L’Ordine del Lazio, quota associativa del 2026 sale a 110 euro. “Costi alti e morosi”

L’Ordine dei giornalisti del Lazio ha annunciato che nel 2026 la quota di iscrizione passerà da 100 a 110 euro, spiegando che la decisione nasce dall’aumento dei costi di gestione e dalle mancate entrate dovute a un’alta percentuale di morosità. La comunicazione è stata inviata via PEC agli iscritti, insieme alle istruzioni per il pagamento tramite PagoPA. Nel messaggio si legge: “Nei prossimi giorni riceverete via pec il bollettino pagoPA per il rinnovo della quota di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti per l’anno 2026. Questa volta siamo costretti ad aumentare la quota annuale a 110 euro, a causa dei rincari dei costi di gestione e delle mancate entrate dovute a un’alta percentuale di morosità”. La quota rimane a 100 euro solo per chi paga entro il 31 gennaio. Dal 1° febbraio l’importo diventa 110 euro, ma la somma da versare sale a 120 euro perché include gli interessi di mora. Per i giornalisti pensionati, che abbiano comunicato ufficialmente lo stato di quiescenza, la cifra è di 50 euro entro il 31 gennaio e 60 euro dopo quella data. Le altre categorie prevedono importi diversi:– Elenco speciale, professionisti provvisori e pubblicisti provvisori: 150 euro (175 oltre il 31 gennaio).– Elenco stranieri: 120 euro (142 oltre il 31 gennaio). Nel comunicato viene richiamato l’articolo 28 del DPR 115/1965, che permette la quota ridotta ai pensionati dall’anno successivo alla maturazione del diritto, previa comunicazione all’Ordine. Non è previsto il rimborso delle annualità già pagate. Per richiedere la riduzione è possibile rivolgersi agli uffici dell’Ordine o inviare il modulo compilato agli indirizzi odglazio@cert.odg.roma.it e info@odg.roma.it. Dal 2026 i pagamenti saranno effettuati solo tramite PagoPA.
L’editore del Daily Mail punta al controllo del Telegraph per 500 milioni di sterline

L’editore del gruppo di Lord Rothermere comunica di aver firmato nel Regno Unito un accordo con il fondo americano RedBird per acquistare il Telegraph, definendo il prezzo, i protagonisti, le ragioni dell’operazione e il possibile impatto sul settore dei media. Il Daily Mail General Trust (DMGT) spiega in una nota: “Dmgt ha firmato un accordo con Redbird IMI per l’acquisizione di Telegraph Media Group per 500 milioni di sterline”, sottolineando l’obiettivo di definire l’intesa “rapidamente”. Secondo l’editore, questa operazione darebbe “la fiducia” di cui i dipendenti del quotidiano “hanno bisogno”, offrendo una prospettiva di “prosperità sostenibile sulla scena mondiale”. L’operazione dovrà essere esaminata dalle autorità Antitrust, che potranno richiedere la cessione di alcuni asset prima dell’autorizzazione finale. Il gruppo DMGT, proprietario anche dei quotidiani Daily Mail e Metro, aveva mostrato interesse per il Telegraph con l’idea di avvicinare due grandi testate rivolte a un pubblico conservatore. L’eventuale creazione di un nuovo polo mediatico potrebbe ridisegnare gli equilibri nel panorama dell’informazione del Regno Unito, in un contesto politico in cui crescono partiti e movimenti che stanno modificando la distribuzione del consenso elettorale. Il processo di vendita del Telegraph è stato caratterizzato da numerosi passaggi. Il fondo guidato da Gerry Cardinale aveva scelto di non proseguire nella propria offerta, riaprendo il dossier. Il quotidiano, di proprietà della famiglia Barclay dal 2004, era stato messo in vendita dalla banca Lloyds per coprire debiti particolarmente elevati. Successivamente, la joint venture RedBird IMI, sostenuta anche da un fondo con sede ad Abu Dhabi, aveva già raggiunto un accordo con i Barclay e ripagato il debito, ottenendo un’opzione per assumere il controllo della testata. La prospettiva che un gruppo legato a uno stato straniero potesse guidare uno dei giornali più influenti del paese aveva sollevato l’interesse delle istituzioni, che avevano scelto di intervenire con una normativa volta a limitare l’ingresso diretto di soggetti statali esteri nel settore dei media britannici.
