Bruno Vespa in diretta: “La smettete, basta rompiscatole”

Bruno Vespa furioso con gli autori in diretta

Bruno Vespa si è spazientito durante la puntata speciale di Porta a Porta dedicata alle Elezioni Europee e Amministrative 2024, trasmessa lunedì 10 giugno su Rai1. Il noto conduttore e giornalista ha avuto un acceso battibecco con gli autori del programma che lo incalzavano a chiudere la trasmissione. Il momento di tensione è emerso nelle battute finali della puntata, mentre gli ospiti in studio erano impegnati in un animato confronto. Sullo sfondo, Vespa ha cercato di prendere la parola: “Bene, scusate ma io devo dare la linea al Tg1”. Nonostante i ripetuti tentativi di Vespa di interrompere il dibattito con un cortese “Scusate, scusate, per favore, dobbiamo chiudere”, gli ospiti hanno continuato a parlare. Quando il conduttore ha alzato la voce, rivolgendosi visibilmente infastidito verso qualcuno dietro le quinte, ha esclamato: “Mi state facendo cenno, vi ho visto, la smettete! Ecco, basta per favore”. L’intervento di Vespa ha portato un momento di silenzio nello studio, seguito dalla spiegazione rivolta agli ospiti: “Volevo chiudere perché questi rompiscatole fanno cenni”. Nonostante la drammatica conclusione, la puntata di Porta a Porta non ha ottenuto il successo sperato. Il programma, dedicato agli approfondimenti sulle Elezioni Europee e Amministrative 2024, ha registrato un’audience di soli 886.000 spettatori, pari al 5.87% di share. Un risultato deludente, specialmente se confrontato con Propaganda Live su La7, che ha attratto 894.000 spettatori con il 7.47% di share, e Quarta Repubblica su Rete 4, condotto da Nicola Porro, seguito da 864.000 spettatori con il 6.48% di share.

Serena Bortone e il caso Scurati: Usigrai critica Roberto Sergio

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Il dibattito intorno alla mancata messa in onda del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile continua a suscitare accese discussioni e polemiche. Al centro di tutto, l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, e la giornalista Serena Bortone, conduttrice del programma “Chesarà…”. Le dichiarazioni di Sergio durante l’evento hanno sollevato un’ondata di reazioni, tra cui l’indignazione del Partito Democratico e le critiche dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai. Roberto Sergio non ha usato mezzi termini nel giudicare il comportamento di Serena Bortone. La giornalista aveva denunciato sui social la mancata trasmissione del monologo di Scurati, aprendo la strada a un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Sergio ha affermato: “A nessun dipendente di nessuna azienda sarebbe consentito di dire cose contro l’azienda in cui lavora. Lei questo ha fatto e non è stata punita“. Inoltre, Sergio ha negato qualsiasi forma di censura, sostenendo di aver invitato Bortone tramite WhatsApp a mandare in onda il monologo, ma che lo scrittore ha rifiutato di partecipare poiché non veniva pagato. Antonio Scurati ha prontamente risposto alle accuse di Sergio, definendo falsa l’affermazione secondo cui non avrebbe partecipato perché non retribuito. “Lo sfido a fornire prova del contrario”, ha dichiarato Scurati, ribadendo che l’accordo economico era stato chiuso e che la sua partecipazione era stata annullata solo dopo che aveva inviato il testo del monologo, che sollevava questioni imbarazzanti per il capo del governo. Scurati ha inoltre criticato la gestione della Rai, accusandola di esercitare una “pressione soffocante” sulla libertà d’informazione. L’Usigrai ha definito “inaccettabili e gravissime” le dichiarazioni di Sergio su Serena Bortone. “Arrivare a ipotizzare pubblicamente il licenziamento di una dipendente mentre è in corso un procedimento disciplinare ha il sapore della minaccia”, ha affermato il sindacato. Inoltre, l’Usigrai ha sottolineato l’ipocrisia di Sergio, ricordando un episodio del 2023 in cui egli stesso aveva attaccato pubblicamente un collega su Facebook senza subire conseguenze simili.

