Newsroom torna su Rai 3 con Monica Maggioni dal 21 marzo

Newsroom Rai 3

Riparte oggi, venerdì 21 marzo, Newsroom, il programma crossmediale ideato e condotto da Monica Maggioni, che torna in prima serata su Rai 3 alle 21.20 per una nuova stagione fatta di domande, inchieste e racconti dal mondo. Fino al 18 aprile, ogni venerdì, la redazione di Newsroom diventa il punto di partenza di un viaggio che intreccia reportage, data analysis, testimonianze dirette e approfondimenti giornalistici per affrontare le grandi questioni globali con lo sguardo lucido di chi prova a fare chiarezza nel caos dell’attualità. La trasmissione sarà disponibile anche su RaiPlay, in un formato docuseries composto da quattro episodi da mezz’ora per ciascun tema trattato. Al centro del progetto c’è una sfida: fondere il linguaggio della serialità digitale con l’accuratezza dell’approfondimento giornalistico, per costruire un ponte tra il pubblico televisivo tradizionale e quello che si muove tra piattaforme e streaming. Nella prima puntata, i riflettori sono puntati su uno dei grandi nodi del nostro tempo: l’alimentazione. Un racconto che parte dall’obesità e si allarga ai processi industriali che governano il cibo che consumiamo ogni giorno. L’Occidente si confronta con una crisi alimentare fatta non di scarsità, ma di eccesso: cibo iper-processato, prodotti a basso costo, conseguenze sulla salute pubblica. Negli Stati Uniti, il Segretario alla Salute Robert Kennedy Jr. ha lanciato una vera e propria crociata contro un sistema che ha trasformato il cibo in una minaccia sanitaria, con impatti devastanti su individui e sistemi sanitari nazionali. La redazione di Newsroom raccoglie dati, testimonianze e immagini dagli inviati sul campo per mettere in fila le domande che contano, nella convinzione che solo un’informazione solida, costruita collettivamente, possa contribuire a leggere una realtà sempre più complessa e contraddittoria. L’appuntamento è stasera, in diretta su Rai 3 e, subito dopo, anche in streaming su RaiPlay. (In copertina, il logo del programma. Sotto, un post pubblicato sulla pagina Instagram)

Il Fatto Quotidiano online si rinnova per crescere

Il Fatto Quotidiano nuovo sito

Il Fatto Quotidiano ha lanciato oggi il suo nuovo sito web, segnando un passo significativo nella sua evoluzione digitale. Questo aggiornamento non è un semplice restyling, ma una riprogettazione completa volta a migliorare l’esperienza utente e a rafforzare la posizione del giornale nel panorama dell’informazione online. La nuova homepage è stata ridisegnata per offrire una navigazione più intuitiva, organizzando i contenuti in blocchi tematici che facilitano l’accesso alle diverse sezioni del giornale. Questa struttura permette ai lettori di trovare rapidamente notizie, inchieste, editoriali e opinioni, mantenendo al contempo la caratteristica apertura in evidenza che contraddistingue il Fatto sin dalle origini. Un aspetto fondamentale del rinnovamento riguarda l’integrazione delle notizie esclusive pubblicate nell’edizione cartacea. Ora, questi contenuti sono facilmente accessibili in aree dedicate della homepage e nelle pagine delle singole sezioni, come politica, economia, cronaca ed esteri. Per gli abbonati, è stata potenziata la sezione edicola, che consente un accesso diretto all’editoriale del direttore Marco Travaglio, ai focus, ai radar, ai commenti, ai podcast e alle newsletter. La decisione di evitare la personalizzazione algoritmica dei contenuti, tipica dei social network, è stata presa per garantire a tutti i lettori la stessa esperienza informativa, evitando l’effetto “bolla” che limita la pluralità delle opinioni. Questo approccio sottolinea l’impegno del Fatto nel mantenere la propria indipendenza editoriale e nel fornire un’informazione completa e accessibile. Il progetto di rinnovamento è stato realizzato con il supporto di Pro Web Digital Consulting – Gruppo Cerved per l’ottimizzazione strategica e con la supervisione grafica dell’art director Pierpaolo Balani e di Lorenza Marcocci. La SEO manager Erminia Guastella ha svolto un ruolo cruciale nel potenziamento dei canali verticali del sito, come Sport, Salute e Motori, seguendo il modello di successo di FQMagazine. Il team di sviluppo, guidato dal responsabile IT Kevin Hector Fumusa, ha tradotto le idee in elementi di codice, mentre la coordinazione del progetto è stata affidata a Graziella Di Gabriele e Fabrizio Giardina Papa. La fase finale di test è stata condotta dal caporedattore Fabio Amato, con la supervisione generale del direttore marketing e vendite Monica Belgeri.

