IA e giornalismo, il 7 maggio corso Fnsi a Roma

AI e giornalismo

Si terrà mercoledì 7 maggio 2025, dalle 15 alle 19, nella sala Walter Tobagi della Fnsi a Roma, il corso di formazione “Intelligenza artificiale, dalla teoria alla pratica: conoscerla, gestirla e come difendersi”. Organizzato in collaborazione con l’Associazione Stampa Romana, l’appuntamento vedrà la partecipazione del professor Massimiliano Nicolini, esperto di applicazioni dell’intelligenza artificiale e cybersecurity. Il programma prevede una parte teorica, dedicata al funzionamento delle IA, in particolare delle generative, e una sessione pratica su strumenti utili alle attività giornalistiche. Per partecipare sarà necessario dotarsi di laptop con browser Chrome o Edge e editor di testo. Le iscrizioni sono aperte sulla piattaforma formazionegiornalisti.it fino al 4 maggio e daranno diritto a quattro crediti formativi. Tra i relatori anche la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, e il segretario di Stampa Romana, Stefano Ferrante.  

A New York il 28/3 il via al lab AI per redazioni: selezionati 23 da 12 paesi

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Il 28 marzo 2025 prenderà il via a New York l’AI Journalism Lab: Adoption Cohort, un programma internazionale promosso dall’AI Journalism Labs della Craig Newmark Graduate School of Journalism presso la CUNY, in collaborazione con Microsoft. La nuova coorte è composta da 23 professionisti del giornalismo provenienti da 12 paesi – tra cui Canada, Colombia, Etiopia, Indonesia, Nigeria, Filippine, Porto Rico, Romania, Turchia, Stati Uniti e Uruguay – selezionati per partecipare a un percorso formativo sulla adozione dell’intelligenza artificiale nelle redazioni. Il laboratorio, della durata di oltre tre mesi, si svolgerà virtualmente fino al 2 luglio 2025, ad eccezione dell’incontro inaugurale che si terrà in presenza alla Newmark J-School il 28 e 29 marzo. L’obiettivo è fornire ai partecipanti competenze e strumenti per implementare pratiche basate su intelligenza artificiale nei flussi di lavoro giornalistici. Secondo quanto dichiarato da Marie Gilot, direttore esecutivo di J+, i partecipanti sono già coinvolti attivamente nell’uso dell’AI nel giornalismo e il programma mira a rafforzarne le capacità in termini di leadership, innovazione e sicurezza nell’introduzione di nuove tecnologie. I profili selezionati comprendono giornalisti, produttori, reporter e manager, con esperienze che vanno dal giornalismo locale e internazionale alla gestione prodotti, dal coinvolgimento del pubblico alla narrazione basata sui dati. Noreen Gillespie, Journalism Director per Microsoft, ha sottolineato che l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità strategica per le redazioni, ma che il processo di adozione può risultare complesso. Il programma è stato progettato per aiutare i partecipanti a integrare in modo efficace l’AI nel giornalismo, con particolare attenzione all’impatto sulle comunità servite. (Credits photo)

Micklethwait (Bloomberg): Paywall e IA proteggono il giornalismo, ma con rischi simili al tabacco

