Il Los Angeles Times sarà quotato in Borsa entro il 2025

Il Los Angeles Times si prepara a entrare in Borsa entro il 2025. A comunicarlo è il proprietario ed editore Patrick Soon-Shiong, imprenditore miliardario ed ex chirurgo di origine sudafricana. In una recente intervista, ha dichiarato: “Renderemo letteralmente pubblico il LA Times e permetteremo che venga democratizzato e che il pubblico abbia la proprietà di questo giornale”. Secondo quanto spiegato da Soon-Shiong, l’iniziativa mira a estendere la titolarità del quotidiano anche ai lettori, senza distinzioni di orientamento politico: “Che tu sia di destra o di sinistra, democratico o repubblicano, sei un americano. Ecco perché per noi è importante offrire un giornale che sia davvero la voce del popolo”. L’ingresso di Soon-Shiong nel mondo editoriale risale al 2018, quando ha acquisito per 500 milioni di dollari il Los Angeles Times e il San Diego Union-Tribune. Quest’ultimo è stato successivamente ceduto al gruppo MediaNews, mentre il controllo del Los Angeles Times è rimasto all’editore. La sua direzione, tuttavia, è stata oggetto di critiche e controversie, soprattutto in relazione alle decisioni assunte sulla linea editoriale. A partire dal 2020, Soon-Shiong ha bloccato alcuni endorsement politici espressi dal comitato editoriale. In quell’anno, ha impedito il sostegno pubblico a Elizabeth Warren nelle primarie democratiche, pur consentendo l’appoggio a Joe Biden per le elezioni generali. Nel 2024, ha fermato un analogo endorsement per Kamala Harris, scelta che ha suscitato forti reazioni nella redazione e tra i lettori. Le conseguenze si sono tradotte in una crescente disaffezione: numerosi abbonamenti sono stati cancellati e diverse firme autorevoli hanno lasciato il giornale. Contestualmente, Soon-Shiong ha favorito l’inserimento di voci conservatrici, riequilibrando l’impostazione politica della testata. Il giornale sta inoltre affrontando difficoltà economiche rilevanti. Nel 2024 ha registrato perdite superiori ai 50 milioni di dollari, a fronte di un significativo ridimensionamento del personale, che ha coinvolto oltre il 20% della redazione. La decisione di procedere verso la quotazione in Borsa giunge in questo contesto, e rappresenta una mossa che punta a rilanciare finanziariamente la testata, aprendo la proprietà anche al pubblico. (In foto, Patrick Soon-Shiong)
Fabio Vitale nuovo direttore di Sky TG24, al posto di Giuseppe De Bellis che guida i contenuti

A partire dal 15 settembre 2025, Fabio Vitale sarà il nuovo direttore di Sky TG24. La nomina arriva in un momento di importanti cambiamenti organizzativi per Sky Italia, pochi giorni dopo l’annuncio della nuova Direzione Sport, News and Entertainment, affidata a Giuseppe De Bellis, che assumerà il ruolo di Executive Vice President con responsabilità su tutta l’offerta di contenuti pay e free della piattaforma. De Bellis, già direttore di Sky TG24, guiderà la nuova entità strategica che unisce sotto un’unica regia news, sport, produzioni originali, cinema, serie e documentari. Il riassetto arriva anche a seguito dell’uscita da Sky di Marzio Perrelli, EVP dello sport, e Antonella d’Errico, EVP dei contenuti. Dal mese di luglio, secondo quanto comunicato dalla società, le attività di Sky Sport, Sky TG24 e tutti i contenuti – comprese le produzioni originali di intrattenimento, il cinema, le serie TV, i documentari e i canali in chiaro – saranno coordinate da questa nuova struttura, che punta a una “logica di collaborazione e contaminazione tra contenuti, talenti e piattaforme”. Fabio Vitale, 39 anni, nato a Catania, è attualmente capo dell’Ufficio Centrale della testata. Giornalista con oltre vent’anni di esperienza, ha iniziato giovanissimo collaborando con testate sportive locali per poi passare al Giornale di Sicilia, dove si è occupato di cronaca nera e giudiziaria. Nel 2007 entra in Sky TG24 come inviato dalla Sicilia, distinguendosi per la sua versatilità e competenza. Nel 2010 diventa uno dei volti delle edizioni mattutine del telegiornale e, negli anni, assume diversi incarichi redazionali, tra cui la coordinazione delle edizioni giornalistiche. È noto al pubblico soprattutto per la conduzione dei “Confronti” tra i leader politici, un format simbolo di Sky TG24. Nel corso della sua carriera ha firmato programmi come “Tribù” e, più recentemente, il talk “Materia Grigia”, trasmesso nell’autunno 2024, dedicato a un confronto approfondito su temi complessi con approccio rigoroso, fact-checking, tempi contingentati e repliche bilanciate. Durante la pandemia da Covid-19, Vitale si è distinto conducendo da remoto l’edizione del telegiornale, assicurando continuità informativa in uno dei momenti più delicati per il Paese.
