La Rai sospende Serena Bortone per 6 giorni dopo il caso Scurati

La Rai ha sospeso Serena Bortone per sei giorni, in seguito a un procedimento disciplinare avviato per il caso che ha coinvolto lo scrittore Antonio Scurati a fine aprile. Serena Bortone è stata oggetto di un procedimento disciplinare per aver criticato sui social la mancata trasmissione del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile, previsto nel programma “Chesarà…”. Questo episodio ha suscitato proteste sia dall’opposizione politica sia dai sindacati. Durante la Festa del Foglio, l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, aveva dichiarato che Bortone avrebbe meritato il licenziamento, sostenendo che nessun dipendente può criticare pubblicamente la propria azienda. Sergio ha poi negato qualsiasi censura, affermando di aver invitato Bortone a trasmettere il monologo tramite un messaggio WhatsApp, ma che lo scrittore aveva rifiutato perché non pagato. In vista della presentazione ufficiale della nuova stagione televisiva, prevista a Napoli il 19 luglio, sono circolate varie voci sul futuro di Bortone in Rai, con ipotesi di un suo ridimensionamento o addirittura di un allontanamento da Viale Mazzini. Queste speculazioni non sono state attenuate dal saluto di Bortone al pubblico durante l’ultima puntata di Che sarà. Secondo le anticipazioni, nella prossima stagione autunnale, Bortone dovrebbe condurre un programma culturale su Rai3, il sabato alle 20.15.
Stop a “Chesarà…”: la Rai taglia il programma di Serena Bortone

Il programma d’informazione “Chesarà…”, condotto da Serena Bortone e in onda il sabato e la domenica sera su Rai3, è stato cancellato e non verrà riproposto nella prossima stagione. La decisione arriva dopo le polemiche sollevate dalla conduttrice sulla censura ai danni dello scrittore Antonio Scurati, autore del romanzo “M”. La prospettiva di una punizione per Bortone era emersa nelle scorse settimane, quando l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, aveva dichiarato: “Bortone andrebbe licenziata”. La cancellazione del programma è stata confermata, mettendo fine alle speculazioni su un possibile ridimensionamento a una sola serata settimanale. La decisione è stata presa dalla dirigenza Rai, fedele al governo di Giorgia Meloni. Le serate del sabato e della domenica saranno ora occupate da due nuovi format. Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento e frequentatore della festa meloniana Atreju, ha avuto un ruolo chiave nella decisione: egli aveva inizialmente negato la censura a Scurati, attribuendo l’assenza dello scrittore a un mancato accordo sul compenso, versione smentita dallo stesso scrittore. Al posto di Bortone, il sabato sera potrebbe arrivare Maria Latella, giornalista nota per un’intervista alla presidente del Consiglio Meloni al Festival dell’Economia 2024 a Trento. La domenica sera continuerà ad essere occupata da “Report“, anche se l’inizio del programma sarà posticipato a fine ottobre e il numero di puntate sarà ridotto. Questo ridimensionamento è percepito come una punizione per le inchieste scomode condotte dal team di Sigfrido Ranucci su esponenti della maggioranza. La cancellazione di “Chesarà…” ha suscitato numerose reazioni politiche. L’opposizione ha chiesto l’immediata convocazione della Vigilanza Rai. Angelo Bonelli, leader dei Verdi, ha dichiarato: “Siamo all’epurazione, Bortone fuori dalla Rai. E dire che la premier e tutti i suoi fan continuano a sostenere che non esista TeleMeloni”. Anche il senatore del Pd Antonio Nicita ha espresso preoccupazione: “Per aver difeso la libertà editoriale e posto un tema di censura allo scrittore Scurati, ‘Chesarà…’ sarà fuori dai palinsesti Rai. Una decisione allarmante, si è passato il limite”. L’europarlamentare dem Alessandra Moretti ha definito la cancellazione del programma come una rappresaglia contro i giornalisti liberi e indipendenti. Pina Picierno ha rincarato la dose, evidenziando che la decisione arriva nei giorni in cui il Comitato di redazione di Rainews24 ha denunciato di non aver potuto raccontare l’inchiesta di Fanpage sulla Gioventù nazionale del partito di Meloni.
Serena Bortone e il caso Scurati: Usigrai critica Roberto Sergio