John Micklethwait

John Micklethwait, direttore editoriale di Bloomberg, ha recentemente affermato che i paywall rappresentano “il modo più sicuro per garantire posti di lavoro giornalistici”. Durante la sua lezione annuale alla City University di Londra, ha sottolineato come, dopo un periodo in cui molti nel settore offrivano contenuti gratuiti, la stampa di qualità stia ora ottenendo risultati positivi grazie all’adozione dei paywall. I PAYWALL: LA SALVEZZA DEL GIORNALISMO DI QUALITÀ Secondo Micklethwait, i paywall rappresentano “il modo più sicuro per garantire posti di lavoro giornalistici”. Questa dichiarazione arriva dopo anni in cui molte testate hanno optato per contenuti gratuiti, una strategia che, secondo il direttore editoriale, ha danneggiato la sostenibilità economica della stampa di qualità. Micklethwait ha evidenziato due principali motivi per implementare i paywall. Sicurezza economica e occupazionale. Micklethwait ha citato l’esempio di The Economist, che ha resistito alle difficoltà del mercato adottando fin dall’inizio un modello a pagamento. Anche Bloomberg segue questa filosofia: oltre al famoso terminale finanziario, l’azienda ha attirato circa 740.000 abbonati paganti nel 2023, registrando una crescita del 50% rispetto all’anno precedente. Indipendenza editoriale. Il passaggio agli abbonamenti, secondo Micklethwait, permette alle redazioni di evitare influenze esterne, come quelle derivanti da sponsor o inserzionisti pubblicitari. Il focus si sposta interamente sul soddisfare i lettori paganti, garantendo così decisioni etiche più semplici e una maggiore libertà editoriale. MAGGIORE ACCESSO AI CONTENUTI Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale (IA), Micklethwait ha dichiarato che Bloomberg utilizza l’automazione in oltre un terzo dei circa 5.000 articoli pubblicati quotidianamente. Ciò include l’uso di computer per monitorare i social media alla ricerca di parole chiave e l’implementazione di riassunti automatizzati in cima agli articoli, che permettono ai lettori di comprendere rapidamente il contenuto. Ha inoltre previsto che l’IA avrà un impatto maggiore sul lavoro degli editori rispetto a quello dei reporter, facilitando compiti come la verifica ortografica, l’aderenza allo stile editoriale e la verifica dei fatti. LE PREVISIONI DI BLOOMBERG Un altro tema centrale del discorso è stato il ruolo crescente dell’intelligenza artificiale nel giornalismo. Bloomberg ha già integrato l’IA in molti processi editoriali e Micklethwait ha fatto 8 previsioni sul futuro dell’IA nel settore: L’intelligenza artificiale cambierà il lavoro dei giornalisti più di quanto non li sostituisca Le ultime notizie continueranno ad avere un valore enorme, ma per periodi di tempo sempre più brevi. La rendicontazione avrà ancora un valore enorme Il cambiamento sarà probabilmente maggiore per gli editori Il mondo della Ricerca lascerà il posto a Domanda e Risposta Le allucinazioni saranno più facili da risolvere nel testo che nel video o nell’audio La personalizzazione diventerà sempre più una realtà La regolamentazione sta arrivando. John Micklethwait non ritiene che l’intelligenza artificiale ridurrà il numero di giornalisti, ma piuttosto che aumenterà la portata e la profondità della copertura giornalistica. Grazie all’automazione, Bloomberg copre più aziende e in modo più approfondito rispetto al passato, mantenendo lo stesso numero di dipendenti. Tra gli utilizzi specifici dell’IA in redazione, Micklethwait prevede la riformattazione delle storie e la combinazione di articoli esistenti per creare bozze iniziali. Ad