Il New York Times difende il WSJ escluso dalla Casa Bianca

Il New York Times difende il Wall Street Journal dopo l’esclusione dal pool stampa della Casa Bianca da parte dell’amministrazione Trump. La misura è stata presa in seguito alla pubblicazione di un’inchiesta che collega l’ex presidente Donald Trump a Jeffrey Epstein. Il fatto è avvenuto martedì 22 luglio 2025 a Washington, quando il WSJ è stato escluso dal viaggio presidenziale in Scozia. Il New York Times, con una dichiarazione pubblica, ha definito la decisione “una semplice ritorsione da parte di un presidente nei confronti di un’organizzazione giornalistica per aver fatto un’informazione che non gli piace”. La polemica è scoppiata dopo la pubblicazione da parte del WSJ di un articolo secondo cui Trump avrebbe inviato nel 2003 una lettera di compleanno “oscena” a Epstein, all’interno di un libro rilegato in pelle con contenuti sessualmente allusivi. In risposta, Trump ha negato i fatti e ha avviato una causa per diffamazione da 10 miliardi di dollari contro la testata, che ha però confermato la fondatezza del proprio lavoro investigativo. Secondo il portavoce del Times, il comportamento della Casa Bianca “priva gli americani di informazioni su come opera il loro governo” e costituisce “un attacco ai principi costituzionali fondamentali che sostengono la libertà di parola e la libertà di stampa“. Il Times ha inoltre sottolineato che “gli americani, a prescindere dal partito, meritano di conoscere e comprendere le azioni del presidente”. Anche Weijia Jiang, presidente della White House Correspondents’ Association, ha espresso forte preoccupazione per la decisione, definendola “ritorsione governativa” e segnalando che la misura mina le tutele previste dal Primo Emendamento.
