Il New York Times ha presentato una causa contro Perplexity AI presso il Tribunale Distrettuale di New York, accusando la startup di copiare e mostrare contenuti del quotidiano senza permesso per alimentare i propri servizi di intelligenza artificiale. La causa è stata depositata dopo oltre un anno dall’invio di una diffida formale e arriva in un momento in cui la testata è già impegnata in un’altra azione legale contro il Pentagono legata a una nuova policy sulla copertura delle notizie.
Secondo il quotidiano, Perplexity avrebbe utilizzato milioni di articoli, inclusi contenuti dietro paywall, attraverso attività di scraping e di raccolta automatica di dati. Il New York Times sostiene che questo materiale sia stato impiegato per addestrare e migliorare strumenti generativi basati su IA, in violazione di diritti d’autore e marchi registrati.
Nella causa si afferma inoltre che Perplexity avrebbe attribuito al giornale contenuti inventati, descritte come “allucinazioni”, mostrandoli insieme a loghi e nomi della testata. La presenza dei marchi del New York Times accanto a contenuti non verificati avrebbe creato il rischio di confusione per i lettori. Il portavoce del quotidiano, Graham James, ha dichiarato: “Pur credendo nell’uso e nello sviluppo etico e responsabile dell’IA, ci opponiamo fermamente all’utilizzo non autorizzato dei nostri contenuti da parte di Perplexity”.
L’azione legale richiede risarcimenti, misure ingiuntive e interventi per impedire ulteriori utilizzi non autorizzati dei materiali. Da parte sua, Perplexity ha respinto le accuse attraverso il responsabile della comunicazione, Jesse Dwyer, definendo la causa “una tattica inefficace” usata dagli editori contro tecnologie emergenti. La startup sostiene di non creare modelli tramite scraping, ma di limitarsi a indicizzare pagine web e a fornire citazioni verificabili.
La disputa arriva in un contesto di crescente frizione tra editori e aziende tecnologiche che utilizzano contenuti online per addestrare sistemi generativi. Perplexity è coinvolta in altri contenziosi con Encyclopedia Britannica, con Dow Jones e con il New York Post, mentre a ottobre la piattaforma Reddit ha presentato una causa federale accusando Perplexity e altre società di raccolta non autorizzata di dati. Il Chicago Tribune ha avviato un’azione simile il 4 dicembre.
Le tensioni nel settore crescono insieme all’espansione dell’IA. Secondo Reuters, alcune società avrebbero ignorato gli strumenti adottati dagli editori per limitare lo scraping dei contenuti protetti. Il New York Times ha concesso licenze per l’uso di materiale editoriale ad aziende come Amazon, per applicazioni come Alexa, ma è parte di un contenzioso anche con OpenAI, che sviluppa ChatGPT.
Nonostante le azioni legali, Perplexity, con sede a San Francisco, ha raccolto circa 1,5 miliardi di dollari in tre anni, ottenendo investimenti da società e imprenditori come Nvidia e Jeff Bezos. La startup è oggi valutata intorno ai 20 miliardi di dollari.
La notizia della causa ha avuto un immediato impatto sul mercato: le azioni del New York Times sono aumentate dell’1,8% dopo la presentazione del ricorso.