Anna Wintour lascia la direzione di Vogue America, incarico ricoperto ininterrottamente dal 1988. La notizia, confermata da fonti come il Daily Front Row e Women’s Wear Daily, segna la fine di un’epoca per il mensile considerato da molti la “bibbia della moda”. La direttrice, 75 anni, manterrà comunque le cariche di Chief Content Officer globale di Condé Nast e di direttrice editoriale globale di Vogue, supervisionando le edizioni internazionali del marchio.
Wintour entrò nella redazione di Vogue nel 1983 come direttore creativo, per poi guidare British Vogue dal 1985 al 1987. Nell’estate del 1988 tornò a New York per assumere la guida dell’edizione statunitense, succedendo a Grace Mirabella. Il primo numero firmato da Wintour fu pubblicato nel novembre 1988: in copertina la modella Michaela Bercu indossava un maglione di Christian Lacroix da 10.000 dollari e un paio di jeans Guess da 50 dollari, fotografata da Peter Lindbergh. “Questa infrangeva ogni regola”, dichiarò Wintour in un’intervista del 2012 a proposito della copertina, che segnò un nuovo approccio editoriale alla moda.
Durante i 37 anni alla guida del mensile, Wintour ha trasformato Vogue in un punto di riferimento culturale globale. Ha introdotto l’uso regolare di celebrità in copertina, spesso anticipando i tempi e dettando tendenze. Ha ospitato personalità come Michelle Obama, Beyoncé, Madonna, Renée Zellweger, Oprah Winfrey e Naomi Campbell, rendendo la rivista un simbolo dell’intersezione tra moda, spettacolo e società. Il suo impatto si è esteso anche al Met Gala, da lei promosso a evento mediatico di risonanza mondiale.
L’influenza di Wintour ha raggiunto anche la cultura popolare, ispirando il personaggio di Miranda Priestly nel romanzo “Il diavolo veste Prada”, scritto dall’ex assistente Lauren Weisberger e adattato in un film di successo del 2006. Pur non confermando esplicitamente il riferimento, Wintour ha partecipato alla première cinematografica indossando un abito firmato Prada.
Nel corso della sua carriera, ha sostenuto giovani stilisti come John Galliano, Alexander McQueen, Tom Ford e Marc Jacobs, contribuendo al loro lancio sulla scena internazionale. Allo stesso tempo, ha collaborato con fotografi di fama mondiale come Annie Leibovitz, Steven Meisel, Mario Testino e Patrick Demarchelier, definendo l’estetica visiva della rivista per oltre tre decenni.