Mediaset riorganizza i telegiornali: nuovi conduttori, spostamenti interni e assunzioni

Mediaset cambia i volti e le conduzioni nei suoi telegiornali. Luca Rigoni torna al Tg5 come caporedattore esteri, sostituendo Gabriella Simoni. Dopo aver lasciato il notiziario nel 2011 per fondare Tgcom24 con Mario Giordano, Rigoni ha condotto il Tg4 negli ultimi anni. Alla redazione economia del Tg5, Giuseppe De Filippi lascia la gestione dopo 25 anni e passa al coordinamento delle edizioni del giornale con Cesara Buonamici, Fabio Tamburini, Alfredo Vaccarella, Claudio Fico, Enrico Rondoni e Carlo Pilieci. Il nuovo capo della redazione è Manuela Riva, finora vicecaporedattrice. Il direttore Clemente J. Mimun annuncia l’assunzione a tempo indeterminato di Elena La Stella, Lorenzo Ottaviani, Federica Pascale e Jessica Balestra. Al Tg4, Laura Gioia prende il posto di Rigoni alla conduzione dell’edizione delle 12. A Studio Aperto torna un conduttore uomo: il direttore Andrea Pucci affida l’edizione delle 12.25 a Alan Patarga, già noto per le rubriche finanziarie di Tg5 e Tgcom24. Entra all’ufficio centrale anche Claudia Vanni, esperta di esteri e conduttrice di Tgcom24. Dietro le quinte, Fabrizio Filippone lascia il sito di Tgcom24 per coordinare la regia di Studio Aperto. Giuliana Grimaldi passa alla gestione web. Cambi anche a Diario del giorno, la striscia pomeridiana del Tg4: esce Eliano Rossi, che entra tra i coordinatori della redazione esteri di Tgcom24.
L’IA distingue opinioni e notizie al Los Angeles Times

Il Los Angeles Times ha introdotto un innovativo strumento basato sull’intelligenza artificiale, denominato Insights, per valutare il tono politico degli articoli di opinione e fornire ai lettori una panoramica di punti di vista alternativi. Questa iniziativa si inserisce nella visione del proprietario Patrick Soon-Shiong, che intende rendere il giornale più equo ed equilibrato, limitando la predominanza di una sola narrativa nelle opinioni pubblicate. Il sistema Insights assegna un’etichetta politica agli articoli di opinione, collocandoli lungo uno spettro che va da sinistra a destra. Ad esempio, un pezzo sull’uso dell’intelligenza artificiale nei documentari è stato classificato come centro-sinistra, mentre un articolo critico nei confronti degli influencer Andrew e Tristan Tate è stato etichettato come di destra. Inoltre, ogni articolo viene accompagnato da un elenco di punti di vista alternativi, generati da algoritmi, per offrire ai lettori una maggiore pluralità di opinioni. Il nuovo approccio ha suscitato reazioni contrastanti all’interno della redazione. La decisione di Soon-Shiong di impedire l’endorsement a Kamala Harris durante la campagna elettorale ha già provocato la dimissione di figure di spicco della sezione opinioni, tra cui Mariel Garza e il premio Pulitzer Robert Greene. Il sindacato dei giornalisti ha espresso forti preoccupazioni, sottolineando che l’uso dell’intelligenza artificiale per analizzare articoli d’opinione potrebbe compromettere la fiducia nei media e che il giornale dovrebbe invece investire nelle risorse umane per migliorare la qualità del giornalismo. Parallelamente, il Washington Post, sotto la guida di Jeff Bezos, ha adottato una politica simile, stabilendo che la sezione opinioni dovrà pubblicare solo articoli che promuovano le libertà personali e i mercati liberi. Per distinguere con maggiore chiarezza le notizie dalle opinioni, il Los Angeles Times ha introdotto anche l’etichetta Voices, che identificherà tutti i contenuti con un punto di vista soggettivo. Questo nuovo approccio mira a fornire ai lettori una maggiore trasparenza nella distinzione tra fatti e commenti, evitando confusione tra reportage e articoli di opinione. Tuttavia, l’uso dell’intelligenza artificiale per classificare e contestualizzare le opinioni solleva interrogativi sulla sua affidabilità. Il Los Angeles Times stesso ha riconosciuto che gli algoritmi potrebbero produrre risultati imperfetti o incompleti, invitando i lettori a segnalare eventuali errori. Inoltre, la valutazione politica degli articoli sarà effettuata in collaborazione con Particle.News, una startup fondata nel 2024 da ex ingegneri di Twitter, il che sottolinea il crescente ruolo della tecnologia nell’influenzare il giornalismo. (In copertina, Patrick Soon-Shiong)
