La Rai contesta Serena Bortone: caso Scurati sotto inchiesta

Serena Bortone

La Rai si trova al centro di un vortice di polemiche dopo aver inviato una lettera di contestazione disciplinare alla giornalista Serena Bortone per un post pubblicato su Facebook il 20 aprile, riguardante la cancellazione dell’intervento dello scrittore Antonio Scurati nella trasmissione “CheSarà…” su Rai 3, condotta dalla stessa Bortone. La vicenda ha preso una piega inaspettata quando Serena Bortone ha deciso di denunciare il caso attraverso i social media, scatenando una reazione a catena che ha coinvolto l’amministratore delegato Roberto Sergio. Quest’ultimo ha risposto inviando una lettera di contestazione disciplinare alla giornalista, suscitando l’indignazione dell’opposizione e del sindacato, con il segretario dell’Usigrai, principale sindacato dei giornalisti Rai, Daniele Macheda, che ha definito l’iniziativa “inaccettabile” e ha criticato duramente l’amministratore delegato Roberto Sergio. In risposta alle critiche, Sergio ha chiarito in commissione di Vigilanza che la contestazione è avvenuta in virtù del post pubblicato da Bortone, ritenuto in violazione della policy aziendale. Ha sottolineato che non è stata vietata né la partecipazione di Scurati né la lettura del monologo, ma ha evidenziato il danno reputazionale subito dall’azienda a causa della vicenda. L’amministratore delegato ha quindi annunciato l’avvio di un procedimento di audit interno per indagare su eventuali disallineamenti procedurali e sui comportamenti dei singoli coinvolti. Bortone ha ora cinque giorni per fornire spiegazioni in merito alla sua condotta. Nel frattempo, durante una conferenza stampa organizzata dall’Usigrai nel giorno dello sciopero, la giornalista ha difeso le proprie azioni, sottolineando di aver semplicemente agito nel rispetto del proprio dovere professionale. Le polemiche si sono estese anche alla questione dello sciopero, con accuse rivolte all’azienda di aver messo in atto un presunto boicottaggio della protesta. Il direttore generale Giampaolo Rossi ha respinto tali accuse, sottolineando che la presenza dei lavoratori durante lo sciopero ha consentito comunque di mandare in onda i telegiornali, e che l’affluenza non è stata tale da impedirne la trasmissione.

Gruber attacca Mentana: ritardo a “Otto e Mezzo”

Otto e Mezzo studio

Una scintilla è scoppiata nel mondo della televisione italiana quando Lilli Gruber ha preso di mira il suo collega Enrico Mentana per un ritardo di 15 minuti nell’inizio della trasmissione “Otto e Mezzo”. La Gruber, nota giornalista e volto di spicco del programma, ha iniziato la serata con una presa di posizione diretta e tagliente, mettendo in chiaro il suo disappunto per l’allungamento del notiziario di Mentana, che ha causato il ritardo nel suo spettacolo. La trasmissione, che dovrebbe tradizionalmente iniziare alle 20:30, è invece partita alle 20:46, come ha sottolineato la stessa Gruber all’apertura dello show. “Benvenuti alle 20:46 e non alle otto e mezzo a Otto e mezzo”, ha dichiarato con un pizzico di sarcasmo, giocando sull’ironia e facendo riferimento al titolo del programma. “L’incontinenza è una brutta cosa, scusateci per il ritardo”, ha aggiunto con un sorriso amaro, enfatizzando la sua delusione per la situazione. “Dall’uno al nove per cento in mezz’ora. Questa è la curva degli ascolti – del tutto simile a quelle dei giorni precedenti – del TgLa7 di ieri sera, segnato da fatti importanti e in continuo aggiornamento”, ha scritto il direttore Mentana sul suo profilo Instagram. Un post accompagnato da una curva che mostra il successo del notiziario e la scalata in share ogni sera, prima di arrivare alla replica a Lilli Gruber: “A quel tg però ha imprevedibilmente fatto seguito un giudizio grevemente sprezzante nei miei confronti da parte di chi conduceva il programma successivo, che pure è ogni sera diretto beneficiario di quella curva ascendente”. “Un giudizio da cui finora nessuno tra i vertici di La7 ha sentito il bisogno di prendere le distanze. Piccolo episodio, ma molto indicativo. A questo punto le distanze, come è doveroso, le prendo io, dai maleducati e dagli ignavi”, ha concluso Mentana tirando in ballo anche i vertici di La7. “Come ogni lunedì ieri eravamo andati lunghi per alcuni fatti importanti. Chi ci ha seguito, Lilli Grbuer, ha avuto parole offensive nei confronti del sottoscritto, sono qui da 14 anni e non ho mai offeso nessuno. Gradirei reciprocità e che nell’azienda non ci fosse il mutismo che accompagna la vicenda da 24 ore. Vedremo se c’è stato qualcosa, sennò trarrò le conclusioni“. Lo ha detto Enrico Mentana nel corso del TgLa7. “La7 sta conseguendo ottimi risultati grazie al contributo di tutti e ad un prezioso lavoro di squadra”, comincia così una nota de La7 di Urbano Cairo sulla vicenda. “Per questo è fondamentale che non venga mai a mancare il rispetto reciproco. Così come è fondamentale che non manchi il rispetto verso un’Azienda che ha nei suoi valori fondanti la libertà di espressione e l’autonomia responsabile dei suoi conduttori e giornalisti. Un’Azienda che ha saputo negli anni mantenere e ampliare il livello di occupazione, risanarsi economicamente, e diventare un punto di riferimento di eccellenza nel panorama informativo e culturale italiano. Per questo – conclude la nota dell’editore – va preservata e tutelata sempre da parte di tutti noi, che ci lavoriamo quotidianamente con passione e orgoglio”. Mentana e Gruber supportano la nota di La7: Mentana condivide su Instagram con un semplice “Sottoscrivo”; Gruber, ripresa da AdnKronos, ha detto: “Condivido da sedici anni la linea e le regole della mia azienda”.

