Washington Post, hacker tentano accesso a e-mail. Credenziali reimpostate per precauzione

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Il Washington Post ha rilevato un attacco informatico mirato al proprio sistema di posta elettronica, scoperto nella giornata di giovedì 13 giugno. A darne comunicazione, in una nota interna ottenuta dalla CNN, è stato il direttore esecutivo del quotidiano, Matt Murray, che ha precisato come l’intrusione abbia coinvolto un numero limitato di account di giornalisti. Il giorno successivo, venerdì 14, l’intera redazione è stata invitata a reimpostare le proprie credenziali di accesso come misura precauzionale. Secondo quanto riportato, l’attacco hacker avrebbe avuto come obiettivo specifici giornalisti del Post, già contattati dalla direzione. “Sebbene la nostra indagine sia in corso, riteniamo che l’incidente abbia interessato un numero limitato di account di giornalisti del Post e abbiamo contattato coloro i cui account sono stati interessati”, ha dichiarato Murray nella nota. Lo stesso ha aggiunto: “Non crediamo che questa intrusione non autorizzata abbia avuto ripercussioni su altri sistemi postali o abbia avuto ripercussioni sui nostri clienti”. Il Washington Post non ha fornito dettagli sull’identità degli aggressori informatici, né ha confermato se siano coinvolti soggetti statali o gruppi criminali organizzati. Un portavoce del giornale ha infatti rifiutato di commentare sulla possibile attribuzione dell’attacco. Il Wall Street Journal è stato il primo organo di stampa a dare notizia dell’incidente. In un contesto più ampio, il Wall Street Journal stesso era già stato colpito da una campagna di hacking pluriennale portata avanti da presunti hacker legati alla Cina, scoperta nel 2022. In quel caso, gli attacchi si erano concentrati su giornalisti impegnati nella copertura di tematiche relative alla Cina, suggerendo un interesse strategico verso l’attività informativa delle principali testate statunitensi.

Ordine dei Giornalisti: dal 2026 serve una card con standard di sicurezza UE

Press card giornalisti

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha avviato le procedure di verifica per introdurre una card professionale elettronica destinata a sostituire il tradizionale tesserino cartaceo. La decisione nasce in risposta al Regolamento UE 2019/1157, che stabilisce requisiti minimi di sicurezza per i documenti d’identità rilasciati nell’Unione Europea e rende obsoleti i tesserini attualmente in uso. A partire dal 2026, infatti, il tesserino in formato cartaceo non potrà più essere utilizzato come documento valido di riconoscimento. Il Consiglio nazionale sta esaminando diverse soluzioni tecniche e organizzative per garantire una transizione efficiente verso il nuovo formato, tra cui la possibilità di avviare una collaborazione istituzionale con la Zecca dello Stato. L’ipotesi prevede che le nuove press card elettroniche siano emesse in accordo con gli Ordini regionali e distribuite direttamente agli iscritti. Tra le opzioni in discussione, si valuta anche la durata del documento, che potrebbe essere annuale o pluriennale, e la modalità di invio, con spedizione postale all’indirizzo del giornalista registrato presso l’Albo. L’obiettivo dichiarato è garantire uno strumento conforme agli standard europei e utile per l’identificazione professionale dei giornalisti iscritti. La transizione rientra in un più ampio processo di digitalizzazione e adeguamento normativo che coinvolge tutte le professioni ordinistiche e mira a migliorare l’affidabilità, la sicurezza e il riconoscimento dei documenti professionali, soprattutto in ambito comunitario e internazionale. Il Consiglio nazionale ha confermato che “le valutazioni sono in corso” e che ogni aggiornamento verrà condiviso con gli iscritti attraverso i canali ufficiali dell’Ordine. (Foto di copertina generata con Chat GPT)

