dittatore, in cui l’ex capo di gabinetto John Kelly criticava aspramente l’ex presidente. Secondo quanto riportato nella missiva, il New York Times avrebbe avuto “ogni intenzione di diffamare e denigrare il marchio Trump, famoso in tutto il mondo, che i consumatori associano da tempo all’eccellenza, al lusso e al successo nell’intrattenimento, nell’ospitalità e nel settore immobiliare, tra molti altri settori, nonché di diffamarlo e denigrarlo falsamente e maliziosamente come candidato alla carica più alta negli Stati Uniti”. Le azioni legali non si sono fermate al New York Times. Trump ha intentato una causa contro CBS News per 10 miliardi di dollari, accusando la rete di aver manipolato un’intervista con la candidata democratica Kamala Harris trasmessa il 7 ottobre durante il programma 60 Minutes. Secondo i legali di Trump, il montaggio dell’intervista avrebbe rappresentato una forma di “interferenza elettorale”. Anche il Daily Beast è stato preso di mira: gli avvocati del team di Trump hanno inviato un’ingiunzione, contestando un articolo che attribuiva a Chris LaCivita, co-direttore della campagna elettorale, un guadagno personale di 22 milioni di dollari derivante da donazioni elettorali. Nonostante la testata abbia corretto l’articolo, precisando che i fondi erano stati versati alla società di LaCivita e non a lui personalmente, Trump ha continuato a minacciare azioni legali per la presunta rappresentazione distorta dei fatti. Anne Champion, avvocata esperta in casi legali legati a Donald Trump, ha evidenziato come le cause intentate contro i media creino un “effetto agghiacciante”, soprattutto per le testate più piccole, che rischiano la bancarotta nel tentativo di difendersi. Anche le grandi redazioni, secondo Champion, subiscono pressioni che influenzano il processo giornalistico, temendo il peso economico delle controversie legali. La lettera inviata al New York Times accusa il giornale di aver intenzionalmente diffamato Trump, descrivendolo come un brand globale sinonimo di successo e lusso, oltre che come “epitome del sogno americano”. Viene elencata una lunga serie di successi personali e imprenditoriali, tra cui cinquanta progetti significativi, ventitré libri e numerose apparizioni mediatiche, come WrestleMania V e il videogioco Donald Trump Real Estate Tycoon! Infine, la lettera respinge le critiche mosse dagli articoli al periodo di Trump come star di The Apprentice, considerandolo uno dei suoi traguardi più celebri, accanto ai successi immobiliari e alla vittoria presidenziale al primo tentativo. Le azioni legali di Trump non sono una novità: già nel 2005 aveva citato in giudizio il giornalista Tim O’Brien per il libro TrumpNation: The Art of Being The Donald. La causa, poi respinta, mirava, come dichiarato dallo stesso Trump, “a rendere la vita del giornalista un inferno”.    

Il Guardian si ritira da X, definendola “tossica”

The Guardian newspaper

Il Guardian ha annunciato il 13 novembre che non pubblicherà più contenuti su X, descrivendo la piattaforma di proprietà di Elon Musk come “tossica”. Questa decisione segue una lunga riflessione, con la testata britannica che ha espresso preoccupazione per i contenuti inquietanti presenti su X, inclusi teorie cospirative di estrema destra e razzismo. Nel comunicato ufficiale, il Guardian ha spiegato che “i vantaggi di rimanere su X sono ormai superati dagli svantaggi”. Il giornale ha scelto di indirizzare le proprie risorse verso canali dove possa promuovere meglio il proprio giornalismo, evitando un ambiente che, a suo parere, non favorisce un’informazione affidabile e sicura. Di conseguenza, gli account ufficiali del Guardian su X sono stati archiviati, e l’ultimo post risale al 13 novembre. Con oltre 80 account e 27 milioni di follower su X, il Guardian invita i lettori a seguire i suoi aggiornamenti tramite il sito web o l’app ufficiale. La decisione di abbandonare la piattaforma arriva in un momento in cui Musk, noto per la sua visione estrema della libertà d’espressione e l’assenza di controllo sui contenuti, ha influenzato il discorso pubblico su X, sostenendo apertamente la campagna elettorale di Donald Trump. Musk ha acquisito X (precedentemente Twitter) nel 2022 per 44 miliardi di dollari, e da allora ha trasformato il social in uno spazio di libera espressione spesso privo di moderazione. Durante l’ultima campagna elettorale, il supporto di Musk a Trump e l’utilizzo del suo account con quasi 205 milioni di follower per promuovere il candidato repubblicano hanno intensificato le preoccupazioni del Guardian. Pur non essendo presente su X, il giornale consente comunque agli utenti di condividere i propri articoli dalla piattaforma. Il modello economico del Guardian, che si basa su finanziamenti diretti dei lettori piuttosto che su contenuti pensati per algoritmi virali, è un’ulteriore motivazione per l’abbandono di X. Il Guardian ha dichiarato: “La campagna elettorale ha confermato quello che sapevamo: X è una piattaforma tossica, in cui la politica editoriale di Musk influisce negativamente sul discorso politico”.