esempio, un algoritmo potrebbe sintetizzare più articoli per produrre rapidamente una bozza su eventi complessi, come la caduta di Assad in Siria, che i giornalisti affinerebbero successivamente. Le breaking news continueranno a mantenere un valore cruciale, con l’IA che accelera il processo decisionale: il tempo necessario affinché i prezzi di mercato reagiscano alle notizie è passato da dieci a cinque secondi, un trend destinato a proseguire. Tuttavia, Micklethwait sottolinea che il giornalismo originale rimarrà insostituibile, poiché l’IA non può persuadere fonti umane a rivelare informazioni sensibili o segrete. Infine, l’IA avrà un ruolo maggiore nella modifica e revisione degli articoli, aiutando a controllare ortografia, stile e fatti fondamentali, lasciando ai redattori il compito di rifinire i contenuti. LA FINE DELLA RICERCA TRADIZIONALE John Micklethwait ha previsto che la ricerca tradizionale, come la conosciamo oggi, è destinata a scomparire a causa dell’adozione di motori di ricerca basati su intelligenza artificiale e linguaggio naturale. Ha sottolineato l’importanza di proteggere i contenuti editoriali e di negoziare accordi con aziende come OpenAI solo per periodi limitati e somme definite, evitando di cedere eccessivo controllo o valore. Micklethwait ha richiesto maggiore chiarezza legale da parte di tribunali e parlamenti su cosa possa essere utilizzato gratuitamente dall’IA. Ha anche evidenziato che Bloomberg non ha ancora firmato alcun accordo con aziende di intelligenza artificiale generativa, pur riconoscendo che tali intese potrebbero sostenere il giornalismo in futuro, a seconda dell’evoluzione legislativa. Nonostante le sfide poste dalla disinformazione generata dall’IA, Micklethwait rimane ottimista. Ha paragonato la proliferazione di contenuti di bassa qualità all’epoca del New York Sun, un giornale scandalistico che, nonostante il successo iniziale, fu superato da testate che offrivano notizie utili e affidabili. Infine, ha espresso fiducia nel fatto che il settore del giornalismo oggi sia meglio preparato a rispondere alle nuove tecnologie, prevedendo una transizione più rapida verso contenuti di qualità rispetto al passato. DIPENDENZA DA AI, COME DAL TABACCO John Micklethwait ha dichiarato che l’intelligenza artificiale potrebbe finalmente risolvere il “puzzle” della personalizzazione delle notizie, un obiettivo che considera il “Santo Graal del giornalismo”. Tuttavia, ha avvertito dell’esistenza di un “lato oscuro”, rappresentato dalla dipendenza creata dagli algoritmi di raccomandazione sui social media. Ha criticato il fatto che le società di social media non siano responsabili dei contenuti che ospitano, grazie a regole come la Sezione 230, che le equiparano a compagnie telefoniche, esonerandole dalla responsabilità editoriale. Micklethwait ha paragonato questa situazione alle strategie difensive dell’industria del tabacco, che in passato sosteneva che fumare fosse una scelta personale. Con l’avanzare dell’IA, ha sollevato preoccupazioni etiche, come il rischio di manipolazione emotiva: ad esempio, adolescenti che sviluppano relazioni con entità artificiali. Micklethwait è convinto che, proprio come è avvenuto per l’industria del tabacco, anche i giganti della tecnologia saranno chiamati a rispondere delle conseguenze del loro prodotto, soprattutto man mano che cresce la consapevolezza del pubblico sui loro effetti dannosi. BLOOMBERG VS ZXC Micklethwait ha anche criticato la controversa sentenza della Corte Suprema del Regno Unito nel caso Bloomberg vs ZXC. Questa decisione vieta alle

