Luca Poggi è il nuovo AD di Rai Pubblicità dal 2025

È arrivata la conferma ufficiale: Luca Poggi è il nuovo Amministratore Delegato di Rai Pubblicità. La decisione è stata presa dal Consiglio di Amministrazione di Rai Pubblicità, riunito a Roma sotto la presidenza di Maurizio Fattaccio, che ha espresso parere favorevole alla nomina. Poggi entrerà in carica a partire dal 1° gennaio 2025, succedendo a Gian Paolo Tagliavia, che ha deciso di lasciare il suo incarico con anticipo rispetto alla fine del suo mandato, per intraprendere un nuovo progetto nel settore della comunicazione. Poggi, che lavora in Rai Pubblicità dal 2018, ha ricoperto ruoli di grande responsabilità, tra cui quello di Direttore Centri Media, rispondendo direttamente a Gian Paolo Tagliavia, e Direttore Clienti per l’area Lombardia. La sua carriera vanta una lunga esperienza in aziende di primo piano come Disney, Discovery Networks, Rcs Mediagroup e Publitalia ’80, consolidando una competenza che unisce pubblicità, media e intrattenimento su scala nazionale e internazionale. Il Presidente Maurizio Fattaccio ha espresso un sentito ringraziamento a Tagliavia per il suo impegno, sottolineando i risultati straordinari ottenuti da Rai Pubblicità sotto la sua guida, che ha contribuito significativamente al successo e all’espansione del business dell’azienda. Fattaccio ha anche rivolto i suoi auguri a Luca Poggi, augurandogli di guidare Rai Pubblicità verso nuovi traguardi di successo.
Firmato accordo preliminare per unione Rai Way-EI Towers

La Rai, insieme a F2i e MFE – MediaForEurope, ha sottoscritto un Memorandum of Understanding (MoU) non vincolante per esplorare una possibile aggregazione tra Rai Way ed EI Towers. L’accordo, che coinvolge anche le rispettive società controllate, stabilisce un periodo di esclusiva fino al 30 settembre 2025, per approfondire i dettagli industriali e normativi della Potenziale Operazione, come indicato in una nota congiunta. Tra i capisaldi dell’accordo vi è il mantenimento della quotazione in borsa della combined entity e l’adozione di modalità che garantiscano l’esenzione dall’obbligo di offerta pubblica di acquisto secondo la normativa vigente. La road map prevede la definizione dei termini della Potenziale Operazione entro la scadenza del periodo di esclusiva. La Potenziale Operazione rimane condizionata a una serie di passaggi fondamentali, tra cui le attività di due diligence, la negoziazione e sottoscrizione di accordi vincolanti, l’approvazione da parte degli organi deliberativi delle parti e il conseguimento delle necessarie autorizzazioni regolamentari. Il MoU si sviluppa in conformità al Dpcm del 22 maggio 2024, che modifica il precedente decreto del 17 febbraio 2022, evidenziando la volontà delle parti di promuovere sinergie strategiche nel settore delle infrastrutture di trasmissione.
Rai: Pacchetti alla TgR, Mascolo a Rai Sport e Terzulli al Tg3

