FNSI e FIEG: rinnovo contrattuale nel giornalismo

Nell’ambito della rinnovata discussione sul rinnovo del contratto nazionale dei giornalisti, mercoledì 15 maggio 2024 ha segnato un momento cruciale con l’apertura del confronto tra la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) e la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG). Un tavolo importante che ha riunito rappresentanti di entrambe le parti, con l’intento di ridefinire un accordo che è rimasto immutato per un decennio. Alla prima riunione erano presenti figure di spicco, tra cui per gli editori Stefano De Alessandri, Fabrizio Carotti e Stefano Scarpino, mentre per la FNSI era presente la giunta federale guidata dalla segretaria Alessandra Costante. Fin dall’inizio, è emersa la volontà da entrambe le parti di procedere con il rinnovo contrattuale. Tuttavia, le posizioni divergenti hanno chiarito che questo processo sarà tutt’altro che semplice. La FNSI ha espresso la necessità di recuperare l’inflazione e di ristrutturare l’intero impianto contrattuale per renderlo più adeguato ai tempi attuali, includendo nuove figure professionali e migliorando la stabilità lavorativa. Dall’altra parte, la FIEG ha sottolineato la necessità di flessibilità contrattuale e di meccanismi automatici per le nuove assunzioni, considerando le difficoltà che il settore editoriale ha affrontato negli ultimi anni. Un punto su cui entrambe le parti sembrano concordare è la necessità di affrontare temi cruciali come il copyright rispetto agli Over the Top, la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale e del machine learning. È stato altresì condiviso il ruolo fondamentale del governo nella difesa del giornalismo professionale, non solo a livello nazionale ma anche nell’ambito europeo. Tra le preoccupazioni espresse durante l’incontro c’è stata la necessità di norme più stringenti per proteggere il settore giornalistico, sia dal punto di vista professionale che economico, considerandolo un pilastro delle libertà civili e della democrazia. La segretaria Costante ha inoltre evidenziato come le risorse messe a disposizione dal governo per la stabilizzazione lavorativa non siano state utilizzate appieno dalle aziende editoriali, sottolineando la necessità di un impegno più forte da parte di tutti gli attori coinvolti. L’incontro si è concluso con l’accordo di creare tavoli di approfondimento specifici su ogni tema contrattuale, un segnale di apertura alla ricerca di soluzioni concrete e condivise. Tuttavia, resta da vedere come evolverà il dibattito e se le parti riusciranno a superare le divergenze per giungere a un accordo soddisfacente per entrambe le parti e, soprattutto, per garantire un futuro più stabile e prospero per il giornalismo italiano.
FNSI e Amnesty uniti per la libertà di stampa globale

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) ha deciso di aderire alla maratona promossa da Amnesty International Italia a favore della libertà di stampa. Quest’iniziativa, che si protrarrà per 30 giorni, mira a raccogliere firme per difendere il diritto fondamentale alla libertà di espressione e di informazione in tutto il mondo. La FNSI invita giornalisti e giornaliste a partecipare attivamente a questa campagna firmando personalmente sul sito web di Amnesty Italia, www.amnesty.it. Amnesty ha selezionato simbolicamente quattro giornalisti, il cui lavoro e impegno rappresentano la lotta per la libertà di stampa in contesti difficili e pericolosi. Alberto Amaro Jordán, del Messico, Maria Ponomarenko, dalla Russia, e Nidal al-Waheidi e Haitham Abdelwahed, operanti in Israele e nei Territori Palestinesi, sono i protagonisti di storie che mettono in luce le sfide affrontate dai giornalisti in diverse parti del mondo. Alberto Amaro Jordán ha subito minacce e tentativi di delegittimazione da parte di gruppi criminali e forze dell’ordine. Nonostante fosse incluso nel programma di protezione per difensori dei diritti umani e giornalisti, le autorità messicane hanno recentemente stabilito che non corre più alcun pericolo, mettendo così a rischio la sua sicurezza. L’appello rivolto al ministro dell’Interno messicano chiede di garantire la protezione di Alberto e di riconsiderare questa decisione grave e rischiosa. Maria Ponomarenko, giornalista russa attivista di “RusNews”, è stata arrestata nel 2022 e condannata a sei anni di reclusione e al divieto di esercitare l’attività giornalistica per aver diffuso informazioni sul bombardamento di Mariupol, in Ucraina. Amnesty chiede la sua immediata scarcerazione e la cessazione delle persecuzioni. Nidal al-Waheidi e Haitham Abdelwahed, giornalisti della Striscia di Gaza, sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre documentavano un attacco di Hamas in territorio israeliano. Le autorità israeliane non hanno fornito informazioni sul loro stato o sulle ragioni dell’arresto. L’appello chiede che venga reso noto il loro luogo di detenzione e che vengano garantiti loro un trattamento umano e il diritto alla difesa. Le storie di questi quattro giornalisti rappresentano solo alcuni degli innumerevoli casi di violazioni dei diritti umani e di attacchi alla libertà di stampa che avvengono in tutto il mondo. La partecipazione alla maratona di Amnesty è un modo per sostenere la difesa di questi valori fondamentali e per mostrare solidarietà con i giornalisti che rischiano la propria vita per portare alla luce la verità.
Libertà di Stampa a rischio: lo scontro tra Procura e Il Foglio

