Il Giornale di Brescia compie 80 anni: porte aperte il 27 aprile

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Compie 80 anni il Giornale di Brescia, fondato il 27 aprile 1945, all’indomani della Liberazione della città. Il primo numero del quotidiano bresciano riportava in apertura la notizia «Brescia è libera», affermandosi fin da subito come voce del Comitato di Liberazione. Da quel giorno sono seguite quasi 30.000 edizioni, in un racconto continuo e sempre più multimediale della cronaca e della vita cittadina. LA STORIA DEL GdB Il Giornale di Brescia nasce il 27 aprile 1945, mentre la guerra non era ancora terminata del tutto. In quella notte, cronisti e tipografi realizzarono il primo numero, titolato «Brescia è libera», su impulso del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), nei locali che avevano ospitato in precedenza giornali del regime fascista. Il primo direttore fu Leonzio Foresti, nominato il 22 maggio 1945. La gestione del quotidiano rimase al CLN fino al 1946, e la proprietà venne poi regolata con la creazione dell’Editoriale Bresciana nel 1947.Dal Broletto, la sede si trasferì nel 1960 in via Saffi, angolo via Solferino, dove ancora oggi si trova, pur con diverse ristrutturazioni nel tempo (1984-85 e 2019). Parallelamente, il Giornale ha seguito l’evoluzione tecnologica e culturale: nel 1985 passò alla fotocomposizione, nel 2000 nacque la sua edizione online e a Erbusco fu inaugurata una nuova tipografia. La prima edizione interamente a colori uscì nel 2008, mentre il formato cambiò nel 2010. Negli ultimi 15 anni, il GdB ha accelerato la sua trasformazione digitale, culminando con un’app che integra quotidiano, televisione e radio. Direttori principali dal 1945 a oggi: Leonzio Foresti, Mino Pezzi, Alberto Vigna, Vincenzo Cecchini, Ugo Martegani, Gian Battista Lanzani, Giacomo Scanzi e Nunzia Vallini. I FESTEGGIAMENTI PER L’ANNIVERSARIO Per celebrare l’anniversario, il GdB ha organizzato un calendario di eventi lungo tutto il 2025, con un’apertura simbolica proprio il 27 aprile, quando la sede di via Solferino aprirà le porte al pubblico. A partire dalle ore 11, la corte antistante ospiterà una puntata speciale, in diretta televisiva, di «In Piazza con Noi» su Teletutto, seguita da visite guidate alla redazione, alla tipografia e agli studi radio-televisivi del gruppo, tra cui Radio Bresciasette. I lettori potranno incontrare giornalisti e conduttori, assistere a trasmissioni in diretta e scoprire il “dietro le quinte” della produzione giornalistica. Il programma prevede laboratori di lettura per i più piccoli, in due fasce orarie: dalle 11.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 15.30. La diretta radiofonica proseguirà nel pomeriggio dalle 14 alle 16. Alle 15.30, nella Sala Libretti, inizierà la presentazione del libro «Chiamami adulto» di Matteo Lancini, psicologo e docente universitario. Alle 17 sarà la volta dello scrittore Giuseppe Lupo, che illustrerà il romanzo «Storia d’amore e macchine da scrivere», dedicato all’iconica Olivetti Lettera 22. Alle 18.30, sempre in Sala Libretti, si terrà «Il mio GdB», momento di testimonianze in cui i lettori racconteranno episodi significativi legati al quotidiano, accanto a giornalisti che ne hanno fatto parte in diverse epoche. Durante l’intera giornata sarà possibile ottenere una ristampa omaggio della prima pagina del GdB del proprio giorno di nascita e l’annullo filatelico speciale sulla cartolina commemorativa dell’anniversario, grazie alla presenza di Poste Italiane. (In copertina, il logo per gli 80 anni)

