Rai: Pacchetti alla TgR, Mascolo a Rai Sport e Terzulli al Tg3

Il Consiglio di Amministrazione della Rai ha preso decisioni rilevanti in materia di nomine ad interim e di gestione del personale. La seduta ha riguardato la ratifica di nuovi incarichi temporanei nelle principali testate giornalistiche e l’approvazione di un piano di uscite incentivate su base volontaria, suscitando forti reazioni da parte del sindacato Usigrai. Dopo le dimissioni del direttore della Testata Giornalistica Regionale (TgR), Alessandro Casarin, avvenute lo scorso 11 dicembre, il Cda ha affidato l’incarico ad interim al condirettore Roberto Pacchetti. Pacchetti assume temporaneamente la guida della testata, che rappresenta una delle realtà più rilevanti dell’informazione locale italiana, sia televisiva che radiofonica. Per quanto riguarda Rai Sport, il vicedirettore Massimiliano Mascolo subentra temporaneamente alla guida della testata, in vista della conclusione del mandato di Jacopo Volpi, prevista per il 31 dicembre. Questo passaggio assicura continuità in un momento cruciale per il comparto sportivo Rai, alla vigilia di un 2024 denso di appuntamenti, tra cui le Olimpiadi. Sul fronte del Tg3, il consiglio ha confermato il vicedirettore Pierluca Terzulli come responsabile ad interim. La continuità nella gestione del Tg3 punta a garantire stabilità editoriale in un contesto caratterizzato da trasformazioni organizzative all’interno del servizio pubblico. Parallelamente alle nomine, il Cda Rai ha deliberato un piano di incentivazione all’esodo volontario per il personale aziendale. La misura rientra nell’attuazione del piano industriale e mira a ottimizzare i costi di gestione attraverso la riduzione del personale su base volontaria. Tuttavia, la decisione ha immediatamente provocato un forte dissenso da parte di Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. In una nota ufficiale, il segretario Daniele Macheda ha espresso preoccupazione per l’approvazione del piano senza un adeguato confronto con le rappresentanze sindacali. “Prevedere uscite di personale dall’azienda senza un accordo sulle modalità di reintegro della forza lavoro espone Testate e Generi a un aumento dei carichi di lavoro che avranno come ricaduta un impoverimento complessivo dell’offerta giornalistica della Rai”, ha dichiarato Macheda. Usigrai ha quindi chiesto un incontro urgente con l’amministratore delegato Giampaolo Rossi, sottolineando che la mancanza di dialogo non è più accettabile. Il timore principale è che la riduzione della forza lavoro si traduca in una perdita di qualità dei contenuti editoriali e un aggravio delle condizioni lavorative dei dipendenti rimasti.
Troupe Tg3 aggredita in Libano: muore l’autista

Il comitato di redazione del Tg3 ha denunciato l’aggressione subita da una sua troupe in Libano, nei pressi di Sidone. L’inviata Lucia Goracci e l’operatore Marco Nicois stavano documentando gli effetti di un bombardamento avvenuto due giorni prima quando sono stati attaccati. Prima un uomo armato e successivamente un gruppo di persone hanno minacciato i giornalisti, come riportato dalla stessa Goracci nell’edizione delle 12 del telegiornale. Durante l’episodio, l’autista della troupe, Ahmad, un collaboratore locale che lavorava da anni con la Rai, ha avuto un malore e si è accasciato al suolo. Nonostante i tentativi di rianimazione, è deceduto poco dopo in ospedale. La giornalista ha raccontato con commozione l’accaduto, spiegando che l’aggressione è avvenuta nonostante la loro presenza fosse stata comunicata alle autorità locali da un fixer, ossia una guida sul campo che assiste i giornalisti stranieri. “Eravamo in un villaggio a nord di Sidone,” ha riferito Goracci, “stavamo lavorando senza problemi, la gente ci parlava, poi un uomo è comparso all’improvviso e ha aggredito Marco Nicois, tentando di strappargli la telecamera.” La troupe ha cercato di allontanarsi velocemente, ma ulteriori persone sono arrivate, spingendo i giornalisti e prendendo a colpire il loro veicolo. Una volta fuggiti, la situazione è degenerata quando l’aggressore li ha raggiunti presso un distributore di benzina fuori dalla città, strappando le chiavi dell’auto e tentando nuovamente di distruggere l’attrezzatura. In quel frangente, Ahmad ha cercato di calmare gli aggressori, ma si è accasciato improvvisamente a terra. Nonostante l’intervento dei soccorsi, per l’uomo non c’è stato nulla da fare. La troupe era in possesso di tutti i permessi necessari per operare sul territorio, e il Tg3 ha sottolineato la gravità dell’aggressione che ha portato alla perdita di una vita umana.
Orfeo lascia il Tg3, inizia l’incertezza

