Coordinamento sindacale: agenzie di stampa in dialogo a Roma

Nella sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana a Roma ha preso vita un importante momento di unione e confronto tra le redazioni delle principali agenzie di stampa nazionali. Si è infatti costituito il Coordinamento Sindacale dei Comitati di Redazione (Cdr) delle agenzie di stampa, un’iniziativa che mira a consolidare la collaborazione e a affrontare le sfide comuni che le redazioni giornalistiche affrontano quotidianamente. All’incontro hanno partecipato rappresentanti di alcune tra le più autorevoli agenzie di stampa italiane, tra cui Adnkronos, Agi, Ansa, Askanews, Dire, LaPresse e Radiocor. La presenza dei dirigenti sindacali, tra cui il segretario generale aggiunto vicario della Fnsi Domenico Affinito, il segretario generale aggiunto Matteo Naccari e il segretario dell’Associazione Stampa Romana Stefano Ferrante, ha conferito ancora maggiore rilevanza all’evento. Durante l’incontro, i rappresentanti dei Cdr hanno affrontato diverse questioni di interesse comune. Si è parlato dei bandi e dei finanziamenti del Dipartimento dell’Editoria, dell’applicazione degli accordi aziendali sullo smart working e del sempre più rilevante impatto degli strumenti tecnologici basati sull’intelligenza artificiale nel lavoro giornalistico quotidiano. Inoltre, è emersa la necessità di approfondire il rapporto tra il marketing e l’informazione primaria, sottolineando l’importanza di mantenere l’indipendenza delle agenzie di stampa come baluardo contro le fake news. Uno dei punti salienti dell’incontro è stata la richiesta avanzata al segretario generale della Fnsi, Alessandra Costante, di organizzare un incontro con il sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini. L’obiettivo di tale incontro sarà quello di presentare il nuovo Coordinamento Sindacale e discutere delle prospettive del settore dell’informazione primaria, fondamentale per il sistema informativo nazionale. Inoltre, i Cdr delle agenzie di stampa italiane hanno voluto esprimere la propria solidarietà ai colleghi della Rai, ribadendo l’importanza del libero esercizio della professione giornalistica come pilastro fondamentale della democrazia.
Israele “spegne” Al Jazeera

Una mossa che ha destato preoccupazione a livello internazionale. Il gabinetto di guerra del primo ministro Benjamin Netanyahu ha votato all’unanimità per il blocco di tutte le attività di Al Jazeera in Israele. Questo provvedimento, che mira a spegnere una delle poche voci giornalistiche rimaste a Gaza, è stato giustificato dal governo israeliano come una risposta all’”incitamento all’odio” durante il recente conflitto con Hamas. Gli uffici di Al Jazeera in Israele e nei territori occupati saranno chiusi, e tutto il materiale tecnico sarà sequestrato, ad eccezione dei dispositivi utilizzati dai giornalisti per il loro lavoro. Tuttavia, questa decisione è stata fortemente criticata come un attacco alla libertà di stampa e come un tentativo di sopprimere la voce critica dei media indipendenti. Hani Mahmoud, un giornalista di Al Jazeera che lavora a Rafah, ha condannato la mossa definendola “l’ultimo episodio di quella che sembra essere la soppressione di qualsiasi critica a ciò che sta accadendo sul terreno in tutta la Striscia”. Mahmoud ha sottolineato il ruolo di Al Jazeera nel documentare le atrocità e le violazioni dei diritti umani commesse durante il conflitto, e ha descritto il divieto come un tentativo disperato di impedire una copertura equa della situazione sul campo. Al Jazeera ha pagato un prezzo terribile per il suo lavoro giornalistico in Medio Oriente. Il suo quartier generale a Gaza è stato distrutto da un bombardamento israeliano, che ha causato la morte e il ferimento di molti giornalisti. Walid Omary, capo della redazione di Gerusalemme, ha ricordato che gli attacchi contro Al Jazeera non sono una novità, con numerosi episodi di intimidazioni e violenze nei confronti dei suoi reporter. LA CONDANNA DI AL JAZEERA Il governo israeliano ha votato all’unanimità per chiudere le operazioni di Al Jazeera in Israele, una mossa che ha scatenato una forte condanna da parte della rete mediatica. Al Jazeera Media Network ha definito la decisione un “atto criminale” e ha accusato Israele di violare il diritto internazionale e umanitario. La rete ha emesso una dura dichiarazione, condannando fermamente la chiusura delle sue operazioni e sottolineando il suo impegno nel fornire notizie e informazioni al pubblico globale. Questa decisione del governo israeliano è stata presa poco dopo che il parlamento del paese ha approvato una legge che consente la chiusura temporanea delle emittenti straniere considerate una minaccia alla sicurezza nazionale durante il conflitto durato mesi a Gaza. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato la decisione tramite un post su X, affermando che il canale di Al Jazeera è stato chiuso per essere stato considerato “un canale di incitamento“. Il ministro israeliano delle Comunicazioni, Shlomo Karhi, ha dichiarato di aver firmato gli ordini contro Al Jazeera, ordinando il sequestro delle attrezzature di trasmissione utilizzate dalla rete. La chiusura degli uffici di Al Jazeera in Israele ha suscitato reazioni immediate da parte della comunità internazionale e dei difensori della libertà di stampa. Gruppi per la libertà di stampa hanno condannato la mossa definendola “atroce” e “retrograda“, sottolineando che chiudere i media è tipico dei regimi autoritari e non delle democrazie. Al Jazeera ha avuto un ruolo significativo nell’ambito del giornalismo internazionale, specialmente durante il conflitto Israele-Palestina. La rete ha documentato le atrocità e le violazioni dei diritti umani, trasmettendo immagini sconvolgenti degli attacchi aerei e delle sofferenze della popolazione civile.
Sciopero Rai, contrasti tra Tg, Day Time e Approfondimento