Minacce a Report, richiamato l’incubo Charlie Hebdo

Sigfrido Ranucci

Minacce inquietanti sono state recapitate alla redazione di Report e al conduttore Sigfrido Ranucci in seguito alla trasmissione di un servizio sul conflitto tra Israele e Palestina, realizzato dal giornalista Giorgio Mottola. Ranucci ha denunciato il messaggio intimidatorio tramite un post su Facebook, dove ha riportato il testo della minaccia: “Vi dovreste vergognare per l’ignobile servizio anti Israele della scorsa settimana. Pulizia etnica da parte dell’esercito israeliano a Gaza!? La meritereste Voi, stile redazione di Charlie Hebdo”. Il conduttore ha concluso il post comunicando che “l’episodio è stato segnalato ai poliziotti della mia scorta”. Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, la questura di Roma ha acquisito la mail contenente le minacce per avviare ulteriori verifiche e approfondimenti. Ranucci ha inoltre richiamato alla memoria l’attentato del 7 gennaio 2015 presso la sede di Charlie Hebdo a Parigi, dove “un commando di due uomini armati con fucili d’assalto Kalashnikov fece irruzione durante la riunione settimanale di redazione, sparando sui presenti”. L’attacco causò la morte di dodici persone, tra cui il direttore Stéphane Charbonnier (Charb) e altri storici collaboratori come Cabu, Tignous, Georges Wolinski, Honoré, oltre a due poliziotti. Il caso ha suscitato una forte reazione da parte di diversi esponenti istituzionali. Il Movimento 5 Stelle, tramite i rappresentanti in Commissione di Vigilanza Rai Dario Carotenuto, Dolores Bevilacqua e Anna Laura Orrico, ha espresso solidarietà a Ranucci e a Report, definendo le minacce “gravissime” e “meritevoli della massima attenzione”. “Sigfrido Ranucci è già costretto a vivere sotto scorta e ricevere simili minacce rappresenta l’ennesimo vile attacco alla stampa indipendente nel nostro Paese”, hanno affermato, aggiungendo che “tutte le forze politiche condividano il nostro sdegno e sapranno esprimere vicinanza nei confronti suoi e della sua redazione”. Anche Vittorio Di Trapani, presidente della Fnsi, è intervenuto sull’accaduto, scrivendo su X (ex Twitter): “Gravissime e inquietanti le minacce alla redazione di @reportrai3. Bisogna fermare questo clima di odio. I giornalisti non fanno altro che il proprio lavoro: il diritto e il dovere di raccontare, nell’interesse esclusivo dei cittadini”.  

Mattarella: Rai come “cornice di libertà e spazio d’inclusione”

