Gruppo Monrif lancia quattro nuovi magazine tematici dedicati a mobilità, turismo, salute e sport

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Sabato 28 giugno 2025 prende avvio una nuova proposta editoriale del Gruppo Monrif, che introduce in edicola quattro nuovi magazine mensili a rotazione, distribuiti con i quotidiani QN Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. I supplementi, in uscita ogni sabato con un sovrapprezzo di 50 centesimi, si intitolano QN Mobilità, QN Itinerari, QN Salus e Quotidiano Sportivo Weekend, e sono pensati per offrire contenuti tematici approfonditi a un pubblico trasversale. L’intero progetto sarà supportato da un’infrastruttura digitale e social, con contenuti aggiuntivi accessibili online, tra cui video, podcast, articoli web e rubriche interattive. Il primo numero in uscita sarà QN Mobilità, previsto per il 28 giugno, con articoli su mobilità estiva, trasporti aerei stagionali e tendenze nel comparto delle quattro ruote. I numeri successivi affronteranno argomenti come nautica, mobilità urbana, auto elettriche, sharing e innovazione tecnologica nel settore dei trasporti. Dal 5 luglio sarà disponibile QN Itinerari, mensile dedicato alla valorizzazione del territorio e alla promozione del turismo di prossimità. Il primo numero sarà incentrato su Sardegna e Toscana. Le edizioni successive toccheranno altre aree del Paese, come Sicilia, Trentino e Sudtirolo, in linea con un’idea di viaggio sostenibile e ispirato. Il terzo appuntamento sarà con QN Salus, in edicola dal 12 luglio, che esordirà con approfondimenti su ortopedia ed epatite. Il mensile tratterà di prevenzione, salute pubblica, nutrizione, oncologia, cardiologia, pediatria e medicina di genere, con articoli redatti da medici, esperti sanitari e giornalisti scientifici. Il 19 luglio debutterà invece Quotidiano Sportivo Weekend, dedicato all’universo dello sport con uno sguardo sia ai grandi eventi internazionali che alle storie locali. Le pagine ospiteranno ritratti di atleti, analisi tecniche, approfondimenti su manifestazioni e spazi dedicati alla narrazione sportiva al di là del risultato. (Credits foto copertina: @primaonline)

Federico Rampini lascia La7 e approda a Mediaset

Federico Rampini

Federico Rampini ha deciso di accettare l’offerta di Mediaset. La notizia è emersa il 17 giugno, in coincidenza con la messa in onda su La7 della prima puntata della nuova serie documentaria “L’America di Trump”, girata a New York. A confermare il passaggio, fonti interne a Mediaset che parlano della volontà di arricchire la propria offerta editoriale con una firma considerata di grande esperienza nel racconto dell’attualità internazionale. Secondo quanto si apprende da ambienti vicini a La7, la decisione sarebbe già stata comunicata dall’interessato, che avrebbe quindi ufficializzato il suo addio all’emittente guidata da Urbano Cairo. Il secondo episodio del ciclo previsto, dedicato a San Francisco, è attualmente confermato e potrebbe essere l’ultima collaborazione di Rampini con La7, salvo diverse comunicazioni nelle prossime settimane. Rampini, classe 1956, è anche editorialista del Corriere della Sera, dove è arrivato nel 2021 dopo l’uscita da Repubblica, quotidiano con cui aveva avuto un lungo rapporto professionale iniziato nel 1995.

Digital News Report 2025: cresce l’elusione: il 40% degli utenti evita le notizie, in particolare i giovani