Il Consiglio di Amministrazione della Rai ha preso decisioni rilevanti in materia di nomine ad interim e di gestione del personale. La seduta ha riguardato la ratifica di nuovi incarichi temporanei nelle principali testate giornalistiche e l’approvazione di un piano di uscite incentivate su base volontaria, suscitando forti reazioni da parte del sindacato Usigrai. Dopo le dimissioni del direttore della Testata Giornalistica Regionale (TgR), Alessandro Casarin, avvenute lo scorso 11 dicembre, il Cda ha affidato l’incarico ad interim al condirettore Roberto Pacchetti. Pacchetti assume temporaneamente la guida della testata, che rappresenta una delle realtà più rilevanti dell’informazione locale italiana, sia televisiva che radiofonica. Per quanto riguarda Rai Sport, il vicedirettore Massimiliano Mascolo subentra temporaneamente alla guida della testata, in vista della conclusione del mandato di Jacopo Volpi, prevista per il 31 dicembre. Questo passaggio assicura continuità in un momento cruciale per il comparto sportivo Rai, alla vigilia di un 2024 denso di appuntamenti, tra cui le Olimpiadi. Sul fronte del Tg3, il consiglio ha confermato il vicedirettore Pierluca Terzulli come responsabile ad interim. La continuità nella gestione del Tg3 punta a garantire stabilità editoriale in un contesto caratterizzato da trasformazioni organizzative all’interno del servizio pubblico. Parallelamente alle nomine, il Cda Rai ha deliberato un piano di incentivazione all’esodo volontario per il personale aziendale. La misura rientra nell’attuazione del piano industriale e mira a ottimizzare i costi di gestione attraverso la riduzione del personale su base volontaria. Tuttavia, la decisione ha immediatamente provocato un forte dissenso da parte di Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. In una nota ufficiale, il segretario Daniele Macheda ha espresso preoccupazione per l’approvazione del piano senza un adeguato confronto con le rappresentanze sindacali. “Prevedere uscite di personale dall’azienda senza un accordo sulle modalità di reintegro della forza lavoro espone Testate e Generi a un aumento dei carichi di lavoro che avranno come ricaduta un impoverimento complessivo dell’offerta giornalistica della Rai”, ha dichiarato Macheda. Usigrai ha quindi chiesto un incontro urgente con l’amministratore delegato Giampaolo Rossi, sottolineando che la mancanza di dialogo non è più accettabile. Il timore principale è che la riduzione della forza lavoro si traduca in una perdita di qualità dei contenuti editoriali e un aggravio delle condizioni lavorative dei dipendenti rimasti.
Italpress apre un ufficio di corrispondenza a Bucarest

L’agenzia di stampa Italpress ha inaugurato un nuovo ufficio di corrispondenza a Bucarest, in Strada Vasile Lascar, nel cuore della capitale rumena. Questo traguardo rappresenta un passo importante nel programma di espansione nell’Europa dell’Est, realizzato grazie a un accordo con ADV Communication e alla partnership siglata con Confindustria Romania. Per celebrare l’apertura della nuova sede, Italpress e Confindustria Romania hanno organizzato una serata di gala presso l’hotel Intercontinental Athenee Palace di Bucarest. L’evento ha visto la partecipazione di oltre 180 imprenditori italiani e romeni, insieme a numerose autorita locali e italiane. Tra i presenti, l’Ambasciatore d’Italia a Bucarest Alfredo Durante Mangoni, la direttrice dell’ICE in Romania Micaela Soldini, il Console onorario a Sibiu Italo Selleri, il segretario di Stato Aurel Simion, il direttore di Unifarm Adrian Dobre e l’attrice Ramona Badescu. Durante la serata, il presidente di Confindustria Romania, Giulio Bertola, ha consegnato un premio alla carriera al giornalista Claudio Brachino, responsabile dell’area video dell’agenzia Italpress, per i suoi oltre 30 anni di carriera nel settore giornalistico. “Con l’apertura dell’ufficio di Bucarest – afferma il direttore dell’Agenzia Italpress, Gaspare Borsellino – continuiamo la nostra crescita in questa importante area dell’Europa dell’Est. Pertanto dopo gli accordi con il Governo serbo e la collaborazione con l’agenzia Tanjug a Belgrado, oggi mettiamo un altro importante tassello nell’internazionalizzazione della nostra agenzia a Est. A Bucarest abbiamo anche uno studio televisivo che mettiamo a disposizione delle tante imprese presenti in Romania e di enti e istituzioni locali che vogliono avere un filo diretto con il nostro Paese”. Gabriela Popa, Communication Specialist di ADV Communication, ha espresso grande soddisfazione: “Collaborare con Italpress è un onore. Questa partnership non solo promuove una comunicazione di qualità, ma favorisce una nuova cooperazione tra i media dei nostri due Paesi, supportando anche i maggiori investimenti italiani in Romania”. Il presidente di Confindustria Romania, Giulio Bertola, ha sottolineato il valore di questo progetto, realizzato grazie alla collaborazione con Italpress. Questo accordo è nato a Roma e si è concretizzato qui, con l’obiettivo di servire al meglio le aziende italiane attive in Romania. La bilateralità che promuoviamo non è solo economica, ma anche culturale e umana, valorizzando una collaborazione consolidata nel tempo.
GEDI vende La Provincia Pavese al gruppo SAE