Festa della Repubblica: programmazione e approfondimenti Rai

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La Festa della Repubblica si avvicina e la Rai ha preparato un ricco palinsesto di eventi in diretta e approfondimenti per celebrare questa importante ricorrenza. Ecco gli appuntamenti principali. CONCERTI E CELEBRAZIONI Sabato 1° giugno c’è stato il primo appuntamento, alle 17:50, con la diretta del Concerto dal Palazzo del Quirinale. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, diretta da Michele Gamba, ha eseguito un ampio repertorio che spazia da Mozart a Respighi e Rossini. La replica del concerto sarà trasmessa domenica 2 giugno alle 21:15 su Rai 5. Domenica 2 giugno Domenica 2 giugno, dalle 9:00 alle 11:30, il Tg1 e Rai Quirinale trasmetteranno in diretta dai Fori Imperiali la Parata militare alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Su Rai 2, a partire dalle 8:00, andrà in onda la cerimonia “Lezioni di Costituzione” a cura di Rai Parlamento, dall’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati. Su Rai 3, la Festa della Repubblica sarà al centro degli approfondimenti di “Agorà Weekend”, “Mi manda Raitre” e “Timeline”. Quest’ultimo, a partire dalle 10:45, discuterà il ruolo dei social media nel ricordare l’importanza del 2 giugno, con la partecipazione di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. COPERTURA NEI TELEGIORNALI Le diverse Testate Rai dedicheranno ampio spazio alla Festa della Repubblica nelle edizioni dei rispettivi telegiornali. Le sedi regionali di Lombardia, Abruzzo, Molise e Puglia realizzeranno servizi sulle celebrazioni nei rispettivi territori. RaiNews24 seguirà in diretta la parata dai Fori Imperiali, offrendo servizi dedicati e collegamenti con ospiti in studio. Su Rai Radio 1, le principali edizioni del GR copriranno la ricorrenza, con uno speciale GR1 domenica 2 giugno alle 10:00, condotto da Elena Baiocco e Gaetano Barresi, in diretta dalla postazione di Radio 1 ai Fori Imperiali. Insieme ai conduttori, sarà presente il capitano di fregata Federico Mariani, mentre i giornalisti della redazione politica e cronaca si muoveranno tra il pubblico e le personalità presenti per raccontare l’atmosfera della Festa. Previsti anche collegamenti telefonici con militari all’estero. RADIO E CANALI TEMATICI Su Rai Radio 2, venerdì 31 maggio dalle 18:00 alle 20:00, “Caterpillar” ospiterà un esponente della società civile che parteciperà alla parata del 2 giugno. “Ovunque6 Morning Show”, dalle 6:00 alle 7:30 di domenica 2 giugno, dedicherà spazio alla ricorrenza. Rai Radio 3 Classica proporrà una programmazione musicale incentrata su brani di eminenti compositori e interpreti italiani. Per le reti specializzate, Radio Kids lancerà una campagna social ad hoc per l’occasione. Rai Cultura dedicherà un ampio palinsesto su Rai Storia con appuntamenti su ‘Passato e Presente’, che ricorderà l’iter politico del referendum monarchia-repubblica e il contributo delle donne nell’Assemblea costituente. APPROFONDIMENTI STORICI Tra i documentari in programma su Rai Storia, ci saranno: “1946: le donne al voto” alle 10:00, che si concentrerà sulle lotte per il suffragio femminile. “L’Assemblea costituente” alle 10:10, che ripercorrerà l’inizio della stesura della Costituzione. “Nascita della Repubblica” alle 11:00 e alle 17:00, una serie di documentari firmati da Sandro Bolchi, Ermanno Olmi e Vittorio De Sica. Lo speciale “Telemaco” racconterà il voto alle donne, la storia dei prigionieri italiani all’estero e le contestazioni dei monarchici, con vari appuntamenti durante la giornata. RAI PLAY E ALTRE INIZIATIVE Sulla piattaforma RaiPlay, la Festa della Repubblica sarà celebrata con contenuti dedicati suddivisi in varie categorie, tra cui mini-serie, film TV, documentari e programmi per i più giovani. Alcuni titoli includono “De Gasperi – L’uomo della speranza”, “Storia di Nilde”, “Tina Anselmi – Una vita per la democrazia”, e la docu-serie “Buonasera Presidente”.