Il dibattito intorno alla mancata messa in onda del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile continua a suscitare accese discussioni e polemiche. Al centro di tutto, l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, e la giornalista Serena Bortone, conduttrice del programma “Chesarà…”. Le dichiarazioni di Sergio durante l’evento hanno sollevato un’ondata di reazioni, tra cui l’indignazione del Partito Democratico e le critiche dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai. Roberto Sergio non ha usato mezzi termini nel giudicare il comportamento di Serena Bortone. La giornalista aveva denunciato sui social la mancata trasmissione del monologo di Scurati, aprendo la strada a un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Sergio ha affermato: “A nessun dipendente di nessuna azienda sarebbe consentito di dire cose contro l’azienda in cui lavora. Lei questo ha fatto e non è stata punita“. Inoltre, Sergio ha negato qualsiasi forma di censura, sostenendo di aver invitato Bortone tramite WhatsApp a mandare in onda il monologo, ma che lo scrittore ha rifiutato di partecipare poiché non veniva pagato. Antonio Scurati ha prontamente risposto alle accuse di Sergio, definendo falsa l’affermazione secondo cui non avrebbe partecipato perché non retribuito. “Lo sfido a fornire prova del contrario”, ha dichiarato Scurati, ribadendo che l’accordo economico era stato chiuso e che la sua partecipazione era stata annullata solo dopo che aveva inviato il testo del monologo, che sollevava questioni imbarazzanti per il capo del governo. Scurati ha inoltre criticato la gestione della Rai, accusandola di esercitare una “pressione soffocante” sulla libertà d’informazione. L’Usigrai ha definito “inaccettabili e gravissime” le dichiarazioni di Sergio su Serena Bortone. “Arrivare a ipotizzare pubblicamente il licenziamento di una dipendente mentre è in corso un procedimento disciplinare ha il sapore della minaccia”, ha affermato il sindacato. Inoltre, l’Usigrai ha sottolineato l’ipocrisia di Sergio, ricordando un episodio del 2023 in cui egli stesso aveva attaccato pubblicamente un collega su Facebook senza subire conseguenze simili.
La Rai contesta Serena Bortone: caso Scurati sotto inchiesta

La Rai si trova al centro di un vortice di polemiche dopo aver inviato una lettera di contestazione disciplinare alla giornalista Serena Bortone per un post pubblicato su Facebook il 20 aprile, riguardante la cancellazione dell’intervento dello scrittore Antonio Scurati nella trasmissione “CheSarà…” su Rai 3, condotta dalla stessa Bortone. La vicenda ha preso una piega inaspettata quando Serena Bortone ha deciso di denunciare il caso attraverso i social media, scatenando una reazione a catena che ha coinvolto l’amministratore delegato Roberto Sergio. Quest’ultimo ha risposto inviando una lettera di contestazione disciplinare alla giornalista, suscitando l’indignazione dell’opposizione e del sindacato, con il segretario dell’Usigrai, principale sindacato dei giornalisti Rai, Daniele Macheda, che ha definito l’iniziativa “inaccettabile” e ha criticato duramente l’amministratore delegato Roberto Sergio. In risposta alle critiche, Sergio ha chiarito in commissione di Vigilanza che la contestazione è avvenuta in virtù del post pubblicato da Bortone, ritenuto in violazione della policy aziendale. Ha sottolineato che non è stata vietata né la partecipazione di Scurati né la lettura del monologo, ma ha evidenziato il danno reputazionale subito dall’azienda a causa della vicenda. L’amministratore delegato ha quindi annunciato l’avvio di un procedimento di audit interno per indagare su eventuali disallineamenti procedurali e sui comportamenti dei singoli coinvolti. Bortone ha ora cinque giorni per fornire spiegazioni in merito alla sua condotta. Nel frattempo, durante una conferenza stampa organizzata dall’Usigrai nel giorno dello sciopero, la giornalista ha difeso le proprie azioni, sottolineando di aver semplicemente agito nel rispetto del proprio dovere professionale. Le polemiche si sono estese anche alla questione dello sciopero, con accuse rivolte all’azienda di aver messo in atto un presunto boicottaggio della protesta. Il direttore generale Giampaolo Rossi ha respinto tali accuse, sottolineando che la presenza dei lavoratori durante lo sciopero ha consentito comunque di mandare in onda i telegiornali, e che l’affluenza non è stata tale da impedirne la trasmissione.
Scurati si scusa con il Tg1 per inesattezza sull’accusa di vilipendio

Lo scrittore Antonio Scurati ha emesso una rettifica riguardo a un’affermazione fatta in precedenza riguardo al Tg1 della Rai. Durante un’intervista, Scurati aveva dichiarato che una giornalista del Tg1 avesse chiesto la sua incriminazione per vilipendio alle istituzioni. Tuttavia, in una dichiarazione successiva, Scurati ha chiarito che si è trattato di un’incomprensione. “Mi accorgo – afferma Scurati – di aver purtroppo fatto un’affermazione inesatta. L’accusa di vilipendio alle istituzioni mi è stata rivolta in un contesto televisivo diverso dal Tg1 e non da una giornalista di quella testata”. La rettifica è arrivata dopo che Scurati aveva sollevato una serie di questioni riguardo all’erosione della democrazia in Italia e in Europa. Durante un’intervista con Repubblica e altri giornali del network europeo Lena, Scurati aveva espresso preoccupazione per l’ostilità crescente verso la cultura antifascista e per il progetto di riforma costituzionale che, a suo parere, minaccia di indebolire ulteriormente le istituzioni democratiche italiane. Scurati ha evidenziato il discredito dell’istituzione parlamentare come un tratto comune ai populismi sovranisti, affermando che questo fenomeno non riguarda solo l’Italia ma coinvolge tutta l’Europa. Riguardo al suo caso personale, Scurati ha denunciato di essere stato oggetto di violenza morale e psicologica e di minacce, senza aspettarsi scuse da coloro che lo hanno attaccato.
Serena Bortone: ascolti record, ma rischio provvedimenti Rai

