Appello dei giornalisti AFP a Gaza: “Ci rifiutiamo di vederli morire”

AFP sede

Il 21 luglio 2025, l’SDJ, sindacato dei giornalisti dell’agenzia France Presse (AFP), ha lanciato un appello urgente per i propri collaboratori freelance attivi nella Striscia di Gaza, denunciando un rischio concreto di morte per fame. Attualmente, AFP opera nell’enclave con un team composto da un cronista, tre fotografi e sei videomaker, tutti locali. L’accesso ai media internazionali è interdetto dal 2023, e la copertura giornalistica è garantita solo da operatori sul campo.

Ci rifiutiamo di vederli morire”, si legge nel comunicato diffuso dal consiglio direttivo uscente del sindacato. I giornalisti locali lavorano in condizioni estreme, vivendo sotto i bombardamenti, privi di alimentazione adeguata, assistenza sanitaria e accesso a beni di prima necessità. Uno di loro, Bashar, collabora con AFP dal 2010 e ricopre il ruolo di fotografo principale dal 2024. Il 19 luglio ha scritto pubblicamente: “Non ho più la forza di lavorare per i media. Il mio corpo è debilitato e non riesco più a muovermi”.

Bashar vive con la famiglia tra le rovine della sua abitazione a Gaza City, senza elettricità, acqua o letti. Il 20 luglio ha riferito la morte per fame di uno dei suoi fratelli. “Per la prima volta, mi sento sconfitto”, ha dichiarato. “Vorrei che Macron mi aiutasse a uscire da questo inferno”.

Secondo SDJ, anche i giornalisti regolarmente pagati non possono acquistare beni: i prezzi sono esorbitanti, il sistema bancario è inattivo, e il cambio tra valuta elettronica e contante comporta commissioni fino al 40%. L’agenzia non è più in grado di usare veicoli per spostare il personale, a causa dell’impossibilità di reperire carburante e del rischio di essere colpiti dall’aviazione israeliana. Le trasferte avvengono quindi a piedi o su carretti trainati da animali.

Ahlam, una videomaker attiva nel sud della Striscia, continua a lavorare. “Ogni volta che esco per documentare qualcosa, non so se tornerò viva”, ha dichiarato. “Il problema principale è la mancanza di cibo e acqua”.

Il sindacato denuncia che i giornalisti sono esausti, malnutriti, spesso incapaci di camminare per coprire gli eventi. “Le loro richieste d’aiuto sono quotidiane”, si legge nel testo diffuso da SDJ. “La loro vita è appesa a un filo. Il coraggio che li ha sostenuti per mesi non basta più”.

Nonostante tutto, Ahlam prosegue. “Cerco di continuare a fare il mio lavoro, dare voce alla popolazione, documentare la verità. Resistere non è una scelta: è una necessità”.

SDJ ricorda che, dalla fondazione dell’agenzia nel 1944, alcuni reporter AFP sono stati uccisi, feriti o imprigionati in zone di conflitto. Ma mai prima d’ora era accaduto che colleghi rischiassero di morire di fame sotto gli occhi della redazione.