Sergio Mattarella

Nel contesto del convegno “Le sfide del servizio pubblico”, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio che richiama l’attenzione sull’importanza di garantire alla Rai un ruolo di “cornice di libertà e spazio di inclusione”. Intervenendo da remoto dalla Cina, ha espresso l’auspicio che in Rai possano continuare a prosperare originalità, professionalità, innovazione e pluralismo, senza spartizioni o interferenze. Inoltre, Mattarella ha evidenziato che la Rai, sostenuta dal canone pagato dai cittadini, deve avere una responsabilità esclusiva verso di essi. La riflessione di Mattarella si inserisce in un momento delicato per la Rai, con l’avvio in Parlamento della discussione sulla riforma della legge sulla Rai, che dovrà rispondere ai requisiti di trasparenza e indipendenza previsti dal regolamento europeo. Il convegno, organizzato dalla presidente della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia (M5S), ha l’obiettivo di riaprire un dialogo tra maggioranza e opposizione, pur con alcune tensioni: il PD ha infatti boicottato l’incontro, mantenendo una linea critica sulle recenti nomine Rai. Non sono mancate le polemiche, tra cui quella di Geppi Cucciari, che ha criticato in modo ironico la governance della Rai e il declino di RaiTre. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa (FdI), ha risposto in tono leggero, mentre Maurizio Gasparri (FI) ha indirizzato dure accuse al PD, attribuendogli colpe per il presunto indebolimento del pluralismo. In un quadro di sfide per il servizio pubblico, l’AD Rai, Giampaolo Rossi, ha espresso il desiderio di trovare una soluzione comune per la riforma, sottolineando l’importanza della sicurezza delle risorse pubbliche. Il dibattito si è esteso alla questione del canone, con il vicepremier Matteo Salvini (Lega) che ne ha sostenuto il taglio. Tuttavia, permangono divergenze all’interno della maggioranza. Sul fronte dell’innovazione, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha evidenziato la necessità di regolamentare l’impatto dell’intelligenza artificiale sui media e di preservare l’autenticità dell’informazione pubblica, mentre il presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, ha annunciato che l’Autorità monitorerà il rispetto del Media Freedom Act.  

