Giorgia Meloni: “L’IA è per l’uomo, non l’uomo per l’IA”

Giorgia Meloni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha inviato un messaggio all’assemblea pubblica di Confindustria Canavese, a Ivrea, dedicata al tema del lavoro e dell’innovazione. Nel suo intervento, la premier ha richiamato le parole di Adriano Olivetti, dicendo: “Se Adriano Olivetti diceva che la fabbrica è per l’uomo e non l’uomo per la fabbrica, noi dobbiamo oggi saper dire che l’intelligenza artificiale è per l’uomo e non l’uomo per l’intelligenza artificiale”. Meloni ha spiegato che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) sta portando il mondo davanti a “cambiamenti epocali”, e ha indicato come obiettivo principale quello di mantenere l’uomo al centro del progresso tecnologico. “I nostri sforzi – ha dichiarato – devono essere finalizzati a un obiettivo: garantire che l’intelligenza artificiale rimanga governata dall’uomo e che abbia l’uomo come suo fine ultimo”. La premier ha aggiunto che “la bussola da seguire, per governare questo processo e far in modo che questo salto tecnologico possa produrre benefici per i nostri cittadini” è quella di mantenere l’uomo al centro. Nel messaggio, la presidente del Consiglio ha parlato anche della necessità di sviluppare nuove competenze, spiegando che i cambiamenti tecnologici impongono un aggiornamento costante delle professionalità. “Sono convinta – ha affermato – che sia fondamentale lavorare, tutti insieme, per promuovere un vasto programma di re-skilling e up-skilling per tutti, giovani e adulti, lungo tutto l’arco della vita, nei luoghi di lavoro e nelle società”. Secondo Meloni, per raggiungere questo obiettivo è necessario investire in modo coordinato “sui sistemi educativi, sull’istruzione universitaria e sulle politiche attive del lavoro”, così da colmare la distanza tra le esigenze delle imprese e le professionalità disponibili. Il governo, ha ricordato Meloni, sta puntando con decisione anche sulle materie STEM – scienza, tecnologia, ingegneria e matematica – considerate “una garanzia di occupazione di qualità”. Per la premier, queste discipline sono fondamentali per preparare le nuove generazioni a un mondo del lavoro in continua evoluzione, dove la formazione continua diventa una chiave per non restare indietro. Rivolgendosi agli imprenditori e ai rappresentanti del mondo industriale presenti a Ivrea, Meloni ha parlato anche degli obiettivi del Governo in materia di ricerca e innovazione. “È un cammino che è solo all’inizio e che non intendiamo arrestare”, ha detto. “Anzi, vogliamo andare sempre più veloci. Ma guardare lontano vuol dire anche avere il coraggio di osare in campi nuovi”. Tra i progetti citati, la premier ha ricordato la Strategia italiana per le tecnologie quantistiche, un piano volto a rafforzare l’ecosistema della ricerca e delle imprese e a posizionare l’Italia “tra i protagonisti di questa rivoluzione tecnologica”.

The Guardian aumenta i ricavi con meno clic, grazie a donazioni e abbonamenti dei lettori fedeli