Il Gruppo GEDI ha siglato un accordo preliminare per la cessione de La Provincia Pavese e delle sue attività digitali al gruppo editoriale SAE Spa. Questa operazione segna l’uscita definitiva di GEDI dal settore delle testate locali, un percorso avviato nell’ottobre 2020 con la vendita de La Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara. Negli anni successivi, GEDI ha ceduto ulteriori giornali come La Nuova Sardegna nel 2021 e La Gazzetta di Mantova nell’autunno del 2023. Successivamente, è stata completata la vendita dei quotidiani del Nordest, tra cui Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi di Belluno, Il Messaggero Veneto di Udine e Il Piccolo di Trieste. Il gruppo SAE Spa, guidato da Alberto Leonardis, consolida così la propria posizione tra i principali editori locali. SAE controlla già testate storiche come Il Tirreno, La Nuova Sardegna, Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara. Secondo il comunicato ufficiale, la conclusione della cessione è prevista entro aprile 2025, previa verifica delle condizioni sospensive previste per operazioni di questo tipo e nel rispetto delle disposizioni legislative in vigore.
Casarin saluta la TgR. Sindacati chiedono rilancio editoriale

Alessandro Casarin, direttore della testata giornalistica regionale Rai (TgR), ha rassegnato le dimissioni per raggiunti limiti d’età. Dal 12 dicembre, l’interim della direzione passa al condirettore Roberto Pacchetti, in attesa della nomina definitiva di un successore. Casarin ha salutato la TgR con un messaggio pubblicato sul sito di RaiNews: “Care telespettatrici, cari telespettatori, oggi è il mio ultimo giorno alla direzione della Tgr, sei anni che hanno portato la testata a diventare il secondo Tg Rai per numero di telespettatori, il terzo se confrontato con la concorrenza privata. Dunque, TgR sul podio nazionale. Abbiamo anche portato in rete tutte le redazioni regionali con centinaia di miglia di visitatori quotidiani. E se come si usa dire, il futuro è l’online, auspico nuovi investimenti e nuove risorse. Grazie alla quotidiana professionalità dei giornalisti, dei colleghi amministrativi e tecnici perché – ogni giorno – per realizzare il famoso “goal” come urlava Bruno Pizzul, la “squadra TgR” deve sempre giocare con uno schema dove tutti portano il proprio, indispensabile, contributo”. Il saluto di Casarin non ha placato le critiche. In una nota ufficiale, il coordinamento dei CDR della TgR UsigRai ha commentato con toni aspri, denunciando anni di scelte discutibili e di relazioni sindacali difficoltose. Secondo il sindacato, Casarin ha lasciato redazioni “stanche e sfiduciate”, richiamando episodi controversi della sua gestione: dalla chiusura della terza edizione del Tg, alle imposizioni sull’abbigliamento dei giornalisti. “Se il web è partito in tutte le redazioni, è stato grazie a un doppio accordo sindacale firmato dall’Usigrai che ha permesso l’aumento degli organici e dei caposervizio”, hanno precisato i CdR, contestando le rivendicazioni del direttore uscente. Ulteriori critiche riguardano l’assenza di un piano editoriale per i social e la riduzione delle risorse destinate alle troupe, con carenze di personale e problemi logistici non risolti. Diverso il tono di Unirai, il sindacato dei giornalisti Rai, che ha preferito una linea più conciliante. Francesco Palese, segretario di Unirai, ha sottolineato come la TgR, nonostante le difficoltà, abbia consolidato il gradimento del pubblico: “È necessario tutelare questo primato e assicurare alla TgR in tempi rapidi un direttore nel pieno delle funzioni”. Le dimissioni di Casarin aprono una fase di transizione delicata. Le redazioni regionali chiedono una svolta concreta per rilanciare l’informazione locale, soprattutto sul fronte digitale e delle risorse umane. Secondo i CdR, servono nuovi investimenti, regole chiare per il web e selezioni pubbliche che colmino le gravi carenze di organico. (In foto, Alessandro Casarin)
Premio Cronista 2024 a Michele Varì per il progetto Miché