Trump posta video AI con arresto fittizio di Obama

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha pubblicato sul proprio social network Truth Social un video generato con intelligenza artificiale che raffigura l’ex presidente Barack Obama mentre viene arrestato da agenti dell’FBI all’interno della Casa Bianca. Nella ricostruzione, i due sono seduti fianco a fianco nello Studio Ovale quando sopraggiungono tre agenti che ammanettano Obama. La scena prosegue con Trump che osserva sorridendo. Il video si conclude con l’ex presidente chiuso in una cella e vestito con una tuta arancione simile a quelle dei detenuti di Guantanamo. Il filmato è accompagnato dalla scritta: “Nessuno è al di sopra della legge“. Poco dopo la pubblicazione, Trump ha rilanciato anche una clip TikTok in cui appaiono diversi esponenti del Partito Democratico, tra cui Obama, Nancy Pelosi e altri leader. Il contenuto, condiviso senza contesto esplicito, ha suscitato reazioni immediate e diffuse, alimentando interrogativi sulle sue implicazioni politiche e simboliche. Il gesto del presidente arriva pochi giorni dopo le dichiarazioni rilasciate da Tulsi Gabbard, attuale direttrice dell’intelligence nazionale, che ha accusato Barack Obama e alcuni alti funzionari dell’intelligence di aver “orchestrato una narrazione ingannevole” riguardo alla presunta collusione tra Trump e la Russia durante le elezioni presidenziali del 2016. Secondo Gabbard, “Obama e il suo team dirigente non volevano accettare la volontà del popolo americano e hanno ordito una cospirazione traditrice per lanciare un colpo di Stato durato anni”. Trump ha successivamente ripubblicato le dichiarazioni di Gabbard, accompagnandole con un commento riferito a un segmento andato in onda su Fox News: “Ottimo lavoro del giovane e talentuoso Harrison Fields. Il panel è stato fantastico nel perseguire Obama e i ‘criminali’ che sono appena stati inequivocabilmente smascherati per frode elettorale di altissimo livello. Congratulazioni a Tulsi Gabbard. Continua così!“ Il video ha rapidamente fatto il giro del mondo e generato forti reazioni, sia negli ambienti istituzionali sia sui social media. Alcuni osservatori hanno evidenziato il carattere provocatorio del contenuto, altri hanno espresso preoccupazione per l’uso politico delle tecnologie di sintesi visiva, in un contesto già segnato da tensioni istituzionali e indagini federali in corso. Tra i commenti italiani, si segnala quello di Enrico Mentana, direttore del TgLa7, che ha dichiarato: “L’aspetto grave e clamoroso è che a postarlo sul proprio profilo nel social di sua proprietà sia stato lo stesso presidente degli Stati Uniti, mai caduti così in basso”. Il contenuto appare anche in un momento in cui cresce l’attenzione sulle connessioni tra le alte sfere della politica e la figura di Jeffrey Epstein, con pressioni crescenti su varie agenzie per rendere pubblici i documenti ancora secretati. Nonostante le recenti tensioni interne, il movimento MAGA continua a sostenere Trump, seppur attraversato da segnali di inquietudine e richieste di trasparenza. Il video diffuso dal presidente è solo l’ultima di una serie di azioni che mettono al centro dell’arena politica statunitense la disinformazione digitale, l’uso dell’intelligenza artificiale generativa e le tensioni tra poteri costituzionali.
Il WSJ escluso dal viaggio in Scozia di Trump, dopo articolo su Epstein

La Casa Bianca ha rimosso il Wall Street Journal dal gruppo di giornalisti accreditati per il viaggio del presidente Donald Trump in Scozia, previsto dal 25 al 29 luglio. Lo ha confermato a Politico la portavoce Karoline Leavitt. La testata era originariamente inclusa nel pool stampa che avrebbe seguito il presidente nei resort di Turnberry e Aberdeen. La decisione arriva a seguito di un articolo pubblicato dal Wall Street Journal, in cui si sostiene che nel 2003 Donald Trump avrebbe inviato a Jeffrey Epstein una lettera contenente un messaggio sessualmente allusivo. Il presidente ha negato l’esistenza della