Repubblica aggira lo sciopero: solidarietà da Fnsi e Usigrai

Il Comitato di redazione (Cdr) di Repubblica ha denunciato pubblicamente il tentativo dei vertici della testata di aggirare lo sciopero in corso delle giornaliste e dei giornalisti. La protesta, iniziata il 25 settembre 2024, nasce dal rifiuto della redazione di piegarsi alle ingerenze dell’editore e a pratiche che minano la deontologia professionale. Secondo il comunicato del Cdr, le azioni dell’azienda sono “gravemente estranee alla cultura del giornale” e rappresentano un attacco diretto ai valori storici di Repubblica. Il Cdr ha informato le associazioni di categoria, chiedendo l’apertura di un procedimento antisindacale per tutelare i diritti dei lavoratori. In prima linea a sostegno dei giornalisti in sciopero c’è Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana), che ha ribadito la solidarietà del sindacato. Costante ha criticato la commistione tra pubblicità e informazione, definendola una prassi dannosa non solo per la fiducia del pubblico, ma anche per l’economia del giornale. Secondo la Fnsi, infatti, i contratti pubblicitari borderline rischiano di creare un danno economico maggiore rispetto agli eventuali benefici immediati. Anche l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, si è schierato al fianco dei colleghi di Repubblica. In una nota, l’Usigrai ha lodato la “consapevolezza” della redazione, che con larghissima maggioranza ha votato per due giorni di sciopero. I rappresentanti sindacali hanno sottolineato l’importanza di difendere la trasparenza dell’informazione e contrastare ogni forma di confusione tra pubblicità e giornalismo, a tutela dei lettori e dell’autorevolezza del giornale. Anche l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Gedi Visual, la divisione che si occupa di contenuti multimediali per il gruppo Gedi, ha espresso piena solidarietà alla redazione di Repubblica, denunciando le gravi ingerenze durante l’evento Italian Tech Week. Il Cdr di Gedi Visual ha chiesto che venga garantita l’indipendenza giornalistica, affinché non si verifichino ulteriori compromessi tra editorialità e interessi commerciali. Infine, la Stampa Romana ha dichiarato la propria disponibilità a difendere con ogni mezzo il diritto di sciopero, condannando il tentativo dell’azienda di trasmettere l’evento aggirando la mobilitazione dei giornalisti. Secondo il sindacato regionale, questa decisione è una grave violazione delle norme deontologiche e contraddice l’identità storica di Repubblica, minando la fiducia dei lettori.
Repubblica si ferma: giornalisti in sciopero contro l’editore

L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica ha indetto uno sciopero di due giorni – 25 e 26 settembre – per protestare contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati, avvenuti in occasione dell’evento Italian Tech Week. La redazione denuncia da tempo i tentativi di “piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale”. La direzione, secondo l’assemblea, ha il dovere di apportare “ogni correttivo e presidio possibile per rafforzare le strutture di protezione della confezione giornalistica di tutti i contenuti di Repubblica”, sottolineando che nei mesi scorsi è già stata votata una sfiducia all’attuale direttore. Il messaggio si rivolge anche all’editore John Elkann, invitato a “profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale”. La testata, ricordano, ha una propria storia e identità che non può essere calpestata: “La democrazia che ogni giorno difendiamo sulle nostre pagine passa anche dal reciproco rispetto dei ruoli sul posto di lavoro”. Un appello è stato fatto anche alle lettrici e ai lettori, dichiarando: “Questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo”. Parallelamente, l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Gedi Visual, che si occupano di video, dirette, podcast e contenuti social del gruppo, ha espresso piena solidarietà ai colleghi di Repubblica, schierandosi contro le “gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore” e chiedendo alla direzione di vigilare su “ogni tipo di ingerenza che metta a rischio l’indipendenza del lavoro giornalistico”. Nel frattempo, lo sciopero è in corso e sul sito di Repubblica campeggia la scritta che ne dà notizia, annunciando che fino alle 23:59 di domani non ci saranno aggiornamenti. Tuttavia, l’evento organizzato da Exor viene trasmesso regolarmente. Secondo quanto riportato da ilFattoQuotidiano.it, la ragione dello sciopero è che la holding di John Elkann avrebbe “venduto articoli e interviste alle aziende che partecipano alla Italian Tech Week di Torino,” senza informarne i giornalisti né i lettori. Questa mattina, nonostante lo sciopero, sul sito di Repubblica è apparsa a sorpresa la diretta dell’evento. “Il Comitato di redazione denuncia pubblicamente il tentativo dei vertici della testata di aggirare lo sciopero,” recita una nota diffusa dal cdr. “Abbiamo allertato le associazioni di categoria affinché valutino l’apertura di un procedimento antisindacale”. Oggi, oltre alla proprietà, è il direttore Maurizio Molinari a essere oggetto della rabbia dei giornalisti, in un contesto che mette in discussione la credibilità e l’indipendenza del giornale.