Adriana Whiteley e Liz Wynn

A Londra, durante l’evento Future of Media Trend organizzato da Press Gazette, Liz Wynn, responsabile dei ricavi dei sostenitori di The Guardian, ha spiegato che il giornale britannico sta vivendo un periodo di crescita economica proprio nei momenti in cui registra meno traffico online. Come riportato da PressGazette, Wynn ha dichiarato che il gruppo “sta diventando meno dipendente dalle visualizzazioni di pagina giornaliere” e che “alcuni dei nostri giorni con maggiori ricavi coincidono con un traffico piuttosto basso”. Secondo i dati diffusi, nel periodo compreso tra marzo 2024 e marzo 2025, The Guardian ha registrato un aumento del 22% nei ricavi digitali dei lettori, passati da 88 a 107 milioni di sterline, e una crescita del 13% del numero di sostenitori digitali, arrivati a 1,3 milioni. Wynn ha ricordato che il successo deriva dal contributo del “2,4% dei nostri oltre 100 milioni di lettori mensili che decidono di sostenerci ogni anno”, sottolineando quanto sia “fondamentale” il loro supporto economico per garantire la sopravvivenza del giornalismo indipendente. La strategia del quotidiano si basa sempre meno sul numero di visite al sito e sempre più su canali di marketing diversificati, che comprendono campagne via e-mail, messaggi posizionati alla fine degli articoli e iniziative definite “momenti di campagna”, pensate per stimolare il sostegno diretto dei lettori. L’email marketing è oggi uno degli strumenti più efficaci per la testata, insieme ai banner, intestazioni e messaggi personalizzati che appaiono durante la lettura. Dal 2016, The Guardian invita i propri utenti a contribuire economicamente, inizialmente attraverso messaggi statici alla fine degli articoli che generavano fino all’80% dei ricavi dei lettori. Oggi, grazie a un approccio multicanale più sofisticato, le entrate dipendono meno dal traffico quotidiano e più da una comunicazione costante e mirata. Wynn ha spiegato che il giornale ha imparato a “dissociare la propria dipendenza dall’agenda delle notizie”, creando campagne legate a eventi ricorrenti come la Giornata mondiale della libertà di stampa o la copertura dei temi climatici, per mantenere viva la connessione con i lettori indipendentemente dall’attualità. Attualmente, il 64% dei finanziamenti di The Guardian proviene dai lettori, attraverso abbonamenti, donazioni e vendite in edicola. L’editore ha semplificato l’esperienza di sostegno unendo le due opzioni “Dona” e “Abbonati” in un unico pulsante “Sostieni”, che offre diverse modalità per contribuire, dalle donazioni una tantum agli abbonamenti periodici. Wynn ha ricordato che “le donazioni regolari, mensili o annuali, sono il modo più efficace per sostenere il Guardian”, e che la crescita degli abbonamenti è trainata dai prodotti digitali come l’app Feast e l’app premium, che permette di leggere un numero maggiore di articoli rispetto alla versione gratuita. L’editore utilizza anche strumenti per controllare la frequenza dei messaggi di richiesta di contributo, evitando un eccesso di notifiche: “Riconosciamo un punto di rendimento decrescente e applichiamo dei limiti”, ha spiegato Wynn, invitando i lettori abituali a iscriversi per non ricevere ulteriori inviti. Durante lo stesso evento, Adriana Whiteley, direttrice di FT Strategies, società legata al Financial Times, ha raccontato i risultati positivi dei paywall personalizzati. Questo sistema adatta il messaggio di abbonamento in base ai comportamenti di ogni utente. Nei primi test, ha spiegato Whiteley, “il tasso di conversione è aumentato del 36%, e i dati più recenti mostrano un incremento fino al 290%”. Whiteley ha aggiunto che la personalizzazione ha successo perché le persone sono “più propense ad abbonarsi” se “vedono qualcosa che ricordano“, come un articolo che hanno già letto. Il sistema analizza le abitudini di lettura, i tempi di permanenza e gli interessi per proporre offerte mirate. L’intelligenza artificiale gioca un ruolo centrale in questo processo, ma, ha precisato, “gli esseri umani restano responsabili dei contenuti e delle decisioni editoriali”. L’IA viene impiegata per suggerire titoli, ottimizzare il marketing e classificare gli articoli negli archivi, così da comprendere meglio il pubblico e accelerare le analisi dei dati. Sia per The Guardian sia per il Financial Times, la direzione è chiara: rendere sostenibile il giornalismo digitale puntando sul coinvolgimento diretto dei lettori, sulla personalizzazione dei contenuti e su strategie di marketing multicanale capaci di ridurre la dipendenza dal traffico giornaliero e dalla pubblicità tradizionale. (In foto: Adriana Whiteley e Liz Wynn)

Grokipedia: l’enciclopedia AI di Elon Musk è online con già 885mila voci generate