Casagit, nuove strategie contro lo stress in redazione: il 79% dei giornalisti ne soffre

salute mentale

Il lavoro dei giornalisti italiani è sempre più caratterizzato da stress psicosociale, carichi cognitivi elevati e incertezza occupazionale. L’indagine “Breaking News”, promossa dall’Osservatorio salute e sicurezza sul lavoro di Casagit Salute, ha coinvolto 1.910 professionisti dei settori stampa, televisione, web e radio, analizzando i rischi del mestiere. Il report sarà discusso al Congresso europeo di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni a Praga dal 21 al 24 maggio 2025. Lo studio, realizzato con il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) e l’Università di Bologna, evidenzia come il 79% dei giornalisti percepisca un forte aumento dello stress lavorativo. Le principali cause sono il sovraccarico informativo, l’uso incessante delle tecnologie e la riduzione del personale nelle redazioni. Il tecnostress, ovvero la difficoltà nel gestire notifiche continue e l’accelerazione dei tempi di produzione, sta incidendo negativamente sul benessere mentale e fisico dei professionisti dell’informazione. Un altro dato allarmante riguarda la crescente preoccupazione per la sicurezza occupazionale: il 65% degli intervistati teme che l’intelligenza artificiale possa ridurre ulteriormente le opportunità di impiego, mentre l’82% ritiene indispensabile un aggiornamento continuo delle competenze per restare competitivi. La costante pressione nel garantire contenuti rapidi e aggiornati porta inoltre a un calo della qualità dell’informazione, con ripercussioni sia sui giornalisti che sul pubblico. Il report è stato già consegnato alla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) come contributo al tavolo di discussione per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro giornalistico. Secondo il presidente di Casagit Salute, Gianfranco Giuliani, questi dati devono spingere a implementare strategie di prevenzione e supporto per migliorare la salute psicofisica dei giornalisti e rendere il settore più sostenibile. Tra le soluzioni proposte, emergono l’adozione di modelli organizzativi più equilibrati, la promozione di percorsi di formazione continua e un maggiore riconoscimento del valore del lavoro giornalistico.  

Rudi Bianchi nuovo direttore di Virgin Radio Italia

Rudi Bianchi Virgin Radio

Rudi Bianchi è il nuovo direttore di Virgin Radio, l’emittente rock del Gruppo RadioMediaset, e riporterà direttamente all’AD Paolo Salvaderi. La sua nomina arriva in un momento delicato, a un mese dalla tragica scomparsa di Alex Benedetti, figura di riferimento della radio. Con una solida formazione accademica, Bianchi si è laureato in economia aziendale all’Università Bocconi e ha completato un Master in Multimedia Management, Communication and Media Studies. La sua carriera ha preso il via nel Gruppo Mondadori, dove ha ricoperto il ruolo di Advertising Product Manager per Panorama, per poi diventare Product Manager di R101. Nel 2011, il suo percorso professionale lo ha portato nel Gruppo Mediaset, inizialmente come Advertising Manager Radio per Mediamond. Successivamente, con l’acquisizione del Gruppo Finelco da parte di Mediaset e la nascita del Gruppo RadioMediaset, Bianchi ha assunto la carica di Marketing Manager per Virgin Radio Italy, R101 e Radio Subasio. In questo ruolo, ha gestito la comunicazione, le campagne pubblicitarie, le partnership con i concerti e gli eventi musicali, nonché lo sviluppo di iniziative crossmediali in sinergia con gli altri media del gruppo.

