Filosofia, emergenza e rinascita. Tullio Gregory pensatore al Tg2

Tullio Gregory Tg2

Nel 2020 ho discusso la mia tesi magistrale in Scienze Filosofiche all’Università degli Studi di Verona: un progetto sperimentale che unisce due mie grandi passioni, la filosofia e il giornalismo. Fin da piccolo, ho mostrato un interesse spiccato per i telegiornali, preferendoli ai cartoni animati e ai videogiochi. Questo legame con il mondo dell’informazione mi ha portato a scegliere gli studi filosofici, con l’intento di unire la mia curiosità per l’attualità alla profondità analitica del pensiero filosofico. Il mio lavoro è iniziato con una riflessione su come poter coniugare questi due ambiti apparentemente distanti. Ho deciso di concentrare la mia tesi sul rapporto tra filosofia e giornalismo televisivo, focalizzandomi in particolare sul lavoro del filosofo Tullio Gregory al Tg2. Grazie a una proficua collaborazione con il Tg2 e altre rinomate testate giornalistiche italiane – oltre che all’istituto ILIESI del CNR, diretto dallo stesso Gregory -, ho potuto accedere a documenti riservati ed esclusivi. Nel primo capitolo, ho esplorato il legame di Gregory con la RAI, iniziando dal suo ruolo nel CdA a partire dal 1993 durante la cosiddetta “epoca dei Professori” (1993-1994). Nonostante le sfide economiche e politiche che hanno caratterizzato quel periodo, Gregory ha avuto un impatto significativo, in particolare nella sua delega per la radio e nella direzione dei programmi. Ho analizzato come la sua esperienza e la sua visione filosofica abbiano influito sulla RAI e, successivamente, sul Tg2, dove Gregory ha curato una rubrica di filosofia dal 2011 al 2014, approfondendo temi di attualità con una prospettiva filosofica. Il secondo capitolo è dedicato alle tecniche giornalistiche e alla conduzione del telegiornale, con un’attenzione particolare alla copertura della pandemia da Coronavirus. Ho studiato come il Tg2 ha raccontato il lavoro dei giornalisti durante la crisi sanitaria, focalizzandomi sulle emozioni trasmesse e su come queste abbiano influenzato la percezione del pubblico. Ho approfondito il concetto di “filosofia delle emozioni” per comprendere meglio come il giornalismo possa essere un mezzo per esprimere e condividere esperienze umane durante periodi di emergenza. Nel terzo capitolo, ho analizzato come il Tg2 ha documentato la rinascita culturale dell’Italia dopo la pandemia. Ho esaminato i Dossier dedicati alla riscoperta delle bellezze italiane e ho discusso il ruolo della filosofia nel giornalismo, suggerendo che un approccio filosofico possa arricchire la narrazione e l’analisi delle notizie. Ma in tutti questi discorsi che ruolo occupa la filosofia? Nella mia tesi ho sostenuto che il giornalismo, pur sembrando distante dalla filosofia, è in realtà una forma di filosofia pratica che segue regole di pensiero rigoroso. Mi sono ispirato a René Descartes e Ludwig Wittgenstein per dimostrare questo punto. Descartes potrebbe offrire un metodo che i giornalisti possono applicare, che include l’evidenza dei fatti, l’analisi approfondita, la sintesi per la comunicazione e la revisione per garantire la veridicità. Wittgenstein, con il suo principio di “tacere su ciò di cui non si può parlare”, aiuta a evitare le “fake news” e a mantenere l’integrità del reportage. Ho dimostrato che un approccio filosofico non solo arricchisce la comprensione della contemporaneità, ma è anche utile nella gestione e organizzazione delle redazioni, applicando le competenze critiche e di problem solving tipiche della formazione filosofica. Nella mia tesi ho esaminato le dimensioni filosofiche del giornalismo, focalizzandomi sulle caratteristiche essenziali di questa professione attraverso l’analisi di puntate di Tg2 Dossier. Ho approfondito i concetti di dialogo, racconto, retorica, persuasione, estetica e bellezza nel contesto del giornalismo televisivo. Ho osservato che i giornalisti del Tg2 forniscono un prodotto di alta qualità, capace di semplificare concetti complessi e coinvolgere emotivamente il pubblico, mantenendo al contempo il distacco deontologico necessario. Ogni servizio è realizzato con attenzione, scegliendo con cura cosa includere e come presentare le informazioni, corredato da immagini eloquenti. Tuttavia, critico il Tg2 per la sua rigidità nel dover presentare un gran numero di notizie nella durata media di trenta minuti di un telegiornale italiano in edizione principale, un limite imposto dal palinsesto ordinario che non consente sforamenti – ad eccezione di eventi straordinari. Propongo una riforma del telegiornale che integri meglio TV e web, migliorando la copertura online con aggiornamenti continui e contenuti innovativi come podcast e streaming. I telegiornali dovrebbero ridurre il numero di notizie brevi per concentrarsi su analisi approfondite con ospiti ed esperti. Ritengo che gli approfondimenti serali dei telegiornali siano essenziali perché offrono un’analisi dettagliata di quanto accaduto durante la giornata e cercano di anticipare i possibili sviluppi delle notizie. Questi spazi dedicati alla riflessione approfondita permettono di comprendere meglio l’impatto delle notizie e le loro implicazioni future, offrendo una visione più completa rispetto alle semplici cronache diurna. Così come la filosofia, spesso, giunge solo dopo che gli eventi hanno preso forma e si sono consolidati, rendendo la sua riflessione un’occasione per comprendere la realtà piuttosto che per anticiparla. La filosofia, come la “nottola di Minerva”, inizia a volare solo al crepuscolo, quando la realtà è già consolidata e si può riflettere su di essa con maggiore chiarezza. Da molto tempo non credo più nella filosofia come un sapere che costringe a ripetere gli autori da manuale e a confrontarli tra loro evidenziando punti in comune o differenze. Credo, invece, nella filosofia intesa come “l’arte di contraddirsi a vicenda senza annullarsi”. Questo, a mio avviso, è il giornalismo: un modo di ragionare sui fatti e, soprattutto, di rispettare le idee altrui, senza sminuirle o annichilirle. Solo in questo modo si potrà avere un buon servizio pubblico: il resto, invece, resterà solo chiacchiera.