La riforma di Bezos costa al Washington Post 75.000 lettori

Il Washington Post sta affrontando una crisi senza precedenti dopo l’annuncio di Jeff Bezos sulla riforma radicale della sezione delle opinioni del giornale. La decisione ha portato a una fuga di oltre 75.000 abbonati digitali, scatenando forti proteste interne ed esterne. Il cambiamento imposto dal fondatore di Amazon mira a orientare la linea editoriale verso una visione più libertaria, limitando la pubblicazione di opinioni contrastanti. Questo ha portato alle dimissioni immediate dell’editor di opinione David Shipley, che aveva tentato invano di fermare la riforma. Anche figure di spicco del giornale, come David Maraniss e l’ex direttore esecutivo Marty Baron, hanno condannato la decisione, definendola un pericoloso passo indietro per il giornalismo indipendente. L’ondata di cancellazioni di abbonamenti rappresenta il culmine di un malcontento iniziato mesi fa. Già a ottobre, Bezos aveva bloccato un endorsement del Washington Post per la candidata democratica Kamala Harris, provocando la cancellazione di oltre 300.000 abbonamenti. Secondo un dirigente del giornale, il Post ha cercato di sostituire questi lettori con offerte scontate, aumentando la tiratura di 400.000 copie. Tuttavia, il saldo netto delle perdite rimane significativo, con centinaia di migliaia di abbonati in meno rispetto a prima delle elezioni presidenziali. Durante la presidenza di Donald Trump, sotto la direzione di Marty Baron, il Washington Post si era distinto per un giornalismo incisivo e critico nei confronti dell’ex presidente, adottando il motto “La democrazia muore nell’oscurità”. Nel 2020, la pagina editoriale aveva pubblicato un articolo in cui avvertiva che “un secondo mandato di Trump potrebbe danneggiare l’esperimento democratico oltre ogni recupero”. Il nuovo orientamento imposto da Bezos segna quindi una netta rottura con questa tradizione. Nel suo memorandum pubblico, Bezos ha dichiarato che la sezione delle opinioni sarà riorientata a sostegno delle “libertà personali e del libero mercato”, escludendo punti di vista contrari. La decisione ha destato preoccupazione anche all’interno della redazione del Post. Il direttore esecutivo Matt Murray ha rassicurato i giornalisti che la copertura delle notizie non sarà influenzata dalla nuova linea editoriale. Tuttavia, il clima di sfiducia cresce. All’inizio di gennaio, Ann Telnaes, storica vignettista vincitrice del premio Pulitzer, ha lasciato il giornale dopo che una sua illustrazione satirica su Bezos e altri miliardari inginocchiati davanti a Trump era stata censurata. La sua uscita ha innescato un’ulteriore ondata di cancellazioni. Parallelamente, il legame tra Bezos e Trump si è rafforzato. L’ex presidente ha confermato di aver cenato con Bezos poco dopo il suo annuncio. Inoltre, il fondatore di Amazon ha donato 1 milione di dollari al fondo per l’insediamento di Trump, suscitando interrogativi sui suoi reali intenti. Bezos ha difeso le sue scelte dichiarando che il pubblico considera i media “di parte” e che la sua riforma punta a rafforzare la credibilità del giornale. Tuttavia, il suo coinvolgimento in contratti governativi multimiliardari con Amazon e Blue Origin solleva dubbi sull’indipendenza editoriale della testata. I concorrenti del Washington Post hanno colto l’opportunità per rafforzare la loro posizione. The Guardian ha lanciato una campagna di raccolta fondi enfatizzando la propria indipendenza dai miliardari, mentre la curatrice delle opinioni del New York Times, Kathleen Kingsbury, ha sottolineato l’importanza di un giornalismo libero e autorevole. Nel frattempo, all’interno del Post cresce il timore che l’influenza di Bezos possa compromettere l’integrità della testata, spingendo ulteriori lettori e giornalisti a prendere le distanze.