La Rai e il Papa: “frociaggine” coperta tardi?

Papa Francesco

La notizia delle parole pronunciate dal Papa ai cardinali italiani, sull’eccesso di “frociaggine” nei seminari, è arrivata ai telespettatori Rai con notevole ritardo. Secondo quanto riportato da Domani, questo episodio sembra rappresentare una nuova sfaccettatura del servizio pubblico sotto il governo Meloni. Nel migliore dei casi, il ritardo nella diffusione della notizia è stato di dodici ore. Lunedì 27 maggio, durante le edizioni serali dei telegiornali Rai, non c’è stato alcun accenno alle parole del Papa. La linea ufficiale di Viale Mazzini parla di “autonomia dei Direttori”, mentre altre fonti suggeriscono difficoltà nella verifica della veridicità della notizia. Anche nella notte, con l’eccezione di Rai Tre che ha dedicato un titolo alla notizia già a Linea Notte, i telespettatori Rai non sono stati informati della vicenda. Lo scoop era di Dagospia, poco prima delle 20 del 27 maggio, ripreso subito da alcune testate. Il giorno seguente non è andato meglio. Il Tg1 ha accennato alla notizia nell’edizione delle 8 del mattino, con una certa circospezione. “Secondo quanto trapela, il Papa, ricorrendo anche a espressioni forti, avrebbe confermato l’orientamento già espresso,” ha detto il giornalista in conduzione Giuseppe Rizzo. Nessun servizio approfondito, nessun intervento del vaticanista di testata, solo una notizia letta dal conduttore con immagini di supporto. Mancava soprattutto il virgolettato al centro della controversia: l’insulto usato dal Papa, che ha costretto Francesco a scusarsi pubblicamente. Nelle edizioni del Tg1 e del Tg2 dell’ora di pranzo, la copertura è stata simile. Il Tg2 delle 13 ha utilizzato il condizionale per spiegare come Francesco avrebbe usato “parole gergali difficili da maneggiare per chi non è di madrelingua italiana” e ha fatto riferimento a non meglio specificate “espressioni colorite”. Il Direttore del Tg2, Antonio Preziosi è in ottimi rapporti con il Vaticano, grazie al legame con il Prefetto per la Comunicazione Paolo Ruffini e la sua lunga esperienza da vaticanista. Anche il direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, ha una vasta esperienza in questo campo, avendo ottenuto le carte del processo al cardinale Becciu prima di tutti gli altri e avendo intervistato Francesco. A mediare con la segreteria del Papa è stato il Promotore di Giustizia dello Stato Vaticano Alessandro Diddi, con cui Chiocci ha un rapporto privilegiato. Nell’edizione delle 13.30 del Tg1, effettivamente il servizio sull’insulto usato dal Papa c’è stato, ma di nuovo si sono utilizzate perifrasi: “Espressioni particolarmente forti”. A corredo, l’intervista a monsignor Mauro Cozzoli ha tentato di contestualizzare la dichiarazione riferendola a “preti omosessuali che tengono comportamenti scorretti”. Da Viale Mazzini si sottolinea come non ci sia stato coordinamento nel non dare la notizia, ma anche come nessuno dei vertici sia rimasto perplesso nel non vedere la notizia in onda lunedì sera. Qualcuno suggerisce che “magari semplicemente le edizioni non sono state guardate”. Altrove, invece, si sono usate meno premure: Enrico Mentana su La7 ha scelto di leggere il virgolettato integralmente, mentre il Tg3 ha evitato di pronunciarlo, descrivendolo come “offensivo” e mostrando titoli di giornale in cui l’espressione era riportata in chiaro.

