Toronto, un redattore scopre articoli con citazioni inventate e identità dubbie da presunta autrice

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Un redattore di Toronto ha scoperto che alcune storie offerte alla sua redazione erano scritte in modo strano e con citazioni che non sembravano vere. Questo è successo in un momento in cui, tre anni dopo l’arrivo di ChatGPT, molti testi creati con intelligenza artificiale appaiono online e possono sembrare reali anche quando non lo sono. Il fatto riguarda il mondo del giornalismo, che deve controllare con molta attenzione ciò che pubblica perché alcune persone usano la tecnologia per creare articoli che sembrano corretti ma contengono errori o persone che non esistono.

Il redattore si chiama Nicholas Hune-Brown e lavora per una rivista online chiamata The Local. Un giorno ha ricevuto una proposta da una persona che si presentava come Victoria Goldiee. Diceva di aver già scritto per molte riviste. Hune-Brown ha cercato velocemente il suo nome e ha trovato articoli che sembravano confermare il curriculum. Ma leggendo le sue email, qualcosa non lo convinceva: il modo di scrivere era duro e strano, come se non fosse naturale.

Hune-Brown ha iniziato a controllare meglio e ha scoperto che alcune frasi citate negli articoli non erano mai state dette dalle persone indicate. Il designer Young Huh, citato in un testo di design, ha spiegato: “Non ho parlato con questo giornalista e non ho rilasciato questa dichiarazione”.

Una ex direttrice di una rivista, Nancy Einhart, ha detto: “Per quanto mi ricordo, gli articoli firmati da Victoria prendevano troppo in prestito da articoli pubblicati altrove”. Ha aggiunto che altri due editori l’avevano contattata con gli stessi dubbi, come se la scrittrice stesse inviando proposte a molte redazioni nello stesso periodo. Hune-Brown è riuscito a parlare con Goldiee al telefono, ma quando ha fatto domande più precise la chiamata è finita di colpo. Non è chiaro se Victoria Goldiee sia una persona vera o uno pseudonimo usato da qualcuno che sfrutta l’IA per scrivere velocemente.

Non è un caso isolato. Anche riviste famose come Wired e Quartz hanno pubblicato articoli con citazioni inventate. Alcuni finti giornalisti inviano testi pieni di parole autoritarie, sperando che la redazione li pubblichi senza controllare troppo. Questo succede perché molte aziende editoriali stanno attraversando un periodo difficile, con licenziamenti, meno personale e poco tempo per verificare ogni informazione. La tecnologia ha reso più facile creare articoli e email che sembrano creati da professionisti, anche se non è così.

Nel frattempo, Google sta mostrando riepiloghi creati da sistemi automatici, così molte persone leggono le risposte senza cliccare sui link dei giornali. Questo riduce i soldi ottenuti dagli annunci pubblicitari, che servono per sostenere il lavoro dei giornalisti. Hune-Brown ha scritto che i truffatori “approfittano di un ecosistema particolarmente vulnerabile alle frodi”, dove i controlli sono più difficili e dove il confine tra giornalismo e “contenuto” è diventato più confuso.

Alcune testate, tra cui The Guardian e Dwell, hanno tolto dal sito gli articoli attribuiti a Goldiee dopo le verifiche. Hune-Brown ha raccontato che l’esperienza gli ha fatto cambiare il modo di leggere le proposte che riceve. Ha scritto che un tempo cercava di rispondere a tutti, soprattutto ai giovani autori. Ora invece vede una “patina sintetica dell’intelligenza artificiale” e ha paura di perdere tempo dietro a testi creati da macchine. “Probabilmente c’erano dei giovani scrittori promettenti sepolti da qualche parte lì dentro”, ha detto. “Ma non potevo permettermi di rovistare tra quelle stronzate per cercare di trovarli”.

(Foto di copertina creata con AI)