Reuters, AP e Bloomberg contestano la rotazione dei media dalla Casa Bianca

La decisione della Casa Bianca di implementare una nuova policy sulla selezione dei giornalisti e delle testate che seguiranno il presidente Donald Trump ha sollevato una notevole preoccupazione nel panorama mediatico. La novità riguarda l’introduzione di una rotazione tra i giornalisti accreditati, in modo che solo alcuni siano presenti in eventi cruciali, come le conferenze stampa o i viaggi ufficiali del presidente. Questo approccio non solo limita l’accesso ad alcuni organi di informazione, ma pone anche in discussione il ruolo della White House Correspondents’ Association (WHCA), che da sempre gestiva autonomamente la distribuzione dei press pool. In passato, solo alcune agenzie di stampa, come Reuters, Associated Press (AP) e Bloomberg, avevano diritto di presenza permanente, ma la decisione della Casa Bianca sta cambiando questo equilibrio. I direttori delle principali agenzie di stampa statunitensi, tra cui Reuters, AP e Bloomberg News, hanno immediatamente reagito con un comunicato congiunto in cui esprimono preoccupazione per l’orientamento di questa nuova politica. Sottolineano che il loro lavoro mira a garantire che informazioni accurate, eque e tempestive vengano diffuse a un pubblico ampio e diversificato, coprendo tutti gli orientamenti politici, sia negli Stati Uniti che a livello globale. Le loro agenzie rappresentano una fonte primaria di notizie per milioni di lettori, e il loro accesso al presidente è vitale per mantenere la libertà di stampa. Limitare l’accesso a questi media, avvertono, non solo minerebbe la democrazia, ma compromettere anche la diffusione di informazioni affidabili a comunità, imprese e mercati finanziari in tutto il mondo, che dipendono fortemente dai report delle agenzie. Un altro punto di controversia riguarda l’inclusione di nuovi media nell’accesso agli eventi ufficiali. L’amministrazione Trump ha deciso di aprire la porta a piattaforme digitali, servizi di streaming, bloggers e podcast, cercando di diversificare le voci e le fonti di informazione. Questo spostamento favorisce l’accesso a media emergenti, ma solleva dubbi sulla qualità e sull’affidabilità delle informazioni che questi nuovi attori potrebbero veicolare. La Casa Bianca ha già apportato modifiche alla disposizione della sala stampa, riservando posti a queste nuove entità, un passo che potrebbe compromettere l’integrità e la neutralità delle informazioni diffuse.
Jeff Bezos impone il libero mercato agli editoriali del Washington Post

Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post, ha annunciato un cambio di rotta nella linea editoriale del quotidiano, scatenando polemiche all’interno della redazione. Con una mail inviata allo staff, il miliardario ha dichiarato che la pagina degli editoriali sosterrà quotidianamente i principi delle libertà individuali e del libero mercato. Questa decisione ha portato alle dimissioni di David Shipley, responsabile della sezione, che ha preferito lasciare l’incarico piuttosto che adeguarsi al nuovo indirizzo imposto dall’editore. Bezos ha sottolineato che la nuova linea editoriale non impedirà di trattare altri argomenti, ma ha chiarito che punti di vista contrari a questi pilastri verranno lasciati ad altri organi di stampa. Ha inoltre ribadito la sua convinzione che la libertà economica sia una delle principali forze trainanti della prosperità americana, elogiandone gli effetti etici e pratici. La presa di posizione ha subito scatenato reazioni, tra cui il plauso di Elon Musk, che su X ha scritto: “Bravo Jeff Bezos!”