Il Consiglio Direttivo del Gruppo Cronisti Liguri ha assegnato i prestigiosi premi per l’attività giornalistica dell’anno, celebrando tre professionisti che si sono distinti per dedizione, capacità narrativa e innovazione. Michele Varì, storico cronista del Corriere Mercantile, ha conquistato il Premio Cronista 2024. Varì è stato premiato per la sua serie televisiva Miché, un progetto che dà voce a persone emarginate, spesso coinvolte in vicende di cronaca o situazioni di disagio sociale. Miché è oggi una delle trasmissioni più seguite dell’emittente ligure Primocanale. L’Associazione Ligure dei Giornalisti, nel riconoscere il suo impegno, lo ha descritto come “sempre sul pezzo”, elogiando la sua sensibilità nel trattare storie umane complesse. Accanto a lui, Erica Manna, cronista de La Repubblica, ha ricevuto il secondo riconoscimento per la sua capacità di raccontare, con precisione e umanità, storie che parlano di ultimi, migranti e disagiati. Già vincitrice del premio nazionale Scarlata di Palermo per i suoi reportage sul crollo del Ponte Morandi, Manna continua a distinguersi come una voce autorevole nel panorama giornalistico nazionale. Il terzo premiato è Fabio Canessa, giovane reporter del quotidiano online Genova24. Canessa si è fatto notare per il suo approccio innovativo, utilizzando nuove tecnologie e linguaggi per raccontare la cronaca, sia nera che bianca, con uno stile fresco e diretto. Infine, il premio “Rapporti con la stampa” è stato assegnato a Paola Zappavigna, dirigente della Polizia Stradale. Zappavigna è stata lodata per la sua comunicazione tempestiva e puntuale nei confronti dei cronisti liguri, un elemento essenziale per garantire un’informazione trasparente e accurata. I riconoscimenti saranno consegnati oggi, giovedì 12 dicembre, alle 11.30, nella suggestiva sala dell’area archeologica dei Giardini Luzzati, durante un evento che prevede anche la proiezione del video-documentario Cronaca di un anno di Cronaca 2024, un racconto dei fatti più significativi dell’anno appena trascorso.
Il nuovo Codice: regole aggiornate dal giugno 2025

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha approvato all’unanimità il nuovo Codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti, che andrà a sostituire l’attuale Testo Unico dei doveri del giornalista. Questo nuovo documento rappresenta il frutto di un lavoro complesso e condiviso con enti, sindacati e associazioni che hanno collaborato con l’Ordine nel corso degli anni. Il nuovo Codice deontologico, che entrerà in vigore il 1° giugno 2025, è stato sviluppato grazie al lavoro della commissione giuridica presieduta da Enrico Romagnoli. Il processo ha richiesto un lungo periodo di confronto con enti e istituzioni di riferimento. Il risultato è un documento sintetico e molto più agile, che raccoglie e semplifica le regole essenziali che i giornalisti dovranno rispettare. Questo aggiornamento rappresenta una vera e propria innovazione nel quadro storico della deontologia giornalistica. Tra le principali novità introdotte dal nuovo Codice figurano le regole relative all’uso dell’Intelligenza artificiale, tema sempre più attuale e rilevante nel mondo della comunicazione. Questo passo avanti permette di disciplinare l’uso delle tecnologie emergenti, assicurando un approccio responsabile e corretto nei confronti dell’informazione e dei cittadini. Le carte deontologiche già esistenti, che hanno storicamente delineato i principi etici della professione, continueranno a fungere da cornice al nuovo Codice, offrendo approfondimenti utili per l’operato quotidiano dei giornalisti. Fino al 31 maggio 2025 resterà in vigore l’attuale Testo unico della deontologia. Il nuovo Codice entrerà in vigore il 1° giugno 2025, dando così tempo ai professionisti dell’informazione di adeguarsi alle nuove regole.
Tweet contro la destra: RSI licenzia Paola Nurnberg