Speciali USA 2024: ecco dove seguirli in televisione

Harris e Trump

Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, l’attenzione dei media italiani si è concentrata sulla sfida tra Donald Trump e Kamala Harris, che ha preso il posto di Joe Biden come principale avversaria. Secondo uno studio di Mediamonitor.it, i due candidati sono stati al centro di discussioni frequenti, con apparizioni ogni 11 minuti circa su radio e televisioni. In questo contesto, i principali canali italiani si preparano a seguire in diretta la lunga notte elettorale. La Rai si prepara a seguire in dettaglio le elezioni americane, coinvolgendo Rai 1, Rai 2, Rai 3 e RaiNews24. La maratona informativa inizierà su Rai 1 alle 23:40 del 5 novembre con un’edizione speciale di “Porta a Porta”, in collaborazione con il Tg1, che durerà fino alle 6:30. Dopo questo, seguirà uno Speciale Tg1 fino alle 9:50, uno Speciale Tg2 dalle 10:00 a mezzogiorno, e un ulteriore Speciale Tg1 dalle 14:00 alle 15:00. Su Rai 3, ci saranno tre edizioni speciali del Tg3: la prima andrà in onda da mezzanotte fino alle 7:00 del 6 novembre, la seconda tra le 12:25 e le 12:55, e la terza tra le 14:50 e le 16:30. Inoltre, RaiNews24 e RaiNews.it garantiranno un flusso informativo continuo a partire dalla mezzanotte di martedì 5. Anche RaiRadio 1 e i Giornali Radio dedicheranno ampio spazio alle elezioni. La programmazione inizierà martedì 5 dalle 23:05 con “Speciale tra poco in edicola”, condotto da Stefano Mensurati, e proseguirà con “Speciale Gr1” dalle 2:05 alle 6:00, condotto da Fabrizio Noli e Valeria Fraschetti. Alle 6:30 andrà in onda “Speciale Radio Anch’io”, condotto da Giorgio Zanchini, e nel pomeriggio, dalle 16:05 alle 17:30, ci sarà un altro Speciale Gr1 con Massimo Giraldi e Francesca Baronio. Tutti gli altri programmi di Radio 1 si concentreranno sull’argomento delle elezioni americane. Mediaset seguirà da vicino le elezioni americane con una serie di programmi speciali su Retequattro e Canale 5. La maratona informativa inizierà su Retequattro con “È sempre Cartabianca”, condotto da Bianca Berlinguer, che trasmetterà in diretta fino alle 6:00 del giorno successivo, fornendo aggiornamenti dalla lunga notte elettorale e collegamenti con inviati negli Stati Uniti, accompagnati da grafica con i dati aggiornati forniti da Associated Press. Il 6 novembre, la programmazione continuerà su Canale 5 con “Speciale Tg5 – Usa 2024: La scelta americana”, condotto da Cesara Buonamici, dalle 6:00 alle 8:00. Successivamente, Retequattro offrirà “Speciale Quarta Repubblica – Il Presidente”, con Nicola Porro, per approfondire ulteriormente gli sviluppi della giornata. Durante l’intera giornata, Mediaset fornirà aggiornamenti costanti nelle edizioni dei notiziari e nei programmi di approfondimento. Su La7, il 5 novembre sarà dedicato in modo intensivo all’evento elettorale, con programmi che copriranno tutta la giornata, dal mattino fino al prime time con “Otto e Mezzo” di Lilli Gruber. Il momento culminante della notte elettorale sarà la consueta #maratonamentana condotta da Enrico Mentana, che inizierà con una prima finestra alle 23:50 durante diMartedì di Giovanni Floris. In questa occasione, Mentana commenterà i primi risultati elettorali provenienti dall’Indiana e dal Kentucky. La diretta proseguirà dalle 00:25 fino alle 9:40 del mattino successivo, con aggiornamenti in tempo reale, risultati dai singoli Stati e sviluppi della competizione tra i candidati. Nel corso della notte, il programma ospiterà diversi esperti in studio e in collegamento, tra cui Aldo Cazzullo, Maurizio Molinari, Federico Rampini e Alessandra Sardoni, per analizzare l’impatto di queste elezioni a livello nazionale e internazionale. Su SkyTg 24, la maratona elettorale “America 2024 – Harris VS Trump” inizierà alle 23:00 del 5 novembre e si concluderà alle 19:50 del giorno successivo. Durante queste 20 ore di programmazione, il programma seguirà gli sviluppi del voto e le reazioni internazionali, utilizzando tecnologie di realtà aumentata per l’elaborazione dei dati, una rassegna live dei principali siti web e approfondimenti sull’influenza del mondo dello spettacolo americano sulla politica. Sono previsti collegamenti in diretta dagli headquarter dei due candidati, così come da luoghi strategici come la Pennsylvania, Bruxelles, Londra, Gerusalemme e Beirut. Particolare attenzione sarà riservata agli effetti della scelta degli elettori statunitensi sull’Italia, con collegamenti dalle principali manifestazioni organizzate dall’Ambasciata americana a Roma, dall’American Chamber a Milano e dall’Unione industriali a Torino. Il programma avrà un’ampia gamma di ospiti, che includeranno diplomatici, accademici, imprenditori e giornalisti. Tra i rappresentanti del mondo dei media ci saranno Lucia Annunziata, europarlamentare PD; Marco Bardazzi, giornalista e scrittore; Silvia Berzoni, Chief Editor di Class CNBC; Martino Cervo de La Verità; Jennifer Clark, giornalista e scrittrice; Paolo Garimberti, editorialista de La Repubblica; Andrea Graziosi, La Verità; Maurizio Molinari, editorialista de La Repubblica; Agnese Pini, direttrice di QN; Christian Rocca, Direttore di Linkiesta; Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera; e Silvia Sciorilli Borrelli del Financial Times. Antonio Di Bella torna su Tv2000 dal 6 novembre, con il programma “Di Bella sul 28”, in diretta ogni mercoledì alle 21:10. Il programma offre un’analisi settimanale sui temi di attualità, sia italiani che internazionali, attraverso ospiti, collegamenti, reportage e sondaggi. La conduttrice Monica Mondo sarà ospite fissa di ogni puntata. La stagione inaugura con un episodio speciale dedicato alle presidenziali americane, con Di Bella che trasmetterà in diretta da Washington, fornendo aggiornamenti in tempo reale e collegamenti dalla Casa Bianca.  