lettera e la testata Politico ha dichiarato di non aver verificato in modo indipendente il contenuto. Il quotidiano è anche oggetto di una causa per diffamazione intentata da Trump, che ha chiesto almeno 10 miliardi di dollari di risarcimento. Il Wall Street Journal ha confermato l’accuratezza del proprio servizio. La giornalista Tarini Parti, corrispondente dalla Casa Bianca per il Journal, era stata inserita nella rotazione per coprire gli ultimi due giorni del viaggio. Tuttavia, è stata rimossa dal programma, come comunicato da Leavitt, in un momento in cui la Casa Bianca ha assunto il controllo diretto delle rotazioni del pool stampa, in precedenza gestite dalla White House Correspondents’ Association (WHCA). Parti non è tra gli autori del pezzo su Epstein. In una nota ufficiale, Leavitt ha dichiarato: “Come confermato dalla corte d’appello, al Wall Street Journal o a qualsiasi altra testata giornalistica non è garantito l’accesso privilegiato per coprire il Presidente Trump nello Studio Ovale, a bordo dell’Air Force One e nei suoi spazi di lavoro privati“, ha dichiarato Leavitt in una nota. “A causa della condotta falsa e diffamatoria del Wall Street Journal, non sarà tra i tredici organi di stampa a bordo. Ogni testata giornalistica al mondo desidera coprire il Presidente Trump e la Casa Bianca ha adottato misure significative per includere quante più voci possibile“. Un portavoce del Wall Street Journal ha rifiutato di commentare. Non è chiaro se la testata sarà reintegrata nel pool stampa in futuro, sia nella residenza presidenziale che in occasione di viaggi ufficiali. Diversi giornalisti della redazione di Washington del quotidiano hanno rifiutato a loro volta di rilasciare dichiarazioni. La White House Correspondents’ Association ha espresso preoccupazione per l’accaduto. In una nota, la presidente Weijia Jiang (CBS News) ha dichiarato: “Questo tentativo della Casa Bianca di punire un organo di stampa la cui copertura non le piace è profondamente preoccupante e viola il Primo Emendamento. Le ritorsioni del governo contro le testate giornalistiche basate sul contenuto dei loro reportage dovrebbero preoccupare tutti coloro che hanno a cuore la libertà di parola e l’indipendenza dei media. Esortiamo vivamente la Casa Bianca a ripristinare la precedente posizione del Wall Street Journal, sia in piscina che a bordo dell’Air Force One, in vista del prossimo viaggio del Presidente in Scozia. La WHCA è pronta a collaborare con l’amministrazione per trovare una rapida soluzione”. L’esclusione del Journal rappresenta una misura più contenuta rispetto a precedenti azioni dell’amministrazione Trump nei confronti dei media. All’inizio dell’anno, la Casa Bianca aveva escluso completamente l’Associated Press da ogni rotazione, a seguito di una disputa terminologica sul Golfo del Messico, dopo che l’agenzia aveva deciso di non adottare la denominazione di “Golfo d’America”. (In copertina, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, parla con la stampa fuori dall’ala ovest della Casa Bianca a Washington, il 21 luglio 2025. | Bonnie Cash/UPI)
L’app del Times guida la crescita digitale del quotidiano: +8% di abbonati, niente articoli scritti da intelligenza artificiale

Il Times of London ha ridisegnato nel maggio scorso la propria app per dispositivi mobili, divenuta oggi la piattaforma centrale della strategia digitale del quotidiano britannico. A dichiararlo a PressGazette è Edward Roussel, responsabile del settore digitale di Times Media, secondo cui la maggioranza dei 629.000 abbonati digitali preferisce leggere il giornale attraverso l’app. Questo dato rappresenta un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente, e riflette un cambiamento profondo nelle abitudini di fruizione dei contenuti, sempre più orientate verso l’ambiente mobile. Il passaggio al digitale ha segnato un punto di svolta per la testata. Da quando è stato introdotto il paywall nel 2010, il gruppo è passato da una perdita di 72 milioni di sterline nel 2009 a un utile