Angelucci ridefinisce le direzioni: Cerno al Giornale, Capezzone al Tempo

Il 1° dicembre, nel gruppo editoriale che fa capo all’imprenditore Antonio Angelucci, cambia chi dirige due dei suoi quotidiani più importanti: Tommaso Cerno diventerà direttore del Giornale al posto di Alessandro Sallusti, mentre la guida del Tempo, finora affidata allo stesso Cerno, potrebbe passare a Daniele Capezzone, oggi direttore editoriale di Libero. Il gruppo conferma invece la direzione di Mario Sechi a Libero, che quindi non subirà modifiche. La scelta di affidare Il Giornale a Cerno arriva dopo mesi in cui si parlava di un possibile riassetto interno. Cerno, udinese e cinquantenne, è considerato la figura più spostata sulla scacchiera editoriale del gruppo. La sua carriera è iniziata al Messaggero Veneto, poi è passato a L’Espresso, che ha diretto nel 2016. In seguito è diventato condirettore di Repubblica e, successivamente, parlamentare del Partito Democratico. Negli ultimi anni si è gradualmente spostato verso quotidiani dell’area centrodestra, fino ad approdare al Tempo. Secondo quanto filtrato, Sallusti avrebbe rifiutato il ruolo di direttore editoriale del Giornale, oggi nelle mani di Vittorio Feltri, e per lui potrebbe aprirsi una presenza più stabile negli studi televisivi di Mediaset come analista-commentatore. Le discussioni interne sulla sua uscita dal gruppo avevano generato reazioni, tra cui quelle attribuite proprio a Feltri, e per questo gli editori avevano inizialmente frenato. Ora però il passaggio a Cerno diventa operativo. Durante il suo anno e otto mesi alla guida del Tempo, Cerno è stato descritto come un direttore molto energico, capace di introdurre nuovi ritmi e idee che hanno riportato attenzione su una testata considerata in difficoltà. Il suo metodo di lavoro è definito “solista”: costruisce il giornale seguendo intuizioni personali, senza sempre condividerle in anticipo con la redazione, che comunque riconosce il suo impegno. In un recente incontro pubblico, Cerno ha spiegato come secondo lui sia cambiato il lavoro dei giornalisti: “prima il giornale andava in cerca della notizia, ora la notizia arriva anche al giornale via social network e il valore aggiunto del giornalista non è più nel riportarla così com’è, ma solo nell’approfondimento e nella testimonianza personale”. Ha aggiunto che il compito dei quotidiani è “selezionare le notizie e scegliere quelle che vanno approfondite”, perché devono raccontare qualcosa che non si trova già nei flussi online. Per lui, i giornalisti devono “tornare a essere testimoni diretti”.