L’uscita di Mario Orfeo dalla direzione del Tg3 ha aperto una fase di incertezza per la terza rete Rai, che ora reclama una scelta basata sulla professionalità piuttosto che su logiche di spartizione politica. La preoccupazione è espressa dal Cdr del Tg3, che in una nota ringrazia Orfeo, passato alla direzione di Repubblica, sottolineando però il rischio per il futuro della testata. “Chiediamo ai vertici dell’azienda di definire al più presto quale sarà il destino del Tg3”, dichiarano i rappresentanti dei giornalisti, e “pretendiamo che la scelta della nuova direzione sia guidata dal criterio della massima professionalità e autorevolezza, caratteristiche necessarie per guidare un telegiornale che ha una solida e riconosciuta tradizione nel Paese”. Il Cdr avverte che il Tg3 non deve diventare merce di scambio in uno schema di lottizzazione che stravolgerebbe l’identità della testata. Anche l’UsigRai, il sindacato interno all’azienda, ha lanciato l’allarme. La recente perdita di Orfeo, professionista di lunga carriera in Rai, è stata definita un segnale preoccupante. “La Rai meloniana 2.0, con i vertici appena insediati, perde anche Mario Orfeo”, ha affermato Daniele Macheda, segretario del sindacato, ribadendo la necessità di una riforma strutturale e di una riflessione sul ruolo del servizio pubblico. Senza queste misure, l’azienda rischia di rimanere intrappolata in un sistema in cui prevalgono le logiche di partito, con ulteriori uscite di figure chiave. Secondo le fonti, quattro nomi sono in corsa per sostituire Orfeo. Tra i più accreditati ci sono Senio Bonini e Giuseppe Carboni, entrambi vicini al Movimento 5 Stelle e possibili candidati se dovesse prevalere uno schema di nomina che tenga conto del voto in Commissione di Vigilanza. Bonini, attualmente vicedirettore del Tg1, e Carboni, ex direttore del Tg1 e ora a Rai Parlamento, rappresentano i profili più vicini all’area pentastellata. Simona Sala e Angela Mariella completano il quadro delle candidate, entrambe con una carriera legata al mondo della radio. Sala ha già diretto il Tg3 brevemente nel 2021, mentre Mariella, ex direttrice di Isoradio, potrebbe rappresentare una novità alla guida del telegiornale. In attesa della nomina, Pierluca Terzulli, vicedirettore del Tg3 con delega all’informazione politico-parlamentare, ha assunto la direzione ad interim.
Giovanna Botteri, volto iconico della Rai, va in pensione

Giovanna Botteri, dopo una carriera straordinaria che l’ha portata a raccontare il mondo da New York a Pechino, passando per Parigi e zone di guerra, va in pensione. L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, le dedica un commosso saluto, definendola “un’icona del mestiere e un esempio per le generazioni future”. Tuttavia, Botteri lascia intendere che continuerà a fare giornalismo e televisione, affermando: “Un mestiere così non è che si abbandona: noi questo sappiamo fare e continuiamo a fare, come Il suonatore Jones di De André, ‘suonare ti tocca / per tutta la vita’. È una strada che forse si fa anche in un modo diverso” dice all’Ansa da Parigi, dove sta raccontando le manifestazioni anti Rassemblement national. Botteri, figlia dell’ex direttore della sede Rai Friuli Venezia Giulia, Guido Botteri, ha iniziato la sua carriera nella sede Rai della sua città natale, Trieste. Laureata in Filosofia a Trieste e con un dottorato in Storia del cinema alla Sorbona, ha mosso i primi passi nel giornalismo nella carta stampata prima di approdare alla Rai. Ha poi lavorato nella redazione esteri del Tg3, raccontando i principali avvenimenti internazionali: dalla rivoluzione in Romania alle guerre in Bosnia e Kosovo, dal G8 di Genova all’occupazione statunitense in Iraq, vincendo il Premio Ilaria Alpi e il Premio Saint Vincent per i suoi servizi da Baghdad. L’Usigrai loda Botteri come una giornalista che è diventata un’icona del mestiere, sottolineando la sua signorilità, pacatezza, lucidità ed equilibrio. Ha raggiunto una grande popolarità semplicemente svolgendo con dedizione il suo mestiere di inviata. La carriera di Botteri è stata segnata da numerosi incarichi prestigiosi e coperture di eventi di grande rilevanza storica. Ha accompagnato il pubblico dei tg e degli Speciali nella comprensione di avvenimenti cruciali come il crollo dell’Unione Sovietica, la guerra in Croazia, l’assedio di Sarajevo, la strage di Markale e quella di Srebrenica. In Albania ha seguito la rivolta di Valona nel 1997 e, durante la guerra in Kosovo del 1999, è entrata a Pec insieme ai militari italiani. Botteri ha inoltre coperto eventi significativi in Algeria, Iran e Sudafrica prima di tornare in Italia per collaborare con Michele Santoro a Circus e Sciuscià. Nel 2001 è tornata sul campo per seguire gli scontri del G8 di Genova e successivamente ha documentato il crollo del regime dei Talebani in Afghanistan e la seconda guerra del Golfo in Iraq. Conduttrice del Tg3 delle 19 dal 2004 al 2007, è stata corrispondente della Rai dagli Stati Uniti dal 2007 al 2019 e poi dalla Cina, dove ha seguito l’esplodere della pandemia di Covid. Botteri ricorda la sua prima volta nei Balcani, in una casa bombardata dove tutti erano rimasti uccisi: “La guerra è qualcosa di reale, che ti tocca”, dice, sottolineando l’importanza di far sentire a chi è a casa che ciò che accade non è così lontano. Ringrazia chi in questi anni in Rai l’ha aiutata e le ha insegnato tante cose, evidenziando l’avventura umana e le storie raccolte. Fare l’inviata di guerra e poi la corrispondente significa incrociare la propria vita con quella degli altri, ogni pezzo di strada è un ricordo delle persone incontrate. Botteri ha imparato che la paura può salvare la vita e che nei momenti difficili emerge la verità nelle persone. Rivendica l’importanza del suo sguardo femminile, capace di raccontare storie diverse, portando sensibilità e attenzione ai profughi, ai civili e alle famiglie, aspetti oggi fondamentali nel giornalismo.
La Rai e il Papa: “frociaggine” coperta tardi?