The Guardian lancia Secure Messaging per tutelare le fonti giornalistiche

Il Guardian lancia Secure Messaging

The Guardian ha annunciato oggi, 9 giugno, il lancio di Secure Messaging, un nuovo sistema di comunicazione crittografata e anonima pensato per tutelare le fonti giornalistiche all’interno della propria app ufficiale. Lo strumento, frutto di una collaborazione tra il team tecnologico del quotidiano britannico e il Dipartimento di Informatica e Tecnologia dell’Università di Cambridge, consente a chiunque di inviare segnalazioni ai giornalisti senza dover uscire dall’app e senza rivelare la propria identità. La tecnologia utilizzata rende i messaggi indistinguibili dal normale traffico dati dell’applicazione, garantendo così un ulteriore livello di anonimato. Secondo i tecnici coinvolti nel progetto, l’innovazione principale risiede nella capacità del sistema di nascondere l’esistenza stessa della comunicazione. I messaggi sono visibili solo al giornalista destinatario e si autodistruggono dopo 14 giorni. Il Guardian ha scelto di rendere open source il codice della piattaforma, permettendo ad altre testate giornalistiche di adottare la stessa tecnologia. “Secure Messaging rappresenta un progresso significativo nella protezione dell’anonimato delle fonti”, ha dichiarato Caspar Llewellyn Smith, responsabile dei prodotti per Guardian News & Media. “Abbiamo sempre utilizzato procedure riservate per la condivisione di informazioni digitali e Secure Messaging è un modo protetto per le fonti di entrare in contatto”. Lo strumento si affianca a sistemi esistenti come SecureDrop, già utilizzato dal Guardian per la ricezione di documenti anonimi tramite la rete Tor. A differenza di quest’ultimo, però, Secure Messaging non richiede software aggiuntivi e non espone l’utente al rischio di essere identificato per l’uso di tecnologie di anonimato. Gli strumenti come Signal o WhatsApp restano meno sicuri per questo scopo, poiché necessitano della condivisione di numeri telefonici. Il professor Alastair Beresford, direttore del Dipartimento di Informatica e Tecnologia dell’Università di Cambridge, ha dichiarato: “Le organizzazioni giornalistiche svolgono un ruolo fondamentale in una democrazia. Proteggere l’identità delle fonti è un elemento fondamentale per rendere il giornalismo investigativo sicuro ed efficace. È meraviglioso vedere questa tecnologia rilasciata come software open source”. La nuova funzione arriva in un contesto internazionale segnato da un aumento delle minacce alla libertà di stampa e da crescenti pressioni sulle fonti giornalistiche. Katharine Viner, caporedattrice del Guardian, ha evidenziato: “Il giornalismo investigativo è estremamente importante per il Guardian; da decenni denunciamo illeciti e analizziamo il potere in completa indipendenza. Denunciare illeciti ha sempre richiesto coraggio e, con l’aumento delle minacce ai giornalisti in tutto il mondo, aumenta anche la necessità di proteggere le fonti riservate”. L’app del Guardian, recentemente aggiornata, è disponibile su App Store e Google Play. Secure Messaging ne rappresenta una delle funzionalità principali e si inserisce nell’impegno del quotidiano per la tutela del giornalismo d’inchiesta e delle libertà civili. (Credits foto copertina: theguardian.com)

Il GdB corre per i bambini dell’Ospedale Civile: in duemila per sostenere il reparto TMO pediatrico

