The Guardian lancia Secure Messaging per tutelare le fonti giornalistiche

The Guardian ha annunciato oggi, 9 giugno, il lancio di Secure Messaging, un nuovo sistema di comunicazione crittografata e anonima pensato per tutelare le fonti giornalistiche all’interno della propria app ufficiale. Lo strumento, frutto di una collaborazione tra il team tecnologico del quotidiano britannico e il Dipartimento di Informatica e Tecnologia dell’Università di Cambridge, consente a chiunque di inviare segnalazioni ai giornalisti senza dover uscire dall’app e senza rivelare la propria identità. La tecnologia utilizzata rende i messaggi indistinguibili dal normale traffico dati dell’applicazione, garantendo così un ulteriore livello di anonimato. Secondo i tecnici coinvolti nel progetto, l’innovazione principale risiede nella capacità del sistema di nascondere l’esistenza stessa della comunicazione. I messaggi sono visibili solo al giornalista destinatario e si autodistruggono dopo 14 giorni. Il Guardian ha scelto di rendere open source il codice della piattaforma, permettendo ad altre testate giornalistiche di adottare la stessa tecnologia. “Secure Messaging rappresenta un progresso significativo nella protezione dell’anonimato delle fonti”, ha dichiarato Caspar Llewellyn Smith, responsabile dei prodotti per Guardian News & Media. “Abbiamo sempre utilizzato procedure riservate per la condivisione di informazioni digitali e Secure Messaging è un modo protetto per le fonti di entrare in contatto”. Lo strumento si affianca a sistemi esistenti come SecureDrop, già utilizzato dal Guardian per la ricezione di documenti anonimi tramite la rete Tor. A differenza di quest’ultimo, però, Secure Messaging non richiede software aggiuntivi e non espone l’utente al rischio di essere identificato per l’uso di tecnologie di anonimato. Gli strumenti come Signal o WhatsApp restano meno sicuri per questo scopo, poiché necessitano della condivisione di numeri telefonici. Il professor Alastair Beresford, direttore del Dipartimento di Informatica e Tecnologia dell’Università di Cambridge, ha dichiarato: “Le organizzazioni giornalistiche svolgono un ruolo fondamentale in una democrazia. Proteggere l’identità delle fonti è un elemento fondamentale per rendere il giornalismo investigativo sicuro ed efficace. È meraviglioso vedere questa tecnologia rilasciata come software open source”. La nuova funzione arriva in un contesto internazionale segnato da un aumento delle minacce alla libertà di stampa e da crescenti pressioni sulle fonti giornalistiche. Katharine Viner, caporedattrice del Guardian, ha evidenziato: “Il giornalismo investigativo è estremamente importante per il Guardian; da decenni denunciamo illeciti e analizziamo il potere in completa indipendenza. Denunciare illeciti ha sempre richiesto coraggio e, con l’aumento delle minacce ai giornalisti in tutto il mondo, aumenta anche la necessità di proteggere le fonti riservate”. L’app del Guardian, recentemente aggiornata, è disponibile su App Store e Google Play. Secure Messaging ne rappresenta una delle funzionalità principali e si inserisce nell’impegno del quotidiano per la tutela del giornalismo d’inchiesta e delle libertà civili. (Credits foto copertina: theguardian.com)
The Guardian vende The Observer a Tortoise Media

La storica collaborazione tra il The Guardian e il The Observer giunge al termine con la cessione del celebre domenicale a Tortoise Media, una giovane realtà del giornalismo digitale. L’annuncio, avvenuto pochi giorni dopo uno sciopero di due giorni dei giornalisti del Guardian Media Group (GMG), ha sollevato accese polemiche sul futuro della testata e sulla direzione del gruppo editoriale. La vendita prevede che lo Scott Trust, proprietario del The Guardian, diventi uno dei principali azionisti di Tortoise Media grazie a un investimento di 25 milioni di sterline destinati a progetti per il rilancio del The Observer nei prossimi cinque anni. Come parte dell’accordo, lo Scott Trust avrà un posto nel consiglio