Washington Post recluta giornalisti di destra per nuova linea editoriale

Sede Washington Post

Il Washington Post, storicamente considerato uno dei più prestigiosi quotidiani statunitensi, sembra fare una scelta sempre più orientata verso il mondo conservatore. Secondo quanto riportato dal Daily Beast, l’editore del giornale, Will Lewis, avrebbe recentemente incontrato Eliana Johnson, caporedattrice di The Washington Free Beacon, un sito web di giornalismo politico dichiaratamente di destra. Questo incontro avrebbe avuto lo scopo di discutere su come reclutare più giornalisti con orientamenti conservatori per rafforzare la presenza di questi punti di vista all’interno della redazione. Questa mossa non è che l’ultimo passo di una strategia voluta dal proprietario del giornale, Jeff Bezos, che ha acquisito la testata nel 2013. Negli ultimi anni, infatti, Bezos sembra aver cercato di spostare il giornale verso posizioni politiche più vicine alla nuova amministrazione Trump. Questo orientamento è diventato ancora più evidente dopo la controversa decisione di impedire al giornale di sostenere la candidatura di Kamala Harris come vicepresidente nelle elezioni del 2024. Contestualmente, è stato annunciato che la sezione opinioni avrebbe scritto a sostegno e difesa del libero mercato e delle libertà personali. La situazione interna al Washington Post è tutt’altro che tranquilla. L’annuncio riguardante il nuovo orientamento ha portato a dimissioni importanti, tra cui quella del direttore delle opinioni, David Shipley. Inoltre, il giornale ha registrato una perdita di 75.000 abbonati, segno evidente di un cambiamento che ha suscitato preoccupazione tra molti lettori e membri del team. Fonti interne hanno dichiarato che c’è “molta confusione” mentre la dirigenza rimescola la redazione, cercando di ridisegnare la linea editoriale in una direzione più conservatrice. Alcuni dei giornalisti più esperti hanno scelto di abbandonare il giornale, descrivendo l’ambiente come sempre più difficile da giustificare, soprattutto per coloro che hanno sempre creduto nel valore del giornalismo tradizionale. Con una strategia editoriale sempre più rivolta al centro-destra, il futuro del Washington Post appare incerto, con la possibilità che la testata rischi di perdere ancora più lettori e di trovarsi sempre più polarizzata in un contesto politico e mediatico già molto divisivo.

Mediaset riorganizza i telegiornali: nuovi conduttori, spostamenti interni e assunzioni

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Mediaset cambia i volti e le conduzioni nei suoi telegiornali. Luca Rigoni torna al Tg5 come caporedattore esteri, sostituendo Gabriella Simoni. Dopo aver lasciato il notiziario nel 2011 per fondare Tgcom24 con Mario Giordano, Rigoni ha condotto il Tg4 negli ultimi anni. Alla redazione economia del Tg5, Giuseppe De Filippi lascia la gestione dopo 25 anni e passa al coordinamento delle edizioni del giornale con Cesara Buonamici, Fabio Tamburini, Alfredo Vaccarella, Claudio Fico, Enrico Rondoni e Carlo Pilieci. Il nuovo capo della redazione è Manuela Riva, finora vicecaporedattrice. Il direttore Clemente J. Mimun annuncia l’assunzione a tempo indeterminato di Elena La Stella, Lorenzo Ottaviani, Federica Pascale e Jessica Balestra. Al Tg4, Laura Gioia prende il posto di Rigoni alla conduzione dell’edizione delle 12. A Studio Aperto torna un conduttore uomo: il direttore Andrea Pucci affida l’edizione delle 12.25 a Alan Patarga, già noto per le rubriche finanziarie di Tg5 e Tgcom24. Entra all’ufficio centrale anche Claudia Vanni, esperta di esteri e conduttrice di Tgcom24. Dietro le quinte, Fabrizio Filippone lascia il sito di Tgcom24 per coordinare la regia di Studio Aperto. Giuliana Grimaldi passa alla gestione web. Cambi anche a Diario del giorno, la striscia pomeridiana del Tg4: esce Eliano Rossi, che entra tra i coordinatori della redazione esteri di Tgcom24.