Tg2 cambia look: nuova veste grafica e sigla

Tg2 nuova grafica

“Sono emozionato, da oggi il Tg2 cambia casa”. Con queste parole, il direttore del Tg2 Antonio Preziosi ha presentato il nuovo look del telegiornale, che da domani si presenterà ai telespettatori con una veste grafica completamente rinnovata e una sigla inedita. “Un servizio pubblico all’avanguardia deve poter contare su ambientazioni moderne”, ha sottolineato Preziosi, evidenziando come il nuovo studio sarà animato dalla dedizione della squadra del Tg2 e destinato a diventare parte integrante dell’esperienza dei telespettatori. Il rinnovamento, curato interamente dalla Direzione Produzione Tv del Centro Produzione Tv di Roma, si propone di innovare rimanendo fedele alle radici del Tg2. La nuova sigla, infatti, integra elementi del passato e del futuro, rappresentando un vero e proprio ritorno alle origini. “La persona al centro dell’informazione. È questa l’idea che ha ispirato il nuovo studio del Tg2”, spiega Preziosi, che poi prosegue: “È un impegno che viene dalla nostra storia e ci proietta verso il futuro. Per questo la nuova sigla contiene una citazione del passato. Quel ‘2’ che si compone in vari colori ci ricorda da dove veniamo e ci spinge a rinnovare l’impegno di serietà e di credibilità verso chi ci ascolta anche in futuro”. Un elemento di orgoglio è l’utilizzo esclusivo delle risorse interne Rai per la realizzazione del progetto. “Il fatto di aver utilizzato professionalità Rai per la progettazione dello studio e anche per la sigla non può che renderci orgogliosi”, ha commentato l’Amministratore delegato Rai Roberto Sergio. Questo approccio si inserisce nel quadro del nuovo piano industriale dell’azienda, focalizzato sull’innovazione, la trasformazione in digital media company e la valorizzazione delle eccellenti maestranze interne. All’inaugurazione del nuovo studio hanno partecipato molti direttori Rai, tra cui Antonio Pionati, Mario Orfeo, Gian Marco Chiocci, Paolo Petrecca e Alessandra Ferraro. La scenografia del nuovo Tg2 è stata realizzata da Flaminia Suri, la progettazione grafica da Alessandro Cossu, il progetto registico da Silvia Belluscio e Adriano Ilari, il coordinamento tecnico da Salvatore Zaru e Simone Di Battista, mentre il Direttore della fotografia è Stefano Russo.

Mario Orfeo confermato alla direzione del TG3

Mario Orfeo TG3

Come spesso accade in vista di un nuovo Consiglio di amministrazione della Rai, i media sono stati invasi da indiscrezioni e speculazioni riguardanti possibili cambiamenti ai vertici delle varie direzioni di testata e di generi. Tra le più chiacchierate, ancora una volta, la direzione del TG3, spesso al centro di voci di cambiamento. Tuttavia, contrariamente alle aspettative di alcuni, Mario Orfeo è stato riconfermato come direttore del TG3. I giornalisti del TG3 denunciano una situazione critica, caratterizzata da innesti esterni graditi solo alla politica, un’identità snaturata, e una scarsità di troupe, mezzi e redattori a causa del blocco del turn over. Le scelte aziendali hanno privato la rete di volti storici e audience, mentre i nuovi programmi non hanno saputo attrarre spettatori, aggravando la crisi. Il calo di ascolti su Rai3 ha ripercussioni negative anche sul TG3. I giornalisti chiedono un cambio di passo urgente, inclusa una riforma della governance aziendale, per salvare Rai3 e riconquistare il pubblico. Le indiscrezioni circolate nelle scorse settimane suggerivano che il Movimento Cinque Stelle, sotto la guida di Giuseppe Conte, stesse premendo per ottenere ruoli più influenti all’interno della Rai. L’obiettivo era quello di assicurarsi che la televisione pubblica funzionasse al meglio, grazie anche al loro contributo. Questo avrebbe potuto significare cambiamenti significativi, inclusa la direzione del TG3. La conferma di Mario Orfeo rappresenta una vittoria del merito e della professionalità. Orfeo è una figura di rilievo all’interno della Rai, avendo diretto con successo tutte e tre le principali testate giornalistiche dell’emittente: il TG2, il TG1 e attualmente il TG3. La sua carriera è stata segnata da una serie di successi, inclusa la sua nomina a Direttore Generale e la direzione della Struttura Approfondimenti. La decisione di mantenere Mario Orfeo alla guida del TG3 riflette l’intenzione di garantire stabilità e continuità nella gestione delle testate giornalistiche della Rai. In un periodo caratterizzato da turbolenze e incertezze, la presenza di una figura esperta e competente come Orfeo rappresenta un elemento di solidità per il TG3. Questo assicura che il telegiornale della terza rete continui a fornire un’informazione di qualità e affidabile al pubblico italiano. In linea con la conferma di Orfeo, non sono previsti cambiamenti significativi nemmeno nelle altre direzioni giornalistiche della Rai. Gianmarco Chiocci continuerà a dirigere il TG1, mentre Antonio Preziosi rimarrà alla guida del TG2.