Israele “spegne” Al Jazeera

Lo studio TV di Al Jazeera

Una mossa che ha destato preoccupazione a livello internazionale. Il gabinetto di guerra del primo ministro Benjamin Netanyahu ha votato all’unanimità per il blocco di tutte le attività di Al Jazeera in Israele. Questo provvedimento, che mira a spegnere una delle poche voci giornalistiche rimaste a Gaza, è stato giustificato dal governo israeliano come una risposta all’”incitamento all’odio” durante il recente conflitto con Hamas. Gli uffici di Al Jazeera in Israele e nei territori occupati saranno chiusi, e tutto il materiale tecnico sarà sequestrato, ad eccezione dei dispositivi utilizzati dai giornalisti per il loro lavoro. Tuttavia, questa decisione è stata fortemente criticata come un attacco alla libertà di stampa e come un tentativo di sopprimere la voce critica dei media indipendenti. Hani Mahmoud, un giornalista di Al Jazeera che lavora a Rafah, ha condannato la mossa definendola “l’ultimo episodio di quella che sembra essere la soppressione di qualsiasi critica a ciò che sta accadendo sul terreno in tutta la Striscia”. Mahmoud ha sottolineato il ruolo di Al Jazeera nel documentare le atrocità e le violazioni dei diritti umani commesse durante il conflitto, e ha descritto il divieto come un tentativo disperato di impedire una copertura equa della situazione sul campo. Al Jazeera ha pagato un prezzo terribile per il suo lavoro giornalistico in Medio Oriente. Il suo quartier generale a Gaza è stato distrutto da un bombardamento israeliano, che ha causato la morte e il ferimento di molti giornalisti. Walid Omary, capo della redazione di Gerusalemme, ha ricordato che gli attacchi contro Al Jazeera non sono una novità, con numerosi episodi di intimidazioni e violenze nei confronti dei suoi reporter. LA CONDANNA DI AL JAZEERA Il governo israeliano ha votato all’unanimità per chiudere le operazioni di Al Jazeera in Israele, una mossa che ha scatenato una forte condanna da parte della rete mediatica. Al Jazeera Media Network ha definito la decisione un “atto criminale” e ha accusato Israele di violare il diritto internazionale e umanitario. La rete ha emesso una dura dichiarazione, condannando fermamente la chiusura delle sue operazioni e sottolineando il suo impegno nel fornire notizie e informazioni al pubblico globale. Questa decisione del governo israeliano è stata presa poco dopo che il parlamento del paese ha approvato una legge che consente la chiusura temporanea delle emittenti straniere considerate una minaccia alla sicurezza nazionale durante il conflitto durato mesi a Gaza. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato la decisione tramite un post su X, affermando che il canale di Al Jazeera è stato chiuso per essere stato considerato “un canale di incitamento“. Il ministro israeliano delle Comunicazioni, Shlomo Karhi, ha dichiarato di aver firmato gli ordini contro Al Jazeera, ordinando il sequestro delle attrezzature di trasmissione utilizzate dalla rete. La chiusura degli uffici di Al Jazeera in Israele ha suscitato reazioni immediate da parte della comunità internazionale e dei difensori della libertà di stampa. Gruppi per la libertà di stampa hanno condannato la mossa definendola “atroce” e “retrograda“, sottolineando che chiudere i media è tipico dei regimi autoritari e non delle democrazie. Al Jazeera ha avuto un ruolo significativo nell’ambito del giornalismo internazionale, specialmente durante il conflitto Israele-Palestina. La rete ha documentato le atrocità e le violazioni dei diritti umani, trasmettendo immagini sconvolgenti degli attacchi aerei e delle sofferenze della popolazione civile.  