di 61 milioni nell’anno fiscale concluso a giugno 2024. La testata ha mantenuto un fatturato stabile, confermando la sostenibilità del modello a pagamento e proseguendo l’espansione internazionale: circa un terzo degli utenti digitali si trova infatti fuori dal Regno Unito. Roussel ha spiegato che la scelta di potenziare l’app nasce direttamente dalle preferenze degli utenti: “È ciò che preferiscono i nostri abbonati”. Tre gli elementi considerati determinanti: le notifiche, la fluidità nella lettura grazie alla funzione di cambio pagina, e l’ampia offerta di contenuti, dai giochi quotidiani alla possibilità di accedere in modo diretto all’edizione digitale. La nuova versione dell’app ha introdotto una struttura editoriale più dettagliata, con nuove sezioni come “Vita e Stile” e “Cultura”, che permettono una navigazione più intuitiva e personalizzata. L’obiettivo, ha affermato Roussel, è fornire una selezione finita di articoli, composta da circa 35 storie principali al giorno, per non sopraffare il lettore. In parallelo, l’edizione cartacea, che registra oggi una tiratura di circa 150.000 copie giornaliere, mantiene una posizione di rilievo nella versione digitale, posizionata accanto alla sezione “home” e ai puzzle, che contano ogni giorno 20 giochi diversi. In tema di intelligenza artificiale, Roussel ha chiarito che il Times non prevede di utilizzarla per la produzione di articoli. “Non crediamo che questa sia una buona esperienza per i nostri lettori”, ha dichiarato, aggiungendo che il fact-checking resta una prerogativa esclusivamente umana. L’uso dell’IA sarà riservato a funzioni di supporto editoriale, come il suggerimento automatico di immagini o articoli, e al miglioramento della funzione di ricerca interna. L’impatto delle AI Overviews di Google sul traffico web del Times non si è ancora concretizzato in termini negativi: secondo i dati Ipsos Iris, il traffico da parte di utenti britannici è aumentato del 7% su base annua, raggiungendo quota 12 milioni di utenti mensili. Tuttavia, Times Media si prepara a un possibile cambiamento nei flussi di riferimento, puntando sulla condivisione diretta degli articoli da parte degli utenti, che nel solo ultimo mese hanno condiviso 1,7 milioni di storie. L’approccio del Times si distacca da quello di testate come Mail Online, proponendo un’esperienza giornalistica terminabile, con contenuti progettati per essere letti in modo completo e conclusivo. Roussel ha sottolineato che l’elevata qualità editoriale è la chiave per garantire la fedeltà degli abbonati e spingerli a tornare almeno dieci volte al mese, criterio che la redazione considera indicativo del coinvolgimento del lettore. Sul fronte del racconto visivo, il giornale sta investendo in formati immersivi per approfondimenti digitali, come dimostra il recente speciale multimediale per il ventesimo anniversario degli attentati del 7 luglio 2005, realizzato con lo strumento di narrazione Shorthand. Interrogato su quale sia l’insegnamento principale emerso da oltre vent’anni di attività nel giornalismo digitale, Roussel ha dichiarato: “Resta davvero vicino ai tuoi lettori e sii un ottimo ascoltatore per loro… Il mondo non è fermo… ma la qualità è il metro del successo. E se riesci a mantenerla elevata, ci sarà sempre un mercato”. (In copertina, l’app del Times. Credits: PressGazette)
OpenAI lancia l’agente ChatGPT: pensa e agisce da sé

OpenAI ha annunciato il lancio del nuovo agente ChatGPT, uno strumento potenziato che consente al modello di gestire compiti complessi in autonomia utilizzando un computer virtuale. L’agente unificato, distribuito a partire da luglio 2025 per gli utenti Pro, Plus e Team, è il risultato dell’integrazione delle funzionalità di Operator e Deep Research, due strumenti precedentemente distinti. Può interagire con siti web, compilare moduli online, generare presentazioni e fogli Excel, accedere a API pubbliche, utilizzare un browser testuale o visivo e perfino lavorare in ambienti protetti come Google Drive o SharePoint, sempre