Unesco: uccisi 162 giornalisti in due anni, l’85% senza giustizia

Fotoreporter

In occasione della Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, l’Unesco ha diffuso un rapporto che denuncia il preoccupante livello di violenza verso i professionisti dell’informazione, sottolineando come gran parte degli omicidi di giornalisti restino impuniti. Questa giornata, istituita dalle Nazioni Unite il 2 novembre per commemorare l’assassinio di due giornalisti francesi in Mali nel 2013, mira a sensibilizzare il pubblico e le istituzioni sulla necessità di proteggere chi opera nel mondo dell’informazione, in particolare nelle aree di conflitto. Nel rapporto, Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco, ha dichiarato: “Nel 2022 e nel 2023, un giornalista è rimasto ucciso ogni quattro giorni semplicemente per aver svolto il suo lavoro alla ricerca della verità. Nella maggior parte dei casi, nessuno sarà mai ritenuto responsabile di questi omicidi”. Questi dati drammatici riflettono una realtà preoccupante: l’85% degli omicidi di giornalisti registrati dal 2006 è rimasto irrisolto. L’Unesco ha quindi esortato i governi ad “aumentare considerevolmente i loro sforzi” per contrastare questo alto tasso di impunità. Nel biennio 2022-2023 sono stati assassinati 162 giornalisti, con quasi la metà delle vittime impegnate in zone di guerra. Nel 2022, il Messico ha registrato il numero più alto di omicidi, con 19 giornalisti uccisi, seguito dall’Ucraina con 11. Nel 2023, è stato lo Stato di Palestina a riportare il maggior numero di vittime, con 24 giornalisti assassinati. Dall’Unione Europea sono giunte dichiarazioni di condanna per l’aumento degli attacchi contro i giornalisti. Josep Borrell, Alto Rappresentante per la Politica Estera, e Vera Jourova, vicepresidente della Commissione, hanno lodato il lavoro dei giornalisti in prima linea che operano in contesti di crisi, sottolineando l’importanza delle loro testimonianze. “In occasione della decima Giornata internazionale per porre fine all’impunità dei crimini contro i giornalisti, elogiamo gli impavidi reporter e giornalisti in prima linea che coprono conflitti, crisi ed emergenze. Il loro lavoro è essenziale per denunciare le violazioni dei diritti umani, gli abusi e i crimini di guerra che altrimenti rimarrebbero nascosti alla vista del pubblico”, hanno commentato. Borrell e Jourova hanno anche evidenziato le difficoltà crescenti per i giornalisti che operano in zone di guerra, specialmente a Gaza, dove “affrontano straordinari pericoli letali per fornire al mondo notizie affidabili in assenza della dovuta protezione e date le ingiustificate restrizioni imposte all’accesso dei media stranieri”. La loro dichiarazione continua a elencare le minacce che i giornalisti affrontano in Ucraina, Libano, Myanmar, Yemen, Sudan e altre aree di conflitto, dove i rischi di violenze, molestie e detenzioni arbitrarie sono quotidiani. Infine, l’Unione Europea ha riaffermato la necessità di proteggere i giornalisti, sottolineando che attaccare intenzionalmente chi lavora nell’informazione è un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale: “L’Ue condanna fermamente gli attacchi ai giornalisti e chiede ancora una volta un’azione urgente ed efficace per salvaguardare i giornalisti e gli operatori dei media. Il diritto umanitario internazionale è chiaro: i giornalisti e gli operatori dei media sono civili e devono essere protetti in ogni momento. Prendere deliberatamente di mira i giornalisti è un crimine di guerra ai sensi del diritto umanitario internazionale”.

