Russia contro Domani: “Cronista italiano a Kursk, atto inaccettabile”

Domani

La Russia ha espresso una protesta formale contro il giornalista italiano Davide Maria De Luca, reporter per Domani, per aver pubblicato reportage dalla regione di Kursk, entrata in territorio russo accompagnato da militari ucraini. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha lanciato un monito ai diplomatici italiani, sottolineando che le autorità russe non accettano la presenza di giornalisti stranieri nella zona di conflitto. De Luca ha condiviso su X (ex Twitter) il suo viaggio nella regione di Kursk a bordo di un veicolo blindato delle forze armate ucraine, raccontando di aver avuto l’opportunità di parlare con civili russi. In risposta, Zakharova ha criticato il lavoro del cronista, affermando che gli avvertimenti non vengono presi sul serio, un chiaro riferimento agli episodi precedenti che hanno coinvolto altri giornalisti italiani. Il direttore di Domani, Emiliano Fittipaldi, ha dichiarato che questa protesta rappresenta un grave attacco alla libertà di informazione e ha espresso piena solidarietà a De Luca. Fittipaldi ha inoltre sottolineato come diversi giornalisti stranieri, inclusi Stefania Battistini e Simone Traini della Rai, siano stati presi di mira dalle autorità russe per aver attraversato illegalmente il confine, solo per aver svolto il proprio lavoro di cronisti sul campo. L’FSB, i servizi di sicurezza russi, ha aperto indagini penali contro altri tre giornalisti stranieri, tra cui due americani e un rumeno, accusati di essere entrati illegalmente in Russia. Secondo l’FSB, dal 17 agosto sono stati avviati procedimenti contro 12 giornalisti stranieri, tra cui anche italiani. Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, ha condannato il comportamento russo, affermando che la Russia di Putin “perseguita il diritto di cronaca e cerca di intimidire l’Italia attraverso la caccia ai suoi giornalisti”. Ha definito tale condotta “inaccettabile” e ha ribadito l’importanza della libertà di stampa.  

Fazzolari accusa Domani per inchiesta su Utopia e legami politici

Il Sottosegretario Giovanbattista Fazzolari

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, ha annunciato un esposto alla Procura di Roma contro il quotidiano Domani, che ha pubblicato un’inchiesta sui rapporti tra la società di lobbying Utopia e alcune partecipate statali. La società avrebbe ottenuto appalti per centinaia di migliaia di euro, un dettaglio che ha spinto il braccio destro di Giorgia Meloni a passare all’azione legale. Nella sua nota ufficiale, Fazzolari ha negato di avere un rapporto diretto con Giampiero Zurlo, amministratore delegato di Utopia, nonostante l’articolo del giornale avesse già riportato una smentita precedente su questa relazione. Ma l’indagine di Domani non si è fermata a questo. Il quotidiano ha rivelato nuovi legami tra la società e il mondo della destra meloniana, sollevando domande sulle connessioni tra affari e politica. Al centro dell’inchiesta emerge la figura di Ernesto Di Giovanni, socio di minoranza di Utopia con una quota del 10% nella società e nel suo spin-off editoriale, Urania Media. Prima di approdare al lobbying, Di Giovanni era un dirigente nazionale di Azione Universitaria, l’associazione studentesca legata a Fratelli d’Italia. Da quella posizione, Di Giovanni ha stabilito rapporti diretti con Giorgia Meloni e altri membri di spicco del partito, come Giovanni Donzelli, oggi deputato. Un post del 2009, riportato da Domani, mostra come Di Giovanni fosse in contatto personale con l’allora ministra Meloni, che gli aveva comunicato la propria impossibilità a partecipare a un evento di Azione Universitaria. Nello stesso messaggio, Di Giovanni confermava di voler invitare Donzelli, allora presidente nazionale dell’associazione, sottolineando la sua autorevolezza all’interno del neonato Popolo della Libertà. Questo passato comune nella destra studentesca italiana lega Di Giovanni non solo a Meloni, ma anche a Fazzolari, che è stato presidente della sezione romana di Azione Universitaria. Nonostante il sottosegretario abbia smentito ogni conoscenza con Di Giovanni, la storia politica comune nella capitale e nell’ambito della destra lascia aperti interrogativi sui rapporti tra il governo e il mondo del lobbying. L’inchiesta di Domani ha messo in luce una rete di rapporti che si estende dal Parlamento agli appalti statali. Il legame tra Di Giovanni e Andrea Volpi, attuale deputato meloniano, risale agli anni di militanza in Azione Universitaria. Insieme, i due hanno affrontato gli scontri politici del periodo, opponendosi agli studenti di sinistra. La connessione tra questi personaggi politici e Utopia si inserisce in un quadro più ampio di relazioni all’interno del mondo della destra. Un altro nome di rilievo è Nicola Formichella, ex parlamentare del Popolo delle Libertà e amico personale di Zurlo, che Di Giovanni aveva invitato a un incontro di Azione Universitaria. La complessa trama di rapporti personali e politici solleva dubbi sui possibili conflitti di interesse, soprattutto alla luce dei contratti pubblici assegnati a Utopia. Con l’annuncio della denuncia in procura, Fazzolari non si è limitato a smentire l’inchiesta di Domani, ma ha fatto un ulteriore passo avanti, coinvolgendo la magistratura per chiarire “le reali ragioni che muovono la scientifica diffusione di questa fake news”. Questo approccio riflette il cosiddetto “modello Crosetto”, una strategia già adottata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha portato sotto inchiesta un ufficiale della Guardia di Finanza e tre giornalisti di Domani per la fuga di notizie sui suoi legami con Leonardo. L’accusa di Fazzolari sembra voler mettere in discussione non solo il contenuto dell’articolo, ma anche l’origine stessa delle informazioni, delegando alla Procura il compito di indagare sulla genesi delle inchieste giornalistiche. Questo metodo di attacco alla stampa non è nuovo, ma preoccupa molti osservatori, che vedono in queste azioni una forma di intimidazione contro il diritto di cronaca. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) ha subito reagito all’annuncio del sottosegretario. “Siamo passati dalle querele bavaglio con richieste di danni milionari alla richiesta di indagini bavaglio. L’Italia sta voltando la schiena alla Costituzione e al diritto di cronaca”, ha dichiarato Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi. L’associazione ha chiesto alle istituzioni europee di mantenere alta l’attenzione sulla libertà di stampa nel Paese, denunciando il crescente uso di strumenti legali per ostacolare l’informazione.

