Washington Post, hacker tentano accesso a e-mail. Credenziali reimpostate per precauzione

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Il Washington Post ha rilevato un attacco informatico mirato al proprio sistema di posta elettronica, scoperto nella giornata di giovedì 13 giugno. A darne comunicazione, in una nota interna ottenuta dalla CNN, è stato il direttore esecutivo del quotidiano, Matt Murray, che ha precisato come l’intrusione abbia coinvolto un numero limitato di account di giornalisti. Il giorno successivo, venerdì 14, l’intera redazione è stata invitata a reimpostare le proprie credenziali di accesso come misura precauzionale. Secondo quanto riportato, l’attacco hacker avrebbe avuto come obiettivo specifici giornalisti del Post, già contattati dalla direzione. “Sebbene la nostra indagine sia in corso, riteniamo che l’incidente abbia interessato un numero limitato di account di giornalisti del Post e abbiamo contattato coloro i cui account sono stati interessati”, ha dichiarato Murray nella nota. Lo stesso ha aggiunto: “Non crediamo che questa intrusione non autorizzata abbia avuto ripercussioni su altri sistemi postali o abbia avuto ripercussioni sui nostri clienti”. Il Washington Post non ha fornito dettagli sull’identità degli aggressori informatici, né ha confermato se siano coinvolti soggetti statali o gruppi criminali organizzati. Un portavoce del giornale ha infatti rifiutato di commentare sulla possibile attribuzione dell’attacco. Il Wall Street Journal è stato il primo organo di stampa a dare notizia dell’incidente. In un contesto più ampio, il Wall Street Journal stesso era già stato colpito da una campagna di hacking pluriennale portata avanti da presunti hacker legati alla Cina, scoperta nel 2022. In quel caso, gli attacchi si erano concentrati su giornalisti impegnati nella copertura di tematiche relative alla Cina, suggerendo un interesse strategico verso l’attività informativa delle principali testate statunitensi.

Il Washington Post lancia Ripple per pubblicare (con l’AI) articoli di opinionisti da Substack

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Il Washington Post lancerà un nuovo programma editoriale chiamato Ripple, con l’obiettivo di ospitare contenuti di opinione provenienti da fonti esterne, tra cui altri giornali statunitensi, autori di Substack e, in futuro, anche scrittori non professionisti. Il progetto, non ancora annunciato ufficialmente, è stato confermato da quattro fonti a conoscenza dell’iniziativa, che hanno parlato in forma anonima. Ripple sarà accessibile gratuitamente sul sito e sull’app del quotidiano, al di fuori del paywall, e opererà esternamente rispetto alla sezione opinioni del giornale. Secondo le fonti, il lancio operativo del programma è previsto per l’estate, con una fase successiva – in autunno – in cui sarà avviata la sperimentazione dei contenuti generati da collaboratori occasionali. Tali contenuti potranno essere redatti con l’assistenza di Ember, uno strumento basato sull’intelligenza artificiale sviluppato dal Post. Ember fornirà suggerimenti strutturali e indicazioni narrative in tempo reale, con funzioni come un indicatore di “forza della storia”, sezioni sulla tesi, i punti di supporto e il finale, oltre a prompt guidati per lo sviluppo dell’articolo. Il quotidiano ha recentemente assunto un redattore dedicato al coordinamento del progetto e sta valutando partnership con testate come The Salt Lake Tribune, The Dispatch, The Atlanta Journal-Constitution e il giornalista Matt Yglesias. Tuttavia, alcune di queste realtà hanno già rifiutato. Lauren Gustus, CEO del Tribune, ha dichiarato: “Preferiamo concentrarci sulla costruzione di relazioni e fiducia qui nello Utah”. Andrew Morse del Journal-Constitution ha affermato che il piano del Post “non è in linea con la nostra strategia”, aggiungendo: “Pensiamo che la scalabilità sia la guerra del passato”. Jeff Bezos, proprietario del Post e fondatore di Amazon, ha promosso la creazione di Ripple come parte di un piano più ampio per ampliare il bacino di lettori del giornale oltre le élite costiere. Secondo due fonti, il programma potrebbe raggiungere fino a 38 milioni di adulti statunitensi. Il Post sta anche esaminando la possibilità di proporre pacchetti di abbonamento con le testate partner coinvolte. Negli ultimi mesi, la sezione opinioni del giornale ha vissuto profondi cambiamenti. Bezos ha deciso di interrompere il sostegno ufficiale a candidati politici, bloccando un editoriale a favore della vicepresidente Kamala Harris. A febbraio, il proprietario ha richiesto una linea editoriale più allineata a “libertà personali e libero mercato”, portando alle dimissioni del direttore della sezione, David Shipley. Il progetto Ripple è frutto di un lavoro di ricerca e sviluppo iniziato oltre un anno fa, con prime sperimentazioni locali condotte nella città di Kansas City, Missouri. L’approvazione definitiva è avvenuta a gennaio e i lavori sono entrati nel vivo in aprile. Il progetto è guidato da Lippe Oosterhof, ex dirigente di Reuters e Yahoo, attualmente anche consulente per Symbolic.ai. Tra i nomi coinvolti nei retroscena del progetto figura anche Jennifer Rubin, ex editorialista del Post e co-fondatrice della testata The Contrarian. Secondo una fonte, quest’ultima era stata inizialmente considerata tra i potenziali partner, ma in seguito esclusa. Alla notizia, Rubin ha reagito ironicamente: “Hanno letto la mia lettera di dimissioni pubblica?”. Una portavoce del Post ha rifiutato di commentare.