. La decisione di Bezos arriva in un contesto di tensioni già esistenti tra la dirigenza del Washington Post e la redazione. Già in passato, la scelta di Will Lewis come CEO aveva generato malcontento, così come la decisione dell’editore di bloccare l’endorsement per Kamala Harris prima delle elezioni presidenziali. Questi eventi hanno causato l’uscita di diversi giornalisti e un calo negli abbonamenti, alimentando il dibattito su un’eccessiva interferenza nella gestione editoriale. Oltre 400 dipendenti hanno firmato una lettera di protesta, denunciando come le scelte aziendali stiano minando la credibilità dell’istituzione. Il passo indietro di David Shipley rappresenta l’ultimo capitolo di questa crisi interna, segnalando una frattura sempre più profonda tra l’editore e la redazione. Bezos, però, ha ribadito di rispettare la sua decisione, sostenendo di avergli chiesto di sposare al 100% il cambiamento o di lasciare l’incarico. (In foto, Jeff Bezos)
Elezioni OdG Lombardia: chi può votare e come farlo

Gli iscritti all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia sono chiamati a partecipare alle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, del Collegio dei revisori dei conti e dei consiglieri nazionali. Le operazioni di voto si svolgeranno secondo le disposizioni della legge 3 febbraio 1963 n. 69 e del Dpr 4 febbraio 1965 n. 115. Sono convocati i professionisti e i pubblicisti iscritti all’Albo per esprimere le proprie preferenze. Le votazioni si terranno in due modalità: telematica e in presenza. La prima convocazione è fissata per mercoledì 12 marzo e giovedì 13 marzo 2025 (voto telematico, ore 10:00-20:00) e domenica 16 marzo 2025 (voto in presenza, ore 10:00-18:00) presso la sede dell’Ordine in via Antonio da Recanate 1, Milano. Se non si raggiunge il quorum, la seconda convocazione avrà luogo il 19 e 20 marzo 2025 per il voto telematico e il 23 marzo 2025 per il voto in presenza presso The Westin Palace Hotel in Piazza della Repubblica 20, Milano. Gli iscritti dovranno eleggere 6 professionisti e 3 pubblicisti per il Consiglio regionale, 2 professionisti e 1 pubblicista per il Collegio dei revisori dei conti e 8 professionisti e 1 pubblicista per il Consiglio nazionale. Il voto in presenza avverrà su schede cartacee ritirabili al seggio, mentre per il voto telematico sarà necessario seguire le istruzioni fornite. I professionisti possono votare solo per i professionisti e i pubblicisti solo per i pubblicisti. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, si procederà con un ballottaggio nelle giornate di 2 e 3 aprile 2025 (telematico) e 6 aprile 2025 (in presenza) presso The Westin Palace Hotel. Le operazioni di scrutinio saranno pubbliche. Per essere eleggibili, i candidati devono essere iscritti all’Albo da almeno 5 anni. Gli elettori devono essere in regola con il pagamento delle quote annuali e possedere una PEC registrata presso l’Ordine. Chi non è in regola potrà sanare la propria posizione prima del voto. L’identità degli elettori sarà verificata mediante tessera professionale, documento di identità o riconoscimento da parte di un componente del seggio. Per il voto telematico, accessibile tramite SPID o CIE, l’elettore dovrà confermare la propria identità e seguire la procedura guidata. Il sistema consentirà di digitare le prime lettere del nominativo desiderato, selezionare i candidati e scaricare la ricevuta di voto. Chi vota online non potrà esprimere il proprio voto in presenza. Aggiornamenti e istruzioni dettagliate saranno disponibili nella sezione “Speciale elezioni 2025” del sito ufficiale www.odg.it.