L’IA distingue opinioni e notizie al Los Angeles Times

Patrick Soon-Shiong

Il Los Angeles Times ha introdotto un innovativo strumento basato sull’intelligenza artificiale, denominato Insights, per valutare il tono politico degli articoli di opinione e fornire ai lettori una panoramica di punti di vista alternativi. Questa iniziativa si inserisce nella visione del proprietario Patrick Soon-Shiong, che intende rendere il giornale più equo ed equilibrato, limitando la predominanza di una sola narrativa nelle opinioni pubblicate. Il sistema Insights assegna un’etichetta politica agli articoli di opinione, collocandoli lungo uno spettro che va da sinistra a destra. Ad esempio, un pezzo sull’uso dell’intelligenza artificiale nei documentari è stato classificato come centro-sinistra, mentre un articolo critico nei confronti degli influencer Andrew e Tristan Tate è stato etichettato come di destra. Inoltre, ogni articolo viene accompagnato da un elenco di punti di vista alternativi, generati da algoritmi, per offrire ai lettori una maggiore pluralità di opinioni. Il nuovo approccio ha suscitato reazioni contrastanti all’interno della redazione. La decisione di Soon-Shiong di impedire l’endorsement a Kamala Harris durante la campagna elettorale ha già provocato la dimissione di figure di spicco della sezione opinioni, tra cui Mariel Garza e il premio Pulitzer Robert Greene. Il sindacato dei giornalisti ha espresso forti preoccupazioni, sottolineando che l’uso dell’intelligenza artificiale per analizzare articoli d’opinione potrebbe compromettere la fiducia nei media e che il giornale dovrebbe invece investire nelle risorse umane per migliorare la qualità del giornalismo. Parallelamente, il Washington Post, sotto la guida di Jeff Bezos, ha adottato una politica simile, stabilendo che la sezione opinioni dovrà pubblicare solo articoli che promuovano le libertà personali e i mercati liberi. Per distinguere con maggiore chiarezza le notizie dalle opinioni, il Los Angeles Times ha introdotto anche l’etichetta Voices, che identificherà tutti i contenuti con un punto di vista soggettivo. Questo nuovo approccio mira a fornire ai lettori una maggiore trasparenza nella distinzione tra fatti e commenti, evitando confusione tra reportage e articoli di opinione. Tuttavia, l’uso dell’intelligenza artificiale per classificare e contestualizzare le opinioni solleva interrogativi sulla sua affidabilità. Il Los Angeles Times stesso ha riconosciuto che gli algoritmi potrebbero produrre risultati imperfetti o incompleti, invitando i lettori a segnalare eventuali errori. Inoltre, la valutazione politica degli articoli sarà effettuata in collaborazione con Particle.News, una startup fondata nel 2024 da ex ingegneri di Twitter, il che sottolinea il crescente ruolo della tecnologia nell’influenzare il giornalismo. (In copertina, Patrick Soon-Shiong)