Guerra, droga, attentati e diritti. Pulitzer 2025: trionfo per New York Times e Washington Post

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Lunedì 5 maggio 2025, la Columbia University ha annunciato i vincitori dei Premi Pulitzer: 4 RICONOSCIMENTI AL NEW YORK TIMES Il New York Times è stato premiato, con quattro riconoscimenti, per le sue inchieste sulla guerra civile in Sudan, sul ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, sulla crisi degli oppioidi in collaborazione con il Baltimore Banner e per le fotografie scattate durante il tentato assassinio di Donald Trump in Pennsylvania. Il premio per il giornalismo internazionale è stato attribuito a Declan Walsh e allo staff del Times per la copertura del conflitto sudanese, che ha documentato il coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti e il bilancio crescente delle vittime. Nella categoria giornalismo esplicativo, Azam Ahmed, Christina Goldbaum e Matthieu Aikins sono stati premiati per un’inchiesta sulle sparizioni forzate da parte di un generale afghano sostenuto dalle forze statunitensi durante la ritirata americana. Il premio per il giornalismo locale è andato al team formato da Alissa Zhu, Nick Thieme e Jessica Gallagher, insieme alla redazione del Baltimore Banner, per un’indagine che ha evidenziato l’ampiezza della crisi del fentanyl a Baltimora, città diventata epicentro delle overdose negli Stati Uniti. Nella categoria fotografia dell’ultima ora, Doug Mills del New York Times ha ricevuto il riconoscimento per le immagini scattate al comizio di Butler, in Pennsylvania, durante l’attentato fallito a Trump, tra cui una fotografia che mostra il passaggio di un proiettile WASHINGTON POST: CRONACA IN DIRETTA Il Washington Post si è aggiudicato il Premio Pulitzer 2025 per il giornalismo d’informazione grazie alla sua copertura tempestiva e approfondita del tentativo di assassinare Donald Trump, avvenuto il 13 luglio 2024 durante un comizio elettorale a Butler, Pennsylvania. L’attacco si è consumato in pochi secondi, mentre l’ex presidente parlava sul palco: colpi di arma da fuoco hanno ferito Trump all’orecchio, scatenando il panico tra la folla. Gli agenti dei Servizi Segreti lo hanno subito portato al riparo, mentre le prime notizie cominciavano a rimbalzare online. Alle 18:21, il Post ha pubblicato il primo aggiornamento in tempo reale, seguito da un avviso push mobile, un banner in homepage, e alle 18:44 le prime immagini scioccanti del fotoreporter Jabin Botsford, che ritraevano Trump col volto insanguinato. Alle 18:51, il giornale ha riferito che Trump era in salvo, secondo fonti ufficiali. Il lavoro del team del Post è stato fulmineo ma anche meticoloso. Botsford, presente a pochi metri dal palco, ha continuato a scattare foto e a filmare la scena con occhiali Ray-Ban Meta. Contemporaneamente, il giornalista Isaac Arnsdorf inviava aggiornamenti dalla postazione stampa, arricchendo la copertura live. Alle 21:18, appena tre ore dopo l’attacco, il Post ha pubblicato un dettagliato resoconto firmato Arnsdorf e Botsford, che ha superato per vividezza e precisione quello di molte testate concorrenti. Nei giorni successivi, il Post ha approfondito l’evento con un’inchiesta visiva e forense. Tre giorni dopo, ha rivelato che Thomas Matthew Crooks, l’attentatore, era