De Luca contro Repubblica: “Articoli inesatti, mai una smentita”

Cateno De Luca, attuale sindaco di Taormina, ha attaccato il quotidiano La Repubblica e il giornalista Fabrizio Bertè per non aver gradito alcuni articoli e i loro titoli riguardanti la convenzione tra Siciliacque, il Comune di Taormina e Amam, la società che gestisce il servizio idrico per Messina. In particolare, De Luca ha già criticato Repubblica in passato per aver scritto che un parco messinese inaugurato poco prima delle elezioni europee mancava di servizi igienici e rampe per disabili. Secondo lui, chi ha scritto questi articoli non è mai stato punito nonostante, a suo dire, abbiano scritto “cazzate”. Inoltre, De Luca ha deriso il direttore operativo di Siciliacque, Massimo Burruano, chiamandolo con nomi storpiati e definendolo un “tizio non autorizzato a parlare” e accusandolo di “sparare minchiate”. De Luca ha continuato a contestare Repubblica senza mai smentire direttamente il contenuto degli articoli, lamentando che nessuna smentita ufficiale fosse mai arrivata da Siciliacque. Secondo De Luca, Siciliacque non avrebbe potuto fornire acqua extra a Messina come richiesto dal sindaco Federico Basile, perché l’azienda aveva già raggiunto il massimo della sua capacità di fornitura. De Luca accusa Repubblica di non aver riportato correttamente questi dettagli e di non aver capito che Taormina, grazie alla sua convenzione con Siciliacque, è riuscita a gestire meglio la crisi idrica rispetto a Messina. L’ACCORDO L’8 aprile, il Comune di Taormina, Amam e Siciliacque hanno fatto un accordo per aiutarsi a vicenda con l’acqua, soprattutto durante l’estate, quando ce n’è poca. Messina ha deciso di mandare a Taormina 60 litri d’acqua al secondo attraverso un tubo chiamato condotta di Fiumefreddo. In cambio, Siciliacque avrebbe restituito la stessa quantità di acqua a Messina tramite un altro corso d’acqua, l’Alcantara. L’8 agosto i sindaci hanno controllato i contatori per vedere se l’acqua scambiata fosse davvero uguale, e così era. Però, questo equilibrio è possibile solo quando c’è abbastanza acqua per tutti, cosa che in estate diventa difficile a causa della siccità. L’ingegnere Massimo Burruano ha spiegato che l’acqua restituita a Messina era quella in più che non serviva direttamente a Taormina, ma che era comunque molto importante per loro durante l’estate, quando arrivano tanti turisti. Se l’acqua dovesse scarseggiare, Messina potrà tenere per sé un po’ di più, riducendo la quantità inviata a Taormina. Questo accordo durerà finché ci sarà abbastanza acqua, e ogni tre mesi verranno fatti controlli per vedere se tutto funziona bene. CORRETTEZZA E ACCURATEZZA PROFESSIONALE Il comitato di redazione di Repubblica ha espresso solidarietà a Francesco Berté e alla redazione della cronaca di Palermo, vittime di un nuovo attacco violento e ingiustificato da parte del sindaco di Taormina, Cateno De Luca. De Luca, noto per le sue critiche verso chi fa il proprio mestiere raccontando i fatti, ha nuovamente attaccato i giornalisti con insulti volgari, senza fornire una replica concreta agli articoli di Berté. Repubblica sottolinea che episodi come questo contribuiscono a mantenere l’Italia in una posizione bassa nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione, un problema che danneggia l’immagine del Paese e che non sembra preoccupare parte della classe politica. Nonostante gli attacchi, le giornaliste e i giornalisti di Repubblica ribadiscono il loro impegno a continuare a esercitare il diritto di cronaca con correttezza e accuratezza. La Giunta regionale dell’Associazione siciliana della Stampa (Assostampa Sicilia) ha espresso solidarietà al giornalista Fabrizio Bertè e alla redazione di Repubblica Palermo, criticati nuovamente dal sindaco di Taormina, Cateno De Luca, durante un comizio del 29 agosto. Assostampa condanna la reazione violenta e ingiustificata di De Luca verso chi esercita la professione giornalistica e sottolinea che, pur avendo il diritto di dissentire e criticare, il sindaco non ha alcun diritto di offendere i giornalisti e il loro lavoro. Il sindacato ribadisce il suo sostegno ai colleghi di Repubblica, che continueranno a esercitare il loro diritto di informare.
