Giornalista attacca Jebreal e Berlinguer su Facebook

Il giornalista Claudio Beccalossi, collaboratore de L’Arena e direttore di due testate online veronesi, ha pubblicato su Facebook un post con insulti gravi rivolti a Rula Jebreal e Bianca Berlinguer. In riferimento a Jebreal ha scritto: “Torna da chi ti mantiene, boriosa e insulsa estremista razzista”, definendola anche “feroce antisemita e pro Hamas”. A Berlinguer ha attribuito “bisogno di serie cure psicoanalitiche se non psichiatriche”. La Commissione per le pari opportunità del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha segnalato al Comitato esecutivo gli insulti pubblici rivolti dal giornalista Claudio Beccalossi a Rula Jebreal e Bianca Berlinguer, chiedendo di valutare le azioni disciplinari previste. Beccalossi, direttore del Giornale dei Veronesi, è regolarmente iscritto all’Ordine e tenuto al rispetto del codice deontologico, anche sui social. La Fnsi, con mozione votata all’unanimità, ha condannato il post, definito “vergognoso e brutale”, e ha chiesto l’intervento dell’autorità giudiziaria, esprimendo solidarietà a Rula Jebreal.

Paragon, spiata Dagospia: accertamenti sui telefoni

Roberto D'Agostino

Il telefono di Roberto D’Agostino, fondatore del sito di informazione Dagospia, è tra i dispositivi per cui la Procura di Roma ha disposto accertamenti tecnici irripetibili nell’ambito del procedimento relativo allo spyware Graphite, il software spia prodotto dalla società israeliana Paragon Solutions e usato dai servizi segreti italiani. Oltre a D’Agostino, risultano coinvolti altri sei soggetti, tra cui tre giornalisti e tre attivisti della ong Mediterranea Saving Humans, parte lesa nell’indagine. L’attività tecnica è stata disposta su richiesta della Procura e sarà formalmente conferita lunedì. I telefoni sotto esame, oltre a quello di D’Agostino, appartengono all’influencer olandese Eva Vlaardingerbroek, al direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, al capo della cronaca di Napoli Ciro Pellegrino, e agli attivisti Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrara. L’inchiesta, aperta contro ignoti, riguarda reati previsti dall’articolo 617 del codice penale, tra cui accesso abusivo a sistema informatico e installazione illecita di dispositivi di intercettazione. Secondo quanto emerso, i dispositivi avrebbero ricevuto notifiche da Apple che avvisavano della possibile compromissione tramite spyware. Il malware identificato è Graphite, uno strumento di sorveglianza militare il cui utilizzo è stato attribuito ai servizi di intelligence italiani, ma per il quale non sono ancora emersi mandanti ufficiali. In almeno due casi, Citizen Lab ha confermato l’uso del software attraverso analisi forensi. Il telefono di D’Agostino è attualmente sotto esame da parte della Polizia postale, dopo la denuncia presentata dallo stesso alla Procura di Roma. L’indagine si svolge in coordinamento con la Procura di Napoli, che ha aperto un fascicolo autonomo. Nel frattempo, anche il Copasir ha annunciato di aver riaperto l’esame della documentazione, alla luce dei nuovi elementi emersi e delle segnalazioni da parte di altri giornalisti. Una relazione preliminare era già stata consegnata al Parlamento lo scorso 5 giugno, ma potrebbe ora essere aggiornata e integrata. A livello internazionale, la coalizione americana per i diritti digitali AccessNow ha inviato una lettera formale a Paragon Solutions, chiedendo chiarimenti sulle modalità con cui la società monitora l’uso del proprio software e sugli strumenti adottati per impedire abusi post-contrattuali, come nel caso italiano. AccessNow interroga l’azienda su “quali procedure siano in atto per rilevare e segnalare abusi”, sull’eventuale “impegno a condurre audit indipendenti” e su “quali misure intenda adottare per porre rimedio ai danni causati”. Diverse reazioni sono arrivate dal mondo politico. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha parlato di “#ItalianWatergate” e chiesto spiegazioni pubbliche: “Se anche Dagospia è stata spiata e il Governo italiano continua a far finta di nulla, siamo in presenza di un fatto gravissimo”. Analoghi appelli sono giunti da parlamentari del Pd, di Azione, di Italia Viva e di Avs, che chiedono trasparenza e risposte istituzionali su eventuali responsabilità pubbliche o private nell’uso di tecnologie di sorveglianza contro la stampa. L’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in una nota congiunta, affermano di voler bilanciare il diritto di cronaca con la riservatezza delle indagini in corso sul caso Paragon. Esprimono sostegno al lavoro della magistratura e ribadiscono la gravità delle intercettazioni tramite spyware Graphite, chiedendo che l’inchiesta fornisca risposte rapide su quanti giornalisti siano stati spiati, da chi e con quale finalità. (In copertina, Roberto D’Agostino)