11 Settembre: il giornalismo al crocevia della Storia

Giornali 11 settembre 2001

L’11 settembre 2001 è stato un giorno che ha segnato profondamente la storia contemporanea, non solo per il suo impatto geopolitico, ma anche per le sue ripercussioni sul giornalismo. Quel giorno, noto anche come 9/11, è stato il giorno di attacchi terroristici devastanti. Quattro aerei di linea sono stati dirottati da Al-Qaeda: due sono stati schiantati contro le Torri Gemelle a New York, causando il loro crollo e uccidendo circa 2.977 persone; un terzo aereo ha colpito il Pentagono, il quartier generale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, mentre il quarto, il Volo United 93, è precipitato in Pennsylvania dopo che i passeggeri hanno tentato di riprendere il controllo. Gli attacchi hanno innescato la “Guerra al Terrore”, portando all’invasione dell’Afghanistan e all’introduzione di misure di sicurezza severe, come il Patriot Act. La reazione immediata e il giornalismo patriottico In seguito agli attacchi dell’11 settembre, molti media, specialmente negli Stati Uniti, hanno adottato un approccio patriottico alla copertura delle notizie. Questo è stato caratterizzato da una tendenza a sostenere la nazione colpita, spesso a discapito dell’oggettività. I giornalisti, colpiti dal trauma e dalla solidarietà nazionale, hanno in alcuni casi abbandonato l’approccio critico per focalizzarsi maggiormente sul supporto alla risposta americana contro il terrorismo. Questo shift ha portato a una narrazione che privilegiava il patriottismo rispetto all’analisi critica, influenzando il modo in cui gli eventi venivano riportati e interpretati. L’ascesa di Internet e dei social media L’11 settembre è avvenuto in un periodo di transizione per il giornalismo, caratterizzato dall’emergere di Internet e dei social media. La rapidità con cui le notizie venivano diffuse tramite questi nuovi canali ha sfidato i metodi tradizionali di reportage e verifica. Le piattaforme sociali hanno permesso una circolazione immediata delle informazioni, ma spesso a scapito della verifica e della qualità. Questo cambiamento ha sollevato preoccupazioni riguardo all’affidabilità delle notizie e ha spostato il focus dalla raccolta accurata dei dati alla pubblicazione tempestiva, creando nuove sfide per i giornalisti nel mantenere standard elevati. Il caso del New York Times: un modello di giornalismo responsabile Il New York Times ha rappresentato un esempio di giornalismo responsabile e misurato nella copertura degli eventi dell’11 settembre 2001. In un panorama mediatico travolto da titoli sensazionalistici e un approccio spesso polarizzato, il New York Times ha scelto una linea editoriale caratterizzata dalla sobrietà e dalla precisione. Il 12 settembre 2001, il New York Times aprì con il titolo “Attacco agli Stati Uniti”, offrendo una cronaca dettagliata e rispettosa dei tragici eventi. Questo approccio si distinse nettamente rispetto ad altri media che utilizzavano linguaggi e aggettivi più eclatanti, come “infamia” e “scontro di civiltà”. La scelta di mantenere un tono misurato e una narrazione oggettiva rifletteva un impegno a rispettare la gravità della situazione senza contribuire alla diffusione di panico o sentimenti di vendetta. Nel corso della settimana successiva agli attacchi, il New York Times dedicò numerose pagine di cronaca agli eventi, con articoli e reportage scritti da centinaia di reporter e fotografi inviati sul campo. Questo ampio e approfondito lavoro giornalistico non si limitò a un resoconto immediato, ma proseguì con una copertura continua e dettagliata degli sviluppi, contribuendo a una comprensione più profonda e sfumata della tragedia. Un aspetto particolarmente degno di nota è stato il lavoro del team dei giornalisti che, dopo l’attacco, si concentrò sulla raccolta di storie personali e testimonianze. Questi articoli e ritratti hanno messo in luce le esperienze delle persone coinvolte, dalle vittime alle loro famiglie, offrendo una visione umana e concreta del disastro. Senza ricorrere a commenti esterni o conclusioni prematuramente definitive, il New York Times ha lasciato che le storie parlasse da sole, un approccio che ha permesso ai lettori di confrontarsi direttamente con la realtà dell’accaduto. Questo impegno nella qualità e nell’accuratezza del reportage ha avuto un riconoscimento significativo. Nel 2002, il New York Times ricevette sette premi Pulitzer per la sua copertura dell’11 settembre, un numero senza precedenti che sottolinea l’eccezionalità del loro lavoro in un periodo di grande tumulto. Questi premi hanno confermato l’importanza di mantenere elevati standard giornalistici, anche in situazioni di crisi estrema. Le conseguenze a lungo termine e il cambiamento del panorama mediatico Gli eventi dell’11 settembre 2001 hanno avuto un impatto profondo e duraturo sul giornalismo, trasformando radicalmente il panorama informativo globale. La drammaticità e la portata degli attacchi hanno svelato le vulnerabilità della stampa tradizionale e accelerato l’ascesa dei media digitali, costringendo giornalisti e redazioni a rivedere profondamente le loro pratiche di reporting. In un contesto caratterizzato da una velocità senza precedenti nella diffusione delle notizie, l’integrazione delle fonti digitali è diventata essenziale. Questo ha portato a un aumento della dipendenza dai social media e dalle piattaforme online per la raccolta e la diffusione delle notizie, richiedendo un impegno maggiore nella verifica dell’affidabilità delle informazioni e nella gestione della veridicità dei contenuti. L’introduzione delle tecnologie digitali ha anche modificato il modo in cui le notizie venivano curate e presentate. Le redazioni hanno dovuto gestire un flusso incessante di informazioni e aggiornamenti, affrontando la sfida di mantenere gli standard giornalistici tradizionali in un ambiente sempre più competitivo e frenetico. La pressione per pubblicare notizie rapidamente ha spinto alcune testate a sacrificare la verifica approfondita, con il rischio di diffondere notizie non confermate e disinformazione. Inoltre, l’11 settembre ha segnato un’evoluzione nella narrazione giornalistica, con un maggiore focus su racconti emotivi e narrativi che potessero risuonare con il pubblico in un momento di crisi. L’11 settembre ha forzato le redazioni a confrontarsi con l’influenza delle agenzie internazionali e dei media via cavo. Questo ha sollevato interrogativi sulla responsabilità dei media e sull’equilibrio tra tempestività e verifica, accelerando l’integrazione digitale e migliorando l’attenzione alla qualità delle notizie.

