Garante della Privacy diffida Report e ne chiede lo stop, ma la puntata va in onda

Il 2 novembre 2025, Agostino Ghiglia, membro del Garante per la Privacy, ha inviato una diffida alla redazione di Report, la trasmissione di Rai3 condotta da Sigfrido Ranucci, chiedendo di non mandare in onda il servizio previsto per la serata. Il servizio, secondo quanto annunciato, avrebbe riguardato il coinvolgimento di Ghiglia nella procedura che ha portato a una multa da 150mila euro nei confronti di Report per la pubblicazione dell’audio privato tra l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie, la giornalista Federica Corsini. Nella diffida, Ghiglia contesta una presunta acquisizione illecita di dati personali, che a suo dire costituirebbe una violazione della corrispondenza privata. Ha chiesto inoltre la rimozione del materiale dai social e la non diffusione televisiva. Dal canto suo, Sigfrido Ranucci ha anticipato che la puntata analizzerà il funzionamento del Garante per la Privacy, domandandosi “Quanto è indipendente e trasparente?”. Nonostante la richiesta di Ghiglia, fonti Rai hanno confermato che la trasmissione andrà regolarmente in onda, spiegando che gli uffici legali non hanno riscontrato motivi per bloccarla e che un eventuale stop potrebbe causare accuse di censura e danni economici per l’azienda. Il caso nasce dopo che Report aveva mostrato un video in cui Ghiglia, ex parlamentare di Alleanza Nazionale, veniva ripreso mentre entrava nella sede di Fratelli d’Italia, in via della Scrofa a Roma, il 23 ottobre, poche ore prima della sanzione a Report per la diffusione dell’audio privato. In quella conversazione, Sangiuliano raccontava della propria relazione con Maria Rosaria Boccia, fatto che aveva portato alle sue dimissioni da ministro. Corsini aveva definito la pubblicazione “illegittima, servita solo ad umiliarmi”. Sulla vicenda è intervenuta anche Arianna Meloni, sorella della premier e responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia, affermando: “C’è un clima da caccia alle streghe, non userei una telefonata tra coniugi nemmeno contro il peggior nemico”. Secondo quanto emerso, Sangiuliano e Corsini avevano presentato due reclami al Garante, scrivendo a Ghiglia: “Buona domenica, caro Agostino. Non chiediamo alcun trattamento di favore, ma solo i diritti di ogni cittadino”. Report sostiene che Ghiglia avrebbe chiesto alla dirigente Cristina Luciani, sua assistente, di trattare i reclami con urgenza. Ghiglia, però, ha dichiarato che la sua presenza in via della Scrofa era dovuta a un incontro con Italo Bocchino, direttore de Il Secolo d’Italia, per la presentazione di un libro, e non per motivi politici. Ha aggiunto: “Ho incontrato Arianna Meloni solo per un saluto. “Vado da Arianna” significava che andavo al Secolo d’Italia, che ha sede nello stesso palazzo di Fratelli d’Italia”. In risposta alla diffida, Ranucci ha affermato: “Non c’è stato nessun materiale trafugato o intrusioni informatiche. Ciò che tenta di fare Ghiglia è mettere un bavaglio, si tratta di interruzione di servizio pubblico”. Ghiglia, a sua volta, ha replicato parlando di una presunta violazione della sua corrispondenza e di una intrusione nella sua vita privata, dichiarando: “Sono stato pedinato, e le mie chat sembrano nella disponibilità di Report da tempo. Stiamo parlando di mail del Garante, un’Autorità pubblica”. La vicenda ha suscitato reazioni politiche. Il deputato Walter Verini del Partito Democratico ha definito “grave” la condotta di Ghiglia, chiedendone le dimissioni. Anche i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno diffuso una nota in cui sostengono che Ghiglia “non esercita il suo ruolo con disciplina e onore”.