Grokipedia

Elon Musk ha lanciato Grokipedia, la nuova enciclopedia online creata dalla sua azienda xAi. Il progetto nasce come “alternativa” a Wikipedia, che il fondatore di Tesla e SpaceX considera “troppo di parte” e “orientata a sinistra”. La prima versione, la 0.1, contiene già oltre 885.000 definizioni, un numero molto inferiore ai più di 7 milioni presenti nella versione inglese di Wikipedia, ma Musk ha annunciato che la versione 1.0 arriverà presto e sarà, secondo le sue parole, “dieci volte migliore”. L’imprenditore aveva rinviato di alcuni giorni il lancio, previsto inizialmente a fine settembre, spiegando di aver bisogno di “più tempo per eliminare la propaganda”. L’annuncio è arrivato tramite un messaggio pubblicato su X, la piattaforma che ha sostituito Twitter. Negli ultimi anni, Elon Musk ha più volte criticato Wikipedia, accusandola di essere “controllata da attivisti di estrema sinistra” e di non rispettare la neutralità. Nel 2024 aveva anche invitato le persone a smettere di donare alla piattaforma. Parlando di Grokipedia, Musk ha affermato che “l’obiettivo di Grok e Grokipedia è la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità”, sottolineando che il nuovo sito è open source, cioè aperto a tutti e gratuito. Tuttavia, alcuni contenuti della nuova enciclopedia hanno già attirato attenzione per possibili sbilanciamenti nei testi. Nella voce dedicata a Elon Musk, per esempio, Grokipedia descrive il fondatore di xAi come qualcuno che ha “influenzato il dibattito pubblico” e che ha ricevuto “critiche dai media mainstream il che testimonia della loro copertura di sinistra”. Anche l’articolo sul movimento Black Lives Matter presenta una narrazione che ha fatto discutere. La pagina spiega che le proteste del movimento “hanno mobilitato milioni di persone” ma “hanno portato a sommosse e danni costosi, oltre a 25 morti e al declino urbano di alcune aree”. Solo più avanti viene citato un rapporto di Acled, un’organizzazione che studia i conflitti, secondo cui il 93% delle proteste è stato pacifico. Grokipedia, però, aggiunge che queste stime potrebbero “sottostimare i rivoltosi”. Un altro esempio riguarda la voce su Tucker Carlson, noto conduttore conservatore statunitense. L’enciclopedia lo descrive come una figura che ha “smascherato i pregiudizi del giornalismo tradizionale”, rimandando a un articolo della rivista Newsweek che però riporta tali affermazioni solo come dichiarazioni dello stesso Carlson. Fondata nel 2001, Wikipedia è una piattaforma gestita da volontari di tutto il mondo, sostenuta da donazioni, e si definisce basata su un “punto di vista neutrale”. Le sue pagine possono essere scritte e modificate da chiunque, nel rispetto delle regole di verifica e delle fonti. I contenuti di Grokipedia, invece, sono generati da intelligenza artificiale (IA), in particolare dall’assistente generativo Grok, ma ogni pagina include diverse fonti. Il dibattito sul ruolo e la neutralità delle enciclopedie online non è nuovo. Ad aprile, l’ex procuratore di Washington Ed Martin aveva chiesto documenti alla Wikimedia Foundation per verificare se avesse diritto all’esenzione fiscale. Martin, nominato durante l’amministrazione Trump, aveva accusato Wikipedia di “manipolare le informazioni” per “mascherare la propaganda”. A fine agosto, due membri repubblicani del Congresso, James Comer e Nancy Mace, hanno annunciato un’indagine sulle presunte “manovre organizzate per influenzare l’opinione pubblica americana manipolando gli articoli di Wikipedia”. Il lancio di Grokipedia è stato accolto con entusiasmo da alcune personalità politiche e mediatiche di destra, tra cui l’ideologo russo Alexander Dugin, che ha definito l’articolo su di lui “neutrale”, “obiettivo” e “giusto”, mentre l’articolo di Wikipedia, a suo dire, era “diffamatorio”.