La notizia delle parole pronunciate dal Papa ai cardinali italiani, sull’eccesso di “frociaggine” nei seminari, è arrivata ai telespettatori Rai con notevole ritardo. Secondo quanto riportato da Domani, questo episodio sembra rappresentare una nuova sfaccettatura del servizio pubblico sotto il governo Meloni. Nel migliore dei casi, il ritardo nella diffusione della notizia è stato di dodici ore. Lunedì 27 maggio, durante le edizioni serali dei telegiornali Rai, non c’è stato alcun accenno alle parole del Papa. La linea ufficiale di Viale Mazzini parla di “autonomia dei Direttori”, mentre altre fonti suggeriscono difficoltà nella verifica della veridicità della notizia. Anche nella notte, con l’eccezione di Rai Tre che ha dedicato un titolo alla notizia già a Linea Notte, i telespettatori Rai non sono stati informati della vicenda. Lo scoop era di Dagospia, poco prima delle 20 del 27 maggio, ripreso subito da alcune testate. Il giorno seguente non è andato meglio. Il Tg1 ha accennato alla notizia nell’edizione delle 8 del mattino, con una certa circospezione. “Secondo quanto trapela, il Papa, ricorrendo anche a espressioni forti, avrebbe confermato l’orientamento già espresso,” ha detto il giornalista in conduzione Giuseppe Rizzo. Nessun servizio approfondito, nessun intervento del vaticanista di testata, solo una notizia letta dal conduttore con immagini di supporto. Mancava soprattutto il virgolettato al centro della controversia: l’insulto usato dal Papa, che ha costretto Francesco a scusarsi pubblicamente. Nelle edizioni del Tg1 e del Tg2 dell’ora di pranzo, la copertura è stata simile. Il Tg2 delle 13 ha utilizzato il condizionale per spiegare come Francesco avrebbe usato “parole gergali difficili da maneggiare per chi non è di madrelingua italiana” e ha fatto riferimento a non meglio specificate “espressioni colorite”. Il Direttore del Tg2, Antonio Preziosi è in ottimi rapporti con il Vaticano, grazie al legame con il Prefetto per la Comunicazione Paolo Ruffini e la sua lunga esperienza da vaticanista. Anche il direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, ha una vasta esperienza in questo campo, avendo ottenuto le carte del processo al cardinale Becciu prima di tutti gli altri e avendo intervistato Francesco. A mediare con la segreteria del Papa è stato il Promotore di Giustizia dello Stato Vaticano Alessandro Diddi, con cui Chiocci ha un rapporto privilegiato. Nell’edizione delle 13.30 del Tg1, effettivamente il servizio sull’insulto usato dal Papa c’è stato, ma di nuovo si sono utilizzate perifrasi: “Espressioni particolarmente forti”. A corredo, l’intervista a monsignor Mauro Cozzoli ha tentato di contestualizzare la dichiarazione riferendola a “preti omosessuali che tengono comportamenti scorretti”. Da Viale Mazzini si sottolinea come non ci sia stato coordinamento nel non dare la notizia, ma anche come nessuno dei vertici sia rimasto perplesso nel non vedere la notizia in onda lunedì sera. Qualcuno suggerisce che “magari semplicemente le edizioni non sono state guardate”. Altrove, invece, si sono usate meno premure: Enrico Mentana su La7 ha scelto di leggere il virgolettato integralmente, mentre il Tg3 ha evitato di pronunciarlo, descrivendolo come “offensivo” e mostrando titoli di giornale in cui l’espressione era riportata in chiaro.
Mario Orfeo confermato alla direzione del TG3