Aumentano le minacce ai giornalisti in Italia. “Ossigeno” propone uno sportello legale gratuito

A Roma, durante la presentazione dei nuovi dati di Ossigeno per l’informazione alla Casa del Jazz, è emerso un quadro preoccupante sullo stato della libertà di stampa in Italia. Le manifestazioni di violenza contro i giornalisti sono in forte aumento e l’episodio dell’ordigno trovato davanti casa di Sigfrido Ranucci è solo l’ultimo di una lunga serie. Secondo l’associazione che monitora le minacce ai cronisti dal 2006, sono ormai quasi 8 mila gli operatori dell’informazione che hanno subito attacchi per motivi legati al loro lavoro. Nel primo semestre del 2025, i giornalisti intimiditi sono stati 361, a fronte dei 203 registrati nello stesso periodo del 2024. Si tratta di 158 casi in più, con un incremento del 78%. Crescono anche le violazioni deliberate della libertà di informazione, aumentate del 46%, con 107 episodi rispetto ai 73 del 2024. Tra le minacce, quelle provenienti da esponenti politici e istituzionali rappresentano il 39% del totale, in crescita di 10 punti percentuali. Più della metà di questi episodi arriva da istituzioni locali, come comuni o regioni. In circa un terzo dei casi, i giornalisti vengono colpiti con querele pretestuose, minacce sui social o insulti pubblici, aumentati del 17% rispetto all’anno precedente. Il 33% delle intimidazioni ha origine sociale, il 12% non è identificato, mentre l’8% proviene da imprenditori, il 4% da criminali e il 3% da ambienti mediatici. La Lombardia resta la regione con il maggior numero di giornalisti minacciati, pari al 27% del totale, seguita da Lazio (16%) e Sicilia (13%). L’Abruzzo, con il 3% delle vittime, registra però un aumento del livello di pressione intimidatoria, cioè del rapporto tra minacciati e popolazione giornalistica attiva sul territorio. Oltre alle aggressioni fisiche e verbali, cresce anche il ricorso alle azioni legali strumentali, note come Slapp, che restano la seconda forma più frequente di intimidazione dopo gli avvertimenti diretti. Ma uno degli aspetti più critici riguarda la mancata denuncia: l’81% dei giornalisti aggrediti sceglie di non rivolgersi alla giustizia, contro circa la metà nello stesso periodo del 2024. Diminuiscono invece le minacce di genere, anche se aumenta la tendenza a non segnalarle. I numeri diffusi da Ossigeno riguardano solo i casi di cui l’associazione ha avuto notizia. Nel 2024, i 516 giornalisti minacciati registrati da Ossigeno superavano le stime di altre istituzioni: Ministero dell’Interno (114 casi), Media Freedom Rapid Response (125) e Consiglio d’Europa (8). “Secondo noi nei primi mesi del 2025 ci sono stati molti più di 361 minacciati”, ha commentato Alberto Spampinato, presidente di Ossigeno, sottolineando la necessità di un monitoraggio ancora più capillare. Per offrire un aiuto concreto, Ossigeno ha proposto la creazione di un pronto soccorso nazionale gratuito per i giornalisti colpiti da querele temerarie e privi di tutela da parte del proprio editore. L’associazione ha ricordato anche l’attività del proprio Sportello di assistenza legale, operativo dal 2015, che ha seguito 100 giornalisti ottenendo il 98% di vittorie giudiziarie. “È un’iniziativa a cui siamo favorevoli – ha dichiarato Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio – ma penso che sia necessaria pure l’attenzione del governo”.