La giornata di sabato è stata un vortice di eventi per Serena Bortone, che si è trovata al centro di un turbinio mediatico dopo l’inaspettata censura dell’intervento di Antonio Scurati nel suo programma “Che sarà…”. Ciò che sembrava essere un’operazione televisiva intelligente si è trasformato in un caso nazionale, catalizzando l’attenzione non solo degli spettatori, ma anche dei principali esponenti politici del Paese. La lettura del testo censurato da parte della conduttrice ha dato il via a una serie di reazioni a catena, portando a un significativo aumento degli ascolti del programma su Rai3. Da 582.000 spettatori e uno share del 3.4% del 13 aprile, “Che sarà…” ha registrato un balzo agli 899.000 spettatori con il 4.9% di share. Tuttavia, la situazione è andata ben oltre il mero ambito televisivo, trasformandosi in un caso politico che ha scosso la maggioranza e generato agitazione a Viale Mazzini. “CHI HA SBAGLIATO PAGHI” Le recenti vicende che hanno coinvolto la Rai, in particolare la cancellazione del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile, hanno scatenato una tempesta di polemiche e critiche. In questo contesto, le parole dell’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, assumono un ruolo centrale. Sergio ha dichiarato con fermezza che la Rai è vittima di una “guerra politica quotidiana con l’obiettivo di distruggerla“. Questa affermazione evidenzia una situazione di grande tensione all’interno dell’azienda pubblica, che si trova al centro di una contesa politica dai contorni ancora poco chiari. L’ad ha espresso la propria indignazione per non essere stato informato tempestivamente sugli eventi legati alla cancellazione del monologo di Scurati. Ha annunciato che richiederà una relazione dettagliata sulla vicenda e ha promesso “provvedimenti drastici”. Sergio ha sottolineato la necessità di individuare chi ha commesso errori e ha ribadito che “chi ha sbagliato paghi“. Le parole di Sergio gettano luce su una serie di dubbi e perplessità riguardo alla gestione interna della Rai e alle possibili interferenze esterne. La questione economica legata alla richiesta di 1800 euro per un minuto di trasmissione è stata al centro del dibattito, ma Sergio ha chiarito che non avrebbe censurato il monologo di Scurati per motivi economici. L’ad ha anche sottolineato di non aver ricevuto pressioni politiche dirette dal governo per influenzare le decisioni riguardanti i programmi o i conduttori. Tuttavia, resta il dubbio su chi possa essere interessato a danneggiare la Rai e quali siano le motivazioni dietro a questa presunta guerra politica. I PROVVEDIMENTI Le tensioni sono aumentate ulteriormente con la polemica tra Sergio e UsigRai, culminata con la richiesta da parte del sindacato di difendere l’azienda dalle presunte minacce di distruzione. Tuttavia, la questione principale rimane la possibile azione disciplinare nei confronti di Serena Bortone. Secondo fonti riportate da Repubblica, potrebbe essere imminente un provvedimento disciplinare e la chiusura della trasmissione “Che sarà…” entro giugno. Questa prospettiva, tuttavia, sembra non intimorire Bortone, anzi potrebbe rappresentare un’opportunità per consolidare ulteriormente la sua posizione mediatica. La sua lettura del testo censurato ha suscitato ampio sostegno da parte del pubblico e potrebbe trasformarsi in un simbolo di resistenza contro la presunta interferenza politica nei media.
Rai 3, cancellato monologo di Scurati