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In un contesto globale dominato da incertezze politiche, crisi ambientali e instabilità economica, il giornalismo dovrebbe rappresentare un punto di riferimento imprescindibile per cittadini e istituzioni. Tuttavia, il Digital News Report 2025, pubblicato dal Reuters Institute, dipinge un quadro ben diverso: il giornalismo tradizionale attraversa una crisi profonda, segnata da una progressiva perdita di rilevanza, fiducia e sostenibilità economica. Secondo il rapporto, in gran parte dei 48 Paesi analizzati, l’interazione con le fonti istituzionali di informazione – televisione, stampa e siti web – continua a diminuire, mentre cresce il consumo attraverso social media, piattaforme video e aggregatori. In particolare, negli Stati Uniti, la combinazione tra disintermediazione e polarizzazione politica ha favorito l’ascesa di un ecosistema mediatico alternativo, dove podcaster, YouTuber, TikToker e influencer dettano l’agenda informativa, superando per impatto i media legacy. Fenomeni come Joe Rogan e Tucker Carlson raccolgono numeri superiori a quelli dei network tradizionali, influenzando un pubblico giovane e prevalentemente maschile. Anche in Europa, Asia e America Latina si assiste a dinamiche analoghe: figure come Hugo Travers in Francia e una vasta galassia di creator in Thailandia stanno ridefinendo il modo in cui le nuove generazioni si informano. La preferenza crescente per i contenuti video, unitamente alla frammentazione del consumo, accelera la crisi dei formati testuali. Piattaforme come TikTok, YouTube e Instagram sono ormai centrali nel panorama informativo, mentre X (ex Twitter) si radicalizza, attirando segmenti ideologicamente orientati. Il dato emblematico riguarda i giovani tra i 18 e i 24 anni: il 44% di essi considera social media e video network come la propria fonte principale di notizie. Parallelamente, cala la fiducia nei media: la media globale si attesta al 40%, ma si scende al 22% in Grecia e Ungheria, mentre la Finlandia rappresenta un’eccezione con il 67%. Il report dedica ampio spazio all’irruzione dell’intelligenza artificiale nel settore: il 7% degli utenti globali utilizza settimanalmente chatbot per informarsi, dato che sale al 15% tra gli under 25. Le redazioni stanno sperimentando l’uso dell’IA per personalizzare contenuti e migliorarne l’accessibilità, ma il pubblico resta diffidente: l’automazione viene percepita come una minaccia alla trasparenza, all’affidabilità e alla qualità del giornalismo. Eppure, si registrano anche esperienze innovative: il New York Times, ad esempio, ha introdotto brevi video verticali ispirati ai social media per aumentare l’engagement, e ha integrato contenuti audio premium nell’offerta per gli abbonati, come parte di una strategia di diversificazione che include giochi, ricette e recensioni. Sempre negli Stati Uniti, il podcasting informativo mostra una forte crescita: il 15% degli intervistati dichiara di ascoltare contenuti settimanali, una percentuale comparabile a quella di chi legge quotidiani o riviste cartacee (14%) o ascolta notiziari radio (13%). Anche Spotify e YouTube emergono come piattaforme di distribuzione dominanti, mentre The Daily (New York Times) e Up First (NPR) restano riferimenti per l’informazione audio basata su fonti attendibili. La disponibilità a pagare per i podcast – il 42% tra gli ascoltatori nei principali 20 mercati – conferma la crescente rilevanza di questo formato tra gli utenti più giovani e istruiti. Parallelamente, il report documenta l’emergere di modelli di business più flessibili. Il Washington Post ha sperimentato abbonamenti giornalieri e contenuti in formato chatbot, mentre in Europa editori come Amedia (Norvegia) e Schibsted (Svezia) offrono formule “all access” che integrano testate locali e nazionali. Anche testate come The Economist hanno sviluppato pacchetti audio specifici (Podcast+) per segmenti di pubblico interessati, con tariffe mensili contenute. Il problema della disinformazione resta centrale: il 58% degli utenti si dichiara preoccupato della difficoltà a distinguere tra vero e falso. Le principali fonti percepite di notizie fuorvianti sono politici, influencer e piattaforme come Facebook e TikTok. In Europa si invoca una regolamentazione più severa, mentre negli Stati Uniti il dibattito si divide lungo linee ideologiche sempre più marcate. L’uso dell’IA non sembra per ora rassicurare il pubblico: solo una minoranza si affida a strumenti generativi come ChatGPT o Gemini per verificare i fatti, e la preoccupazione cresce rispetto all’opacità e alla potenziale manipolazione algoritmica. Allo stesso tempo, cresce il fenomeno dell’evitamento delle notizie: il 40% degli utenti afferma di evitarle con regolarità. Tra i motivi principali emergono il senso di impotenza, la negatività pervasiva, la difficoltà di comprensione e la percezione di irrilevanza. I giovani under 35 si rivelano i più inclini a queste forme di distacco, spesso a causa di un linguaggio e di un formato giudicati poco accessibili o alienanti. Il quotidiano svedese Svenska Dagbladet ha sviluppato l’app “Kompakt”, che adotta uno stile più visivo, semplificato e personalizzabile, rispondendo al bisogno di leggerezza senza rinunciare alla sostanza. Il rapporto suggerisce che, per contrastare la disaffezione e recuperare centralità, i media dovranno investire in contenuti più pertinenti, sintetici e visivamente accattivanti, adottando un uso selettivo e strategico dell’IA. Inoltre, dovranno riscoprire il valore dell’imparzialità, della trasparenza e dell’approfondimento, per ricostruire la fiducia e distinguersi nel rumore di fondo del panorama informativo.