nel rispetto del controllo utente. Disponibile in anteprima a pagamento, l’agente ha un limite di 400 richieste mensili per gli abbonati Pro e 40 per gli altri, mentre il rilascio per utenti Enterprise ed Education è previsto per l’estate. Non è stato comunicato quando o se sarà disponibile per gli utenti gratuiti. L’agente ChatGPT è progettato per flussi di lavoro interattivi e iterativi: gli utenti possono intervenire in tempo reale, modificare le istruzioni o mettere in pausa l’attività. Il sistema è in grado di riprendere dal punto esatto in cui era stato interrotto, adattandosi ai nuovi input senza perdere il contesto. Secondo quanto riportato da Yash Kumar, responsabile di prodotto, “un’attività media con l’agente richiede circa 10 o 15 minuti”, ma può arrivare anche a un’ora per compiti complessi, come ordinare dolci online o creare report finanziari. Tra le funzionalità più richieste, la possibilità di automatizzare ricerche, analisi, confronti tra concorrenti e creazione di documenti formattati secondo le preferenze dell’utente. Durante una dimostrazione per Wired US, l’agente è stato impiegato per organizzare appuntamenti, estrarre dati da fogli Excel e costruire presentazioni trimestrali per società quotate. In un altro caso, Isa Fulford, ricercatrice del team OpenAI, lo ha usato per ordinare “un sacco di cupcake”, affermando: “Ci è voluta quasi un’ora, ma è stato più facile che farlo da sola”. Il modello, spiega OpenAI, è stato addestrato per selezionare dinamicamente il metodo migliore per ogni fase dell’attività, passando con fluidità dal ragionamento all’azione, e scegliendo di volta in volta se utilizzare API, browser testuale o browser visuale. La funzione di “replay”, che consente di visualizzare il percorso seguito dall’agente durante l’esecuzione, fornisce trasparenza e tracciabilità. In termini di sicurezza, l’agente applica misure di controllo per evitare abusi o errori nei siti a rischio, come social network o portali di transazioni finanziarie. In alcuni casi, l’utente è tenuto a supervisionare l’attività con una modalità di controllo attivo, ispirata alla funzione “watch mode” del precedente Operator. L’agente ChatGPT non include al momento la funzione di memoria, anche se l’integrazione è prevista per le versioni future. “Non è che non pensiamo sia sicura, stiamo solo adottando una precauzione in più”, ha dichiarato Kumar, citando il rischio di prompt injection come motivo per cui OpenAI preferisce procedere con cautela. (Foto di copertina creata con ChatGPT)
CBS chiude il Late Show di Colbert dopo 30 anni

La CBS ha annunciato la cancellazione di “The Late Show with Stephen Colbert”, il più seguito talk show notturno della televisione americana, che terminerà ufficialmente con la scadenza del contratto del conduttore nel maggio 2026. La notizia è stata confermata dal presidente dell’emittente George Cheeks, che ha motivato la scelta con “ragioni esclusivamente finanziarie”, escludendo collegamenti con il processo di fusione in corso tra Paramount e Skydance Media, soggetto all’approvazione delle autorità federali sotto l’amministrazione Trump. L’annuncio arriva pochi giorni dopo che Colbert aveva criticato pubblicamente il patteggiamento raggiunto da Paramount – società madre della CBS – con il presidente Donald Trump. Il gruppo ha infatti accettato di versare 16 milioni di dollari per chiudere un contenzioso legato a un’intervista trasmessa dal programma “60 Minutes” all’allora candidata democratica Kamala Harris, ritenuta dal tycoon montata in modo fazioso. Colbert aveva ironizzato sul pagamento, definendolo pubblicamente “una grossa tangente” per ottenere il favore dell’amministrazione Trump in vista della fusione tra Paramount e Skydance. Trump, che per anni era stato bersaglio di satira nel programma, ha reagito via Truth scrivendo: “Adoro il fatto che Colbert sia stato licenziato. Il suo talento era persino inferiore al suo rating. Ho sentito dire che Jimmy Kimmel è il prossimo. Ha ancora meno talento di