Frab’s Magazine arriva a Milano

Frab's Magazine esterno

A cinque anni dalla sua fondazione, Frab’s Magazine fa il suo ingresso a Milano, consolidandosi come una delle realtà italiane di spicco nel settore delle riviste di nicchia e da collezione. Accanto a Edicola518 di Perugia e a Reading Room, anche nella città meneghina si apre uno spazio dedicato ai magazine indipendenti, segnando un nuovo traguardo dopo l’apertura del punto vendita di Forlì e di uno spazio a Roma. Situata come alternativa alle edicole e alle librerie, la rivisteria offre una selezione di 900 titoli e ha inaugurato il 18 febbraio la sua nuova sede in via Sirtori 11. L’obiettivo è quello di diventare un rifugio per lettori, appassionati, studenti e professionisti di design, moda e creatività, fornendo un’opportunità tangibile di entrare in contatto con riviste difficilmente reperibili in Italia e in Europa. In un’epoca in cui la cultura digitale sembra prevalere, si assiste a un ritorno sorprendente alla carta stampata, specialmente tra i giovani che desiderano toccare e possedere fisicamente le riviste. Questo fenomeno riflette un interesse crescente per un’esperienza più tangibile e autentica, simile a quanto accaduto con il ritorno delle musicassette e di altri supporti fisici. La rivoluzione nell’editoria periodica di nicchia è evidente anche nell’organizzazione di eventi e presentazioni, che animano la scena culturale di Milano. Frab’s, con la sua vasta esperienza nel settore, si pone come punto di riferimento per gli appassionati, offrendo una programmazione ricca di workshop, presentazioni di magazine e incontri con artisti del settore. L’obiettivo è quello di creare uno spazio dinamico e stimolante, dove gli appassionati possono immergersi completamente nel mondo delle riviste indipendenti. Il pubblico di Frab’s è variegato: professionisti alla ricerca di ispirazione, collezionisti in cerca di edizioni rare e curiosi che si avvicinano a questo mondo attraverso la selezione offerta dal negozio. Nonostante il lavoro svolto negli anni, la cultura del magazine rimane ancora relativamente marginale in Italia, ma Frab’s si impegna a cambiare questa percezione, offrendo una selezione accurata e curata di riviste provenienti da tutto il mondo.   Per ulteriori informazioni: https://frabsmagazines.com/ Via Sirtori 11 – Porta Venezia Aperto tutti i giorni, orario continuato dalle 11,00 alle 20,00.