Il 23 maggio, a Roma, corso Fnsi su parole e informazione

Formazione giornalisti piattaforma

Si svolgerà venerdì 23 maggio 2025, dalle 9.30 alle 13.30, nella sala Walter Tobagi della Federazione nazionale della Stampa italiana (via delle Botteghe Oscure 54, Roma), il corso di formazione per giornalisti intitolato “Tra note e notizie: il potere delle parole nell’era dell’informazione”, organizzato dalla Fnsi in collaborazione con ForMedia. Il corso, inizialmente previsto per febbraio e poi rinviato a causa dell’indisponibilità di alcuni relatori, è valido per quattro crediti formativi. Le iscrizioni, da effettuarsi esclusivamente attraverso la piattaforma formazionegiornalisti.it, sono aperte fino al 19 maggio. Ad aprire i lavori sarà Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, mentre la moderazione dell’incontro sarà affidata a Tommaso Polidoro, consigliere nazionale della Federazione. Tra i relatori confermati figurano il cantautore Roberto Vecchioni, il compositore e paroliere Davide Simonetta, il vicedirettore dell’agenzia Ansa Stefano Polli, il past president di Afi e ceo di Just Entertainment Sergio Cerruti, la caporedattrice Cultura e Spettacolo dell’Ansa Elisabetta Stefanelli e il giornalista Patrizio Nissirio. Il corso nasce con l’obiettivo di analizzare il ruolo centrale della parola come mezzo di informazione, comunicazione, denuncia e, talvolta, anche di omissione. L’iniziativa punta ad offrire un’occasione di ascolto e confronto sul linguaggio come elemento in grado di influenzare opinioni ed emozioni, sottolineando come la parola rappresenti oggi, secondo gli organizzatori, “lo strumento più rivoluzionario a disposizione dell’umanità”.

Casagit e freelance: seminario Fnsi a Napoli il 15 aprile

Seminario tutela della salute e nuovo Welfare

Martedì 15 aprile 2025, dalle ore 10 alle 13, si terrà a Napoli il corso di formazione intitolato “La Casagit mutua sanitaria dei giornalisti: tutela della salute e nuovo Welfare anche per i freelance”, promosso dalla Commissione lavoro autonomo nazionale della Fnsi in collaborazione con Sugc, Casagit e Inpgi. L’evento avrà luogo nella sala arcobaleno del Sindacato unitario giornalisti della Campania, in vico Monteleone 12. ù Il seminario è rivolto ai giornalisti iscritti alla piattaforma www.formazionegiornalisti.it e attribuirà cinque crediti deontologici a chi parteciperà. L’incontro intende fornire informazioni dettagliate sulle prestazioni offerte dalla cassa sanitaria Casagit, con un focus specifico sui bisogni e diritti dei giornalisti freelance nell’ambito del nuovo Welfare. Interverranno, tra gli altri, Alessandra Costante, segretaria generale Fnsi, Roberto Ginex, presidente Inpgi, Gianfranco Giuliani, presidente Casagit, Gianfranco Summo, vicepresidente Casagit e Claudio Silvestri, presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo e segretario aggiunto Fnsi. I lavori saranno coordinati da Geppina Landolfo, segretaria del Sindacato unitario giornalisti della Campania. (Foto di copertina creata con Chat GPT)