GdB Run

Alle 10.30 in punto è partita da piazza Vittoria, nel cuore del centro storico di Brescia, l’edizione 2025 della “GdB Run”, manifestazione podistica non competitiva organizzata dal Giornale di Brescia a scopo solidale. Oltre 2.000 tra runner e camminatori hanno risposto all’appello, riempiendo le vie cittadine con un’onda gialla di entusiasmo e partecipazione. La corsa ha lo scopo di raccogliere fondi per l’adeguamento del reparto di Trapianto di midollo osseo pediatrico dell’Ospedale Civile, attivo dal 1990, centro di riferimento nazionale con un tasso di sopravvivenza del 95% e oltre 700 trapianti pediatrici già effettuati. La manifestazione, trasmessa in diretta su Teletutto e Radio Bresciasette, si inserisce nel programma delle celebrazioni per gli 80 anni del Giornale di Brescia. A dare il via ufficiale, sulle note dell’inno nazionale cantato dalla soprano Alessia Pintossi, sono stati il presidente del gruppo Editoriale Bresciana Pierpaolo Camadini e la direttrice del Giornale Nunzia Vallini. “È anche grazie a voi se riusciremo in questo obiettivo”, ha detto Camadini rivolgendosi ai partecipanti. Il tracciato di 6,5 chilometri ha attraversato alcune delle zone più rappresentative della città, tra cui via Musei, il Parco dell’Acqua e la chiesa di San Francesco, per tornare infine in piazza Vittoria. In campo anche 60 volontari, numerose associazioni e il supporto tecnico della Uisp, per garantire la sicurezza e la riuscita dell’iniziativa. Premi previsti per i primi tre classificati uomini e donne, per i gruppi più numerosi e per i bambini fino a 12 anni che taglieranno per primi il traguardo. Per loro è prevista una visita alla redazione del Giornale di Brescia con le famiglie. Il progetto di ristrutturazione del reparto di Trapianto di midollo osseo pediatrico prevede l’ampliamento degli spazi da 300 a 490 mq, con l’obiettivo di realizzare entro il primo semestre del 2026 un’area rinnovata, funzionale e adeguata agli standard attuali. Il costo complessivo ammonta a 1,5 milioni di euro, coperti in parte dalle donazioni della Fondazione della Comunità Bresciana e del Fondo Folonari (500mila euro ciascuno) e da Ail Brescia, che curerà direttamente i lavori. I restanti fondi saranno raccolti tramite donazioni private, anche grazie alla GdB Run. “Per ogni euro raccolto con le quote di partecipazione, noi lo raddoppieremo”: l’annuncio lo ha dato il presidente dell’Editoriale bresciana Pierpaolo Camadini, chiudendo la presentazione della GdB Run con la ciliegina sulla torta. “Lo ha deciso il nostro Cda – ha spiegato – speriamo di dover spendere molto: vorrà dire che coloro che aderiranno all’invito di partecipare alla corsa saranno in tanti”. Quindi, verrà interamente devoluta al progetto non solo la quota di partecipazione – 10 euro per gli adulti, 5 per gli under 12 – ma anche la donazione extra del GdB, che raddoppierà le quote di iscrizione, aggiungendo l’equivalente. I costi vivi della manifestazione sportiva sono totalmente assorbiti dagli sponsor. “È una restituzione sul territorio – ha aggiunto –: il nostro giornale da sempre il giornale ha unito la comunità e con questa corsa intende fare altrettanto”. Nunzia Vallini ha sottolineato: “Ci sono corse che non si misurano in chilometri, ma in battiti del cuore”. (Foto copertina di Stefano Avanzi)

