Sport e inclusione, l’appello del Papa al Corriere dello Sport

In occasione del centenario del Corriere dello Sport-Stadio, Papa Francesco ha inviato un profondo messaggio che invita a promuovere una cultura sportiva fondata sui valori autentici dell’umanità, senza violenza o esclusioni. Il pontefice ha sottolineato come lo sport debba diventare uno strumento di coesione sociale, capace di abbattere le barriere di razza, ceto sociale e religione, valorizzando invece ciò che unisce le persone. Uno dei temi centrali del messaggio del Papa è stato il potere che i mezzi di comunicazione, e in particolare i giornali sportivi, esercitano nella formazione dell’opinione pubblica. Francesco ha ribadito che il linguaggio utilizzato dai media ha un’enorme capacità di influenzare il pensiero collettivo e plasmare la cultura. “Diffondere una sana cultura dello sport significa far crescere l’umanità nei suoi valori più belli e autentici”, ha affermato il pontefice, riferendosi alla missione educativa che dovrebbe essere alla base di ogni racconto giornalistico. Il Papa ha espresso la sua preoccupazione per la diffusione di episodi di intolleranza e violenza legati allo sport, ribadendo l’importanza di una narrazione che favorisca un clima di fiducia e rispetto reciproco. “Un articolo di giornale, anche sportivo, può fare molto bene, ma può anche danneggiare o fomentare un clima di sfiducia: voi non siate così però, mi raccomando!” ha esortato Francesco, ricordando ai giornalisti il loro ruolo di promotori di dialogo e inclusione. Nel suo messaggio, Francesco ha anche voluto celebrare il potere universale dello sport come strumento capace di unire persone e nazioni. Lo sport può insegnare “a sentirsi parte di un’unica famiglia”, ha dichiarato, evocando l’emozione collettiva che si prova quando ci si alza per cantare l’inno nazionale, sia negli stadi che nei palazzetti sportivi. Il pontefice ha sottolineato che eventi come le Olimpiadi o i campionati mondiali sono occasioni speciali in cui si percepisce una forte unità, al di là delle differenze, e si diventa parte di una comunità globale. Francesco ha poi ricordato che lo sport, se praticato con spirito sano, può essere una lezione di vita. Esso insegna il rispetto per gli avversari, la pazienza, l’ascolto degli allenatori e l’accettazione delle regole, qualità che nella società moderna sembrano sempre più trascurate. “Nel mondo invece spesso si mira alla distruzione dell’avversario, al farsi le regole da soli, a rifiutare chi vuole moderare il confronto tra le parti secondo il diritto internazionale”, ha osservato il Papa, facendo un chiaro parallelo tra lo sport e la vita politica e sociale. Francesco non ha mancato di fare riferimento alla lunga storia del Corriere dello Sport-Stadio, ricordando con affetto l’importanza del giornale nella cultura sportiva italiana. Ha evocato con orgoglio la tiratura di due milioni di copie vendute dopo la vittoria dell’Italia ai Mondiali di calcio del 2006 e ha menzionato con ironia la presenza di Enzo Ferrari, un pioniere sia dei motori che dello sport, tra i primi collaboratori del giornale. Il pontefice ha poi raccontato un aneddoto personale legato alla sua infanzia in Argentina, dove molti campioni sono nati giocando a calcio per strada, spesso con palloni fatti di stracci. Francesco ha ricordato con affetto come, da bambini, si imparasse il senso di fratellanza e il rispetto reciproco proprio sui campi improvvisati tra le case. “Si gioca insieme, e si sa che si è avversari soltanto sul campo, mai nemici”, ha affermato, evidenziando come lo sport possa diventare un luogo di incontro e di crescita per i giovani, specialmente nei contesti più poveri. Un momento particolarmente toccante del messaggio è stato il riferimento di Papa Francesco alle Paralimpiadi, descritte come “un inno alla vita”. Il pontefice ha lodato la forza interiore e il coraggio degli atleti paralimpici, che con le loro vittorie hanno dimostrato come la vera medaglia d’oro non sia quella sul podio, ma quella che la vita conferisce a chi riesce a superare le sfide della disabilità. “Per alcuni di loro la medaglia d’oro l’aveva data la vita”, ha dichiarato Francesco, incoraggiando i media a raccontare le storie di questi atleti straordinari con lo stesso rispetto e la stessa attenzione riservati agli sportivi professionisti. Nel concludere il suo messaggio, Papa Francesco ha esortato il Corriere dello Sport-Stadio a continuare a raccontare lo sport con responsabilità, sensibilizzando i lettori alla bellezza dell’inclusione, della competizione sana e del rispetto reciproco. Ha infine rivolto un augurio affettuoso per i cento anni di storia del giornale e ha invitato tutti a non dimenticarsi di pregare per lui.
Radio Rai, 100 anni di storia

Il 6 ottobre del 1924, dalla stazione di Roma dell’Unione Radiofonica Italiana, si diffuse nell’etere il primo programma quotidiano di trasmissioni radiofoniche in Italia. Da quell’evento pionieristico, sono trascorsi cento anni segnati da imponenti trasformazioni politiche, sociali e tecnologiche. In occasione del 100° anniversario della Radio Rai, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto celebrare questo traguardo con un messaggio che sottolinea l’importanza storica e culturale di questa istituzione. Con la nascita della Repubblica la radio e, successivamente, la televisione, divennero un pilastro della costruzione civile e democratica del nostro Paese, diffondendo il pluralismo, promuovendo il dialogo e la partecipazione, trasmettendo alfabetizzazione e cultura”, ha dichiarato Mattarella, evidenziando il ruolo fondamentale della radio nella crescita civile del Paese. La radio, e in seguito la televisione, hanno svolto un ruolo centrale nella promozione di valori come pluralismo e partecipazione, contribuendo all’alfabetizzazione e alla diffusione della cultura tra i cittadini italiani. Mattarella ha inoltre ricordato l’importanza del contributo della televisione alla formazione della lingua italiana moderna:” Il lessico della televisione contribuì alla nascita della lingua italiana moderna, agevolando la formazione di una comunità linguistica e di valori condivisi, in cui tutti gli italiani potevano riconoscersi”. Questo processo ha aiutato a creare una comunità nazionale coesa, favorendo la condivisione di valori comuni. Guardando al futuro, il presidente ha sottolineato le sfide che la Rai deve affrontare in un contesto dominato dal pluralismo delle emittenti, dalle piattaforme digitali e dai social media. Tuttavia, Mattarella ha ribadito che la missione della Rai rimane invariata: “Oggi, la Rai, erede di una storia di così grande rilievo, si misura con altre sfide, in un contesto caratterizzato dal pluralismo delle emittenti televisive, dalle piattaforme digitali e dai social, in cui la Rai continua ad avere come missione quella di operare per la promozione della libera informazione e della cultura”. Il presidente ha concluso il suo messaggio elogiando le doti che hanno permesso alla Rai di ottenere prestigiosi risultati: indipendenza, autorevolezza, pluralità delle opinioni, originalità, professionalità e innovazione. Questi valori hanno reso la Rai una voce autorevole e affidabile nel panorama dell’informazione italiana, nonché uno dei maggiori centri di produzione e diffusione culturale. “L’augurio che rivolgo alla Rai, ai suoi dirigenti, ai tanti che vi lavorano è di continuare a essere specchio fedele della ricchezza inestimabile della società italiana e, insieme, impulso di progresso nel solco dei valori di libertà, democrazia, giustizia, solidarietà e pace sanciti dalla Costituzione repubblicana”, conclude il capo dello Stato. (in in foto, il francobollo celebrativo dei 100 anni della Radio)