Corriere Milano: ora su WhatsApp, Instagram e newsletter

Il Corriere Milano rinnova la sua presenza nel mondo digitale con tre nuovi strumenti pensati per coinvolgere sempre di più i lettori. Da oggi, una newsletter mattutina, un numero WhatsApp dedicato alle segnalazioni e una pagina Instagram aggiornata saranno i canali attraverso cui informare e farsi informare in tempo reale. WhatsApp è ormai il mezzo di comunicazione più usato, superando le telefonate e i messaggi tradizionali. Per questo motivo, il Corriere Milano ha attivato un numero dedicato: (+39) 335/7314467. Qui si potranno inviare foto, video e testi brevi per segnalare notizie urgenti direttamente alla redazione. Questo canale, però, non sarà uno spazio di conversazione: nessun gruppo, nessuna risposta diretta, ma un modo rapido per dare voce ai cittadini e trasformarli in vere e proprie sentinelle del territorio. La redazione, a sua volta, potrà richiedere materiali ai lettori per approfondire le notizie più rilevanti. Un altro grande cambiamento riguarda la newsletter, che cambia nome e orario di spedizione. Prima conosciuta come “Le Cinque Giornate di Milano”, ora si chiamerà Incoeu (“oggi” in dialetto milanese) e arriverà nella casella di posta alle 7:30 del mattino. Questo cambiamento ha un obiettivo preciso: offrire un punto di riferimento quotidiano per iniziare la giornata informati. Ogni edizione conterrà il fatto del giorno, le notizie principali, il meteo, e, grazie alla collaborazione con ViviMilano, un consiglio gastronomico del critico Valerio M. Visintin. Il sabato e la domenica la newsletter assumerà un taglio diverso, con contenuti più approfonditi per chi ha più tempo da dedicare alla lettura. L’iscrizione è gratuita e si può effettuare su www.corriere.it/newsletter o tramite QR code. Infine, il Corriere Milano sbarca su Instagram con l’account @corrieremilano.
Il Washington Post rifiuta un annuncio anti-Musk

Il Washington Post si trova nuovamente al centro dell’attenzione per una scelta editoriale controversa: il rifiuto di pubblicare un’inserzione pubblicitaria dell’associazione apartitica Common Cause, che esortava il presidente Donald Trump a licenziare Elon Musk. L’inserzione, dal costo di 115.000 dollari, avrebbe dovuto occupare due pagine di alcune edizioni del quotidiano, incluse quelle destinate alla Casa Bianca, al Pentagono e al Congresso. Con la provocatoria domanda “Chi governa il paese: Donald Trump o Elon Musk?“, l’annuncio era accompagnato da un’immagine del miliardario sorridente e una foto della Casa Bianca inclinata, sostenendo che Musk avesse creato caos e confusione e invitando i cittadini a fare pressione sulla politica per chiederne il licenziamento. La decisione del quotidiano, di proprietà di Jeff Bezos, di respingere l’inserzione ha sollevato una serie di interrogativi e polemiche. Common Cause ha denunciato pubblicamente l’accaduto, sottolineando come il Washington Post, il cui slogan recita “La democrazia muore nell’oscurità“, non abbia fornito alcuna spiegazione sul motivo della cancellazione. L’associazione ha lasciato intendere che la decisione potrebbe essere stata influenzata da pressioni politiche o economiche, insinuando che Bezos fosse più preoccupato di evitare una reazione negativa della Casa Bianca piuttosto che rispettare il dovere giornalistico del quotidiano. Il rifiuto dell’annuncio ha suscitato polemiche, soprattutto considerando che il Washington Post ha in passato accettato inserzioni pro-Trump. La vicenda ha riacceso il dibattito sulla libertà di stampa e sull’influenza economica sulle decisioni editoriali. Common Cause ha denunciato il declino delle istituzioni mediatiche, accusandole di privilegiare profitto e convenienza politica a scapito della responsabilità verso i cittadini. L’associazione ha inoltre dichiarato di voler contrastare il crescente potere di Musk, opponendosi all’influenza di miliardari come lui e Bezos sul dibattito pubblico e sulle decisioni politiche. (In copertina, Elon Musk insieme al figlio X nello Studio Ovale della Casa Bianca)
Nasce 24Ore Salute, con focus su ricerca e sanità