Caso Scurati-Bortone: la retromarcia di Soldi

Marinella Soldi

La presidente della Rai, Marinella Soldi, ha recentemente effettuato una significativa retromarcia nella gestione del caso Scurati-Bortone. Inizialmente in disaccordo con l’amministratore delegato Roberto Sergio, Soldi ha poi escluso qualsiasi intento di censura da parte dei vertici di viale Mazzini. Durante un’audizione in Commissione di Vigilanza, Soldi ha dichiarato: “Non possono essere attributi intenti censori al vertice aziendale“. Questa affermazione è arrivata in merito alla mancata partecipazione dello scrittore Antonio Scurati al programma “Chesarà…” e all’audit aperto a carico della conduttrice Serena Bortone. La presidente ha spiegato che la ricostruzione dei fatti fornita dall’amministratore delegato era sostanzialmente corretta, ma ha sottolineato come l’audit abbia rivelato una vicenda più complessa, caratterizzata da disallineamenti operativi e comunicativi all’interno della direzione editoriale. CONTESTO E REAZIONI L’audit ha mostrato anomalie nella tempistica e nei comportamenti all’interno della direzione editoriale. Soldi ha sottolineato l’importanza di agire in maniera unitaria per preservare la reputazione dell’azienda, evidenziando che certe azioni e comportamenti inusuali hanno contribuito a colorare la vicenda in un contesto specifico. Tuttavia, ha ribadito che non ci sono stati intenti censori da parte dei vertici aziendali. La presa di posizione di Soldi ha sollevato diverse reazioni, soprattutto tra i parlamentari democratici della commissione di vigilanza Rai. Questi ultimi hanno espresso preoccupazione per le possibili pressioni subite dalla presidente, mettendo in dubbio la sua imparzialità nella gestione del caso. CASO GASPARRI Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha alimentato ulteriormente la polemica mostrando in Commissione la scaletta del programma “Chesarà…” che prevedeva la presenza di Scurati a titolo gratuito. Gasparri ha ringraziato la presidente per aver chiarito che non ci sono stati intenti censori, ma dall’opposizione sono arrivate richieste di trasparenza su come Gasparri avesse ottenuto la scaletta del programma. LA VISIONE DI SOLDI “Una Rai dalla governance profondamente mutata, più salda perché slegata dagli scossoni quotidiani del dibattito nazionale e con orizzonte temporale più ampio. Una Rai coerente con lo European Media Freedom Act: un servizio pubblico che sia pilastro della società democratica, grazie a una maggiore indipendenza e a un finanziamento adeguato e stabile”, ha aggiunto la presidente Soldi in Vigilanza. “Una Rai trasparente nei suoi processi, per alimentare la fiducia dei dipendenti e degli utenti. Una Rai trasparente anche nell’informazione: capace di mostrare all’utente come costruisce le sue notizie, compreso il racconto della politica (e meno focalizzata sui politici)”.

