Israele uccide la conduttrice Safaa Ahmad a Damasco

Tre civili, tra cui la conduttrice televisiva Safaa Ahmad, sono stati uccisi in un attacco israeliano a Damasco. Lo riferisce la Syrian Arab News Agency (SANA). La “General Authority for Radio and Television” ha dichiarato di “piangere la stimata conduttrice Safaa Ahmad come martire in seguito alla perfida aggressione israeliana contro la capitale, Damasco”. Le circostanze precise della sua morte non sono ancora del tutto chiare, ma immagini pubblicate sui social media mostrano una vettura in fiamme in una zona residenziale della città. Non è stato confermato se la giornalista fosse tra le tre vittime civili menzionate dai media locali. Gli attacchi a Damasco arrivano in contemporanea a una significativa offensiva di Israele nel sud del Libano, contro il gruppo armato Hezbollah. Secondo le autorità libanesi, almeno 95 persone sono state uccise e altre 172 ferite in una serie di raid israeliani iniziati lunedì. Il vice leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha dichiarato in un videomessaggio che il gruppo è pronto a contrastare un’eventuale invasione terrestre da parte di Israele. “Vinceremo, proprio come abbiamo fatto nel 2006,” ha affermato Qassem, riferendosi al conflitto tra Israele e Hezbollah di quell’anno. La crescente intensità dei combattimenti in Libano e Siria ha alimentato preoccupazioni a livello internazionale. Molti osservatori temono che la guerra a Gaza, in corso da settimane, possa estendersi ad altri Paesi della regione, creando un conflitto su scala più ampia. In risposta agli attacchi, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto un cessate il fuoco immediato in Libano, ma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto qualsiasi proposta di tregua con Hezbollah. Durante un incontro con la stampa all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Netanyahu ha ribadito la determinazione del suo governo a proseguire l’offensiva contro il gruppo armato. “Non ci fermeremo finché non avremo raggiunto tutti i nostri obiettivi”, ha dichiarato, sottolineando la volontà di garantire la sicurezza dei residenti del nord di Israele. Nel frattempo, il conflitto tra Israele e Hamas si intensifica su più fronti. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dichiarato di aver iniziato una nuova operazione di terra nel sud del Libano, mirata contro obiettivi di Hezbollah. Questa azione coinvolge anche artiglieria e forze aeree. In Italia, la premier Giorgia Meloni ha ribadito l’importanza della sicurezza dei civili e dei militari impegnati nelle missioni internazionali, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto ha assicurato che i militari italiani operanti nella regione, inclusi quelli di UNIFIL, sono stati messi al sicuro nei bunker.
Israele chiude Al Jazeera in Cisgiordania per 45 giorni

Nelle prime ore di domenica, soldati israeliani hanno fatto irruzione negli studi di Al Jazeera a Ramallah, nella Cisgiordania, imponendo al direttore Walid al-Omari di sospendere le trasmissioni per un periodo di 45 giorni. La stessa emittente qatariota ha riportato l’evento, sottolineando come non siano state fornite spiegazioni ufficiali dalle forze israeliane per l’ordine di chiusura. Il governo di Benjamin Netanyahu da tempo critica duramente Al Jazeera, considerandola uno strumento di propaganda della causa palestinese e del gruppo radicale Hamas, contro cui Israele sta combattendo un conflitto prolungato nella Striscia di Gaza. Al Jazeera è uno dei pochi media internazionali ancora operativi nella Striscia di Gaza, territorio in cui Israele ha lanciato un’invasione a partire da ottobre, provocando la morte di decine di migliaia di palestinesi. Anche la Cisgiordania, governata con autonomia limitata dai palestinesi, è sottoposta a un crescente controllo da parte di Israele. L’irruzione negli uffici di Ramallah segue una legislazione approvata dal parlamento israeliano ad aprile, che consente la chiusura dei media ritenuti pericolosi per la sicurezza del Paese. A maggio, una legge specifica ha stabilito la chiusura di Al Jazeera in Israele, rendendo inaccessibili le sue trasmissioni televisive e i suoi siti web. Ogni 45 giorni, il governo israeliano è chiamato a rinnovare questa misura. Nel frattempo, nella giornata di domenica, l’esercito israeliano ha colpito circa 290 obiettivi nel Libano meridionale, tra cui installazioni militari di Hezbollah, in risposta al lancio di oltre 100 razzi dal territorio libanese. Hezbollah ha affermato di aver attaccato impianti industriali militari nel nord di Israele come ritorsione per recenti esplosioni che hanno causato decine di morti e feriti. La situazione in Libano è tesa al punto che l’Ambasciata americana ha elevato al massimo il livello d’allerta, sconsigliando qualsiasi viaggio nel Paese ai cittadini statunitensi. Al Jazeera, che ha subito la chiusura forzata dei suoi uffici, sta già preparando una risposta legale per contestare la decisione nelle sedi giudiziarie.
Israele “spegne” Al Jazeera