Al via il 24 giugno la TV del Sole 24 Ore, canale 246

Sole 24Ore tv

Il 24 giugno 2025 il Gruppo 24 ORE lancia ufficialmente il canale Radio24-IlSole24OreTV, disponibile sul canale 246 del digitale terrestre, aggiungendo la televisione alla propria offerta informativa e diventando il primo polo editoriale italiano a presidiare tutti i principali mezzi di comunicazione: quotidiano, periodici, piattaforme digitali, agenzia di stampa, radio, eventi e ora anche TV. Il progetto nasce in occasione del 160° anniversario de Il Sole 24 Ore, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo del Gruppo come punto di riferimento nell’informazione di approfondimento e nella divulgazione economico-finanziaria. Il canale sarà accessibile anche attraverso i principali touch point digitali del gruppo: dai siti web di Radio 24 e Il Sole 24 Ore, alle rispettive app mobili e app per connected TV, oltre alla visione lineare sul digitale terrestre. Il numero di canale, 246, è stato scelto per la sua facile memorizzazione e per richiamare il brand attraverso il numero “24”. La programmazione unirà i contenuti giornalistici delle testate del Gruppo con l’informazione di Radiocor, i programmi di Radio 24 e gli aggiornamenti economici e finanziari in tempo reale. Per la realizzazione tecnica, il Gruppo 24 ORE ha coinvolto Sky Italia, che fornirà l’infrastruttura tecnologica e il presidio tecnico per la messa in onda, e Persidera, operatore di rete per la trasmissione del canale sul digitale terrestre. Le produzioni video saranno realizzate negli studi del Gruppo a Milano e Roma. L’identità visiva del canale seguirà lo stile delle principali all news internazionali, con ticker informativi, feed dinamici, aggiornamenti in tempo reale a cura di Il Sole 24 Ore, dati di borsa elaborati da Radiocor, notizie sportive in collaborazione con Tuttomercatoweb.com e previsioni meteo fornite da iLMeteo.it. Il palinsesto iniziale prevede l’integrazione dei format di Radio 24, delle edizioni e rubriche del quotidiano economico e dei contenuti dell’agenzia di stampa Radiocor. A partire dall’autunno 2025 sarà introdotta una seconda fase con nuove produzioni, come i video podcast di maggiore successo, contenuti tratti dal magazine HTSI, rubriche professionali come “L’Esperto Risponde”, appuntamenti culturali con il contributo di 24 ORE Cultura e copertura degli eventi promossi da 24 ORE Eventi, inclusi il Festival dell’Economia di Trento e oltre 120 iniziative annuali. La nuova rete televisiva nasce come aggregatore dei contenuti video delle testate del gruppo, con l’ambizione di offrire un’esperienza integrata tra informazione lineare e digitale. “Radio24-IlSole24OreTV conferma e rafforza la leadership e la strategia di crescita del Gruppo”, dichiara Federico Silvestri, amministratore delegato del Gruppo 24 ORE, “e rappresenta l’ultima tessera di un prezioso mosaico multimediale”. Silvestri precisa che la TV sarà accessibile anche on demand, valorizzando il contributo di tutti i prodotti editoriali del gruppo, dai podcast ai video news, e garantendo la presenza su ogni mezzo disponibile. Il direttore editoriale del Gruppo, Fabio Tamburini, definisce il nuovo canale come “un salto di qualità” e una risposta all’evoluzione del giornalismo multimediale. “In passato il mestiere di giornalista era organizzato per verticalità: agenzie di stampa, quotidiani, settimanali, radio, televisioni. Oggi il mondo è cambiato e il giornalismo è diventato multimediale. Rimangono le specializzazioni ma ognuno, nei limiti delle proprie attitudini, dev’essere capace di suonare tutti gli strumenti disponibili”. Sul fronte tecnico, anche Persidera, partner nella diffusione su digitale terrestre, conferma l’impegno nel progetto. “Siamo onorati e orgogliosi di essere stati scelti dal Gruppo 24 ORE per il play-out e la diffusione”, dichiara l’amministratore delegato Paolo Ballerani, che sottolinea il ruolo dell’azienda come operatore indipendente e la volontà di sviluppare nuove opportunità con il canale.