Le Figaro: 25% dei diritti Meta-Google ai giornalisti

Le Figaro

La direzione del quotidiano Le Figaro e i sindacati Cfdt, Ccc, e Cgt hanno raggiunto un accordo fondamentale per il settore della stampa: la testata verserà ai giornalisti il 25% dei diritti connessi derivanti dall’utilizzo dei contenuti da parte di Meta (Facebook) e Google. Questa misura, annunciata il 31 ottobre 2024, è parte degli sforzi per tutelare i diritti degli autori nel contesto digitale e garantisce una remunerazione equa per il riutilizzo di articoli e contenuti multimediali. I diritti connessi, introdotti nel 2019 con una direttiva dell’Unione Europea, riconoscono una forma di compensazione economica alle testate giornalistiche per i contenuti che vengono ripubblicati e diffusi dalle grandi piattaforme digitali. Questa normativa ha aperto la strada a una nuova modalità di finanziamento per la stampa, prevedendo che giornali, riviste e agenzie di stampa vengano pagati quando i loro contenuti — articoli, immagini e video — vengono utilizzati da piattaforme come Meta e Google, che ne traggono profitto. Questo accordo fa seguito a un precedente raggiunto da Le Monde nel giugno 2024, che aveva inaugurato un sistema analogo. Le Figaro è quindi il secondo grande giornale francese a firmare un’intesa in tal senso, rafforzando il ruolo delle testate giornalistiche nel nuovo contesto digitale. Le somme destinate ai giornalisti di Le Figaro derivano da un accordo quadro negoziato dall’Apig (Alleanza della stampa d’informazione generale), che riunisce circa 500 testate in tutta la Francia e rappresenta una delle principali organizzazioni di tutela della stampa. Secondo quanto dichiarato da Marc Feuillée, direttore generale del gruppo Figaro, “le somme ricevute sono state negoziate dall’Apig”, che continua a lavorare per creare accordi simili con altri colossi del web, garantendo ulteriori risorse economiche a sostegno della stampa. Ogni giornalista di Le Figaro, in virtù di questo accordo, riceverà 2.900 euro per il periodo che va da ottobre 2019 a dicembre 2025, una somma calcolata retroattivamente. Inoltre, è previsto un compenso annuale aggiuntivo di circa 800 euro per ciascun giornalista, a partire dal 2024 e per gli anni successivi. Il comunicato stampa di Le Figaro, condiviso sulla piattaforma X (ex Twitter), ha sottolineato che questa collaborazione potrebbe estendersi in futuro ad altri attori del mercato digitale. Questo apre la strada a ulteriori negoziazioni, non solo con Meta e Google, ma con altre piattaforme, per incrementare la portata e l’efficacia della tutela dei diritti digitali. Questa intesa è frutto di discussioni complesse e dettagliate, avviate sin dal 2021. La negoziazione è stata lunga e articolata, ma rappresenta un passo fondamentale verso una remunerazione equa e sostenibile per i contenuti giornalistici nel mondo digitale. È un esempio di come il settore della stampa possa adattarsi e resistere alle sfide imposte dalla digitalizzazione e dall’utilizzo massiccio dei contenuti da parte delle piattaforme web.  

Assostampa denuncia censura notizia incidente mortale a Firenze

Incidente stradale

Sabato 26 ottobre 2024, un operaio di origini marocchine è deceduto in un incidente sul lavoro mentre era impiegato in un cantiere autostradale sull’A1, all’altezza di Firenze. L’uomo, travolto da un’auto, ha perso la vita durante il turno, lasciando dietro di sé una tragedia che pone ancora una volta l’accento sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, la notizia non è stata resa pubblica, scatenando la reazione dell’Associazione Stampa Toscana, che ha diffuso martedì 29 ottobre 2024 un comunicato in cui denuncia la mancata informazione. “Ancora una volta è stata censurata una notizia di cronaca e i cittadini si sono visti negare il diritto ad essere informati su un fatto grave qual è un incidente mortale sul lavoro”, afferma l’Associazione Stampa Toscana, che sottolinea come il silenzio della Procura di Firenze su questo episodio rappresenti una violazione del diritto all’informazione. Per l’Assostampa, l’omissione non colpisce solo i giornalisti, ma danneggia la società nel suo complesso, privandola del diritto all’informazione. Nel comunicato, il sindacato regionale “ricorda al procuratore di Firenze che la diffusione di notizie di pubblico interesse non ha niente a che vedere con le norme sulla presunzione d’innocenza”, evidenziando come tale censura sembri basarsi su una distorsione del principio legale, senza considerare l’importanza sociale e pubblica di incidenti come questo. I giornalisti della Toscana chiedono quindi l’intervento delle più alte cariche dello Stato per porre fine a quella che ritengono essere una preoccupante limitazione della libertà di informazione. Con un richiamo diretto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’Assostampa sottolinea che il capo dello Stato solo pochi giorni fa aveva definito i decessi sul lavoro una “piaga intollerabile”, invitando tutte le istituzioni e la società civile a un impegno attivo per garantire condizioni di lavoro sicure e dignitose per tutti i lavoratori. L’Associazione Stampa Toscana conclude il comunicato con un appello deciso: “oscurare queste notizie significa non permettere agli organi di informazione di tenere alta la guardia sul tema della prevenzione e della sicurezza”. Secondo il sindacato, mantenere sotto silenzio questi eventi impedisce la costruzione di una consapevolezza collettiva sul problema, sottraendo alla comunità un’informazione fondamentale per prevenire nuove tragedie e promuovere una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro.