Il Garante della Privacy sanziona Report per l’audio tra Sangiuliano e la moglie Federica Corsini

Sigfrido Ranucci, Report

Il Garante per la protezione dei dati personali ha notificato alla Rai una sanzione di 150mila euro per la violazione del Codice della Privacy, del GDPR e delle Regole deontologiche sull’uso dei dati personali in ambito giornalistico. Il procedimento, avviato nel dicembre 2024, riguarda la diffusione di un audio privato trasmesso durante una puntata di Report l’8 dicembre 2024, in cui veniva riprodotta una conversazione telefonica tra Gennaro Sangiuliano, allora ministro della Cultura, e la moglie Federica Corsini, giornalista Rai. Durante la stessa riunione, il Garante ha giudicato infondato il reclamo presentato da Sangiuliano contro alcune testate giornalistiche, ritenendo che i loro articoli non violassero la sfera privata dell’ex ministro. A poche ore dalla decisione, il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, oggetto di un attentato intimidatorio il 17 ottobre, ha espresso la propria posizione in una conferenza stampa al Parlamento europeo di Strasburgo. “In questi giorni raccolgo solidarietà bipartisan, ma si sta rivelando ipocrita: da una parte solidarietà, dall’altra qualcuno sta armando il Garante della privacy per punire Report e dare un segnale esemplare ad altre trasmissioni”, ha dichiarato Ranucci. “Chiedo che il Garante europeo verifichi come sta operando il Garante della privacy italiano, perché sembra agire come un’emanazione del governo”. Il giornalista ha poi aggiunto: “Proprio oggi, dopo giornate di solidarietà, è apparso su un giornale di Angelucci un articolo contro di noi: l’ennesima prova della campagna diffamatoria contro chi lavora per la libertà di stampa in questo Paese”. Ranucci ha ringraziato l’Unione europea per l’approvazione dell’European Media Freedom Act, che, secondo lui, “dovrebbe presto liberare la Rai e ogni altro mezzo di informazione dai legami con la politica”. La risposta del Garante Privacy non si è fatta attendere. In una nota ufficiale, l’Autorità ha dichiarato: “In relazione alle gravissime affermazioni rese dal dottor Sigfrido Ranucci nel corso della conferenza stampa al Parlamento europeo di Strasburgo, il Garante ribadisce l’assoluta indipendenza e trasparenza del proprio operato a difesa della legalità”. L’Autorità ha inoltre precisato di riservarsi ogni iniziativa a propria tutela, sottolineando che la decisione di sanzionare la Rai è stata presa collegialmente e senza alcuna influenza esterna. La vicenda ha avuto anche un risvolto politico. I componenti del Partito Democratico nella Commissione di Vigilanza Rai hanno diffuso una nota chiedendo spiegazioni sull’accaduto. “Non solo il governo e i partiti di maggioranza non hanno ritirato le querele temerarie contro Ranucci, ma da quanto apprendiamo il Garante della Privacy si sarebbe mosso su input politico per sanzionare in modo esemplare le puntate di Report che riguardavano l’origine del caso Boccia e le sue dimissioni”, si legge nel comunicato.

I reporter USA lasciano il Pentagono: sostituiti i media tradizionali con influencer