Il Gruppo 24 ORE amplia la propria offerta editoriale con il lancio di 24Ore Salute, una piattaforma multimediale e crossmediale dedicata ai temi della salute, della medicina, della ricerca e dell’innovazione. Questo progetto nasce per offrire un punto di riferimento autorevole, aggregando in un unico hub i contenuti prodotti da Il Sole 24 Ore, Radiocor, Radio 24, 24Ore Podcast, Lab24 e 24 ORE Eventi. Il cuore dell’iniziativa è il nuovo sito 24oresalute.com, pensato per raccogliere e valorizzare le informazioni più rilevanti del settore. La piattaforma si distingue per una copertura informativa ampia e per la capacità di dialogare con diverse community di riferimento. Grazie a un’interfaccia modulare, il sito offre contenuti sempre aggiornati su sanità, medicina, innovazione, territori, imprese e startup. Il progetto si basa su tre pilastri fondamentali: multimedialità, profondità e completezza informativa. Il Gruppo 24 ORE conferma così il proprio impegno nel fornire notizie accurate e approfondite, spaziando dalle novità scientifiche ai temi normativi e alle attività delle imprese del settore. Tra i contenuti principali troviamo le pagine settimanali Salute24 su Il Sole 24 Ore, gli approfondimenti di Sanità24 a cura di Radiocor, i programmi di Radio 24 come Obiettivo Salute e una serie di podcast tematici. A queste produzioni si aggiungono eventi di rilievo come l’Healthcare Summit. Uno degli elementi distintivi di 24Ore Salute è la capacità di integrare contenuti audio e video, con la creazione di nuove videorubriche settimanali come Salute24. La piattaforma offrirà anche un’area dedicata all’analisi dei dati, sviluppata da Lab24, con l’obiettivo di realizzare un Osservatorio Salute, utile per monitorare trend e statistiche del settore sanitario. L’iniziativa è in continua evoluzione e prevede già lo sviluppo di nuovi servizi, tra cui la declinazione scientifica del marchio “L’Esperto Risponde”, un progetto che coinvolgerà professionisti del settore per supportare il pubblico con pillole audio-video e video chat live. Inoltre, verranno organizzati eventi di approfondimento e pubblicati nuovi libri a tema. Un ulteriore passo sarà la costituzione di un comitato scientifico multidisciplinare, incaricato di definire un manifesto programmatico per la salute informata, promuovendo un uso responsabile delle informazioni medico-scientifiche. Il target di 24Ore Salute è ampio: da un lato i cittadini, che potranno accedere a contenuti affidabili per diventare pazienti informati, dall’altro gli stakeholder e la business community, che troveranno un contesto autorevole per approfondire l’evoluzione del sistema sanitario e della ricerca scientifica. Tra i principali destinatari figurano aziende, istituzioni, associazioni, fondazioni del terzo settore, professionisti e enti ospedalieri. Il lancio ufficiale della piattaforma è avvenuto l’11 febbraio, in occasione della Giornata Internazionale del Malato, con un’intervista esclusiva al Ministro della Salute Orazio Schillaci, il quale ha sottolineato l’importanza di un’informazione seria e accessibile per il cittadino, soprattutto in materia di prevenzione. Fabio Tamburini, Direttore de Il Sole 24 Ore, ha evidenziato come 24Ore Salute rappresenti un presidio unico nel panorama informativo, contrastando la disinformazione nel settore medico. Federico Silvestri, Direttore Generale Media & Business del Gruppo 24 ORE, ha aggiunto che la piattaforma nasce con una visione di lungo termine e con l’ambizione di diventare un punto di riferimento per il settore.
L’Inpgi rinnova il logo con rosso pompeiano e blu

L’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza e assistenza della professione giornalistica, ha presentato il suo nuovo logo, caratterizzato da una palette cromatica che coniuga tradizione e modernità. Le tonalità scelte sono il rosso pompeiano e il blu, due colori che simboleggiano rispettivamente passione ed energia il primo, sicurezza e istituzionalità il secondo. Questa rinnovata identità visiva sottolinea il ruolo centrale dell’Inpgi nella tutela dei giornalisti autonomi, dei collaboratori e dei freelance, riaffermando la sua missione di supporto alla categoria. Il restyling del logo non è stato affidato a consulenze esterne, ma realizzato interamente grazie alle risorse interne dell’Istituto. La direzione del progetto è stata affidata a Mattia Motta, vicepresidente dell’Inpgi, incaricato dal presidente Roberto Ginex di supervisionare la comunicazione interna ed esterna dell’ente.