Trump sfida il New York Times: 10 miliardi per diffamazione

NYT Headquarters, NY

Donald Trump ha dato avvio a una serie di azioni legali e minacce contro i media ritenuti “nemici”, come rivelato dalla Columbia Journalism Review. Pochi giorni prima delle elezioni presidenziali, l’avvocato Edward Andrew Paltzik, in rappresentanza del futuro presidente eletto, ha inviato una lettera al New York Times e alla casa editrice Penguin Random House, chiedendo 10 miliardi di dollari di risarcimento per presunti danni derivanti da articoli giudicati critici e diffamatori. La lettera, che si aggiunge a un’ondata di azioni legali avviate da Trump contro testate giornalistiche e media, accusa il New York Times di essere diventato “un megafono del partito Democratico” e di condurre una campagna di “diffamazione su scala industriale” contro i suoi oppositori politici. I giornalisti Peter Baker, Michael S. Schmidt, Susanne Craig e Russ Buettner vengono citati come autori di articoli che avrebbero contenuto “affermazioni false e diffamatorie”. La lettera si concentra in particolare su due articoli cofirmati da Craig e Buettner, collegati al loro libro Lucky Loser: How Donald Trump Squandered His Father’s Fortune and Created the Illusion of Success, pubblicato lo scorso settembre. Viene inoltre citato un pezzo del 20 ottobre a firma di Peter Baker, intitolato Per Trump una vita di scandali porta al momento del giudizio, e un articolo del 22 ottobre di Schmidt, Con le elezioni alle porte Kelly avverte che Trump governerà da dittatore, in cui l’ex capo di gabinetto John Kelly criticava aspramente l’ex presidente. Secondo quanto riportato nella missiva, il New York Times avrebbe avuto “ogni intenzione di diffamare e denigrare il marchio Trump, famoso in tutto il mondo, che i consumatori associano da tempo all’eccellenza, al lusso e al successo nell’intrattenimento, nell’ospitalità e nel settore immobiliare, tra molti altri settori, nonché di diffamarlo e denigrarlo falsamente e maliziosamente come candidato alla carica più alta negli Stati Uniti”. Le azioni legali non si sono fermate al New York Times. Trump ha intentato una causa contro CBS News per 10 miliardi di dollari, accusando la rete di aver manipolato un’intervista con la candidata democratica Kamala Harris trasmessa il 7 ottobre durante il programma 60 Minutes. Secondo i legali di Trump, il montaggio dell’intervista avrebbe rappresentato una forma di “interferenza elettorale”. Anche il Daily Beast è stato preso di mira: gli avvocati del team di Trump hanno inviato un’ingiunzione, contestando un articolo che attribuiva a Chris LaCivita, co-direttore della campagna elettorale, un guadagno personale di 22 milioni di dollari derivante da donazioni elettorali. Nonostante la testata abbia corretto l’articolo, precisando che i fondi erano stati versati alla società di LaCivita e non a lui personalmente, Trump ha continuato a minacciare azioni legali per la presunta rappresentazione distorta dei fatti. Anne Champion, avvocata esperta in casi legali legati a Donald Trump, ha evidenziato come le cause intentate contro i media creino un “effetto agghiacciante”, soprattutto per le testate più piccole, che rischiano la bancarotta nel tentativo di difendersi. Anche le grandi redazioni, secondo Champion, subiscono pressioni che influenzano il processo giornalistico, temendo il peso economico delle controversie legali. La lettera inviata al New York Times accusa il giornale di aver intenzionalmente diffamato Trump, descrivendolo come un brand globale sinonimo di successo e lusso, oltre che come “epitome del sogno americano”. Viene elencata una lunga serie di successi personali e imprenditoriali, tra cui cinquanta progetti significativi, ventitré libri e numerose apparizioni mediatiche, come WrestleMania V e il videogioco Donald Trump Real Estate Tycoon! Infine, la lettera respinge le critiche mosse dagli articoli al periodo di Trump come star di The Apprentice, considerandolo uno dei suoi traguardi più celebri, accanto ai successi immobiliari e alla vittoria presidenziale al primo tentativo. Le azioni legali di Trump non sono una novità: già nel 2005 aveva citato in giudizio il giornalista Tim O’Brien per il libro TrumpNation: The Art of Being The Donald. La causa, poi respinta, mirava, come dichiarato dallo stesso Trump, “a rendere la vita del giornalista un inferno”.    