Sciopero Rai, contrasti tra Tg, Day Time e Approfondimento

Telegiornale

Il prossimo lunedì, 6 maggio, segna una svolta importante per la Radiotelevisione Italiana (RAI), con lo sciopero indetto dall’Usigrai, l’Unione Sindacale Italiana Giornalisti Rai. Mentre l’Usigrai auspica un ampio sostegno allo sciopero, non tutti i giornalisti Rai sembrano intenzionati ad aderire. Tale dissenso potrebbe riflettersi nelle programmazioni dei telegiornali e dei radiogiornali: se Tg1 e Tg2 potrebbero andare regolarmente in onda, si prevedono edizioni ridotte per TG3, Giornale Radio e diverse testate giornalistiche regionali. Il segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda, ha ribadito l’importanza di difendere la libertà di stampa, soprattutto alla luce del recente declino dell’Italia nella classifica mondiale di Reporters Senza Frontiere. Parallelamente allo sciopero, giornalisti appartenenti ai generi “Day Time” e “Approfondimento” avanzano richieste di pari tutele e dignità professionale. Una petizione promossa dai CdR delle due realtà Rai mira a ottenere un riconoscimento equo per coloro che operano al di fuori dei tradizionali telegiornali. Si sottolinea la necessità di una regolamentazione più chiara e di una definizione di ruoli e responsabilità, specialmente nei programmi di approfondimento.

La TV in streaming: una rivoluzione inarrestabile

Televisione

La televisione in streaming si è affermata come la modalità preferita di fruizione dei contenuti per la stragrande maggioranza degli italiani, con quasi 8 su 10 che la guardano quotidianamente, dedicandovi fino a due ore al giorno. Questo boom è alimentato dalla vasta disponibilità di contenuti di alta qualità offerti dalle piattaforme streaming, unite alla libertà e flessibilità offerte dalla visione on demand su qualsiasi dispositivo. Lo conferma uno studio condotto da The Trade Desk e YouGov sulle abitudini degli italiani riguardo allo streaming e le sue implicazioni nel mondo del marketing e della pubblicità. Secondo l’indagine, il 78% degli italiani dedica fino a due ore al giorno alla visione di contenuti in streaming, suddivisi principalmente tra CTV (51%) e YouTube (27%). Al contrario, la TV tradizionale e i contenuti in differita sono guardati da meno della metà degli intervistati. L’interesse per lo streaming attraversa tutte le fasce d’età: dalla Gen Z ai Baby Boomer. I Millennials emergono come i maggiori fruitori della TV in streaming (80%), seguiti dalla TV tradizionale e da YouTube. Anche la Gen X e i Baby Boomer mostrano una crescente preferenza per lo streaming rispetto alla TV tradizionale. Questo trend è destinato a continuare, con il mercato dello streaming in Italia che si prevede raggiungerà un fatturato di 1,45 miliardi di dollari nel 2024, con un tasso di crescita del 9,24%. Le piattaforme streaming continuano a investire in contenuti di qualità, rispondendo alla domanda del pubblico italiano che apprezza la vasta scelta e la flessibilità offerte dall’on demand.  