Corsini sotto accusa: “infame” in diretta, tensione tra Rai e La7

Paolo Corsini

La tensione tra Rai e La7 è esplosa in seguito a un incontro fortuito tra Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento Rai, e una giornalista di Piazzapulita. Fuori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, al termine dell’evento per gli 80 anni del quotidiano Il Tempo, Corsini ha incrociato la troupe del programma di La7, con la quale ha avuto uno scambio acceso. Allo scoprire che i giornalisti erano di Piazzapulita, Corsini si è lasciato andare a un commento feroce: “Voi di Piazzapulita siete… no comment. Dite all’amico Formigli che si guardasse un pochino nella coscienza, va… infame”. La cronista ha immediatamente notato come le sue parole fossero registrate. La reazione di Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita, non si è fatta attendere. In diretta su La7, ha commentato duramente l’episodio: “La Rai dovrebbe valutare se questi termini, questi insulti siano degni di un altissimo dirigente di una televisione pubblica pagata da tutti i cittadini, compreso il sottoscritto.” Proseguendo, ha sottolineato: Io non ho il piacere di conoscere questo Corsini – ha aggiunto Formigli, riferendosi al video andato in onda nel corso della puntata -, ma lui mi insulta dandomi dell’infame senza che ci fossimo mai incontrati, non ci siamo mai parlati nella nostra vita. Da noi non ha mai ricevuto insulti. Capisco che il direttore degli Approfondimenti Rai sia molto nervoso per la serie impressionante di flop editoriali che ha inanellato, di cui è chiaramente corresponsabile. Io la coscienza ce l’ho pulitissima caro Paolo Corsini, anche perché sono sempre stato alla larga dai partiti e dai palchi elettorali”. Corsini prova a riproporre la scusa improvvisata mercoledì sera: “Parlavo del gradino, come si sente chiaramente in onda. Sono giorni che zoppico per un problema al ginocchio, tanto che faccio magnetoterapia, anche qui in Rai. Se poi a Formigli piace attribuirsi certi epiteti…”. La questione ha scatenato un acceso dibattito. In Viale Mazzini, il neo amministratore delegato Giampaolo Rossi ha convocato Corsini per un confronto e gli ha espresso il proprio disappunto. Rossi, già preoccupato per i recenti fallimenti editoriali della sezione dei talk-show diretti da Corsini, ha rimproverato severamente il direttore. Progetti come “Avanti Popolo” sono stati chiusi anticipatamente, mentre “L’altra Italia” con Antonino Monteleone ha ottenuto uno share del solo 0,99% nell’ultima puntata. In questo contesto, il Partito Democratico, insieme ad altre forze politiche come il Movimento 5 Stelle e l’Alleanza Verdi e Sinistra, ha richiesto misure drastiche nei confronti di Corsini, rispolverando anche vecchi post pubblicati dal direttore. In particolare, sono emerse citazioni di Benito Mussolini e appoggi a Vladimir Putin. Il senatore del Pd Sandro Ruotolo ha affermato: “L’apologia del fascismo è evidente. È una vergogna che Corsini resti al suo posto”. Anche all’interno della Rai, l’episodio ha generato opinioni contrastanti. Mentre il direttore generale Roberto Sergio ha minimizzato l’accaduto, dichiarando: “Di fronte allo stress, ci può stare che uno sbagli la risposta”, sindacati come Fnsi e Usigrai hanno condannato l’episodio, definendolo un comportamento “indegno del ruolo” e chiedendo alla Rai di agire di conseguenza. L’amministratore delegato Rossi ha rilasciato una nota in cui esprime il proprio disappunto e dichiara di aver “dato mandato alle Direzioni competenti di valutare eventuali elementi sotto il profilo disciplinare”. Tuttavia, la solidità di Corsini all’interno dell’organico sembra tutt’altro che minacciata: dopo il suo discorso pro-Meloni all’evento Atreju e il contratto annullato ad Antonio Scurati, Corsini ha saputo rafforzare il suo ruolo, venendo supportato da Arianna Meloni. (In foto, Paolo Corsini, Direttore Approfondimenti Rai)