Il Sole 24Ore chiude gli eventi per i suoi 160 anni con un concerto nel Duomo di Milano

Il Sole 24 Ore ha celebrato ieri sera a Milano i suoi 160 anni con un concerto speciale diretto dal Maestro Lorenzo Viotti, che ha guidato la Filarmonica della Scala sotto le arcate del Duomo, offrendo al pubblico un evento accessibile anche in streaming. L’iniziativa, organizzata grazie all’ospitalità della Veneranda Fabbrica del Duomo, ha portato in scena la Ciaccona dalla Partita n. 2 in re minore BWV 1004 di Johann Sebastian Bach e la Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, scelte per segnare il momento conclusivo di un anno intero di celebrazioni. L’appuntamento, sostenuto da UniCredit come main partner e da Berlucchi Franciacorta come event partner, ha riunito numerosi ospiti. Tra loro, in veste di ospitante, monsignor Gianantonio Borgonovo, arciprete del Duomo di Milano, che ha dichiarato: “La Veneranda Fabbrica del Duomo e il Capitolo Metropolitano, custodi del Mistero che il Duomo non cessa di manifestare nel cuore della Civitas milanese, accolgono con gioia questo concerto, per celebrare insieme i primi 160 anni de Il Sole 24 Ore. La Filarmonica della Scala, con il rigore sacro della Ciaccona di Bach e la monumentalità della Sinfonia n. 5 di Čajkovskij che si confronta con il tema del fato, ci invita alla riflessione. Ad multos annos!”. Il coordinatore artistico della Filarmonica, Damiano Cottalasso, ha sottolineato il valore del luogo ricordando il “Duomo, che insieme al Teatro alla Scala incarna l’essenza di Milano e il suo tratto distintivo più profondo. L’immensità dello spazio e la dimensione sacra trasformano ogni esecuzione, rendendola sempre un momento particolare, questa volta anche come omaggio al giornale che da oltre un secolo e mezzo racconta la storia, l’economia, la cultura del Paese”. Nel corso della serata è stato ricordato il lungo percorso del giornale, fondato nel 1865. La presidente del Gruppo 24 Ore, Maria Carmela Colaiacovo, ha affermato: “Dal 1865 a oggi, attraversando tre secoli, non ha mai tradito la propria missione: essere un presidio di autorevolezza, indipendenza e competenza al servizio di imprese, istituzioni, professionisti e di tutti i cittadini. Siamo orgogliosi di celebrare 160 anni di storia con un concerto speciale nella suggestiva cornice del Duomo insieme ai nostri stakeholder e lettori: una comunità che si riconosce nel valore imprescindibile di un’informazione di qualità come bene essenziale per il Paese”. L’amministratore delegato del Gruppo 24 Ore, Federico Silvestri, ha evidenziato il valore simbolico dell’evento: “Il concerto esclusivo della Filarmonica della Scala in Duomo – sottolinea l’ad del Gruppo 24 Ore, Federico Silvestri – rappresenta il culmine di un intero anno di iniziative dedicate a celebrare la storia e l’evoluzione del nostro giornale e il suo ruolo nel sistema economico, culturale e informativo del Paese. In questi 160 anni abbiamo costruito un patrimonio di credibilità che è il nostro bene più prezioso e che sarà il faro che ci guiderà anche per il futuro. Viviamo quindi questo anniversario con un forte senso di responsabilità e, soprattutto, uno straordinario stimolo a proiettarci nelle sfide future, mantenendo sempre elevata la qualità del nostro ecosistema informativo capace di generare un grande valore per il Sistema Paese”. A chiudere la serata gli interventi dedicati al lavoro giornalistico. Il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, ha osservato: “Diciamo, senza timore di smentita che in 160 anni di vita Il Sole 24 Ore ne ha viste di tutti i colori. Ci sono stati anni splendidi e altri maledetti. Inutile perdersi in dettagli. L’augurio, per i prossimi 160 anni, è che siano sempre migliori. Di sicuro l’impegno è a continuare il lavoro quotidiano nella ricerca di notizie che i lettori non conoscano già, d’interviste non banali e di analisi degne di essere lette. Sempre all’insegna della dialettica, mai forzando i fatti in funzione delle opinioni”. (In foto, il direttore Fabio Tamburini)
L’Espresso compie 70 anni con mostra, talk e incontro al Quirinale. Attesa per l’archivio digitalizzato del giornale