di amministrazione di Tortoise, presieduto da Matthew Barzun, ex ambasciatore degli Stati Uniti nel Regno Unito. Fondato nel 1791, il The Observer è il più antico quotidiano domenicale del mondo. Questa è la prima volta che cambia proprietà dal 1993, quando venne acquistato dal GMG. La vendita segna una svolta storica per il panorama mediatico britannico e per lo stesso Observer, che dovrà affrontare un profondo processo di trasformazione sotto la guida di Tortoise Media. La decisione di vendere il The Observer è stata fortemente contestata dai giornalisti del GMG, che hanno indetto uno sciopero il 4 e 5 dicembre, la prima protesta di questo genere in oltre 50 anni. Il sindacato dei giornalisti britannici, National Union of Journalists (NUJ), ha definito la vendita un “tradimento” della missione dello Scott Trust di proteggere l’indipendenza editoriale del gruppo. Secondo il NUJ, la cessione del settimanale a un’azienda così giovane e digitale come Tortoise Media potrebbe mettere a rischio la sua tradizione giornalistica e il suo impegno verso il giornalismo progressista. Tuttavia, Tortoise ha dichiarato di voler onorare l’eredità del The Observer, garantendo il rispetto dei termini contrattuali esistenti per i dipendenti e offrendo la possibilità di licenziamenti volontari con incentivi migliorati. James Harding, co-fondatore di Tortoise Media ed ex direttore della BBC, si è detto “onorato ed entusiasta” della sfida di rinnovare il The Observer. La testata verrà rilanciata con l’obiettivo di amplificarne la voce progressista e di adattarla alle nuove esigenze del giornalismo digitale. Nonostante le rassicurazioni, molti osservatori si interrogano sulla sostenibilità del progetto e sul destino di una delle testate più iconiche del Regno Unito. Alcuni potenziali acquirenti rivali, tra cui l’imprenditore ecologista Dale Vince, avevano espresso interesse per il The Observer, ma l’accordo con Tortoise sembra ormai definitivo e verrà formalizzato nei prossimi giorni.
Sciopero al Guardian contro la cessione dell’Observer

Il 4 e 5 dicembre, i giornalisti di Guardian e Observer si preparano a un’importante astensione dal lavoro, con uno sciopero che durerà 48 ore. La causa di questa protesta è legata alle trattative avviate dalla Guardian Media Group, proprietaria delle due testate, per la cessione dello storico settimanale della domenica, l’Observer, a Tortoise Media. L’operazione, avviata nel settembre 2024, ha suscitato grande preoccupazione tra i giornalisti, tanto che il 75% degli aventi diritto ha partecipato alla votazione per lo sciopero, con il 93% di sì. I giornalisti vedono la vendita dell’Observer come un “tradimento” di Scott Trust, l’ente che possiede il gruppo editoriale, e che garantisce l’indipendenza delle testate. Secondo i sindacati, la cessione metterebbe a rischio l’impegno del Trust verso l’integrità della testata e il suo legame con i valori storici del giornale. Le preoccupazioni aumentano ulteriormente a causa della natura del potenziale acquirente: Tortoise Media, fondato nel 2019 dall’ex BBC James Harding e da Matthew Barzun, ex ambasciatore statunitense nel Regno Unito. Nonostante Tortoise abbia dichiarato di voler continuare a pubblicare l’Observer, puntando su un rafforzamento della presenza digitale attraverso podcast, newsletter ed eventi, le difficoltà economiche del sito sono evidenti. I bilanci mostrano perdite di 4,6 milioni di sterline su un fatturato di 6,2 milioni. A portare avanti la critica alla trattativa è Carole Cadwalladr, giornalista e collaboratrice di lunga data del Guardian e dell’Observer. Sul suo blog, “The Power”, ha denunciato la trattativa esclusiva con Tortoise, avviata senza coinvolgere il direttore del settimanale e senza esplorare altre possibili offerte, nonostante ce ne fossero altre da parte di due diverse società. La scelta di Tortoise sembra inoltre legata a un rapporto di amicizia tra i vertici del Guardian e quelli di Tortoise, sollevando ulteriori dubbi sulla trasparenza dell’accordo.