La Toscana cerca Tv e radio per format istituzionali

Telecomando

La Regione Toscana ha avviato una ricerca di emittenti televisive e radiofoniche locali per la diffusione di format istituzionali e servizi multimediali riguardanti l’attività della giunta regionale. Nei giorni scorsi sono stati pubblicati due decreti che offrono alle emittenti interessate la possibilità di partecipare manifestando il proprio interesse entro il 3 giugno, venti giorni dalla pubblicazione dell’avviso. Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha spiegato che l’obiettivo dell’avviso è istituire un elenco di durata quadriennale da cui attingere per eventuali future convenzioni. Possono partecipare le emittenti con sede in Toscana e iscritte al ROC, il registro degli operatori della comunicazione. Le notizie verranno trasmesse tramite televisioni in digitale terrestre e radio via etere, coprendo eventi, progetti, opportunità, servizi, attività e risultati raggiunti dalla giunta regionale. L’Associazione Stampa Toscana, rappresentata dal presidente Sandro Bennucci, ha espresso particolare soddisfazione per i requisiti richiesti, avendo sollecitato a lungo un intervento a sostegno dell’informazione locale. Tra i requisiti vi è la presenza in organico di giornalisti regolarmente assunti con contratti di categoria (Fnsi, Aeranti Corallo, Frt) e regolari versamenti contributivi. Per le televisioni, è richiesto l’impiego di almeno quattro giornalisti a tempo pieno o equivalenti, mentre per le radio sono richiesti almeno due giornalisti a tempo pieno o equivalenti. Inoltre, le emittenti devono aver prodotto strisce quotidiane di informazione locale autoprodotte per almeno due ore e mezza al giorno, in fascia diurna, negli ultimi dodici mesi. Il sostegno e il potenziamento dell’informazione locale sono considerati cruciali dalla presidenza della Regione Toscana. Questo progetto mira a creare posti di lavoro per giornalisti e a garantire il rispetto dei contratti di lavoro. I requisiti delle emittenti potranno essere verificati annualmente per garantire il rispetto degli obblighi assunti. Le televisioni partecipanti devono inoltre aderire ai codici di autoregolamentazione sulla tutela dei minori in televisione, sulle trasmissioni di commento degli avvenimenti sportivi e su televendite, servizi di astrologia e cartomanzia, pronostici di lotto, superenalotto, lotterie e giochi simili.  

Collaboratori esterni tagliati: Radio Capital preoccupata

Radio Capital

La redazione di Radio Capital esprime profonda preoccupazione per il clima di incertezza che sta vivendo da alcuni mesi. La situazione è iniziata con le voci di una possibile vendita dell’emittente, successivamente smentite dall’editore, che hanno generato un clima di insicurezza tra i dipendenti. A queste voci è seguito il trasferimento di un caposervizio in un’altra redazione del gruppo editoriale, trasferimento che non è stato accompagnato da alcuna sostituzione, né numerica né contrattuale, lasciando così un vuoto significativo nella struttura organizzativa della redazione. L’ultimo colpo a questa situazione di incertezza è arrivato con la comunicazione a voce che, a partire dalla fine di giugno, i giornali radio subiranno una radicale trasformazione. Le varie edizioni non prevederanno più i servizi dei collaboratori esterni, che sono stati contattati per chiudere i loro rapporti di lavoro, alcuni dei quali duravano da vent’anni. Questi collaboratori esterni hanno sempre rappresentato una risorsa centrale nella produzione dei giornali radio e la loro eliminazione ha suscitato forti proteste all’interno della redazione. La redazione si interroga se questo ridimensionamento possa rappresentare solo il primo passo di una ulteriore riduzione del lavoro giornalistico, un timore che aggrava il già delicato clima lavorativo. Di fronte a questi cambiamenti significativi, la redazione di Radio Capital richiede chiarezza attraverso un immediato confronto con l’azienda. La richiesta è motivata dalla necessità di comprendere le reali intenzioni dell’editore e di ottenere garanzie sul futuro della redazione e della qualità del lavoro giornalistico prodotto. La redazione di Radio Capital resta in attesa di una risposta tempestiva da parte dell’azienda, auspicando un dialogo costruttivo che possa dissipare i timori e permettere di affrontare il futuro con maggiore serenità e certezza.