11 Settembre: il giornalismo al crocevia della Storia

Giornali 11 settembre 2001

L’11 settembre 2001 è stato un giorno che ha segnato profondamente la storia contemporanea, non solo per il suo impatto geopolitico, ma anche per le sue ripercussioni sul giornalismo. Quel giorno, noto anche come 9/11, è stato il giorno di attacchi terroristici devastanti. Quattro aerei di linea sono stati dirottati da Al-Qaeda: due sono stati schiantati contro le Torri Gemelle a New York, causando il loro crollo e uccidendo circa 2.977 persone; un terzo aereo ha colpito il Pentagono, il quartier generale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, mentre il quarto, il Volo United 93, è precipitato in Pennsylvania dopo che i passeggeri hanno tentato di riprendere il controllo. Gli attacchi hanno innescato la “Guerra al Terrore”, portando all’invasione dell’Afghanistan e all’introduzione di misure di sicurezza severe, come il Patriot Act. La reazione immediata e il giornalismo patriottico In seguito agli attacchi dell’11 settembre, molti media, specialmente negli Stati Uniti, hanno adottato un approccio patriottico alla copertura delle notizie. Questo è stato caratterizzato da una tendenza a sostenere la nazione colpita, spesso a discapito dell’oggettività. I giornalisti, colpiti dal trauma e dalla solidarietà nazionale, hanno in alcuni casi abbandonato l’approccio critico per focalizzarsi maggiormente sul supporto alla risposta americana contro il terrorismo. Questo shift ha portato a una narrazione che privilegiava il patriottismo rispetto all’analisi critica, influenzando il modo in cui gli eventi venivano riportati e interpretati. L’ascesa di Internet e dei social media L’11 settembre è avvenuto in un periodo di transizione per il giornalismo, caratterizzato dall’emergere di Internet e dei social media. La rapidità con cui le notizie venivano diffuse tramite questi nuovi canali ha sfidato i metodi tradizionali di reportage e verifica. Le piattaforme sociali hanno permesso una circolazione immediata delle informazioni, ma spesso a scapito della verifica e della qualità. Questo cambiamento ha sollevato preoccupazioni riguardo all’affidabilità delle notizie e ha spostato il focus dalla raccolta accurata dei dati alla pubblicazione tempestiva, creando nuove sfide per i giornalisti nel mantenere standard elevati. Il caso del New York Times: un modello di giornalismo responsabile Il New York Times ha rappresentato un esempio di giornalismo responsabile e misurato nella copertura degli eventi dell’11 settembre 2001. In un panorama mediatico travolto da titoli sensazionalistici e un approccio spesso polarizzato, il New York Times ha scelto una linea editoriale caratterizzata dalla sobrietà e dalla precisione. Il 12 settembre 2001, il New York Times aprì con il titolo “Attacco agli Stati Uniti”, offrendo una cronaca dettagliata e rispettosa dei tragici eventi. Questo approccio si distinse nettamente rispetto ad altri media che utilizzavano linguaggi e aggettivi più eclatanti, come “infamia” e “scontro di civiltà”. La scelta di mantenere un tono misurato e una narrazione oggettiva rifletteva un impegno a rispettare la gravità della situazione senza contribuire alla diffusione di panico o sentimenti di vendetta. Nel corso della settimana successiva agli attacchi, il New York Times dedicò numerose pagine di cronaca agli eventi, con articoli e reportage scritti da centinaia di reporter e fotografi inviati sul campo. Questo ampio e approfondito lavoro giornalistico non si limitò a un resoconto immediato, ma proseguì con una copertura continua e dettagliata degli sviluppi, contribuendo a una comprensione più profonda e sfumata della tragedia. Un aspetto particolarmente degno di nota è stato il lavoro del team dei giornalisti che, dopo l’attacco, si concentrò sulla raccolta di storie personali e testimonianze. Questi articoli e ritratti hanno messo in luce le esperienze delle persone coinvolte, dalle vittime alle loro famiglie, offrendo una visione umana e concreta del disastro. Senza ricorrere a commenti esterni o conclusioni prematuramente definitive, il New York Times ha lasciato che le storie parlasse da sole, un approccio che ha permesso ai lettori di confrontarsi direttamente con la realtà dell’accaduto. Questo impegno nella qualità e nell’accuratezza del reportage ha avuto un riconoscimento significativo. Nel 2002, il New York Times ricevette sette premi Pulitzer per la sua copertura dell’11 settembre, un numero senza precedenti che sottolinea l’eccezionalità del loro lavoro in un periodo di grande tumulto. Questi premi hanno confermato l’importanza di mantenere elevati standard giornalistici, anche in situazioni di crisi estrema. Le conseguenze a lungo termine e il cambiamento del panorama mediatico Gli eventi dell’11 settembre 2001 hanno avuto un impatto profondo e duraturo sul giornalismo, trasformando radicalmente il panorama informativo globale. La drammaticità e la portata degli attacchi hanno svelato le vulnerabilità della stampa tradizionale e accelerato l’ascesa dei media digitali, costringendo giornalisti e redazioni a rivedere profondamente le loro pratiche di reporting. In un contesto caratterizzato da una velocità senza precedenti nella diffusione delle notizie, l’integrazione delle fonti digitali è diventata essenziale. Questo ha portato a un aumento della dipendenza dai social media e dalle piattaforme online per la raccolta e la diffusione delle notizie, richiedendo un impegno maggiore nella verifica dell’affidabilità delle informazioni e nella gestione della veridicità dei contenuti. L’introduzione delle tecnologie digitali ha anche modificato il modo in cui le notizie venivano curate e presentate. Le redazioni hanno dovuto gestire un flusso incessante di informazioni e aggiornamenti, affrontando la sfida di mantenere gli standard giornalistici tradizionali in un ambiente sempre più competitivo e frenetico. La pressione per pubblicare notizie rapidamente ha spinto alcune testate a sacrificare la verifica approfondita, con il rischio di diffondere notizie non confermate e disinformazione. Inoltre, l’11 settembre ha segnato un’evoluzione nella narrazione giornalistica, con un maggiore focus su racconti emotivi e narrativi che potessero risuonare con il pubblico in un momento di crisi. L’11 settembre ha forzato le redazioni a confrontarsi con l’influenza delle agenzie internazionali e dei media via cavo. Questo ha sollevato interrogativi sulla responsabilità dei media e sull’equilibrio tra tempestività e verifica, accelerando l’integrazione digitale e migliorando l’attenzione alla qualità delle notizie.