Paragon, la procura di Roma apre un fascicolo

La procura di Roma ha aperto un fascicolo sulle presunte intercettazioni abusive subite da giornalisti e attivisti attraverso lo spyware Graphite, prodotto dalla società israeliana Paragon Solutions. L’inchiesta fa seguito all’esposto presentato dalla Fnsi e dall’Ordine dei giornalisti, con il supporto legale dell’avvocato Giulio Vasaturo.L’ipotesi di reato riguarda l’articolo 617 quater del codice penale, che prevede pene da uno a cinque anni di reclusione per chi intercetta fraudolentemente comunicazioni telematiche o informatiche. Il procedimento è attualmente a carico di ignoti, ma si inserisce in un quadro più ampio, con fascicoli aperti anche dalle procure di Napoli, Bologna e Palermo, in seguito alle denunce di alcune vittime dello spionaggio. Tra queste figurano il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, il capomissione e l’armatore della Ong Mediterranea Saving Humans Luca Casarini e Beppe Caccia, oltre al cappellano di bordo don Mattia Ferrari. Casarini e Caccia sono già stati ascoltati come persone informate dei fatti a Palermo e Napoli, mentre gli esperti della polizia postale stanno analizzando i loro dispositivi per verificare le intrusioni denunciate. Gli inquirenti potrebbero ampliare il raggio delle indagini con rogatorie internazionali, per acquisire informazioni da Paragon Solutions, azienda che dal dicembre 2024 è controllata da un fondo americano e vende il suo software a “zero click” solo a entità governative. Potrebbero inoltre essere richieste informazioni a Meta, che ha notificato alle vittime l’attività di spionaggio, e al Citizen Lab dell’Università di Toronto, contattato dalla Ong Mediterranea su suggerimento della stessa Meta per analizzare i dispositivi infettati.

Spionaggio sui giornalisti: Fnsi e Odg denunciano il caso Paragon

FNSI conferenza stampa denuncia Paragon

La Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Ordine nazionale dei giornalisti hanno presentato una denuncia contro ignoti alla Procura di Roma per fare luce sullo spionaggio ai danni di giornalisti tramite lo spyware Graphite di Paragon. L’iniziativa, annunciata in conferenza stampa il 19 febbraio 2025, vuole ottenere risposte su chi abbia autorizzato l’uso di questa tecnologia e con quale finalità. La segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, ha sottolineato come questa vicenda rappresenti una violazione del codice penale e della Costituzione, che sancisce la libertà di stampa. Al suo fianco erano presenti il presidente della Fnsi Vittorio di Trapani, il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, la segretaria del Cnog Paola Spadari e l’avvocato Giulio Vasaturo, che fornisce supporto legale. Bartoli ha denunciato l’assenza di chiarezza da parte del governo, che dopo venti giorni di silenzi e versioni contrastanti non ha ancora fornito risposte adeguate. Ha ricordato che Graphite non è un software accessibile a chiunque, ma viene utilizzato solo da soggetti specifici. Mancano ancora due elementi fondamentali per ricostruire il caso: chi ha effettuato lo spionaggio e perché. Di Trapani ha ribadito l’urgenza di ottenere risposte e ha escluso la possibilità di invocare il segreto di Stato per vicende che riguardano la libertà di informazione. Ha inoltre evidenziato che l’Unione Europea, con il Media Freedom Act, vieta la sorveglianza sui giornalisti, tutelando il diritto all’informazione dei cittadini. L’inchiesta ha coinvolto anche Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans, il cui telefono è stato attaccato da Graphite già nel febbraio 2024. La Ong ha rivelato che l’operazione era parte di una strategia di sorveglianza più ampia, condotta con tecniche di social engineering per colpire anche persone vicine alla vittima. Citizen Lab, che ha collaborato alle indagini, ha sottolineato la gravità della situazione, avvertendo che un attacco di questa portata implica il coinvolgimento di soggetti governativi. Nel frattempo, il governo italiano ha evitato di rispondere alle interrogazioni parlamentari sul caso, suscitando l’indignazione delle opposizioni. Il sottosegretario Alfredo Mantovano ha dichiarato che sono già state fornite le uniche informazioni divulgabili, ma l’interruzione del contratto tra Paragon e l’Italia solleva dubbi sulla gestione della vicenda. Fnsi e Odg chiedono ora a tutti i giornalisti che hanno ricevuto messaggi sospetti di segnalarli per integrare la denuncia e ampliare l’indagine, con l’obiettivo di garantire trasparenza e difendere i principi democratici. (In foto, un momento della conferenza stampa)