La riforma di Bezos costa al Washington Post 75.000 lettori

Washington Post Bezos

Il Washington Post sta affrontando una crisi senza precedenti dopo l’annuncio di Jeff Bezos sulla riforma radicale della sezione delle opinioni del giornale. La decisione ha portato a una fuga di oltre 75.000 abbonati digitali, scatenando forti proteste interne ed esterne. Il cambiamento imposto dal fondatore di Amazon mira a orientare la linea editoriale verso una visione più libertaria, limitando la pubblicazione di opinioni contrastanti. Questo ha portato alle dimissioni immediate dell’editor di opinione David Shipley, che aveva tentato invano di fermare la riforma. Anche figure di spicco del giornale, come David Maraniss e l’ex direttore esecutivo Marty Baron, hanno condannato la decisione, definendola un pericoloso passo indietro per il giornalismo indipendente. L’ondata di cancellazioni di abbonamenti rappresenta il culmine di un malcontento iniziato mesi fa. Già a ottobre, Bezos aveva bloccato un endorsement del Washington Post per la candidata democratica Kamala Harris, provocando la cancellazione di oltre 300.000 abbonamenti. Secondo un dirigente del giornale, il Post ha cercato di sostituire questi lettori con offerte scontate, aumentando la tiratura di 400.000 copie. Tuttavia, il saldo netto delle perdite rimane significativo, con centinaia di migliaia di abbonati in meno rispetto a prima delle elezioni presidenziali. Durante la presidenza di Donald Trump, sotto la direzione di Marty Baron, il Washington Post si era distinto per un giornalismo incisivo e critico nei confronti dell’ex presidente, adottando il motto “La democrazia muore nell’oscurità”. Nel 2020, la pagina editoriale aveva pubblicato un articolo in cui avvertiva che “un secondo mandato di Trump potrebbe danneggiare l’esperimento democratico oltre ogni recupero”. Il nuovo orientamento imposto da Bezos segna quindi una netta rottura con questa tradizione. Nel suo memorandum pubblico, Bezos ha dichiarato che la sezione delle opinioni sarà riorientata a sostegno delle “libertà personali e del libero mercato”, escludendo punti di vista contrari. La decisione ha destato preoccupazione anche all’interno della redazione del Post. Il direttore esecutivo Matt Murray ha rassicurato i giornalisti che la copertura delle notizie non sarà influenzata dalla nuova linea editoriale. Tuttavia, il clima di sfiducia cresce. All’inizio di gennaio, Ann Telnaes, storica vignettista vincitrice del premio Pulitzer, ha lasciato il giornale dopo che una sua illustrazione satirica su Bezos e altri miliardari inginocchiati davanti a Trump era stata censurata. La sua uscita ha innescato un’ulteriore ondata di cancellazioni. Parallelamente, il legame tra Bezos e Trump si è rafforzato. L’ex presidente ha confermato di aver cenato con Bezos poco dopo il suo annuncio. Inoltre, il fondatore di Amazon ha donato 1 milione di dollari al fondo per l’insediamento di Trump, suscitando interrogativi sui suoi reali intenti. Bezos ha difeso le sue scelte dichiarando che il pubblico considera i media “di parte” e che la sua riforma punta a rafforzare la credibilità del giornale. Tuttavia, il suo coinvolgimento in contratti governativi multimiliardari con Amazon e Blue Origin solleva dubbi sull’indipendenza editoriale della testata. I concorrenti del Washington Post hanno colto l’opportunità per rafforzare la loro posizione. The Guardian ha lanciato una campagna di raccolta fondi enfatizzando la propria indipendenza dai miliardari, mentre la curatrice delle opinioni del New York Times, Kathleen Kingsbury, ha sottolineato l’importanza di un giornalismo libero e autorevole. Nel frattempo, all’interno del Post cresce il timore che l’influenza di Bezos possa compromettere l’integrità della testata, spingendo ulteriori lettori e giornalisti a prendere le distanze.