Reporter fuori dal Pentagono

A Washington, i principali media americani hanno lasciato i loro uffici all’interno del Pentagono dopo decenni di presenza stabile. La decisione è arrivata quando testate come NBC, ABC, CNN, NPR, Associated Press, Washington Post, New York Times e Fox News hanno rifiutato di firmare le nuove linee guida imposte dal Dipartimento della Difesa. Queste regole, volute dal segretario alla Difesa Pete Hegseth, richiedono ai giornalisti di indossare sempre il badge identificativo, di essere scortati dal personale militare in alcune aree e di ottenere autorizzazioni preventive per interviste e spostamenti, limitando la libertà di movimento che i reporter avevano in passato. Secondo il Pentagono, le nuove regole servono a evitare “leak”, cioè fughe di notizie, anche su temi non classificati. Ora i funzionari devono chiedere il permesso per parlare con la stampa o con il Congresso. I giornalisti possono continuare a fare domande, ma il documento avverte che le fonti non autorizzate potrebbero subire “conseguenze”, e che esiste una “distinzione critica tra chiedere informazioni legalmente o incoraggiare una violazione della legge”. Per il Dipartimento, chi diffonde contenuti confidenziali può essere considerato un rischio alla sicurezza nazionale. I portavoce del Pentagono hanno definito la scelta dei media tradizionali un errore: “Saranno loro a perderci”, hanno dichiarato, annunciando l’arrivo di una nuova generazione di 60 reporter, che si aggiungeranno ai 26 rimasti. Tra i nuovi accreditati figurano testate appartenenti ai “new media” conservatori come The Gateway Pundit, Human Events, Timcast, Frontlines di Turning Point USA, LindellTV, National Pulse ed Epoch Times. Alcuni di questi siti e podcast sono stati in passato coinvolti in controversie legali o accuse di disinformazione, ma ora avranno pieno accesso alle informazioni del Pentagono. Anche nel fronte conservatore, però, non tutti sono d’accordo. La rete OAN (One America News) ha accettato di firmare le regole, ma in estate ha licenziato la propria corrispondente dal Pentagono, Gabrielle Cuccia, che si definiva una “Maga Girl” ma aveva criticato le restrizioni imposte da Hegseth. Alla Casa Bianca, invece, non è richiesto ai giornalisti di firmare documenti simili. Il presidente Donald Trump ha sostenuto il capo del Pentagono affermando che «la stampa è molto disonesta». Trump mantiene comunque un rapporto diretto con i giornalisti: risponde spesso alle domande del pool presidenziale, e le sue partenze e arrivi sono aperti a tutti i media, compresi quelli tradizionali come ABC, CNN e Axios. Allo stesso tempo, non esita ad accusare le redazioni di diffondere “fake news” e ha intentato cause legali contro alcune reti televisive. Il presidente ha inoltre ordinato la chiusura di Voice of America, la storica emittente pubblica che trasmetteva in 49 lingue. L’Associazione dei Corrispondenti della Casa Bianca, indipendente, continua a gestire i posti nella briefing room: nelle prime file siedono i media tradizionali, ma negli ultimi mesi è cresciuta la presenza di giornalisti indipendenti e media pro-Trump come Daily Signal, The Daily Wire, Real America’s Voice e Turning Point USA. Secondo il New York Times, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha dato spazio anche ai nuovi media: circa un quarto delle domande durante le conferenze stampa è arrivato da giornalisti non tradizionali. Dal mese di gennaio, un posto a sedere è riservato a rotazione a un rappresentante dei new media, che può porre la prima domanda. Il sistema di rotazione, ora gestito direttamente dalla Casa Bianca, regola anche l’accesso agli spazi riservati come lo Studio Ovale e l’Air Force One. Dopo una causa legale intentata dall’Associated Press, la Corte d’appello ha dato ragione alla Casa Bianca, permettendo di includere le agenzie di stampa nella rotazione senza riservare loro un posto fisso.

Netflix, Dude e Corriere della Sera insieme per “Il Mostro”

