Papa Leone XIV eredita i social ufficiali del papato, in nove lingue per 52 milioni di follower

Papa Leone XIV ha assunto oggi la gestione degli account social ufficiali del papato su X e Instagram, mantenendo attiva la presenza digitale della Santa Sede. A comunicarlo è il Dicastero per la Comunicazione, specificando che il pontefice ha deciso di mettere da parte il suo account personale su X (@drprevost) e di proseguire la comunicazione istituzionale attraverso i profili già utilizzati dai suoi predecessori. L’account @Pontifex su X, attivo dal 2012, era stato inizialmente creato durante il pontificato di Benedetto XVI, per poi essere utilizzato da Papa Francesco. Oggi conta un totale di 52 milioni di follower distribuiti su nove lingue: inglese, spagnolo, portoghese, italiano, francese, tedesco, polacco, arabo e latino. Si tratta di uno dei più ampi canali digitali gestiti da un capo di Stato, oltre che di una delle principali fonti di comunicazione ufficiale del Vaticano. Parallelamente, su Instagram, Papa Leone XIV utilizzerà il profilo @Pontifex – Pope Leo XIV, considerato il solo account ufficiale del pontefice sulla piattaforma. Anche in questo caso si conferma la continuità con l’account di Papa Francesco, @Franciscus, che resterà online ma non più attivo per nuovi contenuti. Il Dicastero ha inoltre reso noto che i contenuti pubblicati da Papa Francesco verranno archiviati in una sezione dedicata del sito istituzionale Vatican.va, dove resteranno consultabili per studiosi, fedeli e media.
Spotify paga 100 milioni di dollari ai creator per sfidare YouTube

Spotify ha distribuito oltre 100 milioni di dollari a editori e creatori di podcast da gennaio 2025, nell’ambito di un nuovo programma di partnership introdotto quest’anno. Lo ha dichiarato la stessa azienda in un’intervista con il DealBook del New York Times. Il progetto mira ad attrarre nuovi creator e i loro pubblici, cercando di contrastare il dominio crescente di YouTube, che ha consolidato la propria posizione nel mercato grazie alla popolarità dei podcast video. Secondo un rapporto pubblicato a gennaio da Edison Research, più della metà degli americani sopra i 12 anni guarda podcast in formato video, prevalentemente su YouTube. La piattaforma di Google dichiara di raggiungere un miliardo di utenti mensili, superando di gran lunga i 170 milioni di ascoltatori mensili di Spotify su un pubblico totale di 675 milioni. Dal 2021 al 2024, YouTube ha pagato oltre 70 miliardi di dollari ai creator e ai media partner, mentre Spotify ha deciso di cambiare approccio solo nel 2025, offrendo ricompense economiche aggiuntive basate sull’interazione dei propri abbonati premium. Il nuovo programma rappresenta una svolta per Spotify, che finora condivideva solo i ricavi pubblicitari, come YouTube. Oggi l’azienda integra quei pagamenti con incentivi legati al caricamento di contenuti video originali. Inoltre, ha annunciato che in alcuni mercati gli utenti premium non vedranno più annunci dinamici nei podcast video, una mossa pensata per aumentare l’engagement. Secondo dati interni, il consumo video sulla piattaforma è cresciuto di oltre il 40% da gennaio. Tra i beneficiari del programma, David Coles, creatore del podcast horror “Just Creepy: Scary Stories”, ha riferito che i suoi guadagni trimestrali da Spotify sono passati da 45.500 a 81.600 dollari grazie alla nuova formula. Coles ha affermato di aver rivalutato la sua “piattaforma di casa”. Un impatto simile è stato registrato anche da YMH Studios, network di podcast comici con oltre 2,1 milioni di iscritti su YouTube, che ha dichiarato di aver triplicato i propri ricavi su Spotify, pur senza rivelare le cifre esatte. Spotify, quotata alla Borsa di New York ma con sede a Stoccolma, pubblicherà i risultati finanziari martedì: secondo le stime di S&P Capital IQ, otterrà un utile ante imposte di circa 540 milioni di euro su vendite per 4,2 miliardi. L’azienda, che ha raggiunto la prima piena redditività annuale nel 2024, continua a distribuire e vendere spazi pubblicitari per uno dei podcast più seguiti al mondo, “The Joe Rogan Experience”, disponibile anche su YouTube. Spotify punta ora a recuperare terreno nel settore, investendo su strumenti di monetizzazione diretta e sulla fidelizzazione dei creator.
Meta ha acquisito Instagram e Whatsapp “perché sviluppare app è difficile”