riuscito a eludere i cecchini salendo su un tetto la cui inclinazione e vegetazione circostante ne avevano nascosto la visuale. Il team del Post ha ricostruito digitalmente la scena in 3D, utilizzando immagini satellitari e dati lidar dell’US Geological Survey per ottenere misure precise di edifici e pendenze. In un’altra inchiesta, il Post ha analizzato l’audio della sparatoria, identificando dieci colpi in 16 secondi. Gli otto colpi iniziali sono stati attribuiti a Crooks. Gli ultimi due, distinti per firma acustica, provenivano da fonti diverse: il decimo da un cecchino dei Servizi Segreti, il nono da un agente delle forze dell’ordine locali, che ha probabilmente interrotto l’azione dell’attentatore prima che questi venisse ucciso. Un altro riconoscimento è andato a Ann Telnaes, ex vignettista del Washington Post, è stata premiata per il giornalismo illustrato, dopo essersi dimessa dal giornale in seguito alla censura di una vignetta sul proprietario Jeff Bezos. GLI ALTRI VINCITORI ProPublica ha ricevuto il premio per il servizio pubblico, il più prestigioso dei Pulitzer, per l’inchiesta sulle morti evitabili causate dai divieti sull’aborto, con l’uso di dati ufficiali e testimonianze raccolte da Kavitha Surana, Lizzie Presser, Cassandra Jaramillo e la fotografa Stacy Kranitz. Nella categoria giornalismo investigativo, il premio è stato assegnato a Reuters per “Fentanyl Express”, un’inchiesta sul traffico di sostanze dalla Cina agli Stati Uniti via Messico, illustrando le falle nei controlli doganali. Il Wall Street Journal è stato premiato per il miglior giornalismo nazionale con un’inchiesta su Elon Musk, che ha rivelato aspetti della sua influenza politica, dell’uso di droghe illegali e dei rapporti con Vladimir Putin. Il New Yorker ha ottenuto tre premi: per il commento, per la fotografia di servizio e per il reportage audio con il podcast “In the Dark”, che ha indagato sull’omicidio di civili iracheni da parte dei Marines. Il collaboratore Mosab Abu Toha ha vinto per i suoi saggi sulla vita nella Striscia di Gaza, mentre Moises Saman ha ricevuto il premio per la fotografia con immagini dalla Siria. Il premio per la miglior scrittura è stato assegnato a Mark Warren per un articolo su un pastore suicida in Alabama pubblicato da Esquire. Il riconoscimento per la critica è andato ad Alexandra Lange di Bloomberg CityLab, per i suoi articoli su spazi pubblici e architettura. Il Houston Chronicle ha ricevuto il premio per la scrittura editoriale per un’inchiesta sui passaggi ferroviari pericolosi. Nelle categorie arti e lettere, “James” di Percival Everett ha vinto per la narrativa, mentre “Purpose” di Branden Jacobs-Jenkins è stato premiato nella drammaturgia. I premi per la storia sono andati a Kathleen DuVal e a Edda L. Fields-Black, la biografia è stata vinta da Jason Roberts, l’autobiografia da Tessa Hulls e la saggistica generale da Benjamin Nathans. Marie Howe ha vinto per la poesia con “New and Selected Poems”, e Susie Ibarra per la musica con “Sky Islands”. Una menzione speciale è stata conferita a Chuck Stone, pioniere del giornalismo afroamericano, per il suo contributo al movimento per i diritti civili e la co-fondazione della National Association of Black Journalists. (In copertina, l’immagine di Doug Mills/NYTimes che ha vinto il Pulitzer)