Il clima infuocato tra la Procura di Firenze e il quotidiano “Il Foglio” ha sollevato interrogativi sulla libertà di stampa e il ruolo critico dei media. Il Procuratore Filippo Spiezia ha presentato una richiesta al Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) per proteggere l’integrità del suo ufficio, in risposta a un articolo pubblicato dal giornale diretto da Claudio Cerasa il 13 aprile 2024. Tuttavia, questa mossa ha suscitato reazioni contrastanti. «A Firenze più che un ‘caso Il Foglio’ esiste un ‘caso Spiezia’. Il Procuratore di Firenze ha chiesto al Csm di aprire una pratica a tutela del proprio ufficio in seguito a un articolo pubblicato lo scorso 13 aprile dal quotidiano diretto da Claudio Cerasa. Come se l’operato della magistratura non fosse criticabile». Lo ricordano, in una nota congiunta, Federazione nazionale della Stampa italiana e Associazione Stampa Toscana. Nonostante non si intenda valutare il contenuto dell’articolo in questione, i sindacati sottolineano la necessità di una relazione più aperta tra la Procura e i media. Affermano che l’accesso limitato alla fonte primaria di informazioni ostacola la trasparenza e il diritto del pubblico all’informazione, sancito dall’articolo 21 della Costituzione italiana. In sei incontri con il Procuratore Spiezia, l’AST ha ribadito la richiesta di maggiore sensibilità nei confronti dei principi costituzionali e della libertà di stampa.
Secolo XIX in agitazione: la redazione non accetta compromessi

Una decisione senza precedenti scuote il mondo dell’informazione locale e nazionale: i giornalisti del Secolo XIX, storico quotidiano genovese, hanno proclamato uno sciopero che vedrà il giornale assente dalle edicole sabato 23 marzo e il sito web non aggiornato il giorno precedente. Questo gesto di protesta è stato votato all’unanimità durante un’assemblea dei redattori, dopo che la redazione aveva già manifestato uno stato di agitazione e affidato al Comitato di Redazione (Cdr) un pacchetto di cinque giorni di sciopero. La causa di questa rivolta è l’assenza di chiarezza da parte dell’azienda editoriale, il gruppo Gedi, riguardo alle voci sempre più insistenti di una possibile vendita del Decimonono, nome con cui è affettuosamente conosciuto il Secolo XIX. Nonostante le richieste formali e reiterate della rappresentanza sindacale, l’azienda non ha fornito alcuna risposta in merito, lasciando i giornalisti nell’incertezza più totale sul futuro del giornale. Ma non è tutto: il gruppo Gedi non ha presentato alcun piano di investimenti per il Secolo XIX, sia nella sua versione cartacea che digitale, nonostante i ripetuti solleciti da parte della redazione. Questo silenzio da parte dell’editore è stato definito “inaccettabile” dalla redazione del giornale, che ha sottolineato come tale atteggiamento rappresenti una mancanza di rispetto nei confronti dei giornalisti, dei lettori e della lunga storia del quotidiano, consolidato nel tempo come punto di riferimento nell’informazione regionale e nazionale. I giornalisti del Secolo XIX hanno ribadito la loro determinazione nel difendere l’indipendenza e l’autonomia della testata, dichiarando che continueranno a lottare per ottenere risposte concrete alle loro richieste. Hanno inoltre messo in guardia l’editore, sottolineando che qualora il gruppo Gedi decidesse di cedere la proprietà del giornale, la redazione non accetterà soluzioni che vadano a compromettere l’integrità e la storia del Secolo XIX. Il messaggio è chiaro: il quotidiano non è in vendita e non sarà sacrificato a interessi di basso cabotaggio. La segretaria generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), Alessandra Costante, ha sottolineato l’importanza di ascoltare le richieste di investimento provenienti dalla redazione del Secolo XIX, che ha manifestato la volontà di rilanciare la testata. Costante ha espresso preoccupazione riguardo alle voci di possibili acquirenti, ribadendo che il giornale merita di essere gestito da editori capaci di garantire il pluralismo e la solidità economica di Gedi. Anche l’Associazione Ligure dei Giornalisti, il Gruppo Cronisti Liguri e l’Ordine dei Giornalisti della Liguria hanno espresso pieno sostegno e massima vicinanza alla protesta dei colleghi del Secolo XIX. In una nota congiunta, queste organizzazioni hanno unito le proprie voci alle istanze del Cdr, chiedendo chiarezza all’azienda sul futuro del giornale e confermando il loro impegno a sostenere i lavoratori del giornale in ogni azione intrapresa per la salvaguardia della testata.
Sciopero all’Agi: il futuro dell’agenzia di stampa italiana in bilico