Come spesso accade in vista di un nuovo Consiglio di amministrazione della Rai, i media sono stati invasi da indiscrezioni e speculazioni riguardanti possibili cambiamenti ai vertici delle varie direzioni di testata e di generi. Tra le più chiacchierate, ancora una volta, la direzione del TG3, spesso al centro di voci di cambiamento. Tuttavia, contrariamente alle aspettative di alcuni, Mario Orfeo è stato riconfermato come direttore del TG3. I giornalisti del TG3 denunciano una situazione critica, caratterizzata da innesti esterni graditi solo alla politica, un’identità snaturata, e una scarsità di troupe, mezzi e redattori a causa del blocco del turn over. Le scelte aziendali hanno privato la rete di volti storici e audience, mentre i nuovi programmi non hanno saputo attrarre spettatori, aggravando la crisi. Il calo di ascolti su Rai3 ha ripercussioni negative anche sul TG3. I giornalisti chiedono un cambio di passo urgente, inclusa una riforma della governance aziendale, per salvare Rai3 e riconquistare il pubblico. Le indiscrezioni circolate nelle scorse settimane suggerivano che il Movimento Cinque Stelle, sotto la guida di Giuseppe Conte, stesse premendo per ottenere ruoli più influenti all’interno della Rai. L’obiettivo era quello di assicurarsi che la televisione pubblica funzionasse al meglio, grazie anche al loro contributo. Questo avrebbe potuto significare cambiamenti significativi, inclusa la direzione del TG3. La conferma di Mario Orfeo rappresenta una vittoria del merito e della professionalità. Orfeo è una figura di rilievo all’interno della Rai, avendo diretto con successo tutte e tre le principali testate giornalistiche dell’emittente: il TG2, il TG1 e attualmente il TG3. La sua carriera è stata segnata da una serie di successi, inclusa la sua nomina a Direttore Generale e la direzione della Struttura Approfondimenti. La decisione di mantenere Mario Orfeo alla guida del TG3 riflette l’intenzione di garantire stabilità e continuità nella gestione delle testate giornalistiche della Rai. In un periodo caratterizzato da turbolenze e incertezze, la presenza di una figura esperta e competente come Orfeo rappresenta un elemento di solidità per il TG3. Questo assicura che il telegiornale della terza rete continui a fornire un’informazione di qualità e affidabile al pubblico italiano. In linea con la conferma di Orfeo, non sono previsti cambiamenti significativi nemmeno nelle altre direzioni giornalistiche della Rai. Gianmarco Chiocci continuerà a dirigere il TG1, mentre Antonio Preziosi rimarrà alla guida del TG2.
Crisi al Tg3: l’assemblea dei giornalisti lancia un grido d’allarme

L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Tg3 esprime profonda preoccupazione per lo stato attuale della rete Rai 3. In una nota diffusa, si evidenziano le conseguenze delle scelte aziendali che hanno penalizzato la rete, privandola di volti storici e lasciando spazio a programmi che non hanno attirato nuovi spettatori, portando a risultati al di sotto delle aspettative. Il Cdr del Tg3 lamenta inoltre le difficoltà quotidiane che il telegiornale affronta, dovute alla scarsità di risorse, incluse troupe, mezzi e redattori, causata dal blocco del turn over. Il calo di ascolti su Rai 3 ha avuto un impatto negativo anche sulle edizioni del Tg3, con programmi precedenti che registrano audience molto bassa. La situazione viene definita allarmante, con il Cdr che aveva già sollevato queste problematiche in un precedente comunicato a novembre. Si denuncia l’insistenza dell’azienda su una linea fallimentare, con l’introduzione di nuovi programmi esterni al palinsesto, graditi solo alla politica e che hanno snaturato l’identità di Rai 3, allontanando il pubblico storico. Il Cdr sottolinea che la situazione non penalizza solo la redazione, ma mina il pluralismo informativo e culturale. Si ribadisce l’importanza di garantire ai cittadini un’informazione pubblica ampia e completa. Per l’assemblea del Tg3, l’appiattimento su un’unica visione del mondo rappresenta un grave danno alla democrazia, poiché esistono pezzi di realtà che non vengono raccontati come meriterebbero. Si promette un impegno per rafforzare la voce del Tg3 e si chiede un cambio di rotta urgente, che includa anche una riforma della governance aziendale, vista l’inefficacia delle direzioni di genere attuali.