Washington Post: premio Pulitzer per breaking news e vignette politiche

Il Washington Post ha ricevuto due Premi Pulitzer lunedì 5 maggio, tra cui quello per il breaking news reporting relativo alla copertura dell’attentato fallito a Donald Trump avvenuto a luglio 2024 in Pennsylvania. Il riconoscimento è stato assegnato per l’immediatezza, l’accuratezza e la completezza dell’informazione fornita durante le ore successive all’episodio, che ha visto il candidato repubblicano scampare a un colpo d’arma da fuoco durante un comizio elettorale. La giuria dei Pulitzer Prizes ha sottolineato l’efficienza della redazione del quotidiano nella diffusione di contenuti verificati attraverso piattaforme digitali, video e reportage sul campo, contribuendo a fornire un quadro chiaro e tempestivo dell’evento. Il secondo riconoscimento è stato assegnato alla vignettista Ann Telnaes, fino a poco tempo fa collaboratrice della sezione Opinioni del giornale, premiata nella categoria Editorial Cartooning. Per Telnaes si tratta del secondo Pulitzer in carriera, ottenuto grazie a una serie di illustrazioni satiriche pubblicate nel corso del 2024, considerate innovative nel linguaggio visivo e rilevanti nel contesto politico statunitense.

Trump contro New York Times, Washington Post e Fox News per sondaggi truccati

Donald Trump

In un post pubblicato lunedì mattina su Truth Social, il presidente Donald Trump ha chiesto che i principali istituti e testate che producono sondaggi politici siano indagati per frode elettorale, accusandoli di manipolare i dati per influenzare l’opinione pubblica. Secondo quanto riportato da Axios, il messaggio è arrivato a meno di due settimane dal traguardo dei 100 giorni del suo secondo mandato. Trump ha definito “sondaggi falsi delle organizzazioni di fake news” quelli pubblicati da testate come il Washington Post, il New York Times e Fox News, sostenendo che gli autori stiano “cercando un risultato negativo” contro la sua amministrazione. Ha inoltre citato il sondaggista John McLaughlin, storicamente legato alle sue campagne, accusando i media di essere “criminali negativi” e “nemici del popolo”. Le dichiarazioni sono giunte in risposta a una serie di rilevazioni demoscopiche che indicano un calo del gradimento del presidente. Secondo un sondaggio Washington Post-ABC News-Ipsos, condotto su 2.464 adulti, il tasso di approvazione complessivo di Trump è al 39%, mentre il 55% disapprova l’operato presidenziale. A febbraio, le stesse rilevazioni mostravano un 45% di approvazione e 53% di disapprovazione. Un altro sondaggio, condotto dal New York Times/Siena College su un campione nazionale di 913 elettori, ha rilevato un consenso al 42%, con un 54% di contrari. Il Times ha definito questi numeri “storicamente bassi” per un presidente in carica a questo punto del mandato. Il calo è confermato anche da una ricerca Fox News, secondo cui l’indice di gradimento è sceso al 44%, con una perdita di cinque punti percentuali rispetto al mese precedente. Secondo lo stesso sondaggio di Fox News, l’unico ambito in cui Trump conserva un margine positivo è la sicurezza dei confini, uno dei temi centrali della sua campagna. Per il resto, i dati indicano un aumento delle preoccupazioni tra gli elettori riguardo ai suoi metodi e al ritmo dei cambiamenti introdotti. Dalla sua rielezione, Trump ha avviato un’agenda politica che ha comportato ampie riforme istituzionali, alcune delle quali sono attualmente oggetto di verifiche giudiziarie. Diversi tribunali hanno bloccato alcune delle iniziative più controverse, mentre si moltiplicano i ricorsi legali contro decisioni del governo federale. In un ulteriore sondaggio del Times/Siena, il 54% degli elettori registrati ha affermato che Trump ha “esagerato” con i cambiamenti apportati al sistema politico ed economico, contro il 27% che li ha giudicati adeguati. Secondo un’analisi del Washington Post, l’attuale indice di gradimento del presidente è il più basso rispetto a quello di qualsiasi predecessore al medesimo punto del mandato, a partire dal terzo incarico di Franklin D. Roosevelt.