Il Guardian si ritira da X, definendola “tossica”

Il Guardian ha annunciato il 13 novembre che non pubblicherà più contenuti su X, descrivendo la piattaforma di proprietà di Elon Musk come “tossica”. Questa decisione segue una lunga riflessione, con la testata britannica che ha espresso preoccupazione per i contenuti inquietanti presenti su X, inclusi teorie cospirative di estrema destra e razzismo. Nel comunicato ufficiale, il Guardian ha spiegato che “i vantaggi di rimanere su X sono ormai superati dagli svantaggi”. Il giornale ha scelto di indirizzare le proprie risorse verso canali dove possa promuovere meglio il proprio giornalismo, evitando un ambiente che, a suo parere, non favorisce un’informazione affidabile e sicura. Di conseguenza, gli account ufficiali del Guardian su X sono stati archiviati, e l’ultimo post risale al 13 novembre. Con oltre 80 account e 27 milioni di follower su X, il Guardian invita i lettori a seguire i suoi aggiornamenti tramite il sito web o l’app ufficiale. La decisione di abbandonare la piattaforma arriva in un momento in cui Musk, noto per la sua visione estrema della libertà d’espressione e l’assenza di controllo sui contenuti, ha influenzato il discorso pubblico su X, sostenendo apertamente la campagna elettorale di Donald Trump. Musk ha acquisito X (precedentemente Twitter) nel 2022 per 44 miliardi di dollari, e da allora ha trasformato il social in uno spazio di libera espressione spesso privo di moderazione. Durante l’ultima campagna elettorale, il supporto di Musk a Trump e l’utilizzo del suo account con quasi 205 milioni di follower per promuovere il candidato repubblicano hanno intensificato le preoccupazioni del Guardian. Pur non essendo presente su X, il giornale consente comunque agli utenti di condividere i propri articoli dalla piattaforma. Il modello economico del Guardian, che si basa su finanziamenti diretti dei lettori piuttosto che su contenuti pensati per algoritmi virali, è un’ulteriore motivazione per l’abbandono di X. Il Guardian ha dichiarato: “La campagna elettorale ha confermato quello che sapevamo: X è una piattaforma tossica, in cui la politica editoriale di Musk influisce negativamente sul discorso politico”.
Observer in vendita: dubbi sull’indipendenza editoriale

Tre ex redattori dell’Observer (Will Hutton, Roger Alton e John Mulholland) hanno manifestato “profonda preoccupazione” riguardo alla possibile vendita del giornale a Tortoise Media. Roger Alton, John Mulholland e Will Hutton, che hanno ricoperto il ruolo di direttori per oltre 20 anni complessivi al timone del più antico quotidiano domenicale del Regno Unito, hanno espresso i loro timori in una lettera indirizzata allo Scott Trust. Essi ritengono che le garanzie offerte dallo Scott Trust nel 1993, al momento dell’acquisto dell’Observer, “vengano palesemente abrogate“. In particolare, fanno riferimento alle parole dell’allora presidente Hugo Young, che aveva dichiarato: “Le garanzie del trust saranno completamente estese a The Observer, che sarà curato indipendentemente da The Guardian e manterrà il suo carattere separato”. Il compito dello Scott Trust, che dal 1936 è proprietario del The Guardian, è quello di proteggere l’indipendenza finanziaria ed editoriale del giornale. Tuttavia, secondo quanto riportato dalla Press Gazette, la direzione del Guardian ritiene che la citazione di Young si riferisse all’indipendenza editoriale dell’Observer e non alla sua copertura da parte del trust. Nella loro lettera, i tre ex direttori hanno avvertito che il consiglio di amministrazione potrebbe “mettere da parte” l’impegno assunto nei confronti dell’Observer, ma hanno sottolineato che ciò “non può essere fatto così facilmente e comunque in modo onorevole”. Essi hanno chiesto che vengano fornite ragioni inequivocabilmente convincenti per giustificare la vendita e che vengano condotti studi approfonditi per garantire la sopravvivenza a lungo termine del giornale. Hanno ricordato: “The Observer è sopravvissuto per quasi 250 anni: c’è una grande responsabilità su coloro che sono coinvolti nelle discussioni attuali per garantire che qualsiasi decisione protegga al meglio The Observer, e non solo per i prossimi cinque anni”. La Tortoise Media, che si è mostrata interessata all’acquisto