Scurati si scusa con il Tg1 per inesattezza sull’accusa di vilipendio

Telecamera

Lo scrittore Antonio Scurati ha emesso una rettifica riguardo a un’affermazione fatta in precedenza riguardo al Tg1 della Rai. Durante un’intervista, Scurati aveva dichiarato che una giornalista del Tg1 avesse chiesto la sua incriminazione per vilipendio alle istituzioni. Tuttavia, in una dichiarazione successiva, Scurati ha chiarito che si è trattato di un’incomprensione. “Mi accorgo – afferma Scurati – di aver purtroppo fatto un’affermazione inesatta. L’accusa di vilipendio alle istituzioni mi è stata rivolta in un contesto televisivo diverso dal Tg1 e non da una giornalista di quella testata”. La rettifica è arrivata dopo che Scurati aveva sollevato una serie di questioni riguardo all’erosione della democrazia in Italia e in Europa. Durante un’intervista con Repubblica e altri giornali del network europeo Lena, Scurati aveva espresso preoccupazione per l’ostilità crescente verso la cultura antifascista e per il progetto di riforma costituzionale che, a suo parere, minaccia di indebolire ulteriormente le istituzioni democratiche italiane. Scurati ha evidenziato il discredito dell’istituzione parlamentare come un tratto comune ai populismi sovranisti, affermando che questo fenomeno non riguarda solo l’Italia ma coinvolge tutta l’Europa. Riguardo al suo caso personale, Scurati ha denunciato di essere stato oggetto di violenza morale e psicologica e di minacce, senza aspettarsi scuse da coloro che lo hanno attaccato.

RaiNews24 festeggia 25 anni

RaiNews24 logo 2

Venerdì 26 aprile segna un momento storico per l’informazione italiana: RaiNews24, la rete all news della Rai nata nel 1999, celebra un quarto di secolo di impegno costante nel fornire notizie accurate e approfondimenti giornalistici. Per commemorare questo traguardo significativo, RaiNews24 ha preparato uno speciale in diretta, condotto da Giancarlo Usai, che si terrà a partire dalle 10.30: un’occasione per ripercorrere la storia della rete, condividendo aneddoti e momenti indimenticabili insieme al direttore attuale, Paolo Petrecca, e tutti gli ex direttori del canale. Sarà un’opportunità per ricordare la figura di Roberto Morrione, il primo direttore di RaiNews24, e per ascoltare le testimonianze di illustri giornalisti come Corradino Mineo, Monica Maggioni, Antonio Di Bella e Andrea Vianello. In studio e in collegamento, interverranno esperti di mass media e informazione come Barbara Alberti, Massimo Bernardini e Umberto Broccoli, che contribuiranno a arricchire il dibattito con il loro punto di vista autorevole e competente. La trasmissione non mancherà di offrire un quadro completo della situazione attuale e delle prospettive future della rete, grazie alla partecipazione della presidente della Rai, Marinella Soldi, dell’amministratore delegato, Roberto Sergio, e del direttore generale, Giampaolo Rossi. Sarà un viaggio avvincente attraverso la storia dell’informazione 24 ore su 24 della Rai, esplorando le sfide affrontate e quelle che ancora attendono di essere superate. “Celebrare un quarto di secolo di informazione della all news della Rai, la prima per età e ascolti del Paese, è per tutti noi un onore e un piacere”. Inizia così la dichiarazione con cui il direttore, Paolo Petrecca, celebra i 25 anni di RaiNews. “Da direttore – dice – ringrazio chi mi ha preceduto, e un pensiero particolare va a Roberto Morrione, che accese per primo l’idea di Rainews24 e guidò una redazione di pionieri della notizia. Da oltre 16 anni vivo nel cuore dell’informazione 24 ore su 24 del servizio pubblico e ne sono fiero. Negli ultimi due anni abbiamo fatto grandissimi progressi, in particolare nell’informazione istituzionale e nella gestione delle emergenze. Puntando sull’integrazione aziendale e sulla sinergia col web e con televideo. Ringrazio l’azienda, dove lavoro da 23 anni, per avermi voluto dare una grande occasione e grazie a tutta la squadra, dai vicedirettori al comparto tecnico. Senza di loro non avremmo mai potuto raccontare il mondo che ci circonda”. “L’obiettivo resta ora, nell’immediato – conclude – quello di riuscire a gestire con equilibrio e pluralismo i grandi appuntamenti che ci attendono: elezioni europee, campionati europei di calcio e olimpiadi. Grandi eventi che seguiremo senza perdere di vista però notizie e fatti di tutti i giorni.”

