Seul sospende DeepSeek per problemi di privacy

DeepSeek

Dopo l’Australia, anche la Corea del Sud ha deciso di intervenire su DeepSeek, l’app cinese di intelligenza artificiale, sospendendone temporaneamente il servizio per preoccupazioni legate alla raccolta dei dati. La decisione è stata presa dopo che vari ministeri e agenzie governative sudcoreane hanno vietato l’accesso alla piattaforma, sollevando dubbi sulle sue pratiche di privacy. La Commissione per la protezione delle informazioni personali ha confermato che il blocco è scattato sabato alle 18:00 ora locale (10:00 in Italia) e rimarrà in vigore fino a quando l’azienda non apporterà miglioramenti e rimedi conformi alle leggi sudcoreane sulla tutela dei dati personali. Il provvedimento non giunge inaspettato. Il governo di Seul aveva già avviato un’indagine su DeepSeek, richiedendo chiarimenti sul trattamento delle informazioni. In risposta, la startup cinese ha nominato un rappresentante locale e riconosciuto alcune carenze nell’adeguarsi alle normative sudcoreane, manifestando la volontà di collaborare per risolvere le criticità. Tuttavia, ha sottolineato che un allineamento completo richiederebbe molto tempo. Per evitare un’escalation delle preoccupazioni, l’ente regolatore sudcoreano ha quindi raccomandato la sospensione del servizio fino al completamento degli adeguamenti necessari, proposta accolta dall’azienda. Nel frattempo, la Cina ha risposto alla decisione con critiche. Negli ultimi mesi, DeepSeek e il suo chatbot R1 hanno attirato l’attenzione per la loro capacità di competere con le principali soluzioni occidentali, come quelle statunitensi, a costi notevolmente inferiori. Tuttavia, il tema della archiviazione dei dati continua a suscitare perplessità a livello internazionale. L’azienda ha assicurato che le informazioni degli utenti vengono memorizzate in server sicuri situati nella Repubblica Popolare Cinese, ma ciò non ha dissipato i timori sulla sicurezza dei dati. A seguito della sospensione da parte della Corea del Sud, il governo di Pechino ha condannato le misure adottate da vari Paesi contro DeepSeek, accusandoli di politicizzare il commercio e la tecnologia. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, ha dichiarato che la Cina si augura che gli Stati coinvolti evitino di assumere posizioni che esagerano il concetto di sicurezza o impongano restrizioni basate su questioni politiche piuttosto che tecniche.

Stop all’AI DeepSeek in Australia per cybersecurity

DeepSeek 2

L’Australia ha deciso di vietare il download dei software di intelligenza artificiale sviluppati dalla start-up cinese DeepSeek su tutti i dispositivi governativi, considerandoli un rischio inaccettabile per la sicurezza nazionale. La misura è stata ufficializzata dal ministero dell’Interno, con una direttiva firmata dalla ministra Stephanie Foster, che impone la rimozione immediata delle applicazioni di DeepSeek da tutti i dispositivi fissi e mobili del governo australiano. La decisione si inserisce in un contesto più ampio di crescente cautela nei confronti di aziende tecnologiche cinesi, che sempre più spesso si trovano al centro di restrizioni e divieti in diversi Paesi occidentali. La posizione del governo australiano non è isolata. Anche il ministro dell’Industria e della Scienza, Ed Husic, aveva recentemente espresso preoccupazioni sulla privacy e sulla gestione dei dati degli utenti da parte della piattaforma. Secondo Husic, prima di adottare strumenti di questo tipo, è fondamentale valutare con attenzione la loro affidabilità, la sicurezza dei dati sensibili e le implicazioni per la cybersecurity nazionale. L’attenzione verso il chatbot cinese nasce dalla sua crescente popolarità, che ha sollevato interrogativi sulla sua capacità di competere con le big tech americane e sulla possibile ingerenza governativa cinese nella gestione delle informazioni. L’Australia non è nuova a misure di questo tipo: in passato ha già imposto restrizioni su aziende tecnologiche cinesi, come nel caso di Huawei e TikTok, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale e il possibile accesso non autorizzato ai dati governativi. La decisione di escludere DeepSeek dai dispositivi pubblici rientra in una strategia più ampia di protezione della sovranità digitale e di prevenzione di potenziali minacce informatiche.