Rai, La7, La Repubblica e La Stampa bloccati da Mosca

Le principali testate italiane Rai, La7, La Repubblica e La Stampa sono state colpite da un provvedimento di blocco sul territorio russo, insieme a vari altri media europei. Questa mossa di Mosca è una risposta diretta alle misure simili adottate dall’Unione Europea contro i media russi Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta. Nel complesso, sono 81 i media provenienti dai paesi dell’UE ad essere stati colpiti. La Francia è la nazione maggiormente interessata, con nove media coinvolti, tra cui i quotidiani Le Monde, La Croix, l’agenzia di stampa AFP e l’emittente radiofonica Radio France. Anche importanti giornali tedeschi come Der Spiegel, Die Zeit e Frankfurter Allgemeine Zeitung sono stati inclusi nella lista, insieme agli spagnoli El Mundo ed El Pais, e l’agenzia di stampa Efe. L’Austria vede la sua emittente statale ORF limitata, mentre tra le altre pubblicazioni colpite ci sono Politico ed Euobserver. Altri paesi coinvolti comprendono la Grecia (con i siti di Ert e Skai), la Danimarca (quotidiani Berlingske e Information.dk), l’Irlanda (Irish Times e Rte.ie), Cipro (Cyprus Times e Cyprus Mail), Lettonia (Apollo e Tvnet), Lituania (Lrt e 15min), Malta (Times of Malta e Tvm News), Paesi Bassi (Nos e Nrc), Polonia (Biełsat Tv e Expresso), Slovacchia (Sme e Dennikn), Slovenia (Nova24 tv), Finlandia (Is e Hs), Repubblica Ceca (Cekatelevise), Svezia (Svt e Sverigesradio.se), Estonia (Err e Delfi), Bulgaria (Mediapool e il quotidiano 24chasa) e Belgio (riviste le Vif e Knack). Il Ministero degli Esteri russo ha spiegato la decisione con un comunicato, affermando che è una risposta alla misura del Consiglio dell’UE del 17 maggio che vieta “qualsiasi attività di trasmissione” ai tre media russi Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta, in vigore dal 25 giugno. Secondo il comunicato, queste contromisure sono state adottate per limitare l’accesso dal territorio della Federazione Russa a numerosi media europei, accusati di diffondere sistematicamente false informazioni sull’operazione militare speciale in corso in Ucraina. Il Ministero ha sottolineato che i russi hanno ripetutamente avvertito, a vari livelli, che le molestie politicamente motivate contro i giornalisti e i divieti infondati contro i media russi nell’UE non sarebbero passati inosservati. Nonostante questi avvertimenti, Bruxelles e le capitali degli Stati membri dell’UE hanno continuato su una strada di escalation, costringendo Mosca ad adottare contromisure speculari e proporzionali. Il Ministero ha concluso affermando che la responsabilità di questo sviluppo ricade esclusivamente sulla leadership dell’Unione Europea e sui paesi che hanno sostenuto tale decisione.