Mark Zuckerberg ha dichiarato che Meta ha acquisito Instagram e WhatsApp perché “sviluppare nuove app è difficile”, non per soffocare la concorrenza. Il ceo lo ha affermato durante la sua testimonianza nel processo antitrust avviato dalle autorità statunitensi contro Meta. Secondo quanto riportato dal New York Times, Zuckerberg ha spiegato che l’azienda ha tentato di creare “dozzine di app” nel corso della sua storia, ma la maggior parte di queste “non ha avuto successo”, motivando così le acquisizioni di Instagram nel 2012 per 1 miliardo di dollari e di WhatsApp nel 2014 per 19 miliardi di dollari. La Federal Trade Commission (FTC) sostiene che Meta detenga una posizione di monopolio nel mercato dei social network e ha contestato la legittimità delle acquisizioni, affermando che Meta ha eliminato la concorrenza attraverso queste operazioni. Meta respinge le accuse, sottolineando che la FTC non considera adeguatamente la concorrenza rappresentata da piattaforme come TikTok, iMessage di Apple e Snapchat.Durante il procedimento, gli avvocati della FTC hanno presentato email interne del maggio 2018 in cui Zuckerberg evidenziava il rischio di un possibile scorporo di Instagram e WhatsApp nei successivi 5-10 anni, a causa delle pressioni sull’industria tecnologica. Prima dell’inizio del processo, secondo il Wall Street Journal, Meta aveva offerto 450 milioni di dollari per patteggiare con la FTC, una cifra inferiore ai 30 miliardi richiesti dalle autorità. La FTC aveva poi indicato una soglia minima di 18 miliardi di dollari, mentre Meta era disposta ad arrivare a quasi 1 miliardo. Le trattative si sono concluse senza accordo e la vicenda è approdata in tribunale. (In foto, Mark Zuckerberg)
OpenAI potrebbe lanciare un social per sfidare Meta e X

OpenAI sta valutando la creazione di un social network in grado di competere con X e Instagram, sfidando direttamente Elon Musk. La notizia è stata diffusa da The Verge e rilanciata da Ansa: il progetto, ancora in fase iniziale, si basa sulla popolarità della nuova funzione di generazione di immagini all’interno di ChatGPT, denominata ChatGPT immagini. Non è ancora chiaro se OpenAI lancerà il social come app separata o se opterà per un’integrazione diretta in ChatGPT, che lo scorso mese è diventata l’app più scaricata a livello globale. La possibile entrata di OpenAI nel mercato dei social media potrebbe intensificare la rivalità tra Sam Altman ed Elon Musk, in corso da tempo e caratterizzata anche da scontri pubblici. I rapporti tra i due si sono deteriorati a partire dalla fuoriuscita di Musk da OpenAI, società che aveva co-fondato, per divergenze sulla sua trasformazione in un’entità a scopo di lucro. Attualmente, Musk ha fondato xAI, concorrente diretta di OpenAI, e ha recentemente proposto senza successo l’acquisto di OpenAI per 97,4 miliardi di dollari. Altman, nel frattempo, ha risposto provocatoriamente offrendo di acquistare Twitter per 9,74 miliardi. Le tensioni si sono estese anche a progetti infrastrutturali come Stargate, un’iniziativa da miliardi di dollari per l’intelligenza artificiale promossa da Altman e supportata da Softbank e Oracle, criticata pubblicamente da Musk. La nuova iniziativa di OpenAI si inserisce in un contesto competitivo che coinvolge anche Meta, la quale sta lavorando a un’app AI autonoma con feed social integrato. L’eventuale lancio di un social network consentirebbe a OpenAI di ottenere dati proprietari in tempo reale, preziosi per l’addestramento dei propri modelli di intelligenza artificiale, analogamente a quanto fanno Meta e X. Secondo fonti vicine al progetto, il prototipo interno di OpenAI prevede un feed sociale incentrato sulla generazione di immagini con l’obiettivo di migliorare la qualità dei contenuti condivisi attraverso l’assistenza dell’intelligenza artificiale. Al momento, un portavoce di OpenAI non ha commentato ufficialmente la notizia e non è chiaro se il progetto verrà effettivamente lanciato. (Credits foto copertina: Primaonline)
Meta AI arriva in Europa su WhatsApp, Messenger e Instagram