De Benedetti: solidarietà giornalisti Domani nell’inchiesta Perugia

Carlo De Benedetti, il fondatore del quotidiano Domani, ha deciso di intervenire sull’inchiesta condotta a Perugia, la quale ha coinvolto alcuni giornalisti del giornale diretto da Emiliano Fittipaldi. “Desidero manifestare la mia solidarietà nei confronti di coloro che sono stati coinvolti, sicuro che saranno in grado di chiarire appieno la loro condotta professionale“, ha affermato De Benedetti, riferendosi a Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia, citati in un esposto presentato dal ministro Crosetto. “Confido che la magistratura saprà distinguere con precisione eventuali responsabilità in questa vicenda”, ha aggiunto De Benedetti. “Tuttavia, desidero sottolineare ancora una volta l’importanza di difendere il diritto fondamentale alla libertà di stampa, inteso sia come il diritto di informare e essere informati, sia, con riferimento al mio ruolo di editore, come un dovere morale di non interferire in alcun modo nel lavoro dei giornalisti, come dimostra la mia storia nei giornali del gruppo Gedi e, oggi, nell’editoriale Domani”.

Costante, FNSI: cercare la verità senza coinvolgersi nei reati altrui

Alessandra Costante FNSI

Nel mezzo di un’inchiesta condotta dalla procura di Perugia, tre giornalisti del quotidiano Domani si trovano sotto i riflettori della giustizia. L’accusa? Accesso abusivo e divulgazione di segreti. Tuttavia, la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, solleva un punto cruciale: i giornalisti non commettono reati nel pubblicare notizie, anche se queste sono frutto di attività criminali altrui. Il loro compito primario è quello di cercare e verificare i fatti, pubblicando solo notizie autentiche. Costante difende il principio del segreto professionale come fondamentale per la protezione delle fonti giornalistiche. L’inchiesta non dovrebbe compromettere la libertà di stampa né minare la fiducia pubblica nelle istituzioni. I tre giornalisti indagati – Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine – sono accusati di aver svolto il loro lavoro diligentemente, raccogliendo informazioni di interesse pubblico e divulgendole in modo trasparente. Il direttore del Domani, Emiliano Fittipaldi, denuncia un attacco alla libertà di stampa, evidenziando che le indagini sono state avviate dopo un esposto del ministro della Difesa, Guido Crosetto, in risposta a articoli critici sul suo operato. L’inchiesta verte sull’accesso abusivo a dati sensibili relativi alle segnalazioni di operazioni sospette. Mentre diversi individui sono sotto inchiesta, inclusi membri delle forze dell’ordine, i giornalisti sono ora al centro di un dibattito sull’importanza della libertà di stampa e della tutela delle fonti giornalistiche. L’Associazione Stampa Romana e l’Usigrai manifestano solidarietà ai colleghi del Domani, sottolineando che ciò che viene contestato non è la veridicità delle informazioni pubblicate, bensì il modo etico con cui sono state ottenute. L’episodio solleva interrogativi critici sulla situazione della libertà di stampa in Italia e sull’uso della giustizia per limitare il lavoro giornalistico d’inchiesta.  