La giornalista Paola Nurnberg, collaboratrice della Radiotelevisione Svizzera (RSI), è stata licenziata dopo la pubblicazione di un tweet sul suo profilo X il 24 settembre 2024. Secondo quanto riportato da Ticino Online, il contenuto del post, critico nei confronti della destra, sarebbe stato la causa ufficiale dell’allontanamento. Nel tweet incriminato, Nurnberg ha scritto: “Il pensiero della destra (non solo in Italia) attecchisce perché non è elaborato. È semplice, è di pancia, fa credere alla gente di essere nel giusto e di non avere pregiudizi. Concima, insomma, l’ignoranza. Sta alle singole persone scegliere se evolvere, emanciparsi, oppure no”. Parole che hanno suscitato polemiche e che, secondo l’emittente, avrebbero violato le linee guida aziendali che regolano la condotta sui social network dei dipendenti. La RSI, tuttavia, non ha fornito dettagli, limitandosi a dichiarare: “Esistono linee guida interne che devono essere rispettate da tutti i dipendenti della SRG SSR”. La vicenda è stata fortemente criticata dal sindacato Unia, che parla di licenziamento sproporzionato e annuncia una vertenza legale per licenziamento abusivo. Matteo Poretti, sindacalista di Unia, ha dichiarato: “Nemmeno un richiamo. Ha sbagliato? Certo, non doveva scriverlo. Ma da qui a licenziarla. A questo punto bisognerebbe licenziare metà del personale della RSI”. Poretti, con vent’anni di esperienza sindacale, ha definito il provvedimento senza precedenti: “Una cosa del genere non mi era mai capitata”. Il sindacato ha promesso battaglia legale e non esclude altre azioni di denuncia contro l’azienda. Oltre al tweet, emerge una seconda ipotesi avanzata dallo stesso sindacato: il licenziamento potrebbe essere legato alla denuncia di molestie presentata da Paola Nurnberg nel 2020. La giornalista, infatti, aveva segnalato episodi di molestie all’interno della RSI, accuse che furono accertate, ma seguite da un chiaro isolamento professionale. Nurnberg venne infatti spostata dalla televisione alla radio, perdendo visibilità come volto noto dell’emittente. Secondo Poretti, questo contesto getta un’ombra sulla reale motivazione del licenziamento: “È possibile che ci siano stati attriti venutisi a creare dopo la conferma che Paola è stata vittima di molestie”. Paola Nurnberg ha ammesso di aver sbagliato modi e tempi nell’esprimere quel concetto sui social, ma ha sottolineato di non aver avuto modo di rimediare: “Le direttive erano chiare e io ho scelto certamente il modo e il tempo sbagliati per esprimere quel concetto, ma non mi è stata data la possibilità di riparare. Dopo la mail in cui mi si convocava a causa di questo post ho risposto immediatamente chiedendo cosa potessi fare. Non mi è stato più detto nulla”. Sul possibile legame tra la denuncia di molestie e il licenziamento, la giornalista ha detto chiaramente: “Se ne discuterà nelle sedi opportune. Certo è che dopo la denuncia, smisi di essere un volto della televisione per diventare una voce. Mi spostarono, semplicemente”. (in foto, Paola Nurnberg mentre conduce il tg RSI)
Chiudono le TV universitarie Cusano Italia TV e Cusano News 7

Cusano Italia TV e Cusano News 7, le emittenti televisive dell’Università Niccolò Cusano, chiuderanno i battenti. Il palinsesto delle due reti “sarà completamente interrotto dopo 5 anni dalla prima messa in onda”. A dare l’annuncio è stata la stessa Università, specificando che oltre 250 professionalità impiegate nel progetto saranno messe in mobilità e resteranno “inesorabilmente senza lavoro”. Un commento amaro arriva dall’amministratore delegato, Stefano Bandecchi: “Vanno a fare gli agricoltori”. La decisione è stata presa a seguito delle vicende che hanno coinvolto l’Ateneo e che hanno portato la magistratura a considerare le attività televisive come non attinenti allo scopo istituzionale della Terza Missione universitaria. Le reti televisive di Unicusano rappresentavano un modello unico nel panorama nazionale ed europeo, configurandosi come un importante spin off universitario. La chiusura pone fine all’unica opportunità di formazione professionale nell’ambito della comunicazione televisiva offerta agli studenti delle facoltà di Lettere, Scienze della Comunicazione e Filosofia. In un’intervista all’Ansa, Bandecchi ha spiegato la situazione finanziaria alla base della decisione: “Dopo otto mesi avevamo trovato un accordo con l’Agenzia delle Entrate del Lazio per 12,5 milioni di euro. Tuttavia, la magistratura e la Guardia di Finanza hanno avuto un’opinione diversa, bloccando l’accordo”. Bandecchi ha chiarito che, secondo le indicazioni giudiziarie, sarebbe stato necessario separare le attività televisive da quelle universitarie. Il risultato? “Intanto 250 persone vanno a fare gli agricoltori”, ha aggiunto con ironia Bandecchi, facendo riferimento alla gravità della situazione occupazionale. “Quando l’operazione sarà conclusa, spariranno parecchie professionalità”. Un’analoga controversia giudiziaria, risalente al 2009, è stata risolta solo la scorsa settimana, a distanza di 15 anni. Concludendo, l’amministratore delegato ha criticato la lentezza e le dinamiche del sistema: “Se questo è il modo in cui vanno le cose in questo Paese… siamo messi bene”. (in copertina, l’AD Stefano Bandecchi)