Il prossimo lunedì, 6 maggio, segna una svolta importante per la Radiotelevisione Italiana (RAI), con lo sciopero indetto dall’Usigrai, l’Unione Sindacale Italiana Giornalisti Rai. Mentre l’Usigrai auspica un ampio sostegno allo sciopero, non tutti i giornalisti Rai sembrano intenzionati ad aderire. Tale dissenso potrebbe riflettersi nelle programmazioni dei telegiornali e dei radiogiornali: se Tg1 e Tg2 potrebbero andare regolarmente in onda, si prevedono edizioni ridotte per TG3, Giornale Radio e diverse testate giornalistiche regionali. Il segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda, ha ribadito l’importanza di difendere la libertà di stampa, soprattutto alla luce del recente declino dell’Italia nella classifica mondiale di Reporters Senza Frontiere. Parallelamente allo sciopero, giornalisti appartenenti ai generi “Day Time” e “Approfondimento” avanzano richieste di pari tutele e dignità professionale. Una petizione promossa dai CdR delle due realtà Rai mira a ottenere un riconoscimento equo per coloro che operano al di fuori dei tradizionali telegiornali. Si sottolinea la necessità di una regolamentazione più chiara e di una definizione di ruoli e responsabilità, specialmente nei programmi di approfondimento.
Protesta giornalisti Rai: 24 ore di sciopero dal 6 maggio
Il sindacato dei giornalisti Rai, Usigrai, ha annunciato uno sciopero di 24 ore, con astensione dal lavoro dalle 5.30 di lunedì 6 maggio alle 5.30 di martedì. La decisione di scioperare nasce dalla crescente preoccupazione per il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, con accuse di tentativi di ridurre la Rai a un mero megafono del governo. Tra le motivazioni della protesta vi è anche l’assenza di un chiaro progetto per l’informazione della Rai all’interno del piano industriale dell’azienda. Il sindacato evidenzia inoltre le carenze di organico che impattano sulle condizioni di lavoro dei giornalisti. È importante notare che i giornalisti del Giornale Radio Rai non parteciperanno allo sciopero, poiché sono già in sciopero sabato 27 aprile.
Sciopero alla Rai: giornalisti contro azienda, motivazioni e risposte

Oggi, lunedì 6 maggio, i telespettatori potrebbero trovare schermi oscurati e notiziari interrotti, poiché i giornalisti della Rai hanno deciso di scioperare. La decisione è stata annunciata attraverso un videomessaggio trasmesso in tutti i Tg dell’emittente pubblica, a firma Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai. Le motivazioni dietro questa mossa sono state espresse chiaramente nel comunicato. I giornalisti lamentano le decisioni prese dalla dirigenza aziendale senza coinvolgere il sindacato, come la fusione di testate senza consultazione, l’assenza di sostituzioni per pensionamenti o congedi per maternità, lasciando agli altri dipendenti il carico di lavoro in eccesso, e la riduzione unilaterale del premio di risultato. Inoltre, si evidenzia il tentativo di censura di un monologo sul 25 aprile, trasformato in una questione economica dalla Rai. La reazione dell’azienda non si è fatta attendere. Attraverso un altro videomessaggio, la dirigenza ha risposto alle accuse del sindacato definendo le motivazioni dello sciopero come “ideologiche e politiche”. Si è ribadito che la Rai sta lavorando per trasformarsi in una moderna Digital Media Company e che non vi è stata alcuna censura sull’informazione. L’azienda sostiene di aver adattato il sistema premiante dei giornalisti e di non poter attualmente avviare nuove assunzioni a causa del quadro economico attuale, che richiede invece ottimizzazioni per valorizzare il personale esistente. La disputa si intensifica anche sulla tempistica dello sciopero, che coincide con le imminenti elezioni europee. Secondo l’azienda, questo rischia di impoverire l’offerta informativa e di esporre il servizio pubblico a strumentalizzazioni politiche, privando i cittadini del diritto fondamentale all’informazione. La polemica evidenzia una profonda frattura tra la dirigenza aziendale e i giornalisti della Rai, con questioni che vanno oltre gli aspetti puramente lavorativi, toccando temi di libertà di espressione, democrazia e indipendenza dell’informazione.