Dopo una lunga attesa, la Meta AI debutta finalmente in Europa e diventa accessibile anche agli utenti italiani attraverso le app di messaggistica istantanea di Meta: WhatsApp, Messenger e Instagram. L’annuncio arriva a oltre un anno dalla sua presentazione ufficiale, avvenuta durante l’evento Meta Connect del settembre 2023 in California, ma il percorso per l’arrivo nel mercato europeo è stato tutt’altro che immediato. Le ragioni del ritardo sono legate alle regolamentazioni europee sulla privacy e alle richieste di trasparenza avanzate dal garante irlandese per la protezione dei dati (DPC), responsabile della supervisione delle attività Meta nel continente. La Meta AI si basa su Llama 3.2, una versione aggiornata del modello linguistico open source sviluppato dall’azienda, e al momento offre funzioni di generazione testuale. Gli utenti potranno chiedere di scrivere o riscrivere contenuti, ricevere suggerimenti o chiarimenti, ma non sarà possibile generare immagini o analizzare fotografie. Queste funzioni avanzate, già attive in altri Paesi, restano bloccate in Europa proprio a causa dei dubbi su come i dati degli utenti vengano utilizzati per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. Sulle piattaforme Meta, utilizzare l’IA è semplice e immediato. Basta cercare “Meta AI” nella lista dei contatti oppure cliccare sul cerchio colorato — blu, verde e viola — visibile nelle app. Su Instagram e Messenger, il chatbot è disponibile anche nella barra di ricerca dei messaggi. Su WhatsApp, oltre alla conversazione diretta, è possibile menzionare l’IA nei gruppi scrivendo @Meta AI, seguito dalla domanda. Una volta attivato, il chatbot risponde in tempo reale, come avviene con altri assistenti virtuali già diffusi, da ChatGPT a Gemini, ma con un vantaggio pratico: non serve uscire dall’app in uso. Tuttavia, ci sono delle precauzioni da tenere a mente. Le risposte fornite da Meta AI non sono sempre accurate: come altri modelli generativi, anche questo può soffrire di allucinazioni, ovvero fornire contenuti plausibili ma inventati. Inoltre, il sistema non è connesso a internet e non può effettuare ricerche in tempo reale: il suo sapere si ferma ai dati disponibili fino a dicembre 2024, limite temporale dell’ultimo aggiornamento del modello Llama. Questo rende inaffidabili le risposte su eventi molto recenti. Fino ad oggi, in Europa era possibile interagire con la Meta AI solo tramite i Ray-Ban Meta, occhiali smart con supporto vocale IA. Tuttavia, anche in quel caso, molte funzioni erano disattivate proprio per ragioni normative. All’estero, invece, l’IA può già analizzare ciò che l’utente osserva tramite la fotocamera degli occhiali, offrendo informazioni contestuali in tempo reale: una funzione che in Europa resta bloccata. Meta ha voluto chiarire che le conversazioni con la sua intelligenza artificiale nelle app europee non saranno usate per addestrare i modelli futuri. Un’informazione fondamentale, dato che diverse big tech raccolgono le interazioni con le IA proprio per migliorare le performance dei loro algoritmi. Le leggi europee, però, obbligano le aziende a dichiarare apertamente come intendono trattare i dati degli utenti e a offrire la possibilità di rifiutare l’uso delle proprie conversazioni a scopo di training. (Immagine di copertina generata con Chat GPT)
Instagram sperimenta il pulsante “Non mi piace” nei commenti

Instagram sta testando un nuovo pulsante “Non mi piace”, che consentirà agli utenti di esprimere privatamente il proprio dissenso sui commenti dei post e dei Reels. La conferma arriva dal capo della piattaforma, Adam Mosseri, dopo che alcuni utenti avevano notato questa funzione in fase di test. Mosseri ha spiegato su Threads che l’obiettivo principale di questa funzione è creare un ambiente più amichevole e ridurre la visibilità dei commenti più negativi. Il pulsante “Non mi piace” sarà completamente anonimo, quindi nessuno potrà sapere chi lo ha utilizzato. Questa novità potrebbe aiutare a migliorare la qualità della sezione commenti, scoraggiando interazioni tossiche e rendendo la piattaforma più accogliente. Un portavoce di Meta ha ribadito che il pulsante “Non mi piace” non serve a punire gli utenti, ma a migliorare il ranking dei commenti, spostando quelli meno apprezzati in basso. Questo approccio è simile a quello già adottato da piattaforme come Reddit e YouTube, dove il sistema di downvote aiuta a gestire i contenuti meno pertinenti o poco apprezzati dalla community. Negli ultimi mesi, Instagram ha introdotto diverse novità per competere con TikTok, che negli Stati Uniti sta affrontando incertezze normative. Tra le innovazioni recenti, la piattaforma ha annunciato lo sviluppo di una nuova app per editing video, ispirata a CapCut, il software di montaggio di TikTok. Inoltre, ha ampliato la durata massima dei Reels a tre minuti, un’altra mossa per attrarre utenti abituati ai contenuti di maggiore lunghezza.
Trump prolunga TikTok: 75 giorni per trovare acquirenti

Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per mantenere attiva TikTok negli Stati Uniti per altri 75 giorni, offrendo un temporaneo sollievo agli utenti della popolare piattaforma social, nonostante persistano preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale. L’ordine consente a ByteDance, la società madre cinese di TikTok, di guadagnare tempo per trovare un acquirente statunitense, evitando il divieto che sarebbe scattato il 19 gennaio. Questo passo avviene in un contesto di tensioni geopolitiche e regolamentari, con accuse che TikTok possa essere usato da Pechino per spiare e manipolare gli utenti americani. TikTok, con 170 milioni di utenti negli Stati Uniti, ha visto l’app disattivata per oltre 12 ore nel weekend prima del blocco previsto per legge. Dopo l’annuncio di Trump, il servizio è stato ripristinato per gli utenti esistenti, mentre Apple e Google non hanno ancora reso disponibile l’app nei loro store. Le preoccupazioni sulla sicurezza di TikTok risalgono al 2020, quando Trump aveva emesso ordini per vietare le operazioni di ByteDance e WeChat. Sebbene quei divieti fossero stati bloccati dai tribunali, il Congresso ha approvato recentemente una legge che obbliga ByteDance a vendere TikTok, imponendo sanzioni fino a 5.000 dollari per utente alle piattaforme che distribuissero l’app dopo il termine ultimo. Trump ha affermato che gli Stati Uniti potrebbero negoziare un controllo del 50% di TikTok, valutando la piattaforma fino a 500 miliardi di dollari. Tuttavia, l’applicazione dell’ordine esecutivo potrebbe sollevare dubbi legali, in quanto non è chiaro se l’estensione di 90 giorni prevista dalla legge possa essere retroattiva. Mentre ByteDance continua a dichiarare la propria riluttanza a vendere, la Cina ha mostrato segnali di flessibilità, suggerendo un possibile accordo. Nonostante ciò, resta da vedere se le società tecnologiche americane coinvolte, tra cui Oracle, Apple e Google, opteranno per conformarsi alle richieste legislative o alle pressioni presidenziali.
TikTok, Trump propone controllo 50% agli investitori statunitensi

TikTok è ufficialmente offline negli Stati Uniti a causa di una legge approvata dal Congresso nel 2024, entrata in vigore domenica, che vieta l’applicazione e altre piattaforme di ByteDance sul territorio americano. Il presidente eletto Donald Trump ha però annunciato un ordine esecutivo per sospendere la norma, proponendo un compromesso che prevede una partecipazione azionaria al 50% da parte di investitori statunitensi per placare le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale. La legge, pensata per limitare il controllo cinese sui dati degli utenti americani, impone multe fino a 5.000 dollari per utente ai fornitori che non rispettano il divieto. Trump ha chiesto ai provider e agli store di applicazioni di ripristinare l’accesso alla piattaforma, garantendo protezione legale retroattiva contro eventuali sanzioni. Intanto, TikTok resta inaccessibile ai suoi oltre 170 milioni di utenti negli Stati Uniti, scatenando reazioni contrastanti. La Corte Suprema ha rifiutato di sospendere la legge, ritenendo legittime le preoccupazioni del Congresso, mentre diverse aziende hanno manifestato interesse per un’acquisizione parziale di TikTok USA. Tra queste, spiccano Frank McCourt, con un’offerta di 20 miliardi di dollari senza includere l’algoritmo principale, e la start-up Perplexity AI, con una proposta di fusione da 50 miliardi di dollari. Molti utenti, ormai privati della loro app preferita, si sono spostati su piattaforme alternative come Clapper e Xiaohongshu. Intanto, crescono i download di software VPN per aggirare le restrizioni, segno della popolarità ancora intatta di TikTok negli Stati Uniti. Trump spera di trovare un accordo definitivo prima del suo insediamento, ma le negoziazioni si preannunciano complesse e incerte.
Gli “orfani” di TikTok attratti da Meta e YouTube