A Roma, oggi, l’editore Donato Ammaturo e il direttore Emilio Carelli hanno incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per celebrare i 70 anni de L’Espresso, il settimanale fondato nel 1955 da Arrigo Benedetti. L’appuntamento ha aperto una giornata dedicata ai festeggiamenti, iniziata al Quirinale e proseguita nel pomeriggio a Palazzo Brancaccio, dove sono stati organizzati incontri, interventi e una mostra di copertine storiche. Nella nota diffusa dal settimanale si legge che l’incontro con il Capo dello Stato è stato considerato “un onore che rafforza il senso della nostra responsabilità pubblica”. Ammaturo ha ricordato che il futuro dell’informazione passa da un lavoro continuo sulla qualità e sull’autorevolezza, principi indicati come fondamentali anche per gli anni a venire. Carelli ha ringraziato il Presidente per l’attenzione verso la stampa, spiegando che al Quirinale è stata portata la testimonianza di una comunità che ritiene il giornalismo “una missione e un servizio al Paese”. Nel pomeriggio, a Palazzo Brancaccio, si sono alternati giornalisti, artisti, studiosi e personalità istituzionali. La mostra ha esposto prime pagine che hanno segnato momenti importanti della storia italiana e internazionale, come quelle dedicate al caso Moro, all’allarme Aids, alle vicende di Falcone, al traffico di droga, all’operazione contro Bin Laden e alla mafia, con l’immagine di Matteo Messina Denaro. Le copertine sono state presentate come parte della memoria collettiva costruita dal settimanale. Gli incontri sono iniziati con il racconto del lavoro visivo della testata, guidato dall’art director Stefano Cipolla e dall’illustratore Andrea Calisi. Sono poi intervenuti reporter e inviati che hanno parlato del mondo arabo, della musica come forma di impegno e del lavoro delle organizzazioni internazionali. La relatrice speciale dell’Onu, Francesca Albanese, ha spiegato che l’imparzialità significa “portare avanti il lavoro nonostante gli attacchi”, ricordando i sacrifici degli ultimi tre anni. Durante la giornata si è discusso anche del ruolo della televisione nel contrasto alla violenza di genere. La giornalista Serena Bortone ha dichiarato che “la tv è fondamentale” per costruire una società più equilibrata. Non sono mancati interventi sui temi più attuali del giornalismo, dall’importanza dell’inchiesta al rapporto tra stampa e potere. Il conduttore Corrado Formigli ha parlato del recente sciopero al Sole 24 Ore e del bisogno dei giornalisti di poter interrogare chi governa. Tra gli ospiti c’erano anche figure impegnate nella lotta alla mafia, come Nicola Gratteri, e rappresentanti della politica nazionale e locale. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha spiegato che la sua presenza su TikTok nasce dall’idea che “raccontare i nostri interventi è un dovere”. Sono intervenuti anche giovani dirigenti politici e la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, con un messaggio video. Carelli ha ricordato il “gruppo di giornalisti coraggiosi” che fondò il settimanale, spiegando che L’Espresso ha attraversato decenni di storia raccontando diritti, terrorismo, criminalità organizzata e conflitti, come quello di Gaza. Ha inoltre annunciato la prossima pubblicazione online dell’intero archivio digitalizzato, dalla nascita del giornale a oggi.
Trump insulta giornalista durante un botta e risposta sugli Epstein files: “Stai zitta, maialina”

Negli Stati Uniti a bordo dell’Air Force One, il presidente Donald Trump ha insultato la giornalista di Bloomberg Catherine Lucey dopo una domanda sugli Epstein files, generando nuove polemiche su un episodio considerato sessista da numerosi osservatori. L’episodio è avvenuto mentre il presidente tornava verso la residenza di Mar-a-Lago, durante un incontro con i reporter che seguono abitualmente i suoi spostamenti. I fascicoli Epstein raccolgono tutto il materiale nato da una lunga serie di denunce, indagini e testimonianze su Jeffrey Epstein e sulla sua collaboratrice Ghislaine Maxwell. Nel tempo molte ragazze raccontarono di essere state attirate con la scusa di lavori come i massaggi e poi coinvolte in comportamenti inappropriati. Per anni vari segnali e segnalazioni non portarono a risultati concreti, finché il caso non tornò al centro dell’attenzione con nuove inchieste e l’arresto di Epstein, trovato poco dopo morto in cella. Maxwell è stata poi condannata, e negli anni successivi migliaia di documenti sono stati resi pubblici, mettendo in luce i rapporti di Epstein con persone molto conosciute, tra cui Donald Trump. Quando Lucey ha chiesto: “Se non c’è niente di incriminante negli Epstein