Appello all’ONU per la protezione dei giornalisti nelle aree di guerra

Un momento del sit-in a Roma

Il presidente della FNSI, Vittorio di Trapani, ha lanciato un vibrante appello alle Nazioni Unite affinché vengano adottate normative volte a garantire elevati livelli di sicurezza e protezione per i giornalisti operanti nelle zone di conflitto. Queste norme, essenziali per assicurare la sicurezza degli operatori dell’informazione, dovrebbero equiparare le tutele accordate agli operatori umanitari e sanitari. È anche stata fatta richiesta di organizzare una missione del Relatore Speciale delle Nazioni Unite, in collaborazione con le organizzazioni internazionali dei giornalisti, al fine di consentire l’accesso della stampa internazionale a Gaza. Questo consentirebbe di dare voce alle drammatiche realtà che si susseguono in quel territorio martoriato. Le proposte sono state formulate nel corso di un sit-in tenutosi a Roma il 1° marzo 2024, mirato a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficili condizioni in cui versano i giornalisti nella Striscia di Gaza. Durante l’evento, si è voluto anche commemorare gli oltre cento operatori dei media che hanno perso la vita nel conflitto in corso tra Israele e Gaza e si è fatto appello per porre fine alle ostilità. Alla manifestazione hanno preso parte non solo giornalisti, ma anche reporter, fixer, videomaker, e attivisti per i diritti umani, oltre ai rappresentanti degli organismi di categoria. Tra questi, la Segretaria Generale della FNSI Alessandra Costante, il Segretario dell’Associazione Stampa Romana Stefano Ferrante, il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio Guido D’Ubaldo, e i colleghi dell’Usigrai e della rete NoBavaglio. L’evento è stato aperto da un flash mob, nonostante il maltempo, durante il quale i partecipanti hanno indossato pettorine con la scritta “press”, su cui è stata versata vernice rossa, a simboleggiare il grido “Basta sangue sui nostri giubbotti”.

Il giornalismo di guerra, tra informazione e propaganda

STEFANO AVANZI - Il giornalismo di guerra

Il giornalismo di guerra è una branca del giornalismo che si occupa della copertura dei conflitti armati. È un compito complesso e difficile, che richiede un’elevata preparazione professionale e un forte senso di responsabilità. La sfida dell’informazione In un contesto di conflitto, il giornalista è chiamato a raccontare la realtà dei fatti, ma deve anche fare attenzione a non diffondere informazioni false o fuorvianti, che potrebbero avere conseguenze drammatiche. La guerra in Ucraina è un esempio di come questa sfida sia attuale. Nel corso dell’ostilità, sono state diffuse numerose notizie false o fuorvianti, che hanno contribuito a creare confusione e disinformazione. Ad esempio, è stata diffusa la notizia che l’esercito russo aveva colpito un ospedale pediatrico a Mariupol. Questa notizia si è rivelata falsa, ma ha avuto un impatto significativo sull’opinione pubblica internazionale. I giornalisti devono quindi essere ancora più attenti a verificare le fonti e a fornire un’informazione completa e imparziale.   La sfida della propaganda Le due parti in conflitto possono utilizzare il giornalismo per diffondere informazioni false o fuorvianti, al fine di influenzare l’opinione pubblica. In guerra e la propaganda sono strumenti importanti per mobilitare le truppe e il sostegno popolare. Le due parti in conflitto possono utilizzare il giornalismo per diffondere notizie false o fuorvianti, che dipingano l’avversario in modo negativo e giustificano le proprie azioni. Ad esempio, l’esercito russo ha diffuso la notizia che l’Ucraina stava sviluppando armi nucleari. Questa notizia si è rivelata falsa, ma ha contribuito a giustificare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. I giornalisti devono essere consapevoli del fatto che le loro parole possono essere utilizzate per fini propagandistici. Devono quindi essere imparziali e fornire un’informazione completa e oggettiva.   Le sfide del giornalismo di guerra Oltre alle sfide dell’informazione e della propaganda, il giornalismo di guerra deve affrontare anche altre sfide, tra cui: La sicurezza: i giornalisti che si occupano di guerra sono esposti a rischi significativi, come rapimenti, torture e uccisioni. L’accesso alle informazioni: in un contesto di guerra, può essere difficile per i giornalisti accedere alle informazioni e ai luoghi dove si svolgono i combattimenti. La tecnologia, che ha cambiato il modo in cui le notizie vengono diffuse, creando nuove sfide per i giornalisti.   Come affrontare le sfide del giornalismo di guerra Per affrontare le sfide del giornalismo di guerra, i giornalisti devono adottare una serie di misure, tra cui: Formarsi adeguatamente: i giornalisti devono avere una preparazione professionale completa, che includa conoscenze di storia, diritto internazionale e giornalismo. Operare in sicurezza: i giornalisti devono adottare misure per proteggersi dai rischi, come viaggiare con una scorta armata e informarsi sui pericoli della zona in cui si trovano. Verificare le fonti: i giornalisti devono verificare le informazioni che ricevono da fonti diverse, al fine di evitare di diffondere notizie false o fuorvianti. Essere imparziali: i giornalisti devono essere imparziali e fornire un’informazione completa e oggettiva.   Il ruolo del giornalismo di guerra Il giornalismo di guerra ha un ruolo fondamentale nella società. I reporter forniscono un servizio pubblico, raccontando la realtà dei fatti e informando l’opinione pubblica su eventi che altrimenti sarebbero sconosciuti.  Può anche contribuire a promuovere la pace e la comprensione tra i popoli: si raccontano le storie delle vittime dei conflitti e si può sensibilizzare l’opinione pubblica sui costi della guerra e sulla necessità di trovare soluzioni pacifiche.