Il Garante della Privacy sanziona Report per l’audio tra Sangiuliano e la moglie Federica Corsini

Il Garante per la protezione dei dati personali ha notificato alla Rai una sanzione di 150mila euro per la violazione del Codice della Privacy, del GDPR e delle Regole deontologiche sull’uso dei dati personali in ambito giornalistico. Il procedimento, avviato nel dicembre 2024, riguarda la diffusione di un audio privato trasmesso durante una puntata di Report l’8 dicembre 2024, in cui veniva riprodotta una conversazione telefonica tra Gennaro Sangiuliano, allora ministro della Cultura, e la moglie Federica Corsini, giornalista Rai. Durante la stessa riunione, il Garante ha giudicato infondato il reclamo presentato da Sangiuliano contro alcune testate giornalistiche, ritenendo che i loro articoli non violassero la sfera privata dell’ex ministro. A poche ore dalla decisione, il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, oggetto di un attentato intimidatorio il 17 ottobre, ha espresso la propria posizione in una conferenza stampa al Parlamento europeo di Strasburgo. “In questi giorni raccolgo solidarietà bipartisan, ma si sta rivelando ipocrita: da una parte solidarietà, dall’altra qualcuno sta armando il Garante della privacy per punire Report e dare un segnale esemplare ad altre trasmissioni”, ha dichiarato Ranucci. “Chiedo che il Garante europeo verifichi come sta operando il Garante della privacy italiano, perché sembra agire come un’emanazione del governo”. Il giornalista ha poi aggiunto: “Proprio oggi, dopo giornate di solidarietà, è apparso su un giornale di Angelucci un articolo contro di noi: l’ennesima prova della campagna diffamatoria contro chi lavora per la libertà di stampa in questo Paese”. Ranucci ha ringraziato l’Unione europea per l’approvazione dell’European Media Freedom Act, che, secondo lui, “dovrebbe presto liberare la Rai e ogni altro mezzo di informazione dai legami con la politica”. La risposta del Garante Privacy non si è fatta attendere. In una nota ufficiale, l’Autorità ha dichiarato: “In relazione alle gravissime affermazioni rese dal dottor Sigfrido Ranucci nel corso della conferenza stampa al Parlamento europeo di Strasburgo, il Garante ribadisce l’assoluta indipendenza e trasparenza del proprio operato a difesa della legalità”. L’Autorità ha inoltre precisato di riservarsi ogni iniziativa a propria tutela, sottolineando che la decisione di sanzionare la Rai è stata presa collegialmente e senza alcuna influenza esterna. La vicenda ha avuto anche un risvolto politico. I componenti del Partito Democratico nella Commissione di Vigilanza Rai hanno diffuso una nota chiedendo spiegazioni sull’accaduto. “Non solo il governo e i partiti di maggioranza non hanno ritirato le querele temerarie contro Ranucci, ma da quanto apprendiamo il Garante della Privacy si sarebbe mosso su input politico per sanzionare in modo esemplare le puntate di Report che riguardavano l’origine del caso Boccia e le sue dimissioni”, si legge nel comunicato.
Ordigno esplode sotto l’auto di Sigfrido Ranucci: paura per la figlia, potevano ucciderla

Questa notte, intorno alle 22, a Campo Ascolano, frazione tra Roma e Pomezia, un ordigno esplosivo è stato piazzato sotto l’auto del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. L’esplosione ha distrutto il veicolo e danneggiato gravemente anche l’altra macchina di famiglia e la facciata dell’abitazione vicina. Sul posto sono intervenuti carabinieri, Digos, vigili del fuoco e polizia scientifica per i rilievi e la messa in sicurezza dell’area. La Procura competente è stata immediatamente informata e ha avviato le indagini. Nel post pubblicato sul profilo social della trasmissione Report si legge: “L’auto è saltata in aria, danneggiando anche l’altra auto di famiglia e la casa accanto. La potenza dell’esplosione è stata tale per cui avrebbe potuto uccidere chi fosse passato in quel momento”. Secondo quanto riferito dal giornalista, “è stato utilizzato almeno un chilo di esplosivo”. Nessuno è rimasto ferito, ma i danni materiali sono ingenti. La seconda auto coinvolta, usata abitualmente dalla figlia di Ranucci, era stata parcheggiata pochi minuti prima, intorno alle 21.40. In un’intervista rilasciata al Corriere, Ranucci ha raccontato: “Mia figlia è passata davanti alla mia auto pochi minuti prima dell’esplosione, potevano ammazzarla”. Il giornalista ha aggiunto che “potrebbe non essere una coincidenza” il fatto che, pochi giorni prima, avesse annunciato i temi delle nuove inchieste di Report. Le indagini puntano ora a chiarire se ci sia un legame tra l’attentato e l’attività professionale del conduttore. Gli investigatori stanno esaminando le telecamere di sorveglianza della zona e raccogliendo testimonianze per ricostruire le fasi dell’attentato. Le fiamme, divampate subito dopo la deflagrazione, sono state domate dai vigili del fuoco, che hanno lavorato a lungo per impedire che l’incendio si estendesse ad altre abitazioni. Gli artificieri e la scientifica hanno rinvenuto diversi frammenti riconducibili a due distinti ordigni artigianali. (Credits foto di copertina: www.corriere.it)