Washington Post, tre nuovi team su futuro, politica e cronaca USA

Washington Post annuncia tre nuovi leader redazionali

A partire dal 1° maggio, il Washington Post avvierà una nuova fase del suo processo di riorganizzazione editoriale con la nomina dei responsabili di tre nuovi dipartimenti. I cambiamenti si inseriscono in un più ampio sforzo del giornale volto a rafforzare l’attenzione al digitale e ad ampliare la copertura tematica e territoriale. I nuovi incarichi sono stati affidati a Zach Goldfarb, Lori Montgomery e Jennifer Amur, che guideranno rispettivamente i dipartimenti Futures, Politica e Governo, e Nazionale. I tre risponderanno direttamente al caporedattore Peter Spiegel. Zach Goldfarb sarà alla guida del nuovo dipartimento Futures del Washington Post, dedicato a raccontare le grandi trasformazioni del XXI secolo nei campi di economia, tecnologia, clima, salute e scienza. L’obiettivo è offrire strumenti narrativi innovativi e coinvolgenti per aiutare il pubblico a comprendere e affrontare i cambiamenti globali. In vent’anni al Post, Goldfarb ha fondato e diretto il dipartimento Clima e Ambiente, realizzando progetti come The Human Limit e The Drowning South e contribuendo alla crescita del pubblico. In passato ha ricoperto ruoli da vicedirettore economico e redattore politico, seguendo temi cruciali durante le amministrazioni Trump e Biden, e ha ricevuto riconoscimenti come tre Gerald Loeb Awards. Laureato in politiche pubbliche a Princeton, ha lavorato come reporter economico e corrispondente dalla Casa Bianca durante l’amministrazione Obama. Lori Montgomery, giornalista con 25 anni di esperienza al Washington Post, assumerà la guida del nuovo dipartimento di Politica e Governo, proseguendo e ampliando la copertura sulle dinamiche politiche e istituzionali degli Stati Uniti. Attualmente alla direzione della redazione economica, Montgomery ha trasformato il team in una realtà centrale del giornale, con approfondimenti sull’economia nelle elezioni 2024, scoop sull’amministrazione Trump e progetti su sanzioni, economia dei creatori e sanità pubblica. In passato è stata vicedirettrice nazionale, contribuendo a due Premi Pulitzer grazie a inchieste su clima e violenza della polizia. Ha lavorato anche in Europa per Knight Ridder, seguendo la guerra in Kosovo e le economie emergenti. Laureata alla Northwestern University, ha iniziato la carriera nei quotidiani locali e nell’analisi politica in Texas. Jennifer Amur assumerà la guida del dipartimento Nazionale del Washington Post, con l’obiettivo di rafforzare la copertura delle questioni, delle tendenze e delle figure che influenzano la vita negli Stati Uniti. Al Post dal 2014, Amur ha ricoperto ruoli chiave nella redazione internazionale, di cui è stata recentemente vicedirettrice, curando reportage pluripremiati come Africa’s Rising Cities, Life in West Africa, la serie 2C vincitrice del Premio Pulitzer e il Pegasus Project, premiato con il George Polk Award. Ha inoltre contribuito alla copertura della guerra di Gaza e a un’inchiesta del 2022 sulla manipolazione delle prove in India. Laureata in giornalismo all’Università del Missouri, ha iniziato la carriera all’Hurriyet Daily News e al Milwaukee Journal Sentinel.