del titolo, ha promesso un investimento aggiuntivo di 5 milioni di sterline all’anno per cinque anni. Tuttavia, i tre redattori hanno espresso dubbi sulla sostenibilità del piano di Tortoise, affermando che tale somma sarebbe assorbita dai costi di gestione di un quotidiano domenicale autonomo, a meno che non ci siano altre ambizioni non dichiarate per il titolo. In chiusura, la lettera critica il fatto che lo Scott Trust stia considerando la vendita a un’impresa sostenuta da capitale di rischio, il cui modello di business si basa su vendite periodiche piuttosto che sulla proprietà a lungo termine. Essi si chiedono se siano state considerate altre opzioni per il riutilizzo dell’Observer sotto la proprietà del Trust e quali siano le garanzie per la sua sostenibilità futura. Lo Scott Trust si è riunito il 7 ottobre per discutere la questione, ma non ha ancora risposto pubblicamente alla lettera dei tre ex redattori né a una lettera aperta firmata da circa 80 personalità culturali britanniche, che descrivono l’offerta di Tortoise come “sconsiderata” e “un tradimento”. Nel frattempo, la cappella congiunta della NUJ per The Guardian e The Observer ha approvato un voto di sfiducia nei confronti dello Scott Trust e ha avviato una procedura di votazione tra i membri per decidere se intraprendere uno sciopero contro l’accordo. Una fonte interna all’Observer ha descritto l’atmosfera come “terribile”, sostenendo che la dirigenza del Guardian stia facendo pressione affinché l’accordo con Tortoise venga approvato, altrimenti “non ci sarebbe futuro” per il giornale all’interno del gruppo. Nonostante ciò, lo Scott Trust ha confermato che le trattative con Tortoise Media sono in corso, riconoscendo l’incertezza che ciò sta generando tra il personale.
Il Guardian cede l’Observer: Tortoise Media pronta all’acquisto

Il Guardian ha ufficialmente annunciato la decisione di mettere in vendita l’Observer, la storica testata domenicale che vanta il primato di essere il più antico giornale domenicale del mondo, fondato nel 1791. Nel 1993, l’Observer è stato accorpato al Guardian, entrando a far parte della grande famiglia editoriale del Guardian Media Group (Gmg). Ora, però, è oggetto di trattative formali con Tortoise Media, un sito di informazione e approfondimenti nato nel 2019, grazie all’iniziativa di James Harding, ex direttore della BBC, e di Matthew Barzun, ex ambasciatore degli Stati Uniti nel Regno Unito. OFFERTA SIGNIFICATIVA Sebbene i dettagli economici delle trattative non siano stati resi noti, fonti come Sky Uk riportano che Tortoise Media sarebbe disposta a investire 25 milioni di sterline nel corso dei primi cinque anni di proprietà dell’Observer. Questa cifra rappresenta un investimento considerevole, anche se rimangono da definire i termini finali dell’accordo. L’offerta ricevuta dal Guardian Media Group è stata descritta come “sufficientemente importante” per essere presa in seria considerazione, con l’obiettivo di preservare il futuro del quotidiano principale del gruppo, il Guardian stesso. Secondo quanto riportato sul sito del Guardian, la vendita dell’Observer potrebbe fornire al gruppo editoriale la possibilità di rafforzare la sua strategia di crescita, concentrandosi sull’internazionalizzazione e sulla digitalizzazione. Anne Bateson, direttrice generale di Gmg, ha infatti sottolineato che l’obiettivo è rendere il Guardian sempre più internazionale, digitale e finanziato dai propri lettori, piuttosto che da inserzionisti o altre fonti esterne. L’ESPANSIONE DI TORTOISE MEDIA Fondata nel 2019, Tortoise Media si distingue per un modello di giornalismo lento e approfondito, che cerca di fornire un’analisi più riflessiva e dettagliata rispetto alla copertura frenetica di notizie e aggiornamenti in tempo reale. La sua missione è quella di fornire al pubblico una comprensione più profonda delle questioni complesse, piuttosto che bombardare i lettori con breaking news. Grazie alla guida di James Harding, ex direttore della sezione news della BBC, e all’esperienza diplomatica di Matthew Barzun, la piattaforma ha rapidamente guadagnato attenzione nel panorama dei media britannici. L’acquisizione dell’Observer rappresenterebbe un passo importante nell’espansione di Tortoise Media, aumentando la sua presenza