AP fuori dal pool stampa, la Corte accoglie l’appello Trump

Karoline Leavitt

Il presidente Donald Trump può escludere per ora i giornalisti dell’Associated Press da alcuni eventi alla Casa Bianca. Lo ha stabilito la Corte d’appello del Distretto di Columbia, con una decisione a maggioranza (2 a 1), accogliendo parzialmente la richiesta dell’amministrazione di sospendere l’ordinanza di un tribunale inferiore. Il provvedimento, emesso venerdì, ha sospeso l’obbligo precedentemente imposto alla Casa Bianca di garantire all’AP lo stesso accesso riservato ad altri media. In particolare, la corte ha riconosciuto che luoghi come lo Studio Ovale, l’Air Force One e la Cabinet Room sono ambienti ristretti dove l’accesso può essere regolato dalla presidenza, anche sulla base del punto di vista editoriale dei giornalisti. La disputa giudiziaria ha avuto origine nel febbraio scorso, quando la Casa Bianca ha cominciato a escludere i reporter dell’Associated Press da eventi e viaggi ufficiali. Secondo quanto riportato nei documenti processuali, l’esclusione sarebbe avvenuta in seguito al rifiuto dell’agenzia di adottare la denominazione “Golfo d’America”, preferita da Trump rispetto al tradizionale “Golfo del Messico”. Il cambiamento ha modificato la composizione dello storico White House Press Pool, tradizionalmente coordinato dalla White House Correspondents’ Association, escludendo regolarmente testate mainstream in favore di media più vicini all’amministrazione. La AP, fondata 179 anni fa e fornitrice di contenuti a oltre 3.000 testate in tutto il mondo, ha contestato il provvedimento in tribunale, sostenendo che si trattasse di una forma di discriminazione basata su scelte editoriali. In aprile, il giudice distrettuale Trevor McFadden aveva accolto il ricorso dell’agenzia, ordinando il reintegro dell’accesso. Ma successivamente, la Casa Bianca ha continuato a esercitare il proprio controllo sugli accrediti e sulla selezione dei giornalisti ammessi agli eventi. Nella sentenza della Corte d’appello, la giudice Neomi Rao, nominata da Trump, ha scritto: “La Casa Bianca mantiene pertanto la discrezionalità nel determinare, anche sulla base del proprio punto di vista, quali giornalisti saranno ammessi”. Il collega Gregory G. Katsas, anch’egli nominato dall’ex presidente, ha condiviso l’opinione. Secondo i giudici, l’Associated Press avrebbe accettato la legittimità di eventi con partecipazione limitata, come interviste esclusive, riconoscendo quindi l’esistenza di criteri selettivi applicabili anche al press pool. “Le concessioni dell’AP svelano il gioco, perché tali scenari non possono essere distinti dai cosiddetti eventi di press pool”, ha osservato Rao. Nell’opinione dissenziente, la giudice Cornelia Pillard, nominata da Obama, ha affermato che la decisione mina la libertà di stampa. “La sospensione dell’ingiunzione preliminare da parte del collegio non può essere conciliata con il precedente di lunga data del Primo Emendamento”, ha scritto, evidenziando il rischio che la Casa Bianca possa agire “in base alle loro opinioni che esulano dal novero di quelle disapprovate dal presidente”. La stessa corte, nei mesi precedenti, aveva già emesso sentenze in materia di libertà di stampa, tra cui la temporanea sospensione del reintegro dei giornalisti di Voice of America e la revoca dei fondi federali a media come Radio Free Europe. Tuttavia, su quest’ultimo caso, la Corte plenaria ha successivamente corretto la decisione ordinando il pagamento di circa 25 milioni di dollari a beneficio delle emittenti internazionali finanziate dagli Stati Uniti. (In foto, Karoline Leavitt, addetta stampa della Casa Bianca. Credits: Doug Mills/Il New York Times)

“GdB Run”, l’8 giugno per il midollo pediatrico del Civile: 6.5 km di corsa solidale

Domenica 8 giugno si terrà a Brescia la “GdB Run”, corsa-camminata non competitiva organizzata dal Giornale di Brescia in occasione degli 80 anni dalla fondazione. L’evento partirà alle ore 10.30 da piazza Vittoria e si snoderà per 6,5 km nel centro cittadino. Il ricavato sarà devoluto alla ristrutturazione del reparto di Trapianto di midollo osseo pediatrico dell’Asst Spedali Civili, progetto sostenuto da Ail Brescia, Fondazione della Comunità Bresciana e famiglia Folonari. Iscrizioni aperte online con donazioni da 10 euro (5 per i minori di 12 anni). Kit gara con maglietta celebrativa disponibile il giorno dell’evento.Obiettivo: raccogliere 500mila euro per completare un intervento da 1,5 milioni.

Il Washington Post lancia Ripple per pubblicare (con l’AI) articoli di opinionisti da Substack

