AP fuori dal pool stampa, la Corte accoglie l’appello Trump

Karoline Leavitt

Il presidente Donald Trump può escludere per ora i giornalisti dell’Associated Press da alcuni eventi alla Casa Bianca. Lo ha stabilito la Corte d’appello del Distretto di Columbia, con una decisione a maggioranza (2 a 1), accogliendo parzialmente la richiesta dell’amministrazione di sospendere l’ordinanza di un tribunale inferiore. Il provvedimento, emesso venerdì, ha sospeso l’obbligo precedentemente imposto alla Casa Bianca di garantire all’AP lo stesso accesso riservato ad altri media. In particolare, la corte ha riconosciuto che luoghi come lo Studio Ovale, l’Air Force One e la Cabinet Room sono ambienti ristretti dove l’accesso può essere regolato dalla presidenza, anche sulla base del punto di vista editoriale dei giornalisti. La disputa giudiziaria ha avuto origine nel febbraio scorso, quando la Casa Bianca ha cominciato a escludere i reporter dell’Associated Press da eventi e viaggi ufficiali. Secondo quanto riportato nei documenti processuali, l’esclusione sarebbe avvenuta in seguito al rifiuto dell’agenzia di adottare la denominazione “Golfo d’America”, preferita da Trump rispetto al tradizionale “Golfo del Messico”. Il cambiamento ha modificato la composizione dello storico White House Press Pool, tradizionalmente coordinato dalla White House Correspondents’ Association, escludendo regolarmente testate mainstream in favore di media più vicini all’amministrazione. La AP, fondata 179 anni fa e fornitrice di contenuti a oltre 3.000 testate in tutto il mondo, ha contestato il provvedimento in tribunale, sostenendo che si trattasse di una forma di discriminazione basata su scelte editoriali. In aprile, il giudice distrettuale Trevor McFadden aveva accolto il ricorso dell’agenzia, ordinando il reintegro dell’accesso. Ma successivamente, la Casa Bianca ha continuato a esercitare il proprio controllo sugli accrediti e sulla selezione dei giornalisti ammessi agli eventi. Nella sentenza della Corte d’appello, la giudice Neomi Rao, nominata da Trump, ha scritto: “La Casa Bianca mantiene pertanto la discrezionalità nel determinare, anche sulla base del proprio punto di vista, quali giornalisti saranno ammessi”. Il collega Gregory G. Katsas, anch’egli nominato dall’ex presidente, ha condiviso l’opinione. Secondo i giudici, l’Associated Press avrebbe accettato la legittimità di eventi con partecipazione limitata, come interviste esclusive, riconoscendo quindi l’esistenza di criteri selettivi applicabili anche al press pool. “Le concessioni dell’AP svelano il gioco, perché tali scenari non possono essere distinti dai cosiddetti eventi di press pool”, ha osservato Rao. Nell’opinione dissenziente, la giudice Cornelia Pillard, nominata da Obama, ha affermato che la decisione mina la libertà di stampa. “La sospensione dell’ingiunzione preliminare da parte del collegio non può essere conciliata con il precedente di lunga data del Primo Emendamento”, ha scritto, evidenziando il rischio che la Casa Bianca possa agire “in base alle loro opinioni che esulano dal novero di quelle disapprovate dal presidente”. La stessa corte, nei mesi precedenti, aveva già emesso sentenze in materia di libertà di stampa, tra cui la temporanea sospensione del reintegro dei giornalisti di Voice of America e la revoca dei fondi federali a media come Radio Free Europe. Tuttavia, su quest’ultimo caso, la Corte plenaria ha successivamente corretto la decisione ordinando il pagamento di circa 25 milioni di dollari a beneficio delle emittenti internazionali finanziate dagli Stati Uniti. (In foto, Karoline Leavitt, addetta stampa della Casa Bianca. Credits: Doug Mills/Il New York Times)