Pubblicità Netflix Il Mostro

Mercoledì 22 ottobre, i lettori del Corriere della Sera hanno trovato una sorpresa inaspettata. Sfogliando il giornale dopo la prima pagina, al posto delle consuete pagine 2 e 3, sono comparse due facciate che sembravano uscite da un quotidiano degli anni Ottanta. Impaginazione, titoli e caratteri ricordavano infatti l’ultima parte dello scorso millennio. Tutti gli articoli riportavano un unico tema: i delitti del Mostro di Firenze, una serie di otto duplici omicidi avvenuti tra il 1968 e il 1985. Tra i titoli visibili c’erano frasi come “Spunta una Beretta 22: forse è l’arma del mostro di Firenze” e “Bimbo sopravvissuto al Mostro. Il Dna rilancia la pista sarda”. In un primo momento, i lettori hanno provato disorientamento, ma un piccolo avviso in fondo alle pagine chiariva tutto: “È stato scritto tanto. Ma per capire la storia bisogna partire dalle origini. Il Mostro di Stefano Sollima. Netflix”. In alto a destra, un’altra nota spiegava: “Sovracopertina speciale del Corriere della Sera per Netflix”, con il nome della piattaforma evidenziato in rosso. Anche l’ultima pagina del giornale presentava articoli d’epoca e la stessa dicitura: “Iniziativa speciale del Corriere della Sera per Netflix”. L’operazione ha segnato il debutto della serie “Il Mostro”, diretta da Stefano Sollima e composta da quattro episodi. La produzione, disponibile da oggi su Netflix, ripercorre le origini del caso e le indagini che hanno coinvolto per decenni investigatori, giornalisti e cittadini, ricostruendo una delle inchieste più lunghe e complesse della storia giudiziaria italiana. La serie attraversa documenti, ipotesi e testimonianze, soffermandosi su quella che è conosciuta come la “pista sarda”, ancora oggi oggetto di discussione. A firmare la campagna di comunicazione è l’agenzia Dude, che ha scelto di raccontare la serie attraverso un ritorno alle fonti giornalistiche originali. In collaborazione con CairoRcs Media, anche la metropolitana Duomo di Milano si è trasformata in un archivio vivente: le pareti e le bacheche hanno esposto veri articoli d’epoca, permettendo ai passanti di leggere e rivivere il clima dell’inchiesta. L’esperienza è stata pensata come un percorso immersivo, dove la storia prende forma attraverso le pagine stampate. Anche Firenze, città simbolo del caso, è stata coinvolta nella campagna con una domination all’interno di The Gallery, uno spazio digitale lungo 25 metri in cui scorrevano articoli, immagini e il trailer della serie.

OpenAI presenta Atlas, il browser con intelligenza AI

ChatGPT Atlas

OpenAI ha presentato al pubblico il nuovo browser con intelligenza artificiale integrata, chiamato ChatGPT Atlas. L’annuncio è arrivato da Sam Altman, amministratore delegato dell’azienda, che ha descritto Atlas come “un nuovo modo di usare Internet”. La presentazione si è tenuta nella serata del 21 ottobre 2025, dalla sede di San Francisco, e segna un momento importante per il futuro della navigazione online. ChatGPT Atlas è un browser intelligente che unisce la tradizionale esperienza web con le capacità del modello linguistico di ChatGPT. Permette di visitare i siti e allo stesso tempo di dialogare con loro, chiedendo informazioni, spiegazioni o suggerimenti senza dover passare da una finestra all’altra. È come se, durante la navigazione, un assistente virtuale fosse sempre pronto a rispondere. Al momento il programma è disponibile per computer Apple con macOS, ma arriverà presto anche su Windows, iOS e Android. Tutti gli utenti, sia quelli gratuiti sia gli abbonati Plus, Pro e Go, potranno utilizzarlo. Durante la presentazione, Altman ha ricordato che “in passato la barra degli indirizzi e il campo di ricerca erano gli strumenti fondamentali per esplorare Internet – ha precisato il Ceo di OpenAI – oggi crediamo che l’interazione via chat possa diventare il nuovo paradigma per utilizzare il web”. Con questa frase ha voluto spiegare come Atlas non si limiti a mostrare pagine web, ma diventi uno spazio in cui l’utente può parlare direttamente con l’intelligenza artificiale. Tra le funzioni più nuove c’è la modalità Agent, che consente al sistema di compiere azioni automatiche: può ad esempio compilare moduli, scrivere testi, organizzare appuntamenti o effettuare ricerche personalizzate. Il modello AI è integrato nell’interfaccia, rendendo l’esperienza di navigazione continua e interattiva. Dal punto di vista della privacy, OpenAI ha specificato che gli utenti potranno gestire o cancellare la cronologia e che, per impostazione predefinita, i dati di navigazione non vengono utilizzati per addestrare i modelli. È inoltre disponibile una modalità di navigazione in incognito, simile a quella dei browser tradizionali. Restano tuttavia aperti alcuni interrogativi su come il servizio si adeguerà alle regole europee del GDPR e al prossimo AI Act, che stabilirà norme specifiche per l’uso dell’intelligenza artificiale nel territorio dell’Unione Europea. L’arrivo di Atlas ha anche un peso economico rilevante. Se una parte degli oltre 800 milioni di utenti settimanali di ChatGPT decidesse di usare il nuovo browser, OpenAI potrebbe modificare gli equilibri di un mercato dominato da Google Chrome, che oggi conta circa 3 miliardi di utenti e una quota vicina al 68% a livello globale. Pochi minuti dopo l’annuncio, infatti, le azioni di Alphabet, società madre di Google, hanno registrato un calo superiore al 3%, segnale dell’attenzione con cui gli investitori stanno valutando questa novità. Oltre a Google, anche Microsoft e Perplexity AI stanno lavorando su prodotti simili: la prima ha introdotto la Copilot Mode nel browser Edge, mentre la seconda ha lanciato il proprio browser Comet. Tuttavia, Atlas rappresenta per OpenAI la prima vera incursione in un settore strategico come quello della navigazione web, con l’obiettivo di diventare non solo un assistente, ma anche un punto d’accesso diretto a Internet.