Il Comitato di redazione dell’Agenzia Giornalistica Italia (Agi) ha dichiarato due giorni di sciopero – proclama due giorni di sciopero a partire dalla mezzanotte del 20 marzo fino alle 23.59 del 22 marzo – in seguito alla mancata risposta dell’azienda sul futuro assetto proprietario dell’agenzia. Questa decisione è stata presa dopo che l’azienda ha evitato di confrontarsi con l’organismo sindacale interno, nonostante le richieste formali di chiarimento avanzate dal Comitato di redazione. Le voci riguardanti una possibile vendita dell’agenzia sono emerse poco dopo la firma di un accordo avvenuta il 2 febbraio, che prevedeva una riduzione dell’organico entro l’anno attraverso la procedura di isopensione. Tuttavia, il Comitato di redazione aveva approvato tale accordo con fiducia, basandosi sulle rassicurazioni verbali fornite dai vertici aziendali, che avevano assicurato l’assenza di trattative in corso per una vendita. Inoltre, la presenza di un piano strategico 2024-2027 volto a implementare la trasformazione dell’agenzia in una “news company” aveva ulteriormente rafforzato la fiducia dei redattori. L’Agi, un punto di riferimento nell’informazione italiana da oltre 70 anni, ha sempre garantito un notiziario di qualità e pluralista. Tuttavia, l’eventuale vendita all’interno del Gruppo editoriale Angelucci metterebbe a rischio non solo la stabilità occupazionale, ma anche l’indipendenza e l’autonomia dei giornalisti. Questo scenario potrebbe minare il pluralismo dell’informazione nel Paese, considerando che un’agenzia di stampa è per sua natura imparziale e pluralista. La Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi) ha espresso solidarietà alla redazione dell’Agi, sottolineando l’importanza della chiarezza e della trasparenza nell’ambito dell’informazione. Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, ha evidenziato che l’informazione deve rimanere indipendente e libera da conflitti di interesse per mantenersi forte. Pertanto, la richiesta di chiarezza avanzata dai colleghi dell’Agi è considerata una condizione necessaria per qualsiasi confronto sindacale futuro.
Maurizio Molinari e il dialogo interrotto: contestazioni a Napoli

L’incontro programmato per il 15 marzo 2024 tra il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, e gli studenti dell’Università Federico II di Napoli è stato annullato a causa delle manifestazioni di alcuni dimostranti. I protestanti, con striscioni e slogan a favore della Palestina, hanno impedito lo svolgimento della presentazione del libro di Molinari “Mediterraneo conteso – Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno”, previsto presso la Facoltà di Ingegneria dell’ateneo partenopeo. Mezz’ora prima dell’inizio, un gruppo di contestatori ha presidiato l’aula impedendo l’accesso ai relatori. In accordo con il personale della Digos e il rettore Lorito, Molinari ha deciso di rinunciare all’incontro per garantire la sicurezza degli studenti e prevenire disordini. Il presidente Sergio Mattarella ha espresso solidarietà a Molinari, condannando l’intolleranza e sottolineando che essa è incompatibile con l’ambiente universitario. La Federazione nazionale della Stampa italiana ha anch’essa espresso solidarietà a Molinari, condannando l’atteggiamento dei contestatori e definendolo fascista. In una nota, il Cdr di Repubblica “condanna la contestazione di cui è stato oggetto il direttore Maurizio Molinari. L’intolleranza non appartiene a una democrazia compiuta, così come non si può impedire la libera discussione di idee e punti di vista diversi”.
Tragedia a Gaza: giornalisti palestinesi caduti sotto il fuoco
Il sindacato dei giornalisti palestinesi (PJS) ha indetto un momento di silenzio per onorare i colleghi morti a causa del conflitto con Israele. Il PJS chiede solidarietà a tutte le organizzazioni affiliate alla Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), invitandole a unirsi al ricordo il 26 febbraio 2024, a mezzogiorno. Nonostante le avverse condizioni e i rischi per la loro incolumità, i giornalisti palestinesi continuano a svolgere il loro lavoro, informando sia l’opinione pubblica locale che internazionale sugli eventi che si susseguono nella Striscia di Gaza dall’inizio del conflitto il 7 ottobre. In poco più di quattro mesi di guerra, numerosi colleghi hanno perso la vita. Analogamente al sostegno fornito durante il conflitto in Ucraina, la IFJ ha mobilitato tutti i sindacati aderenti per raccogliere aiuti a sostegno del lavoro dei giornalisti palestinesi operanti in prima linea. Anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) ha aderito all’iniziativa, dedicando un pensiero ai colleghi che, in Palestina, continuano a lavorare sotto il costante pericolo delle bombe. La tragedia è stata definita “terribile e ingiustificata” da parte della IFJ e della Federazione dei Giornalisti Arabi (FAJ). La carenza di risorse, soprattutto durante l’inverno, è allarmante: mancano vestiti, coperte, tende, cibo e acqua. La IFJ è preoccupata anche dalla scarsa copertura mediatica internazionale del conflitto, attribuendola all’esclusione dei media internazionali da parte di Israele. Questa mancanza di trasparenza è considerata un attacco alla libertà dei media e alla necessità universale di essere informati sugli avvenimenti a Gaza.