Colbert”. Durante la registrazione dell’ultima puntata, Colbert ha confermato la chiusura dello show davanti al pubblico in studio: “Non è solo la fine del mio show, è la fine del Late Show sulla CBS. Non verrò sostituito, tutto questo finirà e basta”. In platea si sono levati fischi. L’ospite della puntata, il senatore democratico Adam Schiff, ha poi commentato online: “Se Paramount e CBS hanno chiuso il Late Show per motivi politici, il pubblico merita di saperlo. E merita di meglio”. CBS ha ribadito che la cancellazione non è legata ai contenuti, né alle prestazioni dello show. In una nota ufficiale si legge: “Non è in alcun modo correlato alla performance, ai contenuti o ad altre questioni della serie che accadono alla Paramount. La nostra ammirazione, affetto e rispetto per il talento di Stephen Colbert e del suo incredibile team hanno reso questa dolorosa decisione ancora più difficile”. “The Late Show” era andato in onda per oltre trent’anni. Nato nel 1993 con David Letterman, ha visto Colbert succedergli nel 2015 dopo il successo ottenuto su Comedy Central con “The Colbert Report”. Grazie a un’impostazione satirica e un orientamento dichiaratamente liberal, Colbert era diventato il volto più seguito della fascia notturna, superando i concorrenti in termini di ascolti. La chiusura del programma si inserisce nel più ampio declino dei late show nella televisione americana, un genere in crisi da anni a causa dello spostamento del pubblico verso le piattaforme di streaming. Il pubblico più giovane, in particolare, ha abbandonato i format lineari tradizionali, portando le reti generaliste a rivedere le proprie strategie sui contenuti serali. Secondo osservatori del settore, il contesto finanziario e l’incertezza legata alla fusione tra Paramount e Skydance hanno giocato un ruolo decisivo nelle decisioni aziendali recenti. Il fatto che Paramount abbia versato 16 milioni di dollari a Trump per chiudere una controversia legata a un servizio giornalistico ha sollevato domande sul grado di autonomia editoriale nei network controllati da grandi conglomerati mediatici in trattative con il governo. CBS ha respinto ogni collegamento tra la cancellazione e le pressioni politiche, ma il tempismo della decisione ha alimentato il dibattito.
Il WSJ rivela lettera oscena a Epstein firmata “Donald”: Trump nega e chiede 10 miliardi

Una lettera dai contenuti osceni, attribuita a Donald Trump e indirizzata a Jeffrey Epstein, è stata pubblicata dal Wall Street Journal, che ne ha ricostruito l’origine e la composizione grafica. Il documento, mai emerso prima, risalirebbe al 2003, in occasione del cinquantesimo compleanno del finanziere poi morto suicida in carcere nel 2019. Secondo quanto riportato dal quotidiano, la lettera – dattiloscritta – sarebbe incorniciata da un disegno realizzato a mano, raffigurante una donna nuda. La firma “Donald”, tracciata sotto il ventre della figura femminile, evocherebbe simbolicamente i peli pubici. La frase conclusiva del messaggio recita: “Buon compleanno, e che ogni giorno possa essere un altro meraviglioso segreto”. Il contenuto sarebbe parte di un album personalizzato, rilegato in pelle, preparato da Ghislaine Maxwell – oggi condannata a vent’anni per traffico di minori – come regalo ad Epstein. Fino ad ora, l’esistenza di tale documento non era nota. Alla pubblicazione della notizia, Trump ha replicato negando ogni responsabilità: “Non sono io. È falsa. È una storia inventata dal falso Wall Street Journal. Non ho mai disegnato una donna. Non è il mio linguaggio, non sono le mie parole”, ha dichiarato. L’ex presidente ha quindi annunciato una causa per diffamazione contro la testata, i suoi giornalisti, la società editrice Dow Jones, il gruppo News Corp e il suo proprietario Rupert Murdoch. La denuncia, presentata presso il tribunale federale del Southern District della Florida, chiede un risarcimento di 10 miliardi di dollari. Su Truth Social, Trump ha scritto che l’azione legale è “non solo per conto del vostro presidente