La conferma della chiusura di TikTok da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti ha scatenato fermento tra i giganti del settore digitale. La potenziale chiusura della popolare piattaforma, che conta circa 170 milioni di utenti americani, potrebbe innescare una migrazione di massa verso alternative consolidate o emergenti. Tra i principali beneficiari si profilano Meta, YouTube e la piattaforma cinese Xiaohongshu, conosciuta a livello internazionale come RedNote, tutte già al lavoro per accogliere il pubblico di TikTok. Secondo un articolo del New York Times, Meta, guidata da Mark Zuckerberg, si sta preparando a capitalizzare questa opportunità. Il colosso ha sviluppato strategie per adattare Instagram alle esigenze degli utenti di TikTok, rendendolo ancora più simile alla piattaforma cinese. Fonti vicine a Meta rivelano che sono in corso iniziative per attrarre i creator più influenti, offrendo incentivi e potenziando funzioni come i video brevi e il social commerce. Richard Kramer, analista di Arete Research, ha definito Instagram una “casa naturale” per i creator e gli utenti di TikTok, grazie alla capacità di combinare engagement e shopping online. Anche YouTube ha implementato modifiche significative per prepararsi a questa eventualità. La piattaforma ha esteso la durata massima dei video di YouTube Shorts, portandola da uno a tre minuti, avvicinandosi così al formato di TikTok, che consente video fino a dieci minuti. Inoltre, YouTube ha organizzato un programma di “boot camp” per i suoi creator, orientato a rafforzare il segmento di YouTube Shopping, un’area che potrebbe trarre grande vantaggio dall’arrivo di nuovi utenti e influencer. Un altro importante player è la piattaforma cinese Xiaohongshu, nota a livello globale come RedNote. Questa applicazione, già affermata in Cina, si prepara a intercettare parte dell’utenza americana di TikTok, puntando su contenuti visivi e funzionalità di social commerce. Con un’impronta che ricorda il mix di estetica e interazione tipico di TikTok, Xiaohongshu potrebbe rappresentare un’alternativa interessante, soprattutto per chi cerca piattaforme innovative. Con un mercato di 170 milioni di utenti in gioco, il bando di TikTok potrebbe ridefinire le dinamiche del panorama social negli Stati Uniti. Tuttavia, le sfide non mancano. Gli utenti americani di TikTok sono noti per la loro fedeltà alla piattaforma e non sarà facile convincerli a migrare verso nuove soluzioni. Allo stesso tempo, l’incertezza legale che ancora circonda il bando potrebbe rallentare la corsa dei competitor. Ciò che è certo, però, è che il vuoto lasciato da TikTok rappresenta una straordinaria opportunità per i giganti della tecnologia, pronti a ridefinire il futuro dei social media negli Stati Uniti. (In foto, Mark Zuckerberg)
TikTok oscurato negli USA: stop a 170 milioni di utenti. Trump: “Deciderò lunedì”

Nella notte tra sabato 18 e domenica 19 gennaio, TikTok ha bloccato l’accesso a oltre 170 milioni di utenti americani, attuando una misura drastica in risposta al divieto imposto da una legge statunitense che proibisce l’utilizzo dell’applicazione se la sua proprietà rimane in mani cinesi. La legge, confermata di recente dalla Corte Suprema, mira a tutelare la sicurezza nazionale, ma ha scatenato tensioni politiche, economiche e legali. Agli utenti che tentavano di accedere al social network, è apparso un messaggio che spiegava la situazione: “Negli Stati Uniti è stata promulgata una legge che vieta TikTok“, si legge in un messaggio che appare agli utenti che tentavano di utilizzare il social network. “Purtroppo, ciò significa che per ora non puoi utilizzare TikTok. Siamo fortunati – si legge ancora – che il presidente Trump abbia indicato che lavorerà con noi per trovare una soluzione per ripristinare TikTok una volta entrato in carica. Rimanete sintonizzati!”. Tuttavia, nonostante queste rassicurazioni, TikTok ha deciso di agire in modo preventivo, oscurando la piattaforma. La normativa, approvata dal Congresso con il sostegno bipartisan di democratici e repubblicani, prevede la messa al bando di TikTok a meno che ByteDance, la società cinese che ne detiene la proprietà, non ceda il controllo a investitori americani. Il presidente Trump, nel suo secondo mandato, sembra intenzionato a concedere una proroga di 90 giorni, ma ha dichiarato che non ha ancora preso una decisione definitiva. “Devo valutare con attenzione: è una questione molto grossa”, ha affermato Trump, lasciando aperta la possibilità di un annuncio imminente. TikTok ha bloccato il servizio negli USA, accusando le autorità di non garantire un blocco legale al divieto. La legge prevede pesanti sanzioni per le aziende coinvolte, mentre il mondo politico è diviso: Trump ora sostiene TikTok, ma resta pressato dai repubblicani più rigidi. I democratici frenano per non alienarsi milioni di utenti contrari al divieto. Sebbene ByteDance abbia investitori americani, resta una società cinese, alimentando accuse di spionaggio. L’amministratore delegato Shou Zi Chew ha denunciato una violazione del Primo Emendamento, mentre il caso simbolizza la complessa relazione tra tecnologia, politica e libertà d’espressione.