Washington Post, hacker tentano accesso a e-mail. Credenziali reimpostate per precauzione

Wp sede

Il Washington Post ha rilevato un attacco informatico mirato al proprio sistema di posta elettronica, scoperto nella giornata di giovedì 13 giugno. A darne comunicazione, in una nota interna ottenuta dalla CNN, è stato il direttore esecutivo del quotidiano, Matt Murray, che ha precisato come l’intrusione abbia coinvolto un numero limitato di account di giornalisti. Il giorno successivo, venerdì 14, l’intera redazione è stata invitata a reimpostare le proprie credenziali di accesso come misura precauzionale. Secondo quanto riportato, l’attacco hacker avrebbe avuto come obiettivo specifici giornalisti del Post, già contattati dalla direzione. “Sebbene la nostra indagine sia in corso, riteniamo che l’incidente abbia interessato un numero limitato di account di giornalisti del Post e abbiamo contattato coloro i cui account sono stati interessati”, ha dichiarato Murray nella nota. Lo stesso ha aggiunto: “Non crediamo che questa intrusione non autorizzata abbia avuto ripercussioni su altri sistemi postali o abbia avuto ripercussioni sui nostri clienti”. Il Washington Post non ha fornito dettagli sull’identità degli aggressori informatici, né ha confermato se siano coinvolti soggetti statali o gruppi criminali organizzati. Un portavoce del giornale ha infatti rifiutato di commentare sulla possibile attribuzione dell’attacco. Il Wall Street Journal è stato il primo organo di stampa a dare notizia dell’incidente. In un contesto più ampio, il Wall Street Journal stesso era già stato colpito da una campagna di hacking pluriennale portata avanti da presunti hacker legati alla Cina, scoperta nel 2022. In quel caso, gli attacchi si erano concentrati su giornalisti impegnati nella copertura di tematiche relative alla Cina, suggerendo un interesse strategico verso l’attività informativa delle principali testate statunitensi.

Ordine dei Giornalisti: dal 2026 serve una card con standard di sicurezza UE

Press card giornalisti

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha avviato le procedure di verifica per introdurre una card professionale elettronica destinata a sostituire il tradizionale tesserino cartaceo. La decisione nasce in risposta al Regolamento UE 2019/1157, che stabilisce requisiti minimi di sicurezza per i documenti d’identità rilasciati nell’Unione Europea e rende obsoleti i tesserini attualmente in uso. A partire dal 2026, infatti, il tesserino in formato cartaceo non potrà più essere utilizzato come documento valido di riconoscimento. Il Consiglio nazionale sta esaminando diverse soluzioni tecniche e organizzative per garantire una transizione efficiente verso il nuovo formato, tra cui la possibilità di avviare una collaborazione istituzionale con la Zecca dello Stato. L’ipotesi prevede che le nuove press card elettroniche siano emesse in accordo con gli Ordini regionali e distribuite direttamente agli iscritti. Tra le opzioni in discussione, si valuta anche la durata del documento, che potrebbe essere annuale o pluriennale, e la modalità di invio, con spedizione postale all’indirizzo del giornalista registrato presso l’Albo. L’obiettivo dichiarato è garantire uno strumento conforme agli standard europei e utile per l’identificazione professionale dei giornalisti iscritti. La transizione rientra in un più ampio processo di digitalizzazione e adeguamento normativo che coinvolge tutte le professioni ordinistiche e mira a migliorare l’affidabilità, la sicurezza e il riconoscimento dei documenti professionali, soprattutto in ambito comunitario e internazionale. Il Consiglio nazionale ha confermato che “le valutazioni sono in corso” e che ogni aggiornamento verrà condiviso con gli iscritti attraverso i canali ufficiali dell’Ordine. (Foto di copertina generata con Chat GPT)