È morto Franco Di Mare, aveva 68 anni

Franco Di Mare

’’Abbracciato dall’amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall’affetto degli amici più cari oggi a Roma si è spento il giornalista Franco Di Mare. Seguirà comunicazione per le esequie’’. Il mondo del giornalismo italiano piange la perdita di uno dei suoi pilastri, Franco Di Mare, un uomo la cui vita è stata un’esemplare testimonianza di dedizione e passione per l’informazione. Attraverso decenni di lavoro instancabile, Di Mare ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del giornalismo. La carriera Nato il 28 luglio 1955, ha intrapreso il suo percorso professionale dopo essersi laureato in Scienze Politiche presso l’Università Federico II di Napoli. Le sue prime esperienze giornalistiche lo hanno visto impegnato come cronista di giudiziaria per L’Unità, prima di trasferirsi a Roma e diventare caporedattore della redazione centrale dello stesso giornale. Tuttavia, è stato il suo ingresso nella Rai nel 1991 a segnare l’inizio di una carriera che lo avrebbe reso una figura di spicco del giornalismo televisivo italiano. Come inviato speciale per il TG2, Di Mare ha coperto alcuni degli eventi più significativi della storia recente, concentrandosi soprattutto sulla guerra nei Balcani, ma senza trascurare altre zone di conflitto in Africa e America centrale. La sua capacità di raccontare le vicende internazionali con profondità e sensibilità lo ha reso un punto di riferimento per il pubblico italiano, guadagnandosi un’enorme popolarità. Il suo passaggio al TG1 nel 2002 ha ampliato ulteriormente la sua portata, consentendogli di seguire da vicino i principali eventi globali, dalle guerre del Golfo all’instabilità politica dell’America Latina. Di Mare si è distinto per la sua capacità di ottenere interviste esclusive e di cogliere gli aspetti più profondi e intricati delle situazioni che ha raccontato. Ma Di Mare non era solo un giornalista di guerra. La sua versatilità lo ha portato a condurre programmi di grande successo come Uno Mattina e Sabato e Domenica, diventando un volto familiare per milioni di italiani. La sua capacità di comunicare in modo chiaro e coinvolgente lo ha reso un conduttore amato e rispettato. Il suo contributo alla Rai è stato riconosciuto con incarichi sempre più prestigiosi, culminati con la direzione di Rai 3 nel 2020. Anche dopo il suo pensionamento nel 2021, Di Mare ha continuato a lavorare con dedizione, conducendo il programma Frontiere fino al maggio 2023. Impegno civile L’eredità di Franco Di Mare va oltre il suo lavoro giornalistico. Il suo impegno sociale e civile è stato evidente attraverso il suo lavoro come testimonial per organizzazioni umanitarie e attraverso progetti artistici come lo spettacolo teatrale “Amira”, in cui ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli orrori della guerra. La malattia La sera del 28 aprile, durante il programma televisivo “Che tempo che fa”, Franco Di Mare, un giornalista con una lunga carriera alle spalle, ha condiviso con il pubblico la sua battaglia contro il mesotelioma, un tumore legato all’esposizione all’amianto. Con voce ferma ma carica di emozione, ha raccontato il suo drammatico percorso, sottolineando l’importanza della ricerca scientifica e trasmettendo un messaggio di speranza per una possibile soluzione futura. Il conduttore Fabio Fazio ha presentato il libro di Di Mare, intitolato “Le parole per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi“, pubblicato da Sem, che non solo racconta la vita del giornalista ma invita anche alla riflessione sull’importanza della solidarietà, specialmente nei momenti di malattia. Di Mare ha espresso il suo sdegno per il trattamento ricevuto dai vertici della Rai, affermando di non aver ricevuto risposte alle sue richieste di supporto durante la sua malattia. Le sue accuse si sono concentrate su Fabrizio Salini e Carlo Fuortes, ex amministratori delegati della Rai, insieme ai responsabili del personale e legale Felice Ventura e Francesco Spadafora. Roberto Sergio, attuale amministratore delegato della Rai, e Giampaolo Rossi, direttore generale, hanno dichiarato di essere venuti a conoscenza della situazione solo il 28 aprile 2024 e si sono impegnati a fornire tutto il supporto possibile a Di Mare. La ricostruzione della vicenda indica che Salini potrebbe essere stato a conoscenza della situazione prima di lasciare l’incarico, mentre Fuortes potrebbe aver gestito la questione tramite gli uffici competenti.