Washington Post porta le sue notizie su ChatGPT

Washington Post e OpenAI

Il Washington Post ha annunciato una partnership strategica con OpenAI per rendere le proprie notizie di alta qualità più accessibili attraverso ChatGPT. L’accordo, reso pubblico il 22 aprile 2025, prevede che ChatGPT mostri riassunti, citazioni e link agli articoli originali del Post in risposta a domande pertinenti degli utenti. La collaborazione nasce con l’obiettivo di facilitare l’accesso a informazioni affidabili e concrete, soprattutto in ambiti complessi o in rapida evoluzione, come politica, affari globali, economia e tecnologia. Attraverso questa integrazione, ChatGPT fornirà una attribuzione chiara e link diretti agli articoli, offrendo agli utenti la possibilità di approfondire e contestualizzare le notizie. Peter Elkins-Williams, responsabile delle partnership globali del Washington Post, ha spiegato che il progetto nasce dalla volontà di raggiungere il pubblico “ovunque si trovi”, garantendo l’accesso ai contenuti “dove, come e quando il pubblico lo desidera”. Varun Shetty, responsabile delle partnership media di OpenAI, ha sottolineato che oltre 500 milioni di persone usano ChatGPT ogni settimana e che la collaborazione con testate come il Post punta a offrire informazioni tempestive e affidabili. La partnership si inserisce in un piano più ampio di OpenAI, che ha stretto accordi simili con oltre 20 editori e reso disponibili contenuti di oltre 160 testate in più di 20 lingue. Il Washington Post aveva già intrapreso iniziative nell’ambito dell’intelligenza artificiale, come gli strumenti Ask The Post AI, Climate Answers e Haystacker, sviluppati per migliorare l’accessibilità e l’efficacia della copertura giornalistica. L’azienda mantiene la propria indipendenza dagli LLM esterni, adottando e sviluppando soluzioni interne di IA sia per l’attività redazionale sia per l’esperienza utente.