Corriere e New York Times insieme per seguire le elezioni USA

Elezioni Usa 2024

Mancano due settimane all’evento politico che avrà il maggiore impatto non solo sugli Stati Uniti, ma sull’intero scenario geopolitico mondiale. Il 5 novembre, milioni di cittadini americani saranno chiamati a scegliere il nuovo o la nuova presidente degli Stati Uniti in una sfida che vede protagonisti Kamala Harris, candidata democratica, e Donald Trump, candidato repubblicano. Questa scelta determinerà non solo il futuro degli Stati Uniti, ma anche le dinamiche politiche globali, dato il ruolo chiave che il paese ricopre in ambiti come la sicurezza internazionale, l’economia globale e la lotta ai cambiamenti climatici. In questo contesto, il Corriere della Sera lancia un’iniziativa che arricchisce la sua offerta informativa: da oggi e fino all’11 novembre, chi si abbona al quotidiano di via Solferino riceverà anche un abbonamento al New York Times, considerato il giornale più prestigioso degli Stati Uniti. Questa collaborazione tra due testate di altissimo livello nasce con l’obiettivo di offrire una copertura completa, equilibrata e autorevole sulle elezioni americane e le conseguenze internazionali che ne deriveranno. Gli abbonati avranno accesso a contenuti esclusivi, per navigare attraverso i complicati labirinti della campagna elettorale statunitense, dove fake news e disinformazione hanno trovato ampio spazio, distorcendo fatti e narrazioni. La partnership tra Corriere e New York Times offrirà una guida affidabile per orientarsi tra notizie verificate e analisi approfondite, con una particolare attenzione agli scenari futuri. In un periodo di grandi crisi geopolitiche, rese più drammatiche dalle guerre in corso, dall’instabilità economica e dalle gravi conseguenze del cambiamento climatico, avere accesso a un’informazione di qualità diventa essenziale. Il ruolo dell’informazione oggi non si limita solo a raccontare i fatti, ma è cruciale per discernere la verità dalla disinformazione, aiutando i lettori a interpretare il presente e a comprendere le dinamiche future. Con l’abbonamento al New York Times, sarà possibile seguire da vicino la corsa elettorale tra Trump e Harris attraverso articoli, newsletter dedicate (come On Politics), grandi interviste, podcast tematici, sondaggi in tempo reale e infografiche che permetteranno di avere un quadro chiaro e immediato dell’andamento del voto. Gli abbonati al Corriere della Sera, invece, potranno contare su una copertura giornalistica dedicata, con approfondimenti, storie, video e dirette quotidiane, oltre a speciali curati dagli inviati del giornale sul territorio e dalla corrispondente in America. Inoltre, il Corriere della Sera offrirà accesso alle sue rubriche più seguite, come le newsletter tematiche (ad esempio America-Cina, PrimaOra e Rassegna Stampa), i podcast, e una serie di Conversazioni con esperti. Anche il Club Corriere garantirà vantaggi esclusivi per gli abbonati, con contenuti extra come eBook e guide. L’offerta è estremamente vantaggiosa: il pacchetto completo, che include l’abbonamento al Corriere e al New York Times, sarà disponibile a 5 euro per i primi sei mesi, un prezzo simbolico che rende l’accesso all’informazione di qualità ancora più accessibile. Successivamente, il costo sarà di 14,99 euro al mese per i successivi tre mesi, per poi stabilizzarsi a 24,99 euro mensili. L’abbonamento può essere sottoscritto direttamente dal sito o dall’app Digital Edition del Corriere. Per attivare l’offerta, basterà visitare la pagina dedicata del Corriere all’indirizzo www.corriere.it/sapere e seguire le istruzioni per l’attivazione. Una volta sottoscritto l’abbonamento al Corriere, si riceverà un codice speciale che consentirà l’accesso ai contenuti esclusivi del New York Times.