Il Washington Post lancia Ripple per pubblicare (con l’AI) articoli di opinionisti da Substack

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Il Washington Post lancerà un nuovo programma editoriale chiamato Ripple, con l’obiettivo di ospitare contenuti di opinione provenienti da fonti esterne, tra cui altri giornali statunitensi, autori di Substack e, in futuro, anche scrittori non professionisti. Il progetto, non ancora annunciato ufficialmente, è stato confermato da quattro fonti a conoscenza dell’iniziativa, che hanno parlato in forma anonima. Ripple sarà accessibile gratuitamente sul sito e sull’app del quotidiano, al di fuori del paywall, e opererà esternamente rispetto alla sezione opinioni del giornale. Secondo le fonti, il lancio operativo del programma è previsto per l’estate, con una fase successiva – in autunno – in cui sarà avviata la sperimentazione dei contenuti generati da collaboratori occasionali. Tali contenuti potranno essere redatti con l’assistenza di Ember, uno strumento basato sull’intelligenza artificiale sviluppato dal Post. Ember fornirà suggerimenti strutturali e indicazioni narrative in tempo reale, con funzioni come un indicatore di “forza della storia”, sezioni sulla tesi, i punti di supporto e il finale, oltre a prompt guidati per lo sviluppo dell’articolo. Il quotidiano ha recentemente assunto un redattore dedicato al coordinamento del progetto e sta valutando partnership con testate come The Salt Lake Tribune, The Dispatch, The Atlanta Journal-Constitution e il giornalista Matt Yglesias. Tuttavia, alcune di queste realtà hanno già rifiutato. Lauren Gustus, CEO del Tribune, ha dichiarato: “Preferiamo concentrarci sulla costruzione di relazioni e fiducia qui nello Utah”. Andrew Morse del Journal-Constitution ha affermato che il piano del Post “non è in linea con la nostra strategia”, aggiungendo: “Pensiamo che la scalabilità sia la guerra del passato”. Jeff Bezos, proprietario del Post e fondatore di Amazon, ha promosso la creazione di Ripple come parte di un piano più ampio per ampliare il bacino di lettori del giornale oltre le élite costiere. Secondo due fonti, il programma potrebbe raggiungere fino a 38 milioni di adulti statunitensi. Il Post sta anche esaminando la possibilità di proporre pacchetti di abbonamento con le testate partner coinvolte. Negli ultimi mesi, la sezione opinioni del giornale ha vissuto profondi cambiamenti. Bezos ha deciso di interrompere il sostegno ufficiale a candidati politici, bloccando un editoriale a favore della vicepresidente Kamala Harris. A febbraio, il proprietario ha richiesto una linea editoriale più allineata a “libertà personali e libero mercato”, portando alle dimissioni del direttore della sezione, David Shipley. Il progetto Ripple è frutto di un lavoro di ricerca e sviluppo iniziato oltre un anno fa, con prime sperimentazioni locali condotte nella città di Kansas City, Missouri. L’approvazione definitiva è avvenuta a gennaio e i lavori sono entrati nel vivo in aprile. Il progetto è guidato da Lippe Oosterhof, ex dirigente di Reuters e Yahoo, attualmente anche consulente per Symbolic.ai. Tra i nomi coinvolti nei retroscena del progetto figura anche Jennifer Rubin, ex editorialista del Post e co-fondatrice della testata The Contrarian. Secondo una fonte, quest’ultima era stata inizialmente considerata tra i potenziali partner, ma in seguito esclusa. Alla notizia, Rubin ha reagito ironicamente: “Hanno letto la mia lettera di dimissioni pubblica?”. Una portavoce del Post ha rifiutato di commentare.