Washington Post riorganizza e amplia il team investigativo

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Il Washington Post ha annunciato una significativa espansione e ristrutturazione del suo team investigativo, rafforzando la sua capacità di produrre giornalismo d’inchiesta di alta qualità. Tra le principali novità, il Visual Forensics Team si sposta dal Video Department alle Investigations, una scelta che consolida il ruolo del team nell’uso di tecniche innovative per analizzare eventi di rilievo globale. Fondato da Nadine Ajaka sotto la supervisione di Micah Gelman, il team ha collaborato con il Rapid Response Team su progetti di grande impatto, tra cui la ricostruzione della repressione a Lafayette Square, premiata con l’Alfred I. duPont Silver Baton, e l’analisi dei primi minuti dell’attacco al Campidoglio, parte di un lavoro che ha vinto il Premio Pulitzer per il servizio pubblico. Più recentemente, un’indagine sulle falle nel Muro di ferro israeliano del 7 ottobre è stata finalista per due Emmy Awards. Il team comprende esperti come Elyse Samuels, Joyce Sohyun Lee, Meg Kelly, Sarah Cahlan, Samuel Oakford, Imogen Piper, Nilo Tabrizy, Jonathan Baran e Jarrett Ley. Dal punto di vista organizzativo, Eric Rich assume il ruolo di vicedirettore delle indagini, lavorando a stretto contatto con il redattore capo David Fallis e supervisionando direttamente i team VF e Rapid. Eric è stato il fondatore del Rapid Response Team, che ha portato alla luce importanti scoop, tra cui le accuse di cattiva condotta sessuale contro Roy Moore, premiate con il Pulitzer per il giornalismo investigativo. A prendere il suo posto come editor del team Rapid sarà Emma Brown, già reporter di punta, nota per le sue inchieste sulla sicurezza elettorale e per aver rivelato le operazioni degli alleati di Trump nella Contea di Coffee. Emma ha inoltre condiviso il Pulitzer del Post per la copertura del 6 gennaio e ha dimostrato eccellenti doti di leadership. Nel team Rapid, Shawn Boburg assume il ruolo di vicedirettore. Membro storico del team, ha realizzato esclusive sui fallimenti delle forze dell’ordine a Butler, in Pennsylvania, e un’inchiesta su gruppi predatori su Discord che spingevano adolescenti a farsi del male. Ha collaborato alla serie American Icon, vincitrice del Pulitzer 2024 per il National Reporting, e ha ricevuto il George Polk Award per la sua copertura dello scandalo Bridgegate. Per le investigazioni a lungo termine, Lisa Gartner diventa editor e riferirà direttamente a David Fallis. Lisa ha un’esperienza pluripremiata nel giornalismo investigativo, avendo lavorato per il San Francisco Chronicle, il Philadelphia Inquirer e il Tampa Bay Times. Ha ricevuto un Pulitzer per il giornalismo locale, il George Polk Award e l’IRE Award per le sue inchieste su scuole razziste e abusi infantili. Due nuovi arrivi rafforzano ulteriormente il team: Kelley Benham French guiderà il nuovo Narrative Accountability Team, sviluppando narrazioni investigative ambiziose. Kelley ha curato progetti premiati per The Dallas Morning News, tra cui l’inchiesta su fentanil e overdose in Texas. È stata finalista del Pulitzer per la scrittura di articoli con “Never Let Go”, che racconta la storia della nascita prematura di sua figlia. Infine, Kainaz Amaria entra come visual enterprise editor, contribuendo a potenziare il giornalismo immersivo e le inchieste visive. Ha lavorato per Vox e supervisionato progetti di grande impatto come la serie AR-15 vincitrice del Pulitzer.

Il Washington Post riorganizza la sua redazione e separa stampa dal digitale

Washington Post redazione

Il Washington Post sta attraversando una fase di profonda trasformazione sotto la guida del direttore esecutivo Matt Murray, con l’obiettivo di ampliare la copertura mediatica e raggiungere un pubblico più vasto. Le modifiche alla struttura redazionale seguono una serie di dimissioni di alto profilo e i cambiamenti voluti dal proprietario Jeff Bezos nella sezione delle opinioni. Una delle partenze più rilevanti è quella della storica editorialista Ruth Marcus, che ha lasciato il giornale dopo la rimozione della sua rubrica critica nei confronti delle nuove politiche editoriali. Anche l’ex direttore esecutivo Marty Baron ha espresso preoccupazione per la direzione intrapresa dal quotidiano. Nell’ambito della riorganizzazione, la redazione nazionale verrà suddivisa in due sezioni distinte: una dedicata al giornalismo nazionale e un’altra focalizzata sulla politica e il governo. Il team economico e di politica economica confluirà in quest’ultima, mentre il desk nazionale si occuperà di temi chiave negli Stati Uniti, con un focus specifico su istruzione, politica locale e dinamiche sociali. Al tempo stesso, i team di economia, tecnologia, salute, scienza e clima saranno accorpati in un nuovo dipartimento per analizzare l’evoluzione dell’economia, l’impatto delle innovazioni tecnologiche e le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla vita quotidiana. Per gestire questa riorganizzazione, verranno nominati nuovi capi dipartimento, e l’obiettivo è rendere operativi i cambiamenti entro il 5 maggio. Parallelamente, la strategia editoriale punta a dare maggiore rilevanza ai prodotti digitali, con un team dedicato alla crescita del pubblico e un altro agli aspetti visivi. Murray ha inoltre annunciato l’assunzione di un responsabile della stampa per separare il formato cartaceo dalla produzione digitale, riducendo il peso della lunghezza degli articoli come parametro di qualità. Queste modifiche riflettono una più ampia necessità di rinnovamento del Washington Post, che da anni affronta un calo di profitti e lettori. L’introduzione di una “terza redazione“, denominata WP Ventures, segna un ulteriore passo in questa direzione, concentrandosi su video, audio, newsletter e social engagement. Murray ha riconosciuto che i cambiamenti potrebbero non essere apprezzati da tutti, ma ha sottolineato la necessità di una trasformazione per garantire il futuro del giornale.