Arriva in edicola il nuovo magazine maschile “U La Repubblica”

Da oggi, 13 giugno, in edicola e in versione digitale, debutta “U La Repubblica”, il nuovo magazine maschile diretto da Emanuele Farneti. Con la direzione creativa di Ben Kelway e Giovanni Dario Laudicina nel ruolo di fashion director, il magazine rappresenta un’importante aggiunta agli allegati tematici di Repubblica, affiancandosi a “door” e al rilanciato femminile “d”. Simona Movilia condivide la co-direzione con Farneti. “L’idea che abbiamo avuto è questa: fare poche cose, con il massimo della cura. Essenzialmente due. Raccontare la moda e lo stile maschile, e intervistare persone che hanno una storia che vale la pena ascoltare. Il magazine quindi sarà diviso in due parti: la prima metà è interamente dedicata alle interviste, la seconda alla moda”, spiega Farneti. La prima metà del magazine è dedicata esclusivamente a interviste d’autore, con protagonisti di diversi ambiti, età e provenienze. Il primo numero include un’intervista a Giorgio Armani in occasione del suo 90° compleanno, condotta da Maurizio Molinari e dallo stesso Farneti, con foto di Nikolai von Bismarck scattate nella casa milanese di Armani. Tra gli altri intervistati: lo scrittore Jonathan Safran Foer, l’architetto Rem Koolhaas, l’imprenditore Lorenzo Bertelli e l’attore Mike Faist, co-protagonista del film “Challengers”. Ogni uscita di “U La Repubblica” presenterà due copertine: una dedicata ai protagonisti delle interviste, nel primo numero Giorgio Armani, e una incentrata sulla moda, firmata in questa occasione dal fotografo Paolo Roversi. Per il 2024, “U La Repubblica” prevede cinque uscite, con un incremento a otto nel 2025. Il magazine sarà distribuito in edicola il primo giorno in omaggio con Repubblica e acquistabile per il resto del mese al prezzo di 3€. La raccolta del primo numero ha superato le 100 pagine, un segnale della qualità e dell’ampiezza dei contenuti. Raimondo Zanaboni, AD di Manzoni & C., evidenzia che “U La Repubblica” arricchisce l’offerta di Manzoni nel segmento del lusso. Nonostante l’era digitale, la carta stampata di alta qualità mantiene un ruolo cruciale per la comunicazione dei brand di lusso. Il nuovo magazine diversifica ulteriormente l’offerta di Manzoni, coprendo l’intero funnel della comunicazione e confermando la leadership del gruppo nel settore, grazie anche ai successi di “d”, “door” e della sezione Moda e Beauty di Repubblica.
La Repubblica e SIAE: un conflitto sul copyright

La doppia pagina di Repubblica dedicata all’arte è apparsa senza immagini, un gesto forte per denunciare le restrizioni imposte dalla SIAE che stanno soffocando l’informazione culturale. La Società Italiana degli Autori ed Editori, che detiene il monopolio nella gestione dei diritti sulle opere di ingegno, ha imposto tariffe di riproduzione sempre più elevate e una burocrazia asfissiante che rendono quasi impossibile per giornali e gallerie pubblicare immagini di opere d’arte. La protesta nasce dalla constatazione che la SIAE, applicando questi costi esorbitanti e richiedendo lunghi tempi per le autorizzazioni, compromette il diritto di cronaca e critica, fondamentali per lo sviluppo culturale e promossi dalla Costituzione. Dare conto di una mostra, raccontare un quadro o ripercorrere le tappe della storia dell’arte sta diventando un’impresa titanica. Le redazioni dei giornali sono costrette a intraprendere una lunga trafila per ottenere le liberatorie dagli artisti, dagli eredi o dagli aventi diritto, inviando impaginati in pdf alla SIAE con largo anticipo per evitare sanzioni pesanti. Questo processo, che può durare settimane, spesso non porta a risultati concreti. L’esempio emblematico di questa situazione è rappresentato dalla sentenza del giudice di pace di Lucca del 26 novembre 2023, che avrebbe dovuto stabilire un precedente. In quel caso, la rivista Aw ArtMag aveva ribadito il principio che l’uso delle immagini a fini di critica e discussione è libero, purché non costituisca concorrenza economica. Nonostante ciò, la SIAE ha fatto ricorso, continuando a bloccare la libera circolazione delle immagini. La SIAE giustifica le sue tariffe affermando che sono in linea con quelle europee e promette di lavorare a una semplificazione delle norme. Tuttavia, l’informazione culturale è già in grave pericolo. Le regole imposte nel nuovo “Compendio 2024 delle norme e dei compensi per la riproduzione di opere delle arti figurative” prevedono che solo un trafiletto con dati essenziali della mostra possa essere accompagnato da un’immagine, poco più grande di un francobollo, a titolo gratuito. Questo impedisce un’adeguata copertura mediatica e il diritto dei lettori di vedere le opere di cui si parla. Anche i musei, in particolare quelli d’arte contemporanea, stanno soffrendo. Amaci, l’associazione che li rappresenta, ha aperto un tavolo di discussione con la SIAE per chiedere di pagare i diritti d’autore in modo equo. Alcuni musei hanno ricevuto richieste di pagamento per progetti risalenti ad anni fa, con costi sempre più alti per cataloghi, riproduzioni per siti web, manifesti pubblicitari e persino brochure e guide gratuite. Il Museo Morandi, ad esempio, ha dovuto rinunciare alla pubblicazione di una guida gratuita a causa dei costi esorbitanti. Il progetto Raam (Ricerca Archivio Amaci Musei), che rende accessibile online il patrimonio pubblico dell’arte contemporanea italiana, è a rischio. Molti degli autori presenti nel catalogo, viventi o morti da meno di settant’anni, sono tutelati dalla SIAE. Ogni lemma deve essere sottoposto a pagamento e inviato alla SIAE per l’approvazione, un processo che sta rallentando l’intero progetto. Impedire il racconto dell’arte equivale a una cancellazione della cultura stessa. I capolavori che non possono essere mostrati perché tutelati dalla SIAE rischiano di essere dimenticati. Questa situazione solleva dubbi tra gli artisti stessi, che iniziano a chiedersi se questa tutela dei diritti sia davvero una protezione o piuttosto un ostacolo alla diffusione della cultura.