Accordo salva-lavoro: niente licenziamenti alla Gazzetta

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Il Comitato di Redazione (Cdr) della Gazzetta del Mezzogiorno ha firmato, presso la sede Sepac della Regione Puglia, un accordo con Edime, società editrice del giornale. L’intesa permette il proseguimento della cassa integrazione in deroga per 11 giornalisti coinvolti nella procedura di licenziamento collettivo regolata dalla legge 223. Grazie a questo nuovo accordo, per il secondo anno consecutivo, è stato evitato il licenziamento di collaboratori e giornalisti appartenenti alle redazioni provinciali, chiuse dall’editore il 1° gennaio 2024. Questo risultato giunge al termine di una lunga vertenza iniziata nel 2023: il bilancio dei licenziamenti, originariamente fissato a 46 unità nel piano industriale, oggi è pari a zero. Il risultato è stato reso possibile dagli accordi raggiunti con Assostampa Puglia e Fnsi nel dicembre 2023, che hanno evitato una “macelleria sociale” nelle regioni Puglia e Basilicata. Nessun giornalista è rimasto senza lavoro, nonostante le difficoltà attraversate da un giornale che ha conosciuto il fallimento nel 2020 e la rinascita nel 2022. Oggi, nel 2024, grazie anche all’aumento delle vendite, la Gazzetta del Mezzogiorno è tornata ad essere un giornale competitivo e solido. Il nuovo accordo ha portato al ritiro definitivo della procedura di licenziamento, grazie all’impegno e alla responsabilità del Cdr, unico firmatario. La richiesta di applicare la cassa integrazione a rotazione su tutti i giornalisti della redazione centrale è stata più volte presentata dal Cdr, ma sempre respinta dall’azienda. Nonostante le difficoltà, i giornalisti rimasti in servizio presso la redazione di Bari hanno lavorato con dedizione, mantenendo alta la qualità dell’informazione e il prestigio della testata nelle due regioni. Il percorso della Gazzetta del Mezzogiorno negli ultimi anni rappresenta uno dei capitoli più difficili della sua storia: dal fallimento alla chiusura delle pubblicazioni, fino alla rinascita. Questi sacrifici, sia da parte di chi è rimasto che di chi ha dovuto lasciare, dimostrano che il giornale ha saputo attraversare un momento storico drammatico, mantenendo viva la sua missione editoriale. Oggi, la Gazzetta è un giornale vivo, autorevole e competitivo. Grazie al lavoro di tutti i suoi dipendenti, il quotidiano guarda con fiducia al futuro, mantenendo il suo ruolo di riferimento nel panorama informativo della Puglia e della Basilicata.

Russia contro Domani: “Cronista italiano a Kursk, atto inaccettabile”

Domani

La Russia ha espresso una protesta formale contro il giornalista italiano Davide Maria De Luca, reporter per Domani, per aver pubblicato reportage dalla regione di Kursk, entrata in territorio russo accompagnato da militari ucraini. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha lanciato un monito ai diplomatici italiani, sottolineando che le autorità russe non accettano la presenza di giornalisti stranieri nella zona di conflitto. De Luca ha condiviso su X (ex Twitter) il suo viaggio nella regione di Kursk a bordo di un veicolo blindato delle forze armate ucraine, raccontando di aver avuto l’opportunità di parlare con civili russi. In risposta, Zakharova ha criticato il lavoro del cronista, affermando che gli avvertimenti non vengono presi sul serio, un chiaro riferimento agli episodi precedenti che hanno coinvolto altri giornalisti italiani. Il direttore di Domani, Emiliano Fittipaldi, ha dichiarato che questa protesta rappresenta un grave attacco alla libertà di informazione e ha espresso piena solidarietà a De Luca. Fittipaldi ha inoltre sottolineato come diversi giornalisti stranieri, inclusi Stefania Battistini e Simone Traini della Rai, siano stati presi di mira dalle autorità russe per aver attraversato illegalmente il confine, solo per aver svolto il proprio lavoro di cronisti sul campo. L’FSB, i servizi di sicurezza russi, ha aperto indagini penali contro altri tre giornalisti stranieri, tra cui due americani e un rumeno, accusati di essere entrati illegalmente in Russia. Secondo l’FSB, dal 17 agosto sono stati avviati procedimenti contro 12 giornalisti stranieri, tra cui anche italiani. Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, ha condannato il comportamento russo, affermando che la Russia di Putin “perseguita il diritto di cronaca e cerca di intimidire l’Italia attraverso la caccia ai suoi giornalisti”. Ha definito tale condotta “inaccettabile” e ha ribadito l’importanza della libertà di stampa.  