IA e giornalismo: a Bolzano si parla di etica, privacy e diritti d’autore

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Venerdì 20 settembre 2024, dalle 10 alle 13, l’Università di Bolzano ospiterà un importante seminario intitolato “Come conciliare etica e legalità tra privacy e diritto d’autore nell’era dell’intelligenza artificiale”. L’evento, promosso in collaborazione con la Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi) e il Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige – Journalistengewerkschaft von Trentino-Südtirol, offre crediti formativi per giornalisti, giuristi e docenti universitari. Il seminario sarà inaugurato dai saluti di Rocco Cerone, segretario del sindacato regionale, e Gianfranco Benincasa, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Trento. Seguirà l’intervento del professor Martin Lintner, teologo moralista e preside dello Studio teologico accademico di Bressanone, che esplorerà gli aspetti etici e filosofici dell’IA nel contesto dell’informazione e del giornalismo. I professori Federico Boffa e Francesco Ravazzolo, della Facoltà di Economia dell’Università di Bolzano, discuteranno dell’impatto degli algoritmi evoluti sul mondo dell’informazione. Successivamente, il professor Cosimo Accoto, docente di filosofia della tecnologia all’Università di Modena e Reggio Emilia e ricercatore al Mit di Boston, approfondirà la rivoluzione tecnologica dell’IA. L’avvocato Bruno Del Vecchio, consulente legale di Fnsi e Sjg, affronterà il tema della protezione del diritto d’autore in un giornalismo sempre più influenzato dall’intelligenza artificiale. Seguirà l’intervento di Guido Rispoli, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Brescia, che analizzerà gli aspetti giuridici ed etici dell’applicazione dell’IA nel giornalismo. Chiuderà la mattinata Andrea Repetto, data protection officer del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige, con un focus sulle sfide normative legate all’IA nel giornalismo. Le conclusioni saranno affidate ad Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, che si concentrerà su le conseguenze dell’intelligenza artificiale sull’occupazione.