e influenza nel settore della stampa tradizionale. PROFONDA RIORGANIZZAZIONE Questa potenziale acquisizione si inserisce in un contesto di profonda riorganizzazione nel settore dei media britannici, segnato da una crisi che sta colpendo i giornali cartacei a livello globale. Nonostante il Regno Unito abbia mantenuto tirature superiori rispetto ad altri Paesi, inclusa l’Italia, i giornali britannici stanno affrontando le stesse difficoltà legate al calo della domanda di stampa tradizionale. Già in passato si sono registrate operazioni simili: il Times e il Sunday Times sono stati acquistati da Rupert Murdoch, consolidando la sua posizione di potere nel panorama editoriale britannico. Più recentemente, è stata annunciata la vendita del Telegraph e del Sunday Telegraph a causa di debiti, testate che sono entrate nel mirino di investitori stranieri, come il fondo di Abu Dhabi in partnership con RedBird, società americana. Anche lo Spectator, il settimanale di orientamento conservatore, è stato messo sul mercato. Queste operazioni dimostrano come il mondo della stampa britannica stia attraversando un periodo di ristrutturazioni e ridimensionamenti, cercando di adattarsi alla nuova realtà digitale e alla riduzione delle vendite di copie cartacee. IL FUTURO DELL’OBSERVER La vendita dell’Observer potrebbe segnare la fine di un’era, ma allo stesso tempo rappresentare un’opportunità di rinnovamento per la testata. Con l’entrata in gioco di Tortoise Media, ci si aspetta che l’Observer possa evolversi mantenendo la sua tradizione di giornalismo autorevole e di qualità, ma con una maggiore attenzione ai formati digitali e alle nuove modalità di fruizione dell’informazione.
Il Guardian amplia i ricavi con E-commerce e innovazione digitale

Il Guardian sta per lanciare una piattaforma di e-commerce per esplorare nuove aree di diversificazione dei ricavi. Il direttore finanziario e operativo Keith Underwood ha annunciato che il giornale inizierà a fornire raccomandazioni sui prodotti basate sulla fiducia riposta nel marchio, con l’obiettivo di generare entrate tramite link di affiliazione. Durante un dibattito alla conferenza “FT Strategies News in the Digital Age” a Londra, Underwood ha anche rivelato che il Guardian ha creato circa 50 nuovi ruoli giornalistici negli Stati Uniti nell’ultimo anno, nonostante abbia recentemente effettuato tagli ai costi, portando 30 giornalisti a dimettersi volontariamente. Nel panel, intitolato “Diversificare i ricavi per un successo a lungo termine”, il direttore di FT Strategies, Jim Egan, ha osservato che le organizzazioni di notizie devono esplorare nuove aree di profitto per mantenere la sostenibilità economica, poiché i ricavi dal prodotto principale tendono a diminuire. Underwood ha sottolineato che ci sono ancora grandi opportunità nei mercati principali per il Guardian, ma che è fondamentale eseguire strategie di diversificazione in modo efficace, esplorando formati come eventi, podcast, programmi TV e newsletter. Per il Guardian, la diversificazione include l’espansione in mercati digitali e internazionali. Un esempio è il recente lancio dell’app di ricette a pagamento “Feast”, che costa 2,99 sterline al mese nel Regno Unito e ha già ottenuto unapartnership con Tesco Finest. Il Guardian è diventato sempre più digitale e globale, con il 70% dei ricavi derivanti da attività digitali e oltre il 35% da fuori del Regno Unito. Secondo Underwood, la transizione verso un modello più finanziato dai lettori ha dato al Guardian una maggiore resilienza, permettendo al giornale di testare nuove iniziative e diversificare ulteriormente. I ricavi derivanti dai lettori digitali ammontano a circa 80 milioni di sterline, con l’obiettivo di raggiungere i 100 milioni. Complessivamente, il Guardian rappresenta un’attività da 260 milioni di sterline. Nonostante l’introduzione di un accesso a pagamento per la sua app, Underwood ha ribadito l’impegno del Guardian a promuovere un giornalismo aperto sul web. Gli ultimi risultati finanziari del Guardian Media Group saranno pubblicati questo mese, dopo un deficit di 17 milioni di sterline nei primi nove mesi dell’anno finanziario, causato principalmente dalla diminuzione dei ricavi pubblicitari e da un deflusso di cassa di 39 milioni di sterline.