La giornalista televisiva Serena Bortone ha sollevato un polverone di polemiche attraverso i suoi canali social, svelando un episodio che ha scosso il mondo dell’informazione e della cultura italiana. È stata la cancellazione “improvvisa e inspiegabile” del monologo dello stimato scrittore Antonio Scurati, in programma per la trasmissione Rai 3, “Che sarà“, prevista per sabato 20 aprile. Il tema centrale del monologo doveva essere la Liberazione dal nazifascismo, un argomento storico e culturale di estrema rilevanza per il tessuto sociale italiano. Tuttavia, sembra che non solo il tema, ma anche il tono critico di Scurati nei confronti del governo attuale abbia sollevato sospetti di censura. In particolare, il suo profilo critico nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sembra aver innescato una serie di reazioni che hanno portato alla decisione di annullare il suo intervento. La reazione di Meloni non si è fatta attendere, pubblicando l’intervento di Scurati sui suoi canali social, forse per dimostrare trasparenza o per distanziarsi da eventuali accuse di censura. La situazione è diventata ancor più intricata quando Bortone ha rivelato di non essere stata informata della cancellazione del contratto di Scurati fino all’ultimo momento e di non aver ricevuto spiegazioni soddisfacenti in merito. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sembra che la dirigenza Rai abbia richiesto a Scurati di partecipare alla trasmissione gratuitamente, in seguito alla valutazione del contenuto del suo monologo come troppo schierato, soprattutto in un momento politicamente delicato. Tuttavia, l’autore avrebbe rifiutato questa richiesta, portando così alla cancellazione del suo intervento. Le reazioni interne alla Rai non si sono fatte attendere: il direttore degli Approfondimenti Rai, Paolo Corsini, ha respinto categoricamente qualsiasi accusa di censura, sottolineando la libertà editoriale della rete pubblica. Tuttavia, Francesca Bria, consigliera di amministrazione, ha dichiarato che il contratto di Scurati è stato annullato per motivi editoriali, citando un presunto scambio di comunicazioni interne che avvalorerebbe questa tesi. IL TESTO DEL MONOLOGO La Repubblica ha pubblicato in versione integrale l’intervento dello scrittore che avrebbe dovuto leggere durante la trasmissione. Il testo ricorda il tragico assassinio di Giacomo Matteotti nel 1924, segretario del Partito Socialista Unitario, da parte di sicari fascisti, e le stragi nazifasciste del 1944, come quelle delle Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto, che hanno provocato la morte di migliaia di civili italiani. Si sottolinea come il fascismo sia stato costantemente caratterizzato dalla violenza politica omicida e stragista. Si esprime la preoccupazione che il gruppo dirigente post-fascista, nonostante le elezioni del 2022, abbia scelto di non ripudiare il passato neo-fascista, ma di tentare di riscrivere la storia. Si critica la Presidente del Consiglio per non aver mai pronunciato la parola “antifascismo” e per non aver riconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana. Si conclude sottolineando che finché la parola “antifascismo” non sarà pronunciata dai governanti, il fascismo continuerà a minacciare la democrazia italiana. LE REAZIONI La controversia legata alla presunta censura del monologo di Antonio Scurati ha scatenato una serie di reazioni sia dal mondo politico che da quello intellettuale. Nicola Lagioia (scrittore) esorta gli intellettuali a non tacere di fronte a presunte censure o intimidazioni, sottolineando l’importanza di alzare la voce in difesa della libertà di espressione. Francesco Verducci (membro della Commissione di Vigilanza Rai) condanna fermamente l’episodio definendolo una censura inaccettabile, chiedendo chiarimenti immediati sui motivi della cancellazione. Carlo Calenda (segretario di Azione) equipara l’accaduto a pratiche antidemocratiche proprie di regimi autoritari, sottolineando la gravità dell’episodio e chiedendo scuse e il ripristino immediato del monologo cancellato. Barbara Floridia (presidente della Vigilanza, Movimento 5 Stelle) esorta l’azienda pubblica a fornire spiegazioni dettagliate sulla decisione presa, evidenziando il rischio di compromettere la credibilità del servizio pubblico e la sua indipendenza. Giorgio Gori (sindaco di Bergamo) propone ai suoi colleghi sindaci di leggere il monologo di Scurati durante le celebrazioni del 25 aprile nelle rispettive città, come forma di protesta e di solidarietà nei confronti dello scrittore. Usigrai (sindacato dei lavoratori della Rai) denuncia l’assenza di chiarimenti sulla cancellazione del monologo dello scrittore in trasmissione, sottolineando che nemmeno la conduttrice del programma ha ottenuto spiegazioni. Questo episodio è visto come un ulteriore segnale di interferenze politiche nella Rai, dove sembra essere contrastata ogni espressione culturale sgradita al governo. Il sindacato ribadisce l’allarme sul controllo esercitato dai partiti sul servizio pubblico radiotelevisivo, sottolineando l’importanza di difenderlo come un bene di tutti i cittadini, indipendentemente da chi detiene il potere politico. Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) denuncia l’accaduto come un gesto grave e preoccupante, evidenziando una deriva autoritaria e una presunta strumentalizzazione politica della Rai. Andrea Salerno (direttore di La7) propone di diffondere il monologo di Scurati come atto di resistenza e di diffusione della libertà di espressione, dimostrando solidarietà nei confronti dello scrittore.