Ischia premia Radiocor e le eccellenze del giornalismo

La 45esima edizione del Premio Ischia di giornalismo si è conclusa con la cerimonia di consegna dei premi, un evento che celebra l’eccellenza nel mondo dell’informazione. Quest’anno, la Fondazione Premio Ischia ha reintrodotto la sezione dedicata alle agenzie di stampa, riconoscendo il loro ruolo sempre più centrale nel panorama dell’informazione nazionale e internazionale. Tra i premiati spicca Radiocor, l’agenzia di stampa che ha appena festeggiato i suoi 70 anni di attività. Il premio è stato ritirato dai capiredattori della testata, Massimo Lupo e Isabella Tasso, e consegnato da Stefano Porro, direttore affari Istituzionali e Relazioni Esterne di Mundys. Questo riconoscimento sottolinea l’importanza e la qualità del lavoro svolto da Radiocor nel corso degli anni. Il prestigioso Premio Ischia come giornalista dell’anno è andato ad Aldo Cazzullo, vicedirettore del Corriere della Sera e autore della trasmissione televisiva “Una giornata particolare”. Cazzullo è stato premiato per il suo contributo significativo al giornalismo italiano e per la sua capacità di raccontare storie con profondità e sensibilità. Monica Giandotti, conduttrice di Linea Notte Tg3, ha ricevuto il Premio Ischia per la televisione, riconoscendo il suo talento e impegno nel settore. Il premio per l’informazione sportiva è stato assegnato a Elena Pero di Sky Sport, e consegnato dal presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, Beniamino Quinteri. Per l’informazione internazionale, il premio è andato ad Amy Kazmin del Financial Times, premiata da Rosanna Romano, direttore generale per le Politiche Culturali e il Turismo della Regione Campania. Questo riconoscimento evidenzia il valore del giornalismo globale e l’impatto delle voci internazionali nel settore dell’informazione. Il Premio Ischia continua a esplorare nuove forme di comunicazione e nuovi ambiti di applicazione. In questa direzione si inserisce il premio alla “Comunicazione Sostenibile” promosso da A2A e consegnato a Riccardo Luna, editorialista di Repubblica e direttore di Green&Blue, per il suo impegno nella promozione della sostenibilità attraverso il giornalismo. Inoltre, il premio “Opening New Ways of Journalism“, assegnato dal Gruppo Unipol, è stato conferito a Fjona Cakalli, blogger, conduttrice TV, divulgatrice, tech influencer e conduttrice Rai, per il suo contributo innovativo nel mondo della comunicazione digitale.

Joe Kahn, NYTimes: l’IA non busserà alle porte per chiedere notizie

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Joe Kahn, direttore del New York Times, ha espresso una visione critica sull’impatto della tecnologia sull’informazione durante un intervento all’Osservatorio Permanente Giovani-Editori a Firenze. Kahn ha delineato le sfide che l’Intelligenza Artificiale (IA) pone al giornalismo, evidenziando rischi di disinformazione e polarizzazione. Ha sottolineato come, nel breve termine, la tecnologia possa peggiorare il panorama informativo. Secondo Kahn, la crescente dipendenza dalle notizie generate automaticamente da IA potrebbe amplificare fenomeni di disinformazione e polarizzazione, minando la qualità e l’affidabilità dell’informazione. Kahn ha descritto un futuro prossimo dove le notizie saranno sempre più facilmente accessibili senza sforzi di ricerca da parte degli utenti, comportando un aumento delle informazioni non verificate che circolano online. Ha avvertito che, senza una verifica accurata, l’IA potrebbe intensificare la polarizzazione e la disinformazione, peggiorando la qualità dell’informazione globale. Un punto cruciale del discorso di Kahn è stata l’importanza crescente delle fonti originali. In un mondo dove le notizie sono facilmente manipolabili e riproducibili dall’IA, la ricerca e la verifica delle fonti diventano essenziali per mantenere l’integrità del giornalismo. Kahn ha espresso la speranza che l’IA non sostituisca i giornalisti professionisti, sottolineando che il lavoro dei giornalisti per raccogliere informazioni originali è fondamentale. Ha concluso con una nota su ChatGPT, evidenziando i limiti delle macchine rispetto agli esseri umani: “ChatGPT non potrà certo andare a bussare alle porte, a chiedere a una persona cosa sia successo nel suo quartiere ieri sera”. L’intervento di Joe Kahn ha messo in luce le sfide significative che l’Intelligenza Artificiale porta nel campo del giornalismo. Mentre la tecnologia può offrire nuove opportunità, è essenziale rimanere vigili riguardo ai rischi associati, come la disinformazione e la polarizzazione. Per Kahn, il futuro del giornalismo dipenderà dalla capacità di mantenere l’integrità attraverso una ricerca accurata e una verifica rigorosa delle fonti, valori fondamentali che nessuna IA può sostituire.