Radio Rai, 100 anni di storia

Francobollo Rai

Il 6 ottobre del 1924, dalla stazione di Roma dell’Unione Radiofonica Italiana, si diffuse nell’etere il primo programma quotidiano di trasmissioni radiofoniche in Italia. Da quell’evento pionieristico, sono trascorsi cento anni segnati da imponenti trasformazioni politiche, sociali e tecnologiche. In occasione del 100° anniversario della Radio Rai, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto celebrare questo traguardo con un messaggio che sottolinea l’importanza storica e culturale di questa istituzione. Con la nascita della Repubblica la radio e, successivamente, la televisione, divennero un pilastro della costruzione civile e democratica del nostro Paese, diffondendo il pluralismo, promuovendo il dialogo e la partecipazione, trasmettendo alfabetizzazione e cultura”, ha dichiarato Mattarella, evidenziando il ruolo fondamentale della radio nella crescita civile del Paese. La radio, e in seguito la televisione, hanno svolto un ruolo centrale nella promozione di valori come pluralismo e partecipazione, contribuendo all’alfabetizzazione e alla diffusione della cultura tra i cittadini italiani. Mattarella ha inoltre ricordato l’importanza del contributo della televisione alla formazione della lingua italiana moderna:” Il lessico della televisione contribuì alla nascita della lingua italiana moderna, agevolando la formazione di una comunità linguistica e di valori condivisi, in cui tutti gli italiani potevano riconoscersi”. Questo processo ha aiutato a creare una comunità nazionale coesa, favorendo la condivisione di valori comuni. Guardando al futuro, il presidente ha sottolineato le sfide che la Rai deve affrontare in un contesto dominato dal pluralismo delle emittenti, dalle piattaforme digitali e dai social media. Tuttavia, Mattarella ha ribadito che la missione della Rai rimane invariata: “Oggi, la Rai, erede di una storia di così grande rilievo, si misura con altre sfide, in un contesto caratterizzato dal pluralismo delle emittenti televisive, dalle piattaforme digitali e dai social, in cui la Rai continua ad avere come missione quella di operare per la promozione della libera informazione e della cultura”. Il presidente ha concluso il suo messaggio elogiando le doti che hanno permesso alla Rai di ottenere prestigiosi risultati: indipendenza, autorevolezza, pluralità delle opinioni, originalità, professionalità e innovazione. Questi valori hanno reso la Rai una voce autorevole e affidabile nel panorama dell’informazione italiana, nonché uno dei maggiori centri di produzione e diffusione culturale. “L’augurio che rivolgo alla Rai, ai suoi dirigenti, ai tanti che vi lavorano è di continuare a essere specchio fedele della ricchezza inestimabile della società italiana e, insieme, impulso di progresso nel solco dei valori di libertà, democrazia, giustizia, solidarietà e pace sanciti dalla Costituzione repubblicana”, conclude il capo dello Stato. (in in foto, il francobollo celebrativo dei 100 anni della Radio)