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Il Washington Post lancerà un nuovo programma editoriale chiamato Ripple, con l’obiettivo di ospitare contenuti di opinione provenienti da fonti esterne, tra cui altri giornali statunitensi, autori di Substack e, in futuro, anche scrittori non professionisti. Il progetto, non ancora annunciato ufficialmente, è stato confermato da quattro fonti a conoscenza dell’iniziativa, che hanno parlato in forma anonima. Ripple sarà accessibile gratuitamente sul sito e sull’app del quotidiano, al di fuori del paywall, e opererà esternamente rispetto alla sezione opinioni del giornale. Secondo le fonti, il lancio operativo del programma è previsto per l’estate, con una fase successiva – in autunno – in cui sarà avviata la sperimentazione dei contenuti generati da collaboratori occasionali. Tali contenuti potranno essere redatti con l’assistenza di Ember, uno strumento basato sull’intelligenza artificiale sviluppato dal Post. Ember fornirà suggerimenti strutturali e indicazioni narrative in tempo reale, con funzioni come un indicatore di “forza della storia”, sezioni sulla tesi, i punti di supporto e il finale, oltre a prompt guidati per lo sviluppo dell’articolo. Il quotidiano ha recentemente assunto un redattore dedicato al coordinamento del progetto e sta valutando partnership con testate come The Salt Lake Tribune, The Dispatch, The Atlanta Journal-Constitution e il giornalista Matt Yglesias. Tuttavia, alcune di queste realtà hanno già rifiutato. Lauren Gustus, CEO del Tribune, ha dichiarato: “Preferiamo concentrarci sulla costruzione di relazioni e fiducia qui nello Utah”. Andrew Morse del Journal-Constitution ha affermato che il piano del Post “non è in linea con la nostra strategia”, aggiungendo: “Pensiamo che la scalabilità sia la guerra del passato”. Jeff Bezos, proprietario del Post e fondatore di Amazon, ha promosso la creazione di Ripple come parte di un piano più ampio per ampliare il bacino di lettori del giornale oltre le élite costiere. Secondo due fonti, il programma potrebbe raggiungere fino a 38 milioni di adulti statunitensi. Il Post sta anche esaminando la possibilità di proporre pacchetti di abbonamento con le testate partner coinvolte. Negli ultimi mesi, la sezione opinioni del giornale ha vissuto profondi cambiamenti. Bezos ha deciso di interrompere il sostegno ufficiale a candidati politici, bloccando un editoriale a favore della vicepresidente Kamala Harris. A febbraio, il proprietario ha richiesto una linea editoriale più allineata a “libertà personali e libero mercato”, portando alle dimissioni del direttore della sezione, David Shipley. Il progetto Ripple è frutto di un lavoro di ricerca e sviluppo iniziato oltre un anno fa, con prime sperimentazioni locali condotte nella città di Kansas City, Missouri. L’approvazione definitiva è avvenuta a gennaio e i lavori sono entrati nel vivo in aprile. Il progetto è guidato da Lippe Oosterhof, ex dirigente di Reuters e Yahoo, attualmente anche consulente per Symbolic.ai. Tra i nomi coinvolti nei retroscena del progetto figura anche Jennifer Rubin, ex editorialista del Post e co-fondatrice della testata The Contrarian. Secondo una fonte, quest’ultima era stata inizialmente considerata tra i potenziali partner, ma in seguito esclusa. Alla notizia, Rubin ha reagito ironicamente: “Hanno letto la mia lettera di dimissioni pubblica?”. Una portavoce del Post ha rifiutato di commentare.