Scandalo sull’inchiesta di Perugia: indagati cronisti di Domani

Domani prima pagina

Nelle viscere dell’indagine della procura di Perugia emerge un intricato intreccio di accuse che scuotono il panorama giornalistico italiano. Accuse di accesso abusivo a banche dati, rivelazione di segreti e un’ombra di spionaggio politico svelano una rete intricata che coinvolge nomi noti del giornalismo investigativo. Il pool delle inchieste di Domani, tra cui spiccano i nomi di Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine, è sotto il fuoco delle accuse. Si parla di un’attività concertata con il finanziere Pasquale Striano, ex capo del gruppo “Sos” della procura nazionale antimafia, e il magistrato Antonio Laudati. Le indagini si concentrano su un presunto modus operandi che si estende dal 2018 al 2022, con oltre 300 accessi contestati ai giornalisti di Domani. La difesa degli indagati si fonda sull’argomento che tali attività rientrassero nei compiti del gruppo Sos, dedicato all’analisi di migliaia di segnalazioni di operazioni sospette ricevute dall’antiriciclaggio di Banca d’Italia. Tuttavia, la procura ha ribattuto alle voci sul presunto “dossieraggio”, affermando che non esistono prove di dossier realizzati su personalità politiche o istituzionali. Il quadro dell’indagine si amplifica con il coinvolgimento di 16 indagati, con vicende giudiziarie distinte da quelle di Domani. L’origine dell’indagine risale alla denuncia di Guido Crosetto, dopo che Domani aveva esposto le consulenze milionarie ricevute dall’ex ministro della Difesa dall’industria degli armamenti. Questo conflitto di interessi ha innescato una serie di eventi che hanno portato alla luce presunte interferenze nell’attività giornalistica. L’inchiesta condotta dalla procura di Perugia ha destato scalpore nei media, con titoli sensazionalistici che parlavano di VIP e politici spiati, nonostante la stessa procura abbia escluso l’accusa di dossieraggio o l’esistenza di centrali di spionaggio. Le carte dell’accusa non contenevano alcuna menzione di tali termini, ma piuttosto hanno portato alla luce un reato diverso: l’abuso d’ufficio da parte di un finanziere e di un magistrato. L’accusa si concentra sul fatto che i due avrebbero ottenuto documenti da una fonte giudiziaria privilegiata e li avrebbero pubblicati, senza alcuna manipolazione, come notizie vere. Questo fatto ha scatenato una reazione tra alcuni settori del giornalismo investigativo, che hanno interpretato l’inchiesta come un attacco diretto alla loro professione. Il giornale Domani ha sperimentato in passato tentativi di delegittimazione da parte di vari attori, tra cui la destra politica e altre procure. Si citano casi come le indagini dei carabinieri in redazione su richiesta del sottosegretario Claudio Durigon e il rinvio a giudizio del direttore Emiliano Fittipaldi per aver pubblicato un verbale d’interrogatorio. Tuttavia, questo clima ostile non è limitato solo a “Domani”, ma coinvolge anche altri media e giornalisti investigativi in tutto il paese. Questa tendenza di attaccare i giornalisti investigativi non è una novità e non riguarda solo le grandi testate come Domani. Persino trasmissioni televisive come “Report” hanno sperimentato denunce e diffide da parte delle autorità. In Italia, chiunque si occupi di giornalismo investigativo sembra essere soggetto a una crescente pressione e a tentativi di ostacolare il proprio lavoro, evidenziando una sfida per la libertà di stampa nel paese.   LA SOLIDARIETÀ PER DOMANI “Stiamo assistendo a un evento senza precedenti”, denuncia Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa. “Un terzo dei giornalisti sotto indagine rischia di trasformare l’inchiesta giornalistica in un caso di criminalizzazione. Ancora una volta, si punta il dito su chi denuncia invece che sui fatti stessi che vengono portati alla luce. Un rovesciamento di prospettiva utile solo al potere politico. Anche coloro che conducono l’inchiesta sanno che tutto ciò si risolverà in nulla: la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha già affermato più volte che le fonti dei giornalisti sono intoccabili, e che l’unico limite al loro lavoro è l’interesse pubblico alla conoscenza”. Anche Roberto Saviano ha espresso solidarietà verso la redazione di Domani. “Dossieraggio è adoperare notizie vere o false a fini ricattatori», ha scritto il giornalista Gad Lerner, i giornalisti di Domani «invece hanno verificato e pubblicato solo scomode verità. E allora si chiama libertà di stampa, diritto costituzionale esercitabile anche se disturba il potere”. La Rete NoBavaglio-Liberi di essere informati è intervenuta anche nel dibattito: “Un precedente pericoloso, che rischia di trasformare i giornalisti d’inchiesta in presunti violatori di segreti, invece che guardiani dell’informazione. Un monito per l’intera categoria dei giornalisti. È importante sottolineare che le informazioni divulgate erano vere e di interesse pubblico, e non documenti manipolati o fabbricati”. Anche l’Esecutivo dell’Usigrai ha espresso solidarietà e vicinanza ai colleghi del quotidiano il Domani. “Quello che gli viene contestato, non è di aver scritto falsità o di aver diffamato qualcuno, ma di aver realizzato inchieste giornalistiche con carte vere ottenute da fonti giudiziarie e per questo rischiano fino 5 anni di carcere. Un attacco alla libertà di stampa, un fatto sconcertante in un paese occidentale, ancora più inquietante se si pensa che l’inchiesta è partita dopo l’esposto del ministro della difesa Crosetto. L’Usigrai è al fianco della Fnsi per tutte le iniziative che vorrà intraprendere a tutela dei colleghi e del diritto costituzionale dei cittadini a essere informati che appare sempre più compromesso nel nostro Paese”.