files, perché non agire per pubblicarli?”, Trump le ha risposto con tono canzonatorio dicendo di stare “zitta” e rivolgendole l’insulto “maialina”, indicandola con il dito. La reporter ha tentato di continuare chiedendo un commento sull’intervista di Tucker Carlson al nazionalista Nick Fuentes, ma il presidente ha aggiunto: “Sei di Bloomberg, giusto? Sei la peggiore, non so nemmeno perché ti tengano”. Catherine Lucey, che in passato ha lavorato al Wall Street Journal e ha seguito la Casa Bianca durante le presidenze Trump e Biden, non ha rilasciato dichiarazioni dopo essere stata contattata dal Telegraph. Lo scambio è avvenuto in un momento delicato per l’amministrazione, impegnata a gestire le tensioni legate allo scandalo Jeffrey Epstein. La Camera Usa ha approvato una legge che obbliga il Dipartimento di Giustizia a pubblicare tutti i documenti del caso entro 30 giorni dall’entrata in vigore, ma ora la decisione passa al Senato, controllato dai Repubblicani, che dovrà votare sulla divulgazione. Trump ha annunciato di essere pronto a firmare il provvedimento, dopo aver mostrato posizioni altalenanti sull’argomento. La vicenda ha creato fratture anche nella base MAGA, storicamente compatta, con segnali di distanza tra Trump e figure considerate fino a poco tempo fa a lui vicine, come Marjorie Taylor Greene, definita dal presidente “traditrice”. Trump sostiene che gli Epstein files rappresentino un “inganno dei democratici”. Nel frattempo lo scandalo continua a produrre conseguenze negli Stati Uniti. L’ex segretario al Tesoro Larry Summers ha annunciato il ritiro dagli impegni pubblici dopo la diffusione di nuove email legate al suo rapporto con Epstein. “Mi vergogno profondamente delle mie azioni e riconosco il dolore che hanno causato”, ha dichiarato, aggiungendo di volersi concentrare sulla ricostruzione della fiducia personale pur continuando il proprio lavoro accademico ad Harvard, dove insegna più corsi universitari e di dottorato. La decisione di mantenere la cattedra ha generato malumori all’interno dell’ateneo.
Il New York Times vuole accedere alle conversazioni di ChatGPT per cercare chi aggira il paywall

Il New York Times ha chiesto in tribunale di ottenere fino a 20 milioni di conversazioni degli utenti di ChatGPT, chiedendo a OpenAI di consegnare messaggi che vanno da storie personali a domande mediche, da dubbi finanziari a contenuti condivisi pensando che restassero privati. Secondo gli avvocati del Times, questi dati servirebbero a cercare esempi di persone che avrebbero usato l’intelligenza artificiale per aggirare il paywall del quotidiano. La richiesta arriva nell’ambito della causa avviata dal giornale contro OpenAI negli Stati Uniti. OpenAI ha spiegato di aver proposto una ricerca limitata alle chat contenenti materiale riconducibile al Times, così da evitare che venissero visionate conversazioni non collegate al caso. Il quotidiano ha rifiutato l’idea e, in precedenza, aveva chiesto ai giudici di impedire agli utenti di cancellare le proprie chat. Aveva anche tentato di ottenere oltre un miliardo di conversazioni, una richiesta respinta dai tribunali. Oggi la disputa prosegue, e riguarda il modo in cui vengono trattati i dati personali quando l’IA è coinvolta in un procedimento legale. OpenAI afferma che la richiesta attuale coinvolgerebbe conversazioni molto delicate e sostiene che “questa richiesta ignora le consolidate tutele della privacy”, ricordando che gli utenti affidano alla piattaforma una grande quantità di informazioni sensibili. L’azienda riferisce che ogni settimana 800 milioni di persone usano ChatGPT per attività quotidiane, studio, creatività e gestione di elementi personali. Il responsabile della sicurezza informatica, Dane Stuckey, dichiara che “le conversazioni private sono tue e non dovrebbero diventare una garanzia in una controversia sull’accesso ai contenuti online”. Secondo quanto comunicato da OpenAI, il campione delle 20 milioni di chat richieste è stato selezionato casualmente tra dicembre 2022 e novembre 2024. L’azienda sostiene che questi dati sarebbero accessibili solo a un ristretto gruppo di legali e tecnici del Times, e che intende insistere affinché eventuale visione avvenga in un ambiente protetto, dopo procedure di anonimizzazione per rimuovere informazioni personali, password e altri elementi sensibili. OpenAI ricorda che la richiesta iniziale del Times era molto