Citynews modera 150mila commenti al mese con l’AI

AI in redazione

Citynews ha implementato un sistema basato su intelligenza artificiale per la moderazione automatica dei commenti pubblicati dagli utenti sulle proprie piattaforme editoriali. L’iniziativa, operativa su tutte le 57 testate del gruppo, è nata per gestire un volume mensile che supera i 150 mila commenti, con l’obiettivo di garantire un ambiente di confronto rispettoso, contenendo allo stesso tempo la diffusione di contenuti offensivi e linguaggi discriminatori. Lo ha confermato Luca Lani, CEO del gruppo editoriale, che ha dichiarato: “Sulle nostre 57 testate gestiamo circa 150 mila commenti al mese ed è evidente quanto l’AI sia ormai indispensabile per affrontare volumi simili. Oggi gli algoritmi riescono a riconoscere insulti mascherati, espressioni discriminatorie e contenuti lesivi del rispetto reciproco. L’obiettivo non è mai sostituire il giudizio umano, ma potenziarlo, liberando i giornalisti dal peso della moderazione quotidiana e permettendo loro di concentrarsi sul cuore del proprio lavoro: l’informazione di qualità“. La scelta di mantenere attiva un’area commenti all’interno delle app rappresenta un caso quasi unico nel panorama editoriale italiano, in cui molte testate hanno progressivamente disabilitato tali spazi per l’impossibilità di gestire comportamenti scorretti da parte degli utenti. Il sistema adottato da Citynews è stato progettato da un team interno composto da tecnici ed esperti editoriali. L’intelligenza artificiale è capace di intercettare automaticamente contenuti problematici, anche partendo da frammenti di testo o espressioni ambigue. Tra i casi rilevati figurano “inizio di un insulto potenzialmente offensivo”, “linguaggio volgare”, “insulti generici” e “incitazioni all’odio”. Il processo non è finalizzato alla censura, ma al rispetto delle regole di community, promuovendo un ambiente digitale inclusivo. Gli utenti possono comunque segnalare manualmente eventuali anomalie o errori del sistema, contribuendo così al suo miglioramento. “Durante la fase di test – ha aggiunto Lani – il sistema ha dimostrato un’ottima precisione anche nei casi più complessi, come gli insulti velati o i doppi sensi. E continua a migliorare: gli utenti potranno segnalare eventuali errori, contribuendo così al suo affinamento costante”. L’adozione dell’intelligenza artificiale da parte di Citynews rappresenta un passo concreto nella direzione di un’informazione partecipativa e attenta al dialogo tra lettori, all’interno di uno spazio pubblico che vuole rimanere aperto ma anche sicuro. Il progetto riflette una strategia editoriale orientata alla responsabilità sociale, che utilizza l’innovazione tecnologica per rafforzare la coesione delle comunità digitali e la fiducia nei media. (Foto di copertina creata con Chat GPT)