La Stampa cambia veste e aumenta il prezzo del giornale

La Stampa nuova grafica

La Stampa si presenta oggi con una nuova veste grafica, un aumento del prezzo di copertina e un ampliamento dell’offerta editoriale, mantenendo saldi i propri valori fondanti. Il rinnovamento, operativo da questa mattina, è stato annunciato dalla direzione del quotidiano con un messaggio rivolto ai lettori in prima pagina. Il nuovo prezzo passa da 1,70 euro a 1,90, con un costo di 2,40 euro il sabato e la domenica, quando in edicola escono anche gli inserti Tuttolibri e Specchio. Secondo quanto comunicato dalla testata, il progetto si basa su tre parole chiave: visione, chiarezza e curiosità. Il restyling grafico è stato studiato per migliorare la leggibilità, anche grazie a caratteri più grandi, e per riflettere un’idea di informazione che guarda al futuro senza perdere il legame con il territorio. Fondata nel 1867, La Stampa conferma il proprio radicamento nel Nord Ovest, con uno sguardo costante sull’Italia e sul mondo. L’operazione di rilancio coinvolge anche i contenuti, con un’espansione delle sezioni dedicate a economia nazionale e locale, inchieste, interviste, analisi e approfondimenti su politica, esteri, società, spettacoli, cultura e sport. Il quotidiano sottolinea l’importanza di una rete di collaboratori composta da giornalisti e da alcuni tra i più noti economisti, filosofi, sociologi, politologi e intellettuali italiani ed europei. “La notizia, la nostra ossessione, non ci basta”. L’obiettivo dichiarato è “capire sempre di più e sempre meglio le dinamiche che condizionano le nostre esistenze”, interrogandosi sul “perché” dei fatti. In un contesto caratterizzato da fake news, infodemia e manipolazioni digitali, La Stampa ribadisce il proprio ruolo di presidio dell’informazione verificata, del pluralismo e della libertà di espressione. Il quotidiano intende distinguersi anche per l’uso consapevole dei nuovi media, senza rinunciare al valore della carta stampata, integrata da una presenza su piattaforme digitali. Il giornale si rivolge direttamente ai lettori con un appello alla fiducia e alla partecipazione attiva, indicando nella comunità un elemento essenziale del proprio modello editoriale. “Solo un popolo informato può compiere scelte libere”, è la citazione da Papa Leone XIV, utilizzata come incipit per sottolineare il senso della missione informativa. La redazione invita inoltre i lettori a inviare suggerimenti, ponendosi in ascolto delle esigenze del pubblico, e si impegna a garantire una produzione giornalistica di qualità, trasparente e affidabile, collegata in tempo reale con Roma, Washington, Mosca, Pechino, Alba e Torino.

Citynews modera 150mila commenti al mese con l’AI

AI in redazione

Citynews ha implementato un sistema basato su intelligenza artificiale per la moderazione automatica dei commenti pubblicati dagli utenti sulle proprie piattaforme editoriali. L’iniziativa, operativa su tutte le 57 testate del gruppo, è nata per gestire un volume mensile che supera i 150 mila commenti, con l’obiettivo di garantire un ambiente di confronto rispettoso, contenendo allo stesso tempo la diffusione di contenuti offensivi e linguaggi discriminatori. Lo ha confermato Luca Lani, CEO del gruppo editoriale, che ha dichiarato: “Sulle nostre 57 testate gestiamo circa 150 mila commenti al mese ed è evidente quanto l’AI sia ormai indispensabile per affrontare volumi simili. Oggi gli algoritmi riescono a riconoscere insulti mascherati, espressioni discriminatorie e contenuti lesivi del rispetto reciproco. L’obiettivo non è mai sostituire il giudizio umano, ma potenziarlo, liberando i giornalisti dal peso della moderazione quotidiana e permettendo loro di concentrarsi sul cuore del proprio lavoro: l’informazione di qualità“. La scelta di mantenere attiva un’area commenti all’interno delle app rappresenta un caso quasi unico nel panorama editoriale italiano, in cui molte testate hanno progressivamente disabilitato tali spazi per l’impossibilità di gestire comportamenti scorretti da parte degli utenti. Il sistema adottato da Citynews è stato progettato da un team interno composto da tecnici ed esperti editoriali. L’intelligenza artificiale è capace di intercettare automaticamente contenuti problematici, anche partendo da frammenti di testo o espressioni ambigue. Tra i casi rilevati figurano “inizio di un insulto potenzialmente offensivo”, “linguaggio volgare”, “insulti generici” e “incitazioni all’odio”. Il processo non è finalizzato alla censura, ma al rispetto delle regole di community, promuovendo un ambiente digitale inclusivo. Gli utenti possono comunque segnalare manualmente eventuali anomalie o errori del sistema, contribuendo così al suo miglioramento. “Durante la fase di test – ha aggiunto Lani – il sistema ha dimostrato un’ottima precisione anche nei casi più complessi, come gli insulti velati o i doppi sensi. E continua a migliorare: gli utenti potranno segnalare eventuali errori, contribuendo così al suo affinamento costante”. L’adozione dell’intelligenza artificiale da parte di Citynews rappresenta un passo concreto nella direzione di un’informazione partecipativa e attenta al dialogo tra lettori, all’interno di uno spazio pubblico che vuole rimanere aperto ma anche sicuro. Il progetto riflette una strategia editoriale orientata alla responsabilità sociale, che utilizza l’innovazione tecnologica per rafforzare la coesione delle comunità digitali e la fiducia nei media. (Foto di copertina creata con Chat GPT)