Report a rischio: la squadra di Ranucci perde la sua libertà

La trasmissione d’inchiesta Report rischia di perdere la propria autonomia, a causa di una recente circolare che stabilisce nuovi criteri di controllo editoriale per i programmi Rai. La decisione è stata presa dall’amministratore delegato Gianpaolo Rossi, espressione dell’attuale governo, che ha richiesto una verifica sulla cosiddetta “segregazione dei poteri” per garantire che ogni programma sia supervisionato da una figura esterna alla produzione. Tale misura è stata giustificata con l’esigenza di rispettare i principi del servizio pubblico, ma l’intervento colpisce direttamente il conduttore Sigfrido Ranucci, che ricopre anche il ruolo di vicedirettore degli Approfondimenti, creando un apparente conflitto d’interessi secondo l’Internal Audit. La circolare prevede che ogni programma venga gestito da una struttura editoriale distinta, eliminando la possibilità che un conduttore ne detenga la gestione editoriale. La misura è stata interpretata da molti come un attacco diretto a Report, uno dei pochi spazi di giornalismo investigativo rimasti in Rai, e ha sollevato forti critiche. L’Usigrai, sindacato interno della Rai, ha denunciato l’iniziativa come un tentativo di mettere sotto controllo l’informazione pubblica, minando la libertà giornalistica. Anche esponenti politici come Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno espresso preoccupazione, sottolineando come Report abbia recentemente portato alla luce importanti questioni di interesse pubblico, come l’inchiesta sulla società Visibilia legata alla ministra Santanchè. Per loro, questa riorganizzazione appare come un chiaro attacco all’autonomia della trasmissione e alla libertà d’informazione, chiedendo chiarimenti in Commissione di Vigilanza. (In foto, il giornalista Sigfrido Ranucci nello studio della trasmissione di Rai3 Report)
Il Foglio augura la morte a Sigfrido Ranucci

Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, è finito al centro di una polemica dopo un articolo pubblicato su Il Foglio nella rubrica “Andrea’s Version”. L’articolo, firmato da Andrea Marcenaro, ha suscitato scalpore per le frasi offensive rivolte al giornalista. Tra queste, un riferimento al suo lavoro da inviato durante lo tsunami del 2005 in Sumatra, che causò oltre 250 mila morti: “Era il 2005, per Ranucci purtroppo sembrava fatta. È riuscito a tornare”. Ranucci ha commentato l’accaduto sui suoi profili social, denunciando l’attacco personale: Il Foglio “si mostra dispiaciuto che io non sia morto. Tra tutti gli attacchi di questi giorni dopo la puntata sulla Mafia e ciò che sta accadendo in Palestina, spunta questa perla”. La puntata di Report citata, andata in onda su Rai 3, trattava delle stragi del 1993. Questo ha attirato critiche feroci, tra cui quelle di Marina Berlusconi, che ha definito il programma “il peggior pattume mediatico-giudiziario”. A questa ondata di attacchi si è aggiunto il controverso articolo de Il Foglio, che ha portato il dibattito su un livello personale. L’articolo è stato duramente condannato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, che ha espresso solidarietà a Ranucci: “La libertà di critica, anche aspra, è sempre ammessa, anche fra giornalisti; ma quanto scritto nella rubrica Andrea’s version è spregevole e non fa onore ad una testata come Il Foglio”, si legge nella nota: “Non si può augurare la morte di nessuno, men che meno di un collega; nel caso specifico Sigfrido Ranucci a cui va la nostra solidarietà. Questo è un esempio di quello che potremmo definire pessimo giornalismo”. Anche il figlio del giornalista, Emanuele Ranucci, ha reagito pubblicamente, rivolgendosi direttamente all’autore dell’articolo. Su Facebook ha scritto: “Caro Andrea, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e, nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre”. Egli denuncia le difficoltà vissute dalla famiglia a causa delle minacce e del lavoro del padre. Racconta episodi dolorosi, come la scorta costante, i proiettili nella posta e le minacce quotidiane, sottolineando la forza e la dedizione del genitore. Conclude: “Il morto del giorno è il giornalismo italiano”.