Celebrazione e riflessione: Rai per il 25 aprile

Televisore Rai

Il 25 aprile, l’Italia commemora la sua Liberazione dal nazifascismo, una data simbolo che riveste un significato profondo nella storia del paese. Quest’anno, la Rai ha preparato un palinsesto speciale per onorare questa ricorrenza, con una serie di iniziative editoriali che coinvolgono televisione, radio e web. Le celebrazioni inizieranno con la diretta dei principali eventi istituzionali su Rai 1, curati dal Tg1 in collaborazione con Rai Vaticano e Rai Quirinale. La giornata inizierà con la cerimonia di deposizione della corona d’alloro all’Altare della Patria a Roma, seguita dall’incontro tra Papa Francesco e l’Azione Cattolica in piazza San Pietro. Successivamente, verrà commemorato l’Eccidio nazifascista del 29 giugno 1944 a Civitella Val di Chiana (Ar), con la partecipazione del presidente Mattarella. La programmazione televisiva si arricchirà di contenuti commemorativi. Su Rai 2, “I fatti vostri” e su Rai 3, “Agorà” e “Passato e Presente” approfondiranno i temi legati alla Liberazione. Rai Storia proporrà una maratona di documentari e speciali, tra cui “La lunga Liberazione”, che ripercorre le tappe storiche che hanno portato alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Rai Cultura dedicherà il palinsesto di Rai Storia alla Festa della Liberazione, culminando con uno speciale su Civitella Val di Chiana e altri programmi che approfondiscono la resistenza italiana. Su RaiPlay, una sezione dedicata all’Anniversario della Liberazione offrirà una vasta selezione di film, fiction, e documentari che raccontano storie di coraggio e resistenza. Anche RaiPlay Sound darà spazio a podcast e serie audio dedicati al tema della Resistenza, offrendo agli ascoltatori un’esperienza coinvolgente e informativa. Le trasmissioni radiofoniche di Radio Rai non saranno da meno. Su Radio 1, uno Speciale Gr1 sarà trasmesso al mattino, mentre su Radio 2 Caterpillar celebrerà la Festa della Liberazione con un programma speciale e in serata verrà trasmesso un concerto di Diodato. Su Radio 3, saranno raccontate le storie delle “Volontarie per la libertà”, evidenziando il coraggio delle donne che combatterono il nazifascismo.  

Tv Talk: Bernardini si congeda dopo una lunga storia di successi

notiziario

Dopo oltre due decenni di riflessioni e analisi televisive, Massimo Bernardini, volto storico di “Tv Talk“, si prepara a salutare il programma che ha contribuito a plasmare e che lo ha visto protagonista per così tanto tempo. La notizia, sebbene non ancora ufficiale, sta già circolando, e il 25 maggio segnerà la fine di un’era per il sabato pomeriggio di Rai3. L’esperienza di Bernardini con il programma è iniziata nel lontano 2001 con “Il Grande Talk”, trasmesso inizialmente su Sat 2000. Successivamente, grazie all’alleanza con Rai Educational di Giovanni Minoli, il programma è stato portato in prima visione su Raitre, dove ha poi assunto la denominazione di “Tv Talk”, accompagnando i telespettatori attraverso 22 stagioni ininterrotte. Bernardini, nel ripercorrere questa lunga strada, non esita a ribadire la sua gratitudine nei confronti di coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo viaggio. La decisione di Bernardini di lasciare il programma in un momento di massimo successo non è casuale. A quasi 69 anni e da pensionato, sente che è giunto il momento di passare il testimone alle generazioni più giovani. Tuttavia, non si tratta di un addio definitivo al mondo dell’editoria e dell’audiovisivo, ma piuttosto di una pausa che potrebbe aprirsi a nuovi progetti, se il mercato o la Rai lo vorranno. “Tv Talk” ha rappresentato un’esperienza unica nel panorama televisivo italiano. Ideato da Paolo Taggi, il programma si è distinto per essere un’arena di riflessione critica sulla televisione, coinvolgendo attivamente i suoi protagonisti. Sebbene questa scelta abbia attenuato in parte il confronto polemico, ha aperto la porta a un dialogo più costruttivo e approfondito sul mondo televisivo. Il giornalista non manca di evidenziare l’importanza di mantenere un approccio equilibrato nel giudicare i programmi televisivi, riconoscendo che dietro ogni produzione vi è un lavoro appassionato, indipendentemente dalla sua qualità. La televisione che riesce a mantenere un rapporto onesto con il pubblico, senza cadere né nell’eccesso di volgarità né nell’elitismo, è quella destinata a durare nel tempo. Bernardini ringrazia calorosamente tutti coloro che hanno contribuito al successo di “Tv Talk”, dal suo team di collaboratori ai dirigenti Rai e al pubblico stesso, e si prepara ad affrontare nuove sfide, lasciando dietro di sé un’eredità di critica televisiva illuminante e unica nel suo genere.  