Repubblica aggira lo sciopero: solidarietà da Fnsi e Usigrai

La Repubblica redazione

Il Comitato di redazione (Cdr) di Repubblica ha denunciato pubblicamente il tentativo dei vertici della testata di aggirare lo sciopero in corso delle giornaliste e dei giornalisti. La protesta, iniziata il 25 settembre 2024, nasce dal rifiuto della redazione di piegarsi alle ingerenze dell’editore e a pratiche che minano la deontologia professionale. Secondo il comunicato del Cdr, le azioni dell’azienda sono “gravemente estranee alla cultura del giornale” e rappresentano un attacco diretto ai valori storici di Repubblica. Il Cdr ha informato le associazioni di categoria, chiedendo l’apertura di un procedimento antisindacale per tutelare i diritti dei lavoratori. In prima linea a sostegno dei giornalisti in sciopero c’è Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana), che ha ribadito la solidarietà del sindacato. Costante ha criticato la commistione tra pubblicità e informazione, definendola una prassi dannosa non solo per la fiducia del pubblico, ma anche per l’economia del giornale. Secondo la Fnsi, infatti, i contratti pubblicitari borderline rischiano di creare un danno economico maggiore rispetto agli eventuali benefici immediati. Anche l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, si è schierato al fianco dei colleghi di Repubblica. In una nota, l’Usigrai ha lodato la “consapevolezza” della redazione, che con larghissima maggioranza ha votato per due giorni di sciopero. I rappresentanti sindacali hanno sottolineato l’importanza di difendere la trasparenza dell’informazione e contrastare ogni forma di confusione tra pubblicità e giornalismo, a tutela dei lettori e dell’autorevolezza del giornale. Anche l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Gedi Visual, la divisione che si occupa di contenuti multimediali per il gruppo Gedi, ha espresso piena solidarietà alla redazione di Repubblica, denunciando le gravi ingerenze durante l’evento Italian Tech Week. Il Cdr di Gedi Visual ha chiesto che venga garantita l’indipendenza giornalistica, affinché non si verifichino ulteriori compromessi tra editorialità e interessi commerciali. Infine, la Stampa Romana ha dichiarato la propria disponibilità a difendere con ogni mezzo il diritto di sciopero, condannando il tentativo dell’azienda di trasmettere l’evento aggirando la mobilitazione dei giornalisti. Secondo il sindacato regionale, questa decisione è una grave violazione delle norme deontologiche e contraddice l’identità storica di Repubblica, minando la fiducia dei lettori.

Aggredita troupe del TGR Lazio al Quarticciolo

TGR

La troupe del TGR Lazio è stata aggredita al Quarticciolo, quartiere popolare di Roma, mentre documentava la situazione nella zona dopo il recente attacco a Don Antonio Coluccia, il prete antimafia noto per le sue prediche contro la criminalità. “La nostra troupe circondata, le minacce, la pretesa di vedere il girato e cancellarlo, e poi le bottiglie di vetro scagliate contro di noi e contro due agenti intervenuti in nostro soccorso,” si legge in una nota del TGR Lazio. “La violenza sembra essere l’unico linguaggio che si parla da queste parti“. L’aggressione è avvenuta meno di 48 ore dopo quella subita da Don Coluccia, che domenica sera era stato oggetto di insulti e lancio di oggetti dalle finestre durante la sua consueta predica sulla legalità. “Nessuna presenza è ammessa tra le palazzine popolari del Quarticciolo se questa va a turbare lo spaccio,” prosegue la nota. Il quartiere è descritto come “ostaggio dei pusher al servizio dei clan”. Nonostante il clima di intimidazione, la troupe del TGR Lazio ha deciso di proseguire nel suo lavoro, scortata dagli agenti della Squadra Mobile e del distretto Prenestino. “Entriamo nei lotti, preda del degrado e del malaffare. Una scelta ben precisa, per dimostrare che non ci si piega, che la libertà è un diritto di tutti e va difesa,” conclude la nota. L’episodio ha suscitato una reazione immediata da parte del presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi), Vittorio di Trapani: “Nel giro di poco più di 24 ore prima l’aggressione a Don Antonio Coluccia e poi a giornalisti e troupe della TGR Rai del Lazio. È inaccettabile che esistano aree del Paese che siano di fatto zone franche per mafie e venditori di morte”. Di Trapani ha annunciato che quanto accaduto sarà segnalato all’Osservatorio cronisti minacciati presso il Ministero dell’Interno e ha ribadito che le minacce non fermeranno la libera informazione: “La risposta deve essere corale: accendere più riflettori, più telecamere, più microfoni, moltiplicare il racconto”. Inoltre, ha espresso “massima solidarietà alla TGR, ai professionisti dell’informazione aggrediti e a Don Coluccia,” auspicando che “gli aggressori vengano individuati subito: il segnale deve essere che lo Stato e la libera informazione vincono sempre”.