Minacce a Report, richiamato l’incubo Charlie Hebdo

Minacce inquietanti sono state recapitate alla redazione di Report e al conduttore Sigfrido Ranucci in seguito alla trasmissione di un servizio sul conflitto tra Israele e Palestina, realizzato dal giornalista Giorgio Mottola. Ranucci ha denunciato il messaggio intimidatorio tramite un post su Facebook, dove ha riportato il testo della minaccia: “Vi dovreste vergognare per l’ignobile servizio anti Israele della scorsa settimana. Pulizia etnica da parte dell’esercito israeliano a Gaza!? La meritereste Voi, stile redazione di Charlie Hebdo”. Il conduttore ha concluso il post comunicando che “l’episodio è stato segnalato ai poliziotti della mia scorta”. Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, la questura di Roma ha acquisito la mail contenente le minacce per avviare ulteriori verifiche e approfondimenti. Ranucci ha inoltre richiamato alla memoria l’attentato del 7 gennaio 2015 presso la sede di Charlie Hebdo a Parigi, dove “un commando di due uomini armati con fucili d’assalto Kalashnikov fece irruzione durante la riunione settimanale di redazione, sparando sui presenti”. L’attacco causò la morte di dodici persone, tra cui il direttore Stéphane Charbonnier (Charb) e altri storici collaboratori come Cabu, Tignous, Georges Wolinski, Honoré, oltre a due poliziotti. Il caso ha suscitato una forte reazione da parte di diversi esponenti istituzionali. Il Movimento 5 Stelle, tramite i rappresentanti in Commissione di Vigilanza Rai Dario Carotenuto, Dolores Bevilacqua e Anna Laura Orrico, ha espresso solidarietà a Ranucci e a Report, definendo le minacce “gravissime” e “meritevoli della massima attenzione”. “Sigfrido Ranucci è già costretto a vivere sotto scorta e ricevere simili minacce rappresenta l’ennesimo vile attacco alla stampa indipendente nel nostro Paese”, hanno affermato, aggiungendo che “tutte le forze politiche condividano il nostro sdegno e sapranno esprimere vicinanza nei confronti suoi e della sua redazione”. Anche Vittorio Di Trapani, presidente della Fnsi, è intervenuto sull’accaduto, scrivendo su X (ex Twitter): “Gravissime e inquietanti le minacce alla redazione di @reportrai3. Bisogna fermare questo clima di odio. I giornalisti non fanno altro che il proprio lavoro: il diritto e il dovere di raccontare, nell’interesse esclusivo dei cittadini”.
Il futuro incerto della Rai: Ranucci e Sciarelli pronti a dire addio

Le recenti voci che circolano sulla possibile partenza di due figure di spicco della Rai, Sigfrido Ranucci e Federica Sciarelli, hanno scosso le fondamenta dell’emittente radiotelevisiva italiana, sollevando interrogativi sul destino del giornalismo d’inchiesta all’interno dell’azienda. Ranucci e Sciarelli rappresentano da sempre dei punti fermi nel panorama giornalistico della Rai, impegnati nella ricerca incessante della verità attraverso inchieste di portata nazionale. La loro ipotetica uscita non solo priverebbe l’azienda di due talenti irrinunciabili, ma rappresenterebbe anche un colpo alla sua identità e alla sua missione. La decisione di rimuovere le repliche di “Report” dal palinsesto estivo, secondo quanto riportato da una nota di Usigrai, aggiunge ulteriori perplessità. Questo apparente sacrificio della qualità a favore di una presunta esclusione di Ranucci sembra indicare una priorità distorta nella gestione dell’azienda. Federica Sciarelli ha affrontato le voci con serenità e determinazione. Nonostante i rumors sulla sua possibile uscita dal programma, ha chiarito di non avere al momento alcuna intenzione di abbandonare la Rai. Nonostante i suoi 65 anni e le ferie arretrate, ha confermato il suo attaccamento all’azienda e la sua volontà di continuare a lavorare. Mentre concluderà la stagione attuale di “Chi l’ha visto?”, sembra che il suo futuro lavorativo sia ancora aperto, lasciando la porta aperta per un possibile proseguimento anche il prossimo anno. Tuttavia, le scelte discutibili di investimento, i tagli al budget delle redazioni e i sacrifici imposti ai dipendenti stanno minando la qualità complessiva del prodotto Rai. Inoltre, la possibile perdita di figure di spicco come Ranucci e Sciarelli potrebbe avere conseguenze nefaste sugli ascolti e sul bilancio dell’azienda. L’Esecutivo Usigrai ha condannato fermamente questa situazione, definendola “inaccettabile” per il tradimento della missione di servizio pubblico della Rai e per le implicazioni sindacali legate alla riduzione progressiva del perimetro occupazionale.