Matt Taylor lancia Project Push: 61 app analizzate, 160.000 notifiche in un anno

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Nel marzo 2024, Matt Taylor, product manager del Financial Times, ha dato vita a un esperimento digitale chiamato Project Push, per raccogliere e archiviare le notifiche inviate dalle app di notizie, spesso i primi segnali di eventi importanti ma destinate a scomparire nel flusso effimero dell’informazione digitale. L’iniziativa è nata dalla percezione di ricevere un numero eccessivo di notifiche dall’app della BBC News, tra le più popolari nel Regno Unito, dove Taylor vive. Invece di disattivarle, ha deciso di installare 61 app di informazione su un vecchio Google Pixel, iscrivendosi alle notifiche push di ciascuna. Le notifiche ricevute vengono caricate da uno script personalizzato su un server e pubblicate in tempo reale su una pagina della piattaforma Bluesky. Project Push ha archiviato finora circa 160.000 notifiche, di cui ben 17.000 provenienti da CNN Indonesia, evidenziando una forte variazione geografica nei volumi inviati. Le testate asiatiche e mediorientali, come Sky News Arabia, risultano molto più attive rispetto a quelle europee e americane. Taylor ha registrato, ad esempio, che Sky News Arabia ha trasmesso l’intero discorso d’insediamento di Donald Trump tramite notifiche push, con una frequenza di quasi una al minuto. Secondo Taylor, “una delle persone più importanti in redazione è quella che decide di premere un pulsante che invia una notifica immediata ai telefoni di milioni di persone”. Le notifiche non si limitano alle breaking news, ma comprendono anche aggiornamenti culturali, modifiche a infrastrutture locali e tentativi espliciti di aumentare l’engagement. La ricerca ha inoltre mostrato che alcune edizioni locali di testate internazionali, come la versione cinese del New York Times, utilizzano notifiche più dettagliate, grazie all’elevata densità informativa dei caratteri cinesi. Project Push è soggetto a diverse limitazioni tecniche. Una delle principali è legata alla natura delle notifiche push stesse: le app con molti utenti, come la BBC, devono creare code per l’invio, generando discrepanze temporali tra un utente e l’altro. Inoltre, essendo basato su un solo telefono, il progetto può occasionalmente perdere notifiche durante aggiornamenti o disconnessioni. Sul fronte linguistico, i testi non in inglese vengono tradotti automaticamente da un’intelligenza artificiale, con occasionali errori: una notifica su un “attacco aereo” è stata ad esempio tradotta erroneamente come “stronzate”. Taylor ha inoltre spiegato che una delle principali lacune del progetto è l’esclusione di Apple News, app disponibile solo su dispositivi iOS. Le limitazioni degli strumenti per sviluppatori Apple impediscono la registrazione delle notifiche, lasciando fuori uno dei principali editori digitali nel Regno Unito. Nonostante ciò, Taylor ha registrato tendenze emergenti tra gli editori, come l’inserimento di link “guarda in diretta” e l’enfasi sui nomi dei giornalisti, suggerendo un interesse crescente nel personalizzare e potenziare la fruizione in tempo reale. Tra gli obiettivi futuri, Taylor sta considerando la creazione di strumenti analitici per aiutare gli editori a comprendere e ottimizzare l’efficacia delle loro notifiche push. Al momento, il sito di Project Push include un modulo per suggerimenti da parte del pubblico. L’iniziativa, partita come esplorazione personale, ha offerto una panoramica inedita sulle strategie editoriali globali legate alla distribuzione immediata delle notizie. Riguardo al motivo iniziale dell’indagine, Taylor ha dichiarato: “La mia opinione sulla BBC è in realtà molto più positiva. Non inviano quasi tutte le notifiche degli altri, e le loro sono generalmente molto più degne di nota”.