Sospesa la mobilitazione al Sole 24Ore, più spazio ai giornalisti interni

Il Sole24Ore Redazione

È stata sospesa la mobilitazione dei giornalisti del Sole 24 Ore, proclamata il 18 ottobre dopo il caso dell’intervista alla premier Giorgia Meloni, affidata alla collaboratrice esterna Maria Latella e non a un giornalista interno. La decisione è arrivata a seguito dell’incontro tra il direttore Fabio Tamburini e il Comitato di redazione (Cdr), avvenuto nella giornata di ieri, e dell’assemblea che ne è seguita. Durante il confronto, le parti hanno ribadito la necessità di garantire la completezza e correttezza dell’informazione, il rispetto della professionalità giornalistica e l’uso prioritario delle risorse interne. Secondo quanto riportato, il direttore Tamburini avrebbe espresso la volontà di valorizzare maggiormente le competenze già presenti nella redazione rispetto al ricorso a collaboratori esterni, soprattutto nella realizzazione delle interviste di rilievo. Il direttore si sarebbe inoltre impegnato a coprire la carica di segretario di redazione, a rafforzare la caporedazione centrale e a rivedere la governance della redazione online, per migliorare la gestione complessiva del quotidiano. Tra le misure annunciate anche la destinazione delle prossime tre assunzioni previste dal piano di prepensionamenti alle redazioni più in difficoltà, con una nuova risorsa destinata in particolare alla redazione romana. Alla luce di questi impegni, il Comitato di redazione ha comunicato la sospensione dello stato di agitazione, in attesa che le promesse della direzione vengano concretizzate nei prossimi giorni. La pubblicazione del quotidiano, durante il periodo di mobilitazione, non era mai stata interrotta ma aveva assunto un formato ridotto, segno della volontà di mantenere la continuità dell’informazione anche durante la protesta. Le parti hanno così trovato un punto di equilibrio temporaneo, fondato sull’ascolto reciproco e sulla volontà di rafforzare la qualità giornalistica del quotidiano economico, riconoscendo il valore delle proprie risorse interne come elemento centrale per il futuro del giornale.