NYTimes e Amazon insieme per contenuti AI su articoli, ricette e sport

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Il New York Times ha stipulato un accordo pluriennale con Amazon per la concessione in licenza dei propri contenuti editoriali, che verranno utilizzati per l’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale generativa del colosso tecnologico. L’annuncio è stato diffuso giovedì dalla New York Times Company, che ha precisato che la collaborazione consentirà l’integrazione di articoli, ricette di NYT Cooking e contenuti sportivi di The Athletic in diverse esperienze offerte agli utenti Amazon, incluse quelle gestite tramite Alexa. Secondo quanto comunicato, si tratta del primo accordo di questo tipo per il prestigioso quotidiano statunitense. Non sono stati resi noti i termini finanziari, ma è presumibile che l’intesa preveda una remunerazione per l’utilizzo dei materiali protetti da copyright. Meredith Kopit Levien, amministratore delegato della New York Times Company, ha dichiarato allo staff: “L’accordo è coerente con il nostro principio consolidato secondo cui il giornalismo di alta qualità merita di essere pagato”. Il materiale concesso in licenza sarà impiegato da Amazon per alimentare i propri modelli linguistici e potrebbe comparire, con attribuzione e link, in risposte vocali o testuali fornite agli utenti. L’iniziativa si inserisce nel contesto di una rapida evoluzione dell’IA, che ha portato numerosi editori a scegliere tra azioni legali e accordi commerciali in risposta allo sfruttamento delle loro pubblicazioni da parte di sistemi di AI generativa. Nel 2023, lo stesso New York Times aveva intentato causa a OpenAI e Microsoft per presunta violazione del copyright, accusando le aziende di aver utilizzato milioni di articoli senza autorizzazione né compenso. OpenAI e Microsoft avevano respinto le accuse. A differenza di allora, in questo caso si è scelto un percorso negoziale. Negli ultimi mesi, anche altri grandi gruppi editoriali, tra cui Axel Springer, Condé Nast e News Corp, hanno siglato accordi di licenza per garantire un ritorno economico sull’uso dei propri contenuti da parte di sistemi di intelligenza artificiale. Il Washington Post, di proprietà del fondatore di Amazon Jeff Bezos, ha siglato un accordo con OpenAI il mese scorso. Amazon, da parte sua, ha accelerato i propri investimenti nel settore dell’AI dopo il rilascio di ChatGPT da parte di OpenAI alla fine del 2022. Tra le operazioni più significative si segnala l’accordo da almeno 330 milioni di dollari con la startup Adept, seguito da una collaborazione simile con Covariant, cofondata dal professor Pieter Abbeel dell’Università della California, Berkeley. Entrambi i ricercatori ora dirigono un laboratorio interno di Amazon focalizzato sullo sviluppo della cosiddetta intelligenza artificiale generale (AGI). Parallelamente, Amazon ha investito 4 miliardi di dollari in Anthropic, start-up concorrente di OpenAI, ottenendo accesso ai suoi modelli e rendendoli disponibili ai clienti del servizio di cloud computing AWS. Il nuovo accordo con il New York Times potrebbe quindi rafforzare le basi informative utilizzate nei progetti di ricerca avanzata di Amazon, orientati alla costruzione di sistemi capaci di replicare capacità cognitive umane. L’uso di contenuti giornalistici da parte di software di AI ha suscitato preoccupazione tra gli editori per il rischio di “allucinazioni” algoritmiche, ossia risposte contenenti informazioni errate attribuite erroneamente a fonti affidabili.

Vincenzo di Vincenzo vicedirettore de Il Mattino

Vincenzo Di Vincenzo

A partire dal 1° giugno 2025, Vincenzo di Vincenzo assumerà l’incarico di vicedirettore de Il Mattino, come comunicato ufficialmente da Caltagirone Editore attraverso una nota diffusa il 27 maggio. La nomina rappresenta un nuovo tassello nella carriera di un giornalista che ha attraversato oltre tre decenni di attività nel panorama dell’informazione nazionale, con un lungo percorso all’interno dell’agenzia Ansa, dove ha ricoperto ruoli apicali. Nato a Napoli nel 1959, di Vincenzo è laureato in Giurisprudenza presso l’Università Federico II. Ha iniziato la sua attività professionale in una televisione privata locale, per poi entrare nel 1990 nella redazione napoletana dell’Ansa, dove è rimasto per tredici anni. Nel 2003 è stato trasferito nella sede centrale di Roma, dove ha assunto la guida dell’area multimediale dell’agenzia e del portale Ansa.it, contribuendo allo sviluppo dell’informazione digitale. Dal 2008 ha diretto la redazione di Milano, consolidando ulteriormente il proprio ruolo all’interno della struttura editoriale. Nel marzo 2025 è stato nominato caporedattore centrale, posizione che ha ricoperto fino alla nuova designazione alla vicedirezione del quotidiano partenopeo.