Bresciaoggi: 50 anni di storia e impegno per la comunità bresciana

BresciaOggi, numero zero

Il 28 aprile del 1974 segnò un momento epocale per la città e la provincia di Brescia. In quella domenica di primavera, mentre il mondo si muoveva al ritmo dei suoi avvenimenti, un nuovo protagonista fece il suo ingresso nelle edicole locali: Bresciaoggi. Con un’edizione zero già uscita il 11 aprile e un altro numero “01” pubblicato il sabato precedente, il quotidiano iniziò il suo viaggio, diventando presto un punto di riferimento per la comunità bresciana. Da allora, Bresciaoggi è cresciuto e si è evoluto, diventando un vero e proprio patrimonio collettivo. I suoi redattori e collaboratori hanno saputo interpretare i sentimenti e gli stati d’animo dei bresciani, trasformando il giornale in una voce autentica e rappresentativa della città e della sua provincia. Uno dei valori fondanti di Bresciaoggi è sempre stato il suo impegno nel raccontare la verità, senza cedere alla tentazione del sensazionalismo o dei dettagli macabri. Il giornale ha accompagnato la comunità nei momenti più tragici e nelle sfide più difficili, dalla strage di piazza della Loggia all’omicidio di Aldo Moro, dedicando edizioni straordinarie e dando voce al dolore e alla solidarietà dei bresciani. Ma Bresciaoggi non è stato solo testimone dei momenti bui: ha anche celebrato le vittorie e le gioie della comunità, come la liberazione di Roberta Ghidini e Giuseppe Soffiantini, sequestrati per lunghi mesi, o la promozione e la valorizzazione del patrimonio sportivo e culturale della città. L’impegno sociale e civico di Bresciaoggi si è manifestato in molteplici modi nel corso degli anni. Emblematica è stata la prima pagina bianca con il volto di Roberta Ghidini, un gesto di protesta contro la criminalità che ha suscitato un’ampia reazione nell’opinione pubblica e ha contribuito alla mobilitazione per la sua liberazione. Ma l’evoluzione di Bresciaoggi non si è limitata al suo impegno giornalistico: il giornale è stato anche all’avanguardia nel proporre nuove rubriche e sezioni, anticipando i tempi e rispecchiando le esigenze e gli interessi della comunità. Dalla pagina culturale, con firme autorevoli come quella del filosofo Emanuele Severino, alla sezione sull’economia locale, Bresciaoggi ha saputo adattarsi ai cambiamenti e rimanere sempre al passo con i tempi. Cinquant’anni di storia non sono stati privi di sfide e difficoltà, ma Bresciaoggi ha dimostrato di saper affrontare gli ostacoli con coraggio e determinazione. L’autogestione e la cooperativa hanno permesso al giornale di superare i momenti più critici, mentre il sacrificio e l’impegno di redattori, collaboratori e poligrafici hanno contribuito a preservare e rafforzare il legame con la comunità. Nel celebrare il suo cinquantesimo compleanno, Bresciaoggi ringrazia i suoi lettori e la città che lo ha visto nascere e crescere. Ogni giorno, per 18.000 giorni, l’intera redazione ha lavorato con dedizione e passione per portare avanti la missione del giornale: raccontare la storia di Brescia e dei suoi abitanti, dando voce alle loro speranze, alle loro lotte e ai loro successi. La festa di compleanno di Bresciaoggi è quindi anche la festa dei bresciani, un momento per celebrare insieme il passato, il presente e il futuro di un giornale che continua a essere una voce autentica e rappresentativa della città e della sua provincia.

Il Corriere della Sera: una storia di informazione e dialogo politico

Primo numero del Corriere della Sera

Il 5 marzo del 1876, sotto la luce della prima domenica di Quaresima, l’Italia vide l’ascesa di un nuovo baluardo dell’informazione: il Corriere della Sera. Con un editoriale che invitava il pubblico a parlare chiaro e a discernere tra le righe delle dichiarazioni politiche, il direttore Eugenio Torelli Viollier diede il benvenuto ai lettori in un’era di maturità politica. In un contesto segnato dalla transizione politica dalla Destra storica alla Sinistra storica, il Corriere della Sera si pose come voce della destra moderata, offrendo un terreno neutrale per il dialogo costruttivo con l’opposizione. Con soli tre redattori e quattro operai, l’impresa editoriale prese vita nella Galleria Vittorio Emanuele, simbolo della borghesia milanese. Il nome stesso, Corriere della Sera, rappresentava un cambiamento rispetto alle convenzioni dell’epoca, anticipando la sua uscita pomeridiana. Il giornale, con un mix di cronaca, analisi politiche e rubriche curiose, divenne rapidamente un punto di riferimento per la società italiana. L’introduzione di nuove tecnologie, come il telegrafo e la rotativa, fece aumentare rapidamente le vendite, portando il Corriere alla vetta della stampa nazionale. Durante il periodo d’oro, figure di spicco della cultura italiana contribuirono alla sua firma, consolidando la sua posizione nel panorama giornalistico. Dopo gli anni di censura fascista e le sfide del dopoguerra, il Corriere della Sera continuò a evolversi, mantenendo sempre il suo ruolo di protagonista nell’informazione italiana. Con giornalisti di fama come Indro Montanelli e Oriana Fallaci, il giornale si distinse per la sua capacità di affrontare le sfide politiche e sociali del tempo. Oggi, il Corriere della Sera continua a essere una presenza fondamentale nel panorama giornalistico italiano, testimone e protagonista della storia nazionale e internazionale. (in copertina, il primo numero del Corriere della Sera)