Reuters, AP e Bloomberg contestano la rotazione dei media dalla Casa Bianca

Statement Reuters, AP, Bloomberg

La decisione della Casa Bianca di implementare una nuova policy sulla selezione dei giornalisti e delle testate che seguiranno il presidente Donald Trump ha sollevato una notevole preoccupazione nel panorama mediatico. La novità riguarda l’introduzione di una rotazione tra i giornalisti accreditati, in modo che solo alcuni siano presenti in eventi cruciali, come le conferenze stampa o i viaggi ufficiali del presidente. Questo approccio non solo limita l’accesso ad alcuni organi di informazione, ma pone anche in discussione il ruolo della White House Correspondents’ Association (WHCA), che da sempre gestiva autonomamente la distribuzione dei press pool. In passato, solo alcune agenzie di stampa, come Reuters, Associated Press (AP) e Bloomberg, avevano diritto di presenza permanente, ma la decisione della Casa Bianca sta cambiando questo equilibrio. I direttori delle principali agenzie di stampa statunitensi, tra cui Reuters, AP e Bloomberg News, hanno immediatamente reagito con un comunicato congiunto in cui esprimono preoccupazione per l’orientamento di questa nuova politica. Sottolineano che il loro lavoro mira a garantire che informazioni accurate, eque e tempestive vengano diffuse a un pubblico ampio e diversificato, coprendo tutti gli orientamenti politici, sia negli Stati Uniti che a livello globale. Le loro agenzie rappresentano una fonte primaria di notizie per milioni di lettori, e il loro accesso al presidente è vitale per mantenere la libertà di stampa. Limitare l’accesso a questi media, avvertono, non solo minerebbe la democrazia, ma compromettere anche la diffusione di informazioni affidabili a comunità, imprese e mercati finanziari in tutto il mondo, che dipendono fortemente dai report delle agenzie. Un altro punto di controversia riguarda l’inclusione di nuovi media nell’accesso agli eventi ufficiali. L’amministrazione Trump ha deciso di aprire la porta a piattaforme digitali, servizi di streaming, bloggers e podcast, cercando di diversificare le voci e le fonti di informazione. Questo spostamento favorisce l’accesso a media emergenti, ma solleva dubbi sulla qualità e sull’affidabilità delle informazioni che questi nuovi attori potrebbero veicolare. La Casa Bianca ha già apportato modifiche alla disposizione della sala stampa, riservando posti a queste nuove entità, un passo che potrebbe compromettere l’integrità e la neutralità delle informazioni diffuse.

Jeff Bezos impone il libero mercato agli editoriali del Washington Post

Jeff Bezos

Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post, ha annunciato un cambio di rotta nella linea editoriale del quotidiano, scatenando polemiche all’interno della redazione. Con una mail inviata allo staff, il miliardario ha dichiarato che la pagina degli editoriali sosterrà quotidianamente i principi delle libertà individuali e del libero mercato. Questa decisione ha portato alle dimissioni di David Shipley, responsabile della sezione, che ha preferito lasciare l’incarico piuttosto che adeguarsi al nuovo indirizzo imposto dall’editore. Bezos ha sottolineato che la nuova linea editoriale non impedirà di trattare altri argomenti, ma ha chiarito che punti di vista contrari a questi pilastri verranno lasciati ad altri organi di stampa. Ha inoltre ribadito la sua convinzione che la libertà economica sia una delle principali forze trainanti della prosperità americana, elogiandone gli effetti etici e pratici. La presa di posizione ha subito scatenato reazioni, tra cui il plauso di Elon Musk, che su X ha scritto: “Bravo Jeff Bezos!”. La decisione di Bezos arriva in un contesto di tensioni già esistenti tra la dirigenza del Washington Post e la redazione. Già in passato, la scelta di Will Lewis come CEO aveva generato malcontento, così come la decisione dell’editore di bloccare l’endorsement per Kamala Harris prima delle elezioni presidenziali. Questi eventi hanno causato l’uscita di diversi giornalisti e un calo negli abbonamenti, alimentando il dibattito su un’eccessiva interferenza nella gestione editoriale. Oltre 400 dipendenti hanno firmato una lettera di protesta, denunciando come le scelte aziendali stiano minando la credibilità dell’istituzione. Il passo indietro di David Shipley rappresenta l’ultimo capitolo di questa crisi interna, segnalando una frattura sempre più profonda tra l’editore e la redazione. Bezos, però, ha ribadito di rispettare la sua decisione, sostenendo di avergli chiesto di sposare al 100% il cambiamento o di lasciare l’incarico. (In foto, Jeff Bezos)