Serena Bortone: ascolti record, ma rischio provvedimenti Rai

Serena Bortone

La giornata di sabato è stata un vortice di eventi per Serena Bortone, che si è trovata al centro di un turbinio mediatico dopo l’inaspettata censura dell’intervento di Antonio Scurati nel suo programma “Che sarà…”. Ciò che sembrava essere un’operazione televisiva intelligente si è trasformato in un caso nazionale, catalizzando l’attenzione non solo degli spettatori, ma anche dei principali esponenti politici del Paese. La lettura del testo censurato da parte della conduttrice ha dato il via a una serie di reazioni a catena, portando a un significativo aumento degli ascolti del programma su Rai3. Da 582.000 spettatori e uno share del 3.4% del 13 aprile, “Che sarà…” ha registrato un balzo agli 899.000 spettatori con il 4.9% di share. Tuttavia, la situazione è andata ben oltre il mero ambito televisivo, trasformandosi in un caso politico che ha scosso la maggioranza e generato agitazione a Viale Mazzini.  “CHI HA SBAGLIATO PAGHI” Le recenti vicende che hanno coinvolto la Rai, in particolare la cancellazione del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile, hanno scatenato una tempesta di polemiche e critiche. In questo contesto, le parole dell’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, assumono un ruolo centrale. Sergio ha dichiarato con fermezza che la Rai è vittima di una “guerra politica quotidiana con l’obiettivo di distruggerla“. Questa affermazione evidenzia una situazione di grande tensione all’interno dell’azienda pubblica, che si trova al centro di una contesa politica dai contorni ancora poco chiari. L’ad ha espresso la propria indignazione per non essere stato informato tempestivamente sugli eventi legati alla cancellazione del monologo di Scurati. Ha annunciato che richiederà una relazione dettagliata sulla vicenda e ha promesso “provvedimenti drastici”. Sergio ha sottolineato la necessità di individuare chi ha commesso errori e ha ribadito che “chi ha sbagliato paghi“. Le parole di Sergio gettano luce su una serie di dubbi e perplessità riguardo alla gestione interna della Rai e alle possibili interferenze esterne. La questione economica legata alla richiesta di 1800 euro per un minuto di trasmissione è stata al centro del dibattito, ma Sergio ha chiarito che non avrebbe censurato il monologo di Scurati per motivi economici. L’ad ha anche sottolineato di non aver ricevuto pressioni politiche dirette dal governo per influenzare le decisioni riguardanti i programmi o i conduttori. Tuttavia, resta il dubbio su chi possa essere interessato a danneggiare la Rai e quali siano le motivazioni dietro a questa presunta guerra politica. I PROVVEDIMENTI Le tensioni sono aumentate ulteriormente con la polemica tra Sergio e UsigRai, culminata con la richiesta da parte del sindacato di difendere l’azienda dalle presunte minacce di distruzione. Tuttavia, la questione principale rimane la possibile azione disciplinare nei confronti di Serena Bortone. Secondo fonti riportate da Repubblica, potrebbe essere imminente un provvedimento disciplinare e la chiusura della trasmissione “Che sarà…” entro giugno. Questa prospettiva, tuttavia, sembra non intimorire Bortone, anzi potrebbe rappresentare un’opportunità per consolidare ulteriormente la sua posizione mediatica. La sua lettura del testo censurato ha suscitato ampio sostegno da parte del pubblico e potrebbe trasformarsi in un simbolo di resistenza contro la presunta interferenza politica nei media.