Eleonora Cozzella guiderà “Il Gusto” a partire dal 10 giugno

A partire dal 10 giugno, Eleonora Cozzella assumerà la direzione de “Il Gusto”, la rinomata testata tematica dedicata al cibo e al turismo enogastronomico. Cozzella subentrerà a Luca Ferrua, che è attualmente indagato dalla procura di Torino insieme ad alcuni esponenti della Regione per corruzione e turbata libertà nella scelta del contraente, in relazione a progetti per la promozione del cibo e del territorio. Appassionata conoscitrice della tradizione enogastronomica italiana, Eleonora Cozzella vanta una lunga e ricca esperienza nel settore del cibo e della ristorazione. La sua collaborazione con il Gruppo ha avuto inizio nel 2004, quando ha iniziato a lavorare per Kataweb Cucina e Repubblica Sapori. Da allora, Cozzella ha ricoperto ruoli sempre più importanti, contribuendo al content hub e conducendo vari eventi di successo, tra cui “C’è + Gusto a Bologna”. È anche la voce del podcast settimanale di Repubblica “Questioni di Gusto”, dove esplora diverse tematiche legate al mondo enogastronomico. Nel suo nuovo ruolo, Eleonora Cozzella coordinerà i contenuti del content hub su più piattaforme, inclusi gli speciali “I Piaceri del Gusto”, distribuiti in abbinamento a “La Repubblica” e “La Stampa”. Oltre a questo, sarà responsabile del sito web e dei canali social della testata, nonché delle iniziative speciali e degli eventi organizzati sul territorio.
Censura e sfiducia: tensione nella redazione di Repubblica

La tensione che da tempo serpeggiava tra la Direzione e la redazione di Repubblica ha raggiunto il culmine con il voto a favore di una mozione di sfiducia contro il direttore Maurizio Molinari, presentata dal Comitato di Redazione. Il verdetto è stato schiacciante: 164 voti a favore, 55 contrari e 35 astenuti. Come segno di protesta, le giornaliste e i giornalisti hanno ritirato le proprie firme dal giornale e dal sito per 24 ore, a partire dal 9 aprile. L’episodio che ha innescato questa accelerazione è stato la censura del numero dell’8 aprile dell’inserto economico Affari&Finanza. Il pezzo di apertura, curato da Giovanni Pons, che trattava degli intrecci economici tra Italia e Francia, è stato improvvisamente ritirato dalla Direzione e distrutto, coinvolgendo circa 100.000 copie già pronte per la distribuzione. Al suo posto è stato inserito un articolo sul medesimo argomento, ma redatto con toni diversi, dal vicedirettore Walter Galbiati, che funge anche da coordinatore del settore Economia di Repubblica. La decisione della Direzione di sostituire il pezzo originale con uno diverso è particolarmente significativa data la delicatezza degli interessi coinvolti. Fra gli aspetti rilevanti, spicca il legame economico tra Stellantis, ex Fiat, Exor (azionista di controllo di Stellantis) e il Gruppo Gedi, proprietario de la Repubblica. John Elkann, amministratore delegato di Exor e presidente di Gedi, rappresenta un nodo cruciale in questa intricata rete di relazioni. L’azione della Direzione ha sollevato non solo interrogativi sull’autonomia editoriale del giornale, ma ha anche messo in evidenza il conflitto di interessi potenziale e la mancanza di trasparenza nel processo decisionale. Questo episodio non è soltanto un sintomo di disaccordo all’interno della redazione, ma rappresenta anche una minaccia per l’integrità del giornalismo e per la credibilità del giornale stesso. La redazione, con il voto di sfiducia, ha espresso il suo netto dissenso nei confronti delle azioni della Direzione, lasciando chiare le proprie preoccupazioni riguardo alla libertà di espressione e all’indipendenza giornalistica.