più ampia e sottolinea di aver già ottenuto che venisse respinta. L’azienda afferma inoltre che sta accelerando lo sviluppo di funzioni di sicurezza avanzata, incluse tecnologie di crittografia lato client che, una volta operative, dovrebbero rendere inaccessibili le conversazioni persino ai propri sistemi. Al momento, i dati coperti dall’ordinanza giudiziaria sono conservati in un archivio separato e protetto, accessibile solo per adempiere agli obblighi legali. Il Times sostiene che la propria richiesta sia necessaria per sostenere le accuse nella causa in corso e richiama un precedente relativo a un’altra azienda di IA che avrebbe accettato di consegnare chat degli utenti in un caso non collegato. OpenAI dichiara di non considerare questo precedente rilevante e di voler continuare a opporsi. L’esito del procedimento potrebbe incidere sul livello di privacy associato alle conversazioni con strumenti di IA e potrebbe influenzare il modo in cui aziende tecnologiche e tribunali tratteranno in futuro dati generati dagli utenti. L’azienda ribadisce di voler proteggere la riservatezza delle conversazioni e afferma che aggiornerà gli utenti su qualunque sviluppo rilevante dell’ordinanza. La questione resta aperta e coinvolge temi come sicurezza, tutela dei dati e responsabilità nell’uso dell’intelligenza artificiale, mentre tribunali e aziende cercano di stabilire nuovi equilibri in un settore in rapida evoluzione.
Il Telegraph cerca nuovo acquirente: salta l’operazione da 500 milioni di sterline con RedBird Capital

Il fondo americano RedBird Capital ha comunicato di aver rinunciato all’acquisizione del Telegraph Media Group, interrompendo l’operazione da 500 milioni di sterline annunciata a maggio e lasciando incerto il futuro del quotidiano britannico The Telegraph. A confermarlo è stato un portavoce del fondo, che ha dichiarato: “RedBird ha ritirato oggi la sua offerta d’acquisto di Telegraph Media Group”, senza aggiungere motivazioni. La decisione arriva dopo mesi di trattative e dopo un percorso complesso, iniziato quando il gruppo editoriale era stato messo in vendita. La testata, considerata un punto di riferimento per il mondo conservatore del Regno Unito, era già al centro dell’attenzione per le discussioni interne ai vertici della BBC, che avevano contribuito a riportare l’editore in primo piano nel dibattito mediatico. La scalata del fondo guidato da Gerry Cardinale non era stata semplice. Un primo tentativo, presentato l’anno scorso insieme al fondo emiratino IMI, era stato bloccato dal governo conservatore dell’allora premier Rishi Sunak, preoccupato per l’indipendenza dei media britannici e per la possibilità di influenze estere. Di fronte a questi ostacoli RedBird aveva ripresentato l’offerta a maggio come unico azionista di controllo, sostenuta dall’alleggerimento delle regole sulle interferenze straniere introdotte dal governo laburista di Keir Starmer. Nonostante il via libera preliminare, l’accordo non è arrivato alla firma. Anche questa seconda offerta era stata criticata. Nove organizzazioni per i diritti umani e la libertà di espressione, tra cui Index on Censorship, Reporters sans Frontières e Article 19, avevano chiesto alla ministra della Cultura e dei Media Lisa Nandy di intervenire, indicando come rischio i presunti legami con la Cina del presidente di RedBird, John Thornton. Le associazioni avevano sollecitato l’attenzione dell’autorità britannica per la concorrenza CMA e di Ofcom, l’ente che vigila sui media, chiedendo verifiche sull’impatto dell’operazione. La ministra Nandy avrebbe dovuto pronunciarsi a breve sull’eventuale necessità di coinvolgere gli organismi di vigilanza, ma il ritiro di RedBird ha fermato il processo prima di una decisione formale. Dopo l’annuncio, il direttore del Telegraph, Chris Evans, ha inviato un messaggio allo staff del quotidiano. Nel testo ha spiegato: “Da un lato, non è un segreto che io, tutti i caporedattori e molti dei nostri giornalisti nutrissimo delle perplessità su questa offerta. Dall’altro lato, è anche ovvio che questo processo si è protratto per troppo tempo”. Ha poi aggiunto: “Il Telegraph merita proprietari che abbiano a cuore il giornalismo e che siano disposti a investire. Faremo del nostro meglio per garantire che questo processo si concluda il prima possibile, con un acquirente che condivida la nostra passione e la nostra ambizione per il Telegraph”.