La Casa Bianca sceglie i giornalisti che seguiranno Trump

Karoline Leavitt

La Casa Bianca ha annunciato un cambiamento significativo nella gestione dell’accesso dei giornalisti agli eventi presidenziali, rompendo con una tradizione consolidata. La portavoce Karoline Leavitt ha dichiarato che l’amministrazione Trump selezionerà manualmente quali organi di informazione potranno far parte del pool giornaliero, un piccolo gruppo di reporter che segue il presidente. Questa decisione segna una svolta rispetto al passato, quando la selezione era gestita in autonomia dalla White House Correspondents’ Association (WHCA), l’organizzazione che rappresenta i media accreditati presso la Casa Bianca. Tradizionalmente, il sistema del pool giornalistico garantisce che le dichiarazioni e le attività del presidente siano documentate in modo imparziale e distribuite a un pubblico più ampio, comprendente numerosi organi di stampa. Il pool è spesso composto da giornalisti di organizzazioni come CNN, Reuters, The Associated Press, ABC News, Fox News e The New York Times. La nuova politica annunciata dalla Casa Bianca mira invece a includere i nuovi media, come piattaforme digitali, servizi di streaming e podcast, ampliando il bacino di chi può accedere alle conferenze e agli eventi ufficiali. La decisione ha scatenato reazioni immediate da parte della WHCA, che ha condannato l’iniziativa con una dichiarazione ferma. Il presidente dell’associazione, Eugene Daniels, ha sottolineato che questa scelta compromette l’indipendenza della stampa e potrebbe permettere al governo di selezionare arbitrariamente i giornalisti che seguono il presidente. Secondo Daniels, in una democrazia i leader non dovrebbero avere il potere di decidere chi può documentare le loro attività. L’WHCA ha inoltre affermato di non essere stata informata preventivamente di questa modifica e ha ribadito il proprio impegno nel garantire trasparenza e accesso equo a tutti i media. Nonostante le critiche, l’amministrazione Trump ha già introdotto alcuni cambiamenti nella disposizione della sala stampa, includendo posti riservati a testate emergenti e figure vicine alla presidenza. Resta da vedere come verrà applicato concretamente il nuovo sistema e quali saranno i criteri di selezione adottati dalla Casa Bianca. La Leavitt ha affermato che il nuovo approccio restituirà “il potere al popolo americano”, suggerendo che l’intenzione dell’amministrazione sia quella di ampliare le voci rappresentate nelle conferenze presidenziali. Tuttavia, la questione solleva interrogativi sull’imparzialità dell’accesso e sulle possibili ripercussioni per la libertà di stampa negli Stati Uniti. (In foto, Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, parla ai giornalisti nella sala stampa)

La Casa Bianca cambia strategia mediatica con i creator

Karoline Leavitt

La Casa Bianca ha aperto ufficialmente le porte ai content creator, ridefinendo il concetto di new media e riconoscendo il crescente impatto delle piattaforme digitali come TikTok. Questa svolta segna un cambiamento storico nella comunicazione presidenziale, con la portavoce Karoline Leavitt che ha annunciato una nuova sezione della James Brady Press Briefing Room dedicata a giornalisti indipendenti, podcaster, influencer e altri creatori di contenuti. L’obiettivo dichiarato è ampliare il pubblico raggiunto dal messaggio della Casa Bianca, adattandosi alla trasformazione del panorama mediatico. Trump ha spesso privilegiato podcast e social media per le sue apparizioni, riconoscendo il potenziale di queste piattaforme nel dialogo diretto con gli elettori. Durante la campagna elettorale, ha accumulato ore di interviste con figure di spicco della manosphere, come Joe Rogan, Lex Fridman e Theo Von, personaggi influenti tra i giovani e spesso critici nei confronti dei media tradizionali. Questa nuova politica porta con sé anche interrogativi sulla definizione di contenuti informativi legittimi, specialmente in un’epoca in cui i social media hanno ridotto i controlli sul fact checking. Le piattaforme digitali hanno permesso la nascita di una nuova generazione di opinion leader, spesso con un linguaggio diretto, privo di filtri e caratterizzato da una forte opposizione alla correttezza politica. Il modello economico di questi creatori si basa su sponsorizzazioni e pubblicità, con i dieci podcast più ascoltati che generano tra i 10 e i 50 milioni di dollari all’anno. Con il ritorno di Trump alla presidenza, la Casa Bianca intende ridefinire il rapporto con l’informazione, ampliando la platea degli interlocutori e garantendo maggiore accesso ai nuovi media. L’inclusione di podcaster e influencer rappresenta un passo decisivo in questa direzione, rafforzando la presenza di voci alternative all’interno del dibattito pubblico. Se da un lato questa evoluzione rispecchia il cambiamento delle abitudini di fruizione delle notizie, dall’altro pone nuove sfide sul fronte della credibilità e della qualità dell’informazione diffusa ai cittadini. (In foto, Karoline Leavitt)