Protesta giornalisti Rai: 24 ore di sciopero dal 6 maggio

Il sindacato dei giornalisti Rai, Usigrai, ha annunciato uno sciopero di 24 ore, con astensione dal lavoro dalle 5.30 di lunedì 6 maggio alle 5.30 di martedì. La decisione di scioperare nasce dalla crescente preoccupazione per il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, con accuse di tentativi di ridurre la Rai a un mero megafono del governo. Tra le motivazioni della protesta vi è anche l’assenza di un chiaro progetto per l’informazione della Rai all’interno del piano industriale dell’azienda. Il sindacato evidenzia inoltre le carenze di organico che impattano sulle condizioni di lavoro dei giornalisti. È importante notare che i giornalisti del Giornale Radio Rai non parteciperanno allo sciopero, poiché sono già in sciopero sabato 27 aprile.

3 maggio: Giornata Mondiale della Libertà di Stampa

Libertà di stampa

Ogni anno, il 3 maggio offre un’importante occasione per riflettere sull’importanza della libertà di stampa nel mondo contemporaneo. La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa è un momento cruciale per ricordare il valore della libertà di espressione e il ruolo fondamentale dei media liberi nelle società democratiche. La libertà di stampa è un pilastro fondamentale della democrazia, in quanto consente ai media di agire come custodi dell’informazione, della trasparenza e della responsabilità pubblica. I media liberi sono essenziali per garantire che i cittadini abbiano accesso a informazioni accurate, critiche e variegate, consentendo loro di formare opinioni informate e partecipare attivamente alla vita politica e sociale. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti nel promuovere la libertà di stampa in molte parti del mondo, rimangono sfide significative. Troppo spesso, i giornalisti sono soggetti a minacce, intimidazioni e violenze da parte di governi autoritari, gruppi estremisti e altri attori non statali. Il giornalismo indipendente e coraggioso può mettere in discussione il potere costituito, ed è per questo che i giornalisti sono spesso presi di mira da coloro che cercano di sopprimere la verità e mantenere il controllo. Inoltre, nell’era digitale, la libertà di stampa affronta nuove sfide legate alla diffusione di disinformazione e fake news. La proliferazione di piattaforme digitali ha reso più facile che mai per le informazioni errate e manipolate raggiungere un vasto pubblico, minando la fiducia nel giornalismo professionale e nell’informazione accurata. In questo contesto, è fondamentale promuovere la media literacy e sostenere l’indipendenza dei media per contrastare la diffusione della disinformazione e garantire che i cittadini abbiano accesso a fonti affidabili di informazione. La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa ci ricorda che la lotta per la libertà di stampa è una lotta continua. È un impegno che richiede il sostegno e la difesa di tutti coloro che credono nell’importanza di un’informazione libera e pluralistica. Governi, organizzazioni della società civile, media e individui devono unire le forze per proteggere e promuovere la libertà di stampa in tutto il mondo.