preferito, io, ma anche per tutti gli americani che non tollereranno più gli abusi delle fake news”. La causa si inserisce in un contesto già teso per l’amministrazione, dopo settimane di pressioni interne sul caso Epstein. Una parte significativa della base MAGA, soprattutto vicina all’universo cospirazionista QAnon, ha chiesto maggiore trasparenza e la pubblicazione degli Epstein files, ovvero i documenti riservati raccolti da FBI e Dipartimento di Giustizia. Trump, che in campagna elettorale aveva promesso di desecretare le carte, è stato accusato da parte dei suoi stessi sostenitori di non aver mantenuto la parola. Nel tentativo di reagire, Trump ha chiesto alla ministra della Giustizia Pam Bondi di inoltrare richiesta per desecretare le trascrizioni del gran giurì sul caso Epstein, subordinata all’approvazione della corte. Secondo osservatori giudiziari, la possibilità di pubblicare integralmente tali documenti è limitata, per motivi legati alla protezione delle vittime e dei soggetti terzi citati. Nel frattempo, il portavoce di Dow Jones ha fatto sapere: “Abbiamo piena fiducia nel rigore e nell’accuratezza delle nostre informazioni e ci difenderemo con vigore contro tutti gli attacchi giudiziari”. La direttrice del Wall Street Journal, Emma Tucker, sarebbe stata avvisata in anticipo, secondo quanto affermato da Trump, che cita anche un tentativo fallito di Murdoch di bloccare la pubblicazione. Tra le voci a sostegno del presidente, anche Elon Musk, che ha definito la lettera “falsa” e non in linea con il linguaggio di Trump, e l’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon, secondo cui si tratta di un attacco orchestrato per screditare l’amministrazione. L’intero caso si aggiunge ad altri episodi giudiziari che hanno coinvolto Trump negli ultimi anni, tra cui la vicenda Stormy Daniels, l’audio di Access Hollywood, e la condanna civile per molestie sessuali alla giornalista E. Jean Carroll. In questo caso, tuttavia, il rischio principale riguarda la percezione di ambiguità interna al suo stesso elettorato, in particolare sul tema della promessa trasparenza nella gestione del dossier Epstein.
Inpgi, contributi minimi da versare entro il 31 luglio

Scade il 31 luglio 2025 il termine per il pagamento dei contributi minimi dovuti dai giornalisti iscritti all’Inpgi che abbiano svolto o stiano svolgendo nel corso dell’anno attività giornalistica in forma autonoma. La scadenza riguarda tutti i soggetti tenuti all’obbligo contributivo per il corrente anno e si riferisce sia al contributo soggettivo minimo sia al contributo integrativo minimo previsti dalla normativa vigente. Come previsto dal regolamento dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, anche per il 2025 sono confermate alcune riduzioni contributive. In particolare, hanno diritto a una riduzione del 50% dell’importo del contributo minimo i giornalisti iscritti all’Ordine da meno di cinque anni, ossia coloro che risultano iscritti dopo il 31 luglio 2020. È prevista inoltre la riduzione del 50% del contributo soggettivo per tutti i giornalisti che, alla data della scadenza, risultino già pensionati. Il Consiglio di amministrazione dell’Inpgi, presieduto da Roberto Ginex, ha introdotto quest’anno una possibilità di rateizzazione senza oneri aggiuntivi, già comunicata nel mese di maggio. Il contributo minimo poteva infatti essere versato in tre rate anticipate con le seguenti scadenze: la prima entro il 31 maggio, la seconda entro il 30 giugno, e la terza entro il 31 luglio. Tale facoltà è stata introdotta a seguito delle richieste ricevute da numerosi iscritti, al fine di agevolare la gestione del pagamento contributivo. Per coloro che non abbiano scelto la rateizzazione, resta l’obbligo di versamento dell’intero importo entro il 31 luglio 2025, secondo quanto indicato nella sezione dedicata del sito dell’ente. L’Inpgi invita tutti gli interessati a rispettare le scadenze previste, al fine di evitare l’applicazione di sanzioni per ritardato pagamento. (Foto creata con ChatGPT)