ChatGPT inserito per errore in un pezzo del quotidiano Dawn

Ci risiamo. Per la seconda volta in pochi giorni, un contenuto generato da intelligenza artificiale finisce al centro di discussioni pubbliche. Sulla scia di quanto successo a La Provincia, un nuovo episodio ha coinvolto il principale quotidiano in lingua inglese del Pakistan, Dawn, diventato oggetto di grande attenzione il 12 novembre quando i lettori hanno scoperto una frase attribuita a ChatGPT all’interno di un articolo firmato dal giornalista Aamir Shafaat Khan. Il quotidiano, fondato nel 1941 da Muhammad Ali Jinnah, aveva pubblicato un pezzo dedicato all’andamento delle vendite di auto. Tutto sembrava rientrare nelle informazioni economiche riportate dal giornale, fino a quando gli utenti non hanno notato, nel paragrafo finale, una frase fuori contesto. Il testo diceva: “Se vuoi, posso anche creare una versione ancora più accattivante in stile ‘prima pagina’, con statistiche incisive su una sola riga e un layout audace e pronto per l’infografica, perfetto per il massimo impatto sul lettore. Vuoi che faccia anche questo?”. La frase appariva come un passaggio scambiato per errore con un messaggio di editing dell’IA. Una volta scoperta la presenza del testo automatico, l’errore è stato condiviso rapidamente sui social. Molti utenti hanno iniziato a commentare, facendo riferimento al fatto che il messaggio sembrava parte di un processo interno non destinato alla pubblicazione e paragonandolo a un “errore da principianti”. Su Reddit, un lettore pakistano ha scritto: “Mentre leggevo il quotidiano Dawn del 12 novembre, mercoledì, mi sono imbattuto in un articolo in cui ho scoperto l’uso di ChatGPT. È imbarazzante per la carta stampata e, in particolare, per un giornale come DAWN, che gode di un’eccellente reputazione”. Su Instagram, un altro utente ha commentato: “Giornale pakistano sorpreso a usare ChatGPT. Da bambino degli anni ’90, credo che ogni riga del giornale pakistano in inglese sia generata dall’intelligenza artificiale, tranne ‘I ragazzi hanno giocato bene’”. Quando l’ondata di reazioni è arrivata alla direzione del giornale, il quotidiano ha aggiornato immediatamente la versione digitale del pezzo. Nella nota dell’editore ora visibile online si legge che il rapporto “è stato originariamente modificato utilizzando l’intelligenza artificiale, il che viola la nostra attuale politica sull’intelligenza artificiale”, aggiungendo che “il testo generato dall’IA durante il processo di editing è stato eliminato nella versione digitale”. La nota precisa anche che è stata avviata un’indagine interna e che la redazione esprime “rammarico” per la “violazione della politica aziendale in materia di intelligenza artificiale”. Sui social, le reazioni sono proseguite. Alcuni utenti hanno scritto che l’episodio avrebbe mostrato una contraddizione tra le regole dichiarate e i contenuti pubblicati. Sulla piattaforma X, un commento diceva: “ChatGPT ha iniziato a creare giornali. È stato persino scoperto per errore”. Un altro post affermava: “Immaginate di fare la predica agli altri sull’’etica nei media’ mentre pubblicate voi stessi articoli generati dall’intelligenza artificiale”. Diversi utenti hanno osservato come il caso alimenti un dibattito in corso sul ruolo degli strumenti automatici nelle redazioni. Anche su LinkedIn sono stati condivisi messaggi riguardo alle difficoltà delle organizzazioni editoriali nell’adattarsi all’IA, con alcuni professionisti che hanno ricordato l’importanza del controllo delle fonti e del lavoro umano. Un giornalista pakistano ha definito l’incidente “la rovina del giornalismo”, mentre altri lettori hanno parlato dell’episodio come di un esempio della sfida tra procedure tradizionali e nuovi strumenti digitali.