Il Guardian: perdita di 39 milioni di sterline e tagli al personale

Il personale del Guardian si prepara a possibili tagli di posti di lavoro mentre l’azienda è pronta a riportare perdite per decine di milioni di sterline. Secondo quanto riportato dal Times, il quotidiano dovrebbe registrare una perdita di 39 milioni di sterline, dopo aver perso 17 milioni l’anno precedente. Il flusso di cassa negativo del Guardian sarà ufficialmente comunicato quando verranno depositati i bilanci presso la Companies House alla fine di settembre. La società annuncerà anche un piano di riorganizzazione che prevede tagli al personale e ai costi operativi, secondo quanto riferito dal sito di settore Flashes & Flames. “È quasi troppo ironico che i risultati del 2022-23 annunciati a luglio dell’anno scorso avessero vantato una crescita dei ricavi, un’attenta gestione dei costi e l’impegno per una strategia triennale per diventare ‘più globali’ con più posti di lavoro. Facciamo un salto al 2024 e l’azienda è pronta per i tagli”, ha affermato Colin Morrison, fondatore del sito web. Il Guardian ha acquistato il The Observer, il più antico giornale domenicale del mondo, nel 1993, ed è di proprietà del Scott Trust, una fondazione creata nel 1936 per finanziare il giornale “in perpetuo”. La pubblicazione aveva già segnalato un flusso di cassa superiore alle aspettative all’inizio di quest’anno in un aggiornamento per il personale, secondo il Press Gazette. I ricavi pubblicitari del gruppo sono diminuiti di 9 milioni di sterline, pari al 16%, nei primi nove mesi dell’anno finanziario fino alla fine di dicembre. Ciò ha rappresentato 12 milioni di sterline di una mancanza di ricavi totale di 17 milioni di sterline rispetto al budget nei primi nove mesi dell’anno finanziario. Anche i ricavi da abbonamenti sono stati inferiori di 3 milioni di sterline rispetto alle aspettative, mentre altri tipi di ricavi hanno registrato un calo di 2 milioni di sterline rispetto al budget. Complessivamente, il gruppo ha registrato ricavi per 192 milioni di sterline nei primi nove mesi, con un calo di 10 milioni di sterline, pari al 5%, rispetto allo stesso periodo del 2022. “In un momento in cui la maggior parte dei media hanno continuato a ridurre il personale, GMG [Guardian Media Group] ha fatto l’opposto”, ha affermato il signor Morrison. “Il personale rappresenta ora circa il 55 percento dei costi totali di GMG, rispetto al 49 percento del 2020. Morrison ha anche criticato la dipendenza della gestione del GMG dal Scott Trust, che si stima abbia un patrimonio di circa 1 miliardo di sterline. “Quello che sembra un indebitamento quasi perpetuo era stato giustificato da deficit ‘mirati’ fino al rendimento di investimento previsto di 25 milioni di sterline dalla dotazione Scott Trust. Invece di fungere da ripiego per GMG per resistere all’occasionale anno deludente, la dotazione sembra aver incoraggiato un approccio irrealistico alla spesa”. Un portavoce del The Guardian ha affermato: “Non abbiamo ancora pubblicato i nostri risultati finanziari e non riconosciamo alcune delle affermazioni provenienti dal blog menzionato in questo articolo. Il Guardian ha avuto un anno record per i ricavi dei lettori e la nostra base di sostenitori sta crescendo. Questo rispetto a molte altre organizzazioni di notizie che si affidano maggiormente a un mercato pubblicitario impegnativo. “Stiamo realizzando investimenti chiave nei prossimi anni mentre ci concentriamo sula nostra strategia per essere più globali, più digitali e più finanziati dai lettori. Come tutti i siti di notizie, stiamo esaminando i nostri costi aziendali in modo da poter adattarci ai cambiamenti nel nostro settore.”