Una mossa che ha destato preoccupazione a livello internazionale. Il gabinetto di guerra del primo ministro Benjamin Netanyahu ha votato all’unanimità per il blocco di tutte le attività di Al Jazeera in Israele. Questo provvedimento, che mira a spegnere una delle poche voci giornalistiche rimaste a Gaza, è stato giustificato dal governo israeliano come una risposta all’”incitamento all’odio” durante il recente conflitto con Hamas. Gli uffici di Al Jazeera in Israele e nei territori occupati saranno chiusi, e tutto il materiale tecnico sarà sequestrato, ad eccezione dei dispositivi utilizzati dai giornalisti per il loro lavoro. Tuttavia, questa decisione è stata fortemente criticata come un attacco alla libertà di stampa e come un tentativo di sopprimere la voce critica dei media indipendenti. Hani Mahmoud, un giornalista di Al Jazeera che lavora a Rafah, ha condannato la mossa definendola “l’ultimo episodio di quella che sembra essere la soppressione di qualsiasi critica a ciò che sta accadendo sul terreno in tutta la Striscia”. Mahmoud ha sottolineato il ruolo di Al Jazeera nel documentare le atrocità e le violazioni dei diritti umani commesse durante il conflitto, e ha descritto il divieto come un tentativo disperato di impedire una copertura equa della situazione sul campo. Al Jazeera ha pagato un prezzo terribile per il suo lavoro giornalistico in Medio Oriente. Il suo quartier generale a Gaza è stato distrutto da un bombardamento israeliano, che ha causato la morte e il ferimento di molti giornalisti. Walid Omary, capo della redazione di Gerusalemme, ha ricordato che gli attacchi contro Al Jazeera non sono una novità, con numerosi episodi di intimidazioni e violenze nei confronti dei suoi reporter. LA CONDANNA DI AL JAZEERA Il governo israeliano ha votato all’unanimità per chiudere le operazioni di Al Jazeera in Israele, una mossa che ha scatenato una forte condanna da parte della rete mediatica. Al Jazeera Media Network ha definito la decisione un “atto criminale” e ha accusato Israele di violare il diritto internazionale e umanitario. La rete ha emesso una dura dichiarazione, condannando fermamente la chiusura delle sue operazioni e sottolineando il suo impegno nel fornire notizie e informazioni al pubblico globale. Questa decisione del governo israeliano è stata presa poco dopo che il parlamento del paese ha approvato una legge che consente la chiusura temporanea delle emittenti straniere considerate una minaccia alla sicurezza nazionale durante il conflitto durato mesi a Gaza. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato la decisione tramite un post su X, affermando che il canale di Al Jazeera è stato chiuso per essere stato considerato “un canale di incitamento“. Il ministro israeliano delle Comunicazioni, Shlomo Karhi, ha dichiarato di aver firmato gli ordini contro Al Jazeera, ordinando il sequestro delle attrezzature di trasmissione utilizzate dalla rete. La chiusura degli uffici di Al Jazeera in Israele ha suscitato reazioni immediate da parte della comunità internazionale e dei difensori della libertà di stampa. Gruppi per la libertà di stampa hanno condannato la mossa definendola “atroce” e “retrograda“, sottolineando che chiudere i media è tipico dei regimi autoritari e non delle democrazie. Al Jazeera ha avuto un ruolo significativo nell’ambito del giornalismo internazionale, specialmente durante il conflitto Israele-Palestina. La rete ha documentato le atrocità e le violazioni dei diritti umani, trasmettendo immagini sconvolgenti degli attacchi aerei e delle sofferenze della popolazione civile.