Il Sole 24Ore festeggia 160 anni al Mudec di Milano

Ieri a Milano, al Mudec, si è svolta una giornata aperta al pubblico per celebrare i 160 anni de Il Sole 24Ore, nata nella stessa città nel 1865 come primo quotidiano italiano dedicato all’economia. L’evento ha riunito rappresentanti del mondo politico, economico e culturale, che hanno partecipato a incontri e tavole rotonde pensate per raccontare come il giornale avesse attraversato un secolo e mezzo di trasformazioni del Paese. Durante la mattinata è stato presentato anche il nuovo francobollo dedicato all’anniversario, emesso dal MIMIT con l’annullo filatelico di Poste Italiane, parte della serie “Le Eccellenze del sistema produttivo e del Made in Italy”. Il francobollo riproduce la testata del quotidiano su uno sfondo che richiamava il colore della sua carta e mostra una filigrana neoclassica ispirata ai motivi ornamentali dell’Ottocento. Nel corso del programma, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto a margine dell’evento, ha spiegato che “l’Unione Europea sul fronte energetico consente di acquistare gas naturale liquefatto dalla Russia. L’Italia non lo fa, ma ci sono Paesi come la Germania che hanno assoluta necessità di rifornirsi”. Ha aggiunto che “passare dal 100% di dipendenza, com’era tre anni fa, a zero richiede passaggi intermedi” e che le sanzioni europee “sono misure pesanti, ma non possiamo imporre sanzioni arrivando all’autolesionismo, cioè autosanzionandoci”. Rispondendo a una domanda sul ruolo dell’Ungheria, Pichetto Fratin aveva ricordato che “l’Italia dispone di gas naturale liquefatto e di 28 miliardi di metri cubi di capacità di rigassificazione”, mentre l’Ungheria “non ha accesso al mare per costruire rigassificatori ed era totalmente dipendente dal gas russo”. Il ministro aveva poi osservato che “il quadro geopolitico attuale, segnato da guerre e nuove contrapposizioni tra Paesi, rischia di rallentare i processi e gli accordi presi nelle precedenti Conferenze sul clima”. Durante una tavola rotonda dedicata al tema dell’energia e delle competenze, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha diffuso un videomessaggio nel quale sottolineava che “più di due aziende su tre hanno difficoltà a trovare le risorse umane necessarie, e tutto questo comporta un mancato valore aggiunto pari a circa 44 miliardi di euro”. Ha anche indicato nella formazione la via per colmare il divario, spiegando che “l’attitudine al risparmio energetico sarà una competenza che richiederà indicativamente 2.400.000 persone di nuovi assunti” e che si tratta “di circa due terzi del fabbisogno complessivo del prossimo quinquennio”. Valditara ha inoltre affermato che “serve un’alleanza tra scuola e impresa per preparare i giovani alle sfide della transizione verde”. Alla discussione hanno partecipato anche i vertici di Terna, Enel e Acea. Nel pomeriggio, una tavola rotonda dedicata all’intelligenza artificiale ha visto l’intervento del prorettore del Politecnico di Milano Giuliano Noci, che aveva spiegato che “come Europa non tocchiamo palla, siamo regolatori e fornitori seriali di principi astratti che cozzano con la felicità umana”. Ha fatto riferimento al tema della privacy dicendo che “impediamo di costruire modelli di addestramento sulla sanità, perché vogliamo rispettare la privacy”, e aveva osservato che l’AI “va governata ma non frenata”. Noci ha poi ricordato che “per l’AI Act ci sono voluti 4 anni per disciplinarlo” e ha posto la domanda: “Come può l’Europa dare le regole del gioco se non ha le carte in mano?”.