Come la devoluzione del Washington Post cambia le pubbliche relazioni

pubbliche relazioni

Il recente cambiamento nell’orientamento editoriale del Washington Post, sotto la proprietà di Jeff Bezos, ha suscitato preoccupazioni riguardo all’integrità dei media e al loro ruolo nella società. Come riportato da PR News, il noto linguista e critico dei media Noam Chomsky ha più volte evidenziato come i media privati, come il Washington Post, siano spesso influenzati dagli interessi aziendali, mettendo in discussione l’indipendenza editoriale. Bezos ha orientato la pubblicazione verso principi di libero mercato e libertà individuali, che, pur essendo legittimi, potrebbero influenzare la qualità del giornalismo, allontanandolo da un obiettivo di imparzialità e responsabilità. Questo cambiamento ha portato alla crescente sfiducia da parte del pubblico verso una testata storicamente simbolo di credibilità. Il Washington Post, che una volta veniva visto come un modello di giornalismo investigativo, ha visto scemare la sua reputazione a causa di modifiche editoriali che sembrano rispondere a interessi commerciali. Questa evoluzione non è isolata: anche altre testate come la CNN e il Wall Street Journal hanno subito riallineamenti editoriali, con la CNN che ha cercato di spostarsi verso una posizione più centrica e il Wall Street Journal che ha adottato una visione più conservatrice dopo l’acquisizione da parte di Rupert Murdoch nel 2007. Questi cambiamenti hanno avuto un impatto significativo sul ruolo delle pubbliche relazioni (PR). I professionisti delle PR si trovano ora a dover affrontare una crescente polarizzazione nel panorama mediatico, dove gli interessi aziendali e le preferenze politiche influenzano sempre di più le scelte editoriali. In questo contesto, le PR devono adattarsi per garantire che le informazioni siano presentate in modo corretto e trasparente, collaborando con giornalisti che operano in un ambiente in cui l’indipendenza è messa in discussione. Le PR, quindi, devono essere in grado di verificare meticolosamente le fonti e promuovere una comunicazione che rispetti i principi etici del giornalismo. In passato, i professionisti delle pubbliche relazioni sono stati definiti custodi della verità e della responsabilità nelle comunicazioni. Come affermato da Ivy Lee, uno dei fondatori della professione delle PR, l’obiettivo delle pubbliche relazioni non è quello di manipolare, ma di garantire la diffusione di informazioni accurate e verificate. Le PR devono quindi impegnarsi a lavorare con giornalisti affidabili e a sviluppare pratiche che sostengano la trasparenza e l’integrità. L’evoluzione del Washington Post rappresenta una sfida per i professionisti delle PR, che devono rispondere alla crescente difficoltà di navigare un panorama mediatico sempre più influenzato dalle dinamiche aziendali. Il loro compito è garantire che la comunicazione resti precisa, imparziale e che promuova una discussione informata basata su fatti verificabili.