Il Sole 24Ore fermo: lo sciopero prosegue anche nei prossimi sei giorni

Il Sole24Ore redazione

Domenica 19 ottobre, il quotidiano Il Sole 24 Ore non sarà presente in edicola e il suo sito web non verrà aggiornato. La decisione arriva dopo che l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti ha votato per affidare al Comitato di redazione (Cdr) un pacchetto di sei giorni di sciopero e un piano di agitazione più ampio, che prenderà forma nei prossimi giorni. La protesta nasce dalla condotta della direzione, accusata di aver pubblicato comunque il numero di sabato 18 ottobre, nonostante fosse stato proclamato uno sciopero all’unanimità il giorno precedente. Il Cdr ha definito l’episodio senza precedenti nei 160 anni di storia del giornale economico. Nel numero contestato è apparsa una lunga intervista alla premier Giorgia Meloni, firmata dalla giornalista esterna Maria Latella, scelta che, secondo il Cdr, avrebbe penalizzato ancora una volta le professionalità interne della redazione. Il caso ha suscitato malumori perché simili situazioni si erano già verificate in passato, con le redattrici e i redattori esclusi da interviste di rilievo. Il Cdr ha espresso preoccupazione per una tendenza che vede figure politiche e istituzionali scegliere direttamente gli intervistatori, riducendo così lo spazio di un’informazione libera e indipendente. Nel comunicato si legge che “non possiamo restare a guardare” di fronte al rischio che l’opinione pubblica riceva un’informazione selezionata e compiacente. I giornalisti si sono scusati con i lettori per l’assenza del quotidiano di domenica e per la qualità del numero pubblicato sabato, definito nel comunicato come “un prodotto indecoroso e non all’altezza della storia del Sole 24 Ore”.

Sciopero al Sole 24 Ore, ma il giornale esce lo stesso

Sabato 18 ottobre 2025 il Comitato di redazione del Sole 24 Ore ha denunciato una violazione sindacale da parte della direzione del quotidiano guidata da Fabio Tamburini, dopo che il giornale è stato pubblicato nonostante uno sciopero proclamato all’unanimità dai giornalisti.Lo sciopero era stato deciso a seguito della scelta del direttore di far realizzare alla giornalista Maria Latella, collaboratrice esterna, un’intervista alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo la conferenza stampa sulla manovra di bilancio. Secondo il Cdr, nell’occasione erano presenti redattori interni che stavano già seguendo la conferenza a Palazzo Chigi. In un comunicato diffuso ai colleghi, il Cdr ha scritto:“Care colleghe, cari colleghi ieri è successa una cosa gravissima, mai successa nella storia di questo giornale e dei grandi giornali italiani. Nonostante lo sciopero fosse stato proclamato all’unanimità da un’assemblea convocata all’ultimo, cui hanno partecipato più di un centinaio di colleghe e colleghi, il direttore ha scelto di fare uscire oggi il giornale, sia pure in formato ridotto”. Il comitato ha inoltre annunciato:“Convochiamo un’assemblea straordinaria alle ore 15 in prima convocazione e alle ore 16 in seconda convocazione per decidere le iniziative più opportune da intraprendere. Manderemo il link più tardi per collegarvi. Il Cdr”. La redazione ha definito la decisione del direttore un “comportamento antisindacale”, sottolineando che l’edizione del 18 ottobre, uscita in forma ridotta, ha comunque pubblicato in prima pagina l’intervista alla premier. Il sito web del quotidiano non è stato aggiornato per tutta la giornata. “L’edizione del Sole 24Ore in edicola oggi nonostante lo sciopero proclamato dalla redazione – commenta Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi – scrive una pagina nera nella storia di uno dei quotidiani più importanti del Paese. Non solo: infanga e sminuisce l’altissima professionalità dei colleghi che ci lavorano. Lo sciopero indetto dal Cdr è a difesa della dignità del giornalismo professionale, della qualità dell’informazione e della sua indipendenza. Penso – conclude Costante – che neppure la presidente del Consiglio avrebbe voluto vedere la sua intervista uscire in un’edizione del Sole che fa carta straccia di tutti i fondamentali dell’informazione libera e democratica”. La vicenda è la seconda fase di uno scontro iniziato il giorno precedente, venerdì 17 ottobre, quando l’intervista di Latella alla presidente del Consiglio è comparsa sul giornale senza la firma di un giornalista interno. Il Cdr aveva già criticato episodi simili in passato, affermando che “in questo modo si approda a una deriva distopica nella quale gli intervistati si scelgono gli intervistatori con il beneplacito del direttore”.