DeepSeek sparisce dagli store, indaga il Garante Privacy

DeepSeek

DeepSeek, la piattaforma di intelligenza artificiale cinese, è improvvisamente scomparsa dagli store digitali di Google e Apple in Italia. Gli utenti che tentano di accedere al sito ufficiale della startup cinese riscontrano rallentamenti significativi nella navigazione. All’interno della sezione ‘Service Status’ della piattaforma è stato pubblicato un messaggio che segnala la presenza di un problema tecnico, attualmente in fase di risoluzione. Nel frattempo, il Garante della Privacy italiano ha avviato un’indagine formale per verificare eventuali violazioni nella gestione dei dati personali degli utenti italiani. Nella serata del 28 gennaio, l’Authority ha inoltrato una richiesta di informazioni ufficiale a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le due società cinesi che forniscono il servizio, disponibile sia via web che tramite app mobile. Le aziende hanno un termine massimo di 20 giorni per rispondere alle domande formulate dal Garante. L’Authority ha richiesto chiarimenti su quali dati personali vengano raccolti, quali siano le fonti di acquisizione, le finalità del trattamento e la base giuridica che ne consente l’elaborazione. Particolare attenzione viene posta sulla localizzazione dei server, per accertare se i dati vengano conservati in Cina o in altre giurisdizioni. Un altro punto critico riguarda l’uso di web scraping per l’acquisizione di informazioni personali, con la necessità di chiarire se gli utenti – iscritti o meno al servizio – siano stati adeguatamente informati sulla raccolta e il trattamento dei loro dati. L’indagine si concentra anche sull’addestramento dell’algoritmo di intelligenza artificiale, per verificare quali informazioni siano utilizzate nel processo di machine learning. Il Garante ha chiesto dettagli sulla gestione dei bias algoritmici, sulle misure di protezione dei minori e sulla prevenzione di eventuali interferenze sui diritti fondamentali, come nel caso di scenari elettorali o nella diffusione di contenuti sensibili. Interpellato dall’agenzia ANSA, il presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, ha commentato la rimozione di DeepSeek dagli store italiani. “La notizia della sparizione dell’app è di poche ore fa, non so dirle se è merito nostro oppure no”, ha dichiarato. Ha inoltre confermato che, una volta ricevute le risposte dalle società cinesi, verrà avviata un’istruttoria approfondita per valutare il rispetto del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e adottare eventuali provvedimenti.

DeepSeek, l’IA cinese che sfida la Silicon Valley, supera ChatGPT e scuote Wall Street

Liang Wenfeng DeepSeek

Un nuovo capitolo si sta scrivendo nel panorama dell’Intelligenza artificiale. Dalla Cina arriva un terremoto tecnologico che scuote le fondamenta del settore e promette di ridisegnare il futuro dell’industria globale. Il protagonista è DeepSeek, un modello di IA generativa sviluppato dall’omonima start-up fondata nel 2023 da Liang Wenfeng. In pochi giorni, questa tecnologia ha raggiunto un risultato impensabile: scalzare ChatGPT di OpenAI dalle classifiche delle app più scaricate negli Stati Uniti, superando anche i principali social network. La novità non si limita al semplice successo commerciale. Gli esperti concordano nell’affermare che l’ultima versione, DeepSeek R1, si distingue per la sua straordinaria capacità di analisi e ragionamento, supportata da ricerche web in tempo reale. Le sue prestazioni sono paragonabili ai migliori strumenti occidentali, ma con un dettaglio sconvolgente: i costi di sviluppo dichiarati si aggirano intorno ai sei milioni di dollari, una cifra irrisoria rispetto agli standard americani che richiedono investimenti di centinaia di milioni. Ciò che rende questo sviluppo ancor più significativo è il contesto tecnologico e politico in cui si colloca. La start-up cinese ha realizzato questa innovazione nonostante le sanzioni USA, utilizzando hardware di qualità inferiore rispetto ai concorrenti occidentali. Il risultato è un modello di IA non solo più economico, ma anche più efficiente in termini energetici, capace di funzionare offline e interamente open-source. Questa combinazione apre nuove prospettive di accessibilità e collaborazione globale, pur sollevando interrogativi geopolitici. Le conseguenze di DeepSeek si stanno già riflettendo sui mercati finanziari. A Wall Street, i titoli delle principali aziende tecnologiche americane hanno registrato significativi cali, con Microsoft, Meta e Alphabet tra i più colpiti. I produttori di microchip come Nvidia e AMD hanno visto crollare i loro valori, mentre il Bitcoin è sceso ben sotto i 100mila dollari. Gli analisti ritengono che l’efficienza di DeepSeek potrebbe rivoluzionare persino il settore del mining di criptovalute, alterando drasticamente l’equilibrio del mercato. Oltre all’aspetto economico, non mancano i risvolti politici e sociali. La capacità della Cina di produrre tecnologie così avanzate e a basso costo mette in discussione la supremazia occidentale nel settore tecnologico. Inoltre, l’allineamento di DeepSeek alle politiche del Partito Comunista Cinese solleva dubbi sulla trasparenza e la libertà di informazione, questioni già affrontate con altri colossi tecnologici cinesi come TikTok. Quando interrogata su temi sensibili, l’IA di DeepSeek si auto-censura, alimentando timori sul possibile utilizzo di questa tecnologia come strumento di controllo e sorveglianza da parte del governo di Pechino. (In foto, Lian WenFeng)