Maurizio Molinari e il dialogo interrotto: contestazioni a Napoli

L’incontro programmato per il 15 marzo 2024 tra il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, e gli studenti dell’Università Federico II di Napoli è stato annullato a causa delle manifestazioni di alcuni dimostranti. I protestanti, con striscioni e slogan a favore della Palestina, hanno impedito lo svolgimento della presentazione del libro di Molinari “Mediterraneo conteso – Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno”, previsto presso la Facoltà di Ingegneria dell’ateneo partenopeo. Mezz’ora prima dell’inizio, un gruppo di contestatori ha presidiato l’aula impedendo l’accesso ai relatori. In accordo con il personale della Digos e il rettore Lorito, Molinari ha deciso di rinunciare all’incontro per garantire la sicurezza degli studenti e prevenire disordini. Il presidente Sergio Mattarella ha espresso solidarietà a Molinari, condannando l’intolleranza e sottolineando che essa è incompatibile con l’ambiente universitario. La Federazione nazionale della Stampa italiana ha anch’essa espresso solidarietà a Molinari, condannando l’atteggiamento dei contestatori e definendolo fascista. In una nota, il Cdr di Repubblica “condanna la contestazione di cui è stato oggetto il direttore Maurizio Molinari. L’intolleranza non appartiene a una democrazia compiuta, così come non si può impedire la libera discussione di idee e punti di vista diversi”.
Emanuele Farneti trasforma il mensile di Repubblica
Il panorama editoriale italiano si arricchirà ulteriormente con l’arrivo del nuovo mensile maschile firmato da Emanuele Farneti, direttore di D e di Door, che vedrà la luce il prossimo 13 giugno. La decisione di lanciare questa nuova testata è stata motivata dal notevole successo ottenuto sia in termini di immagine che di raccolta pubblicitaria dalle due testate già presenti sul mercato. Gli esperti di Gedi hanno approvato entusiasticamente il nuovo progetto, che godrà del sostegno fondamentale della concessionaria Manzoni. Questo nuovo mensile prenderà il posto di ‘dLui’, concludendo la sua pubblicazione con l’ultimo numero previsto per aprile. Sebbene il nome della testata non sia ancora stato definito, è certo che il mensile sarà disponibile ogni giovedì in abbinata obbligatoria con Repubblica, per poi rimanere in edicola in modo autonomo per il resto del mese, seguendo l’approccio adottato da ‘Door’. Il cantiere giornalistico creativo per questo nuovo prodotto è ufficialmente aperto, e Emanuele Farneti ha già selezionato due figure chiave che daranno un’impronta distintiva al mensile. Il direttore creativo sarà Ben Kelway, un professionista con sede a Londra che vanta una vasta esperienza nel settore della moda, occupandosi di direzione creativa, consulenza sul marchio, branding, identità, direzione artistica per editoriali e pubblicità di moda, nonché web design. Fondatore del proprio studio creativo nel 2011, Kelway ha collaborato con diversi clienti, distinguendosi come direttore creativo della rivista semestrale di abbigliamento femminile POP e del noto maschile Arena Homme+ nel 2014. Nel 2016 ha contribuito al lancio di Mastermind, un raffinato prodotto editoriale con una copertina cartonata venduto al prezzo di 50 euro. Affianco a Kelway, ci sarà il direttore moda Giovanni Dario Laudicina. Dopo aver maturato esperienza come redattore di moda e redattore di mercato presso Vogue Hommes Paris, Laudicina ha intrapreso la carriera di stilista freelance, focalizzandosi principalmente sulla moda maschile e collaborando con marchi prestigiosi come Fendi, Bulgari, Loro Piana e Vuitton. Le sue collaborazioni si estendono a testate di risonanza come WSJ HTSI, Fantastic Man, Dust e AnOther. Le radici siciliane di Laudicina, unite al suo percorso di studi a Venezia e all’inizio della carriera nel mondo delle mostre di moda a Londra con Judith Clark, contribuiscono a plasmare un profilo unico e poliedrico. Dopo una parentesi a Milano con Elle Italia, Laudicina si è trasferito a Parigi, dove attualmente risiede.