La Sicilia pubblica un cruciverba in dialetto isolano

Per la prima volta un cruciverba in siciliano sarà pubblicato su un quotidiano. L’edizione del primo maggio del giornale La Sicilia ospiterà le “palori ‘ncruciati”, una griglia di 240 caselle interamente realizzata nella lingua-dialetto dell’Isola, con l’obiettivo di valorizzare e diffondere il patrimonio lessicale siciliano tra lettori di ogni età, anche all’estero. L’iniziativa è nata da un’idea del giornalista Giuseppe Lazzaro Danzuso, con la collaborazione del condirettore Domenico Ciancio e il supporto del direttore Antonello Piraneo. Tra i partecipanti al progetto anche Gino Astorina, attore e autore teatrale, e il professore Salvo Menza dell’Università di Catania, noto per aver curato la recente traduzione in dialetto catanese di una storia a fumetti pubblicata su Topolino. Il cruciverba includerà parole, espressioni idiomatiche, nomi di luoghi, personaggi e fatti legati alla Sicilia, oltre a termini utilizzati dalle comunità di emigrati siciliani in diverse parti del mondo. Nei giorni dell’uscita, una quota di copie del giornale sarà destinata alle scuole che ne faranno richiesta, per favorire il coinvolgimento di dirigenti scolastici, docenti e studenti. L’operazione, spiegano i promotori, è aperta anche a contributi esterni e collaborazioni future.
80 anni di GdB, edizione speciale in omaggio ai lettori

Il Giornale di Brescia celebra oggi l’ottantesimo anniversario della sua fondazione distribuendo gratuitamente l’edizione del giorno in edicola e in formato digitale. I lettori potranno ritirare la copia cartacea senza bisogno di buoni, mentre chi preferisce la versione online potrà scaricarla in pdf dal sito o dall’app previa registrazione gratuita alla piattaforma GdB+. Il 26 aprile 1945 Brescia fu liberata dal nazifascismo, mentre in provincia si combatteva ancora. Al Broletto, sede della prima redazione, ripartirono subito le rotative per tornare a informare i cittadini. Il 27 aprile uscì il primo numero del Giornale di Brescia, nato come organo del Comitato di Liberazione Nazionale. Il quotidiano annunciava in prima pagina la liberazione della città con il titolo “Brescia è libera”. Il giornale rappresentò il ritorno a un’informazione libera, dopo vent’anni di dittatura e Repubblica Sociale Italiana. Dal 30 dicembre 1948 il nome cambiò, eliminando l’articolo “Il”. Per l’occasione, oltre agli aggiornamenti quotidiani di cronaca, sport, economia, cultura e politica, l’edizione conterrà pagine speciali dedicate agli ottant’anni di storia del giornale. La copia digitale sarà disponibile per tutti gli iscritti a GdB+, mentre i nuovi utenti potranno registrarsi direttamente tramite il portale o utilizzando il QR code pubblicato sul quotidiano. (In foto, la sede del giornale in via Solferino 22 a Brescia)
Anche Biesse, rivista di storia bresciana, celebra gli 80 anni del Giornale di Brescia

Il Giornale di Brescia compie ottant’anni e il nuovo numero di Biesse, rivista trimestrale edita da Fondazione Negri, ne ripercorre la storia. Il fascicolo sarà in edicola da giovedì 24 aprile, in abbinamento al quotidiano, al prezzo di 8 euro oltre il costo del giornale. La redazione del Giornale di Brescia aprì il 25 aprile 1945, giorno della Liberazione, e il primo numero uscì il 27 aprile. Nato come “Organo del Comitato Nazionale di Liberazione”, il giornale titolò in apertura: “Brescia è libera”. Alla direzione venne chiamato Leonzio Foresti, affiancato da redattori in rappresentanza delle varie forze politiche. Nel numero di Biesse, l’editore Mauro Negri e il direttore Marcello Zane scrivono: “Biesse racchiude pure in questo numero la storia del giornale che da ottant’anni accompagna le letture del mattino, degli affari e del tempo libero”. L’edizione dedica ampio spazio anche alle fotografie storiche dell’Archivio Negri, con approfondimenti sul Teatro Grande, sulla Mille Miglia del 1940 corsa in circuito, sul ristorante Principe in piazza Vittoria, sull’ospedale militare di San Gaetano e sul monumento a Garibaldi a Monte Suello. Il percorso editoriale del Giornale di Brescia si evolve a partire dal 1947, quando il CdA rinnova l’impegno a “favorire il progresso civile, culturale ed economico, ispirandosi ai valori cristiani della comunità”. Negli anni successivi il quotidiano viene rilevato da Editoriale Bresciana, con il sostegno di Banca San Paolo e Credito Agrario; dal 1949 il controllo passa alle fondazioni Tovini e Folonari. Alla guida del giornale si succedono Mino Pezzi, Alberto Vigna, Vincenzo Cecchini, Ugo Martegani, Giambattista Lanzani, Giacomo Scanzi e l’attuale direttrice Nunzia Vallini. Entrano a far parte del gruppo anche le emittenti Teletutto, Radio Bresciasette e Radio Classica Bresciana, oltre alla divisione commerciale Numerica e al centro stampa di Erbusco. Tra gli eventi salienti ricordati, la Strage di Piazza Loggia del 28 maggio 1974, occasione in cui furono pubblicate tre edizioni straordinarie. L’evoluzione tecnologica ha poi portato il giornale ad affiancare l’edizione cartacea con un sito web e pagine social. Zane scrive: “Una disposizione dialogica, nonché un’attitudine a misurarsi con un’opinione pubblica dagli umori spesso contraddittori che il quotidiano tende a incanalare in un alveo valoriale di riferimento democratico”. (In copertina: le linotype e i banconi con i caratteri mobili nella prima sede in Broletto. Credits: © www.giornaledibrescia.it)
Speciale Porta a Porta: solo voci maschili in studio a parlare della morte di Papa Francesco

Nello speciale di “Porta a Porta” andato in onda su Rai Uno il 21 aprile 2025, subito dopo il Tg1, si è discusso della morte di Papa Francesco. A intervenire, nello studio di Bruno Vespa, sono stati esclusivamente uomini, tutti di età avanzata. Vespa ha commentato in apertura: “Qui siamo tutti uomini, ma nel pubblico ci sono le suore”. Durante la trasmissione, durata oltre tre ore, nessuna donna è stata invitata a sedersi sulle poltroncine riservate agli esperti, nonostante il pontificato di Papa Francesco sia stato segnato da un forte impegno per il maggiore coinvolgimento delle donne nella vita della Chiesa. Il Pontefice aveva più volte sottolineato l’importanza della componente femminile, introducendo novità come la partecipazione delle donne ai Sinodi e affidando loro incarichi tradizionalmente riservati a vescovi o arcivescovi, come nel caso di suor Raffaella Petrini e suor Simona Brambilla. In studio erano presenti, tra gli altri, Massimo Franco del Corriere della Sera, don Vincenzo Paglia, Antonio Spadaro, padre Enzo Fortunato e Gennaro Sangiuliano, mentre dal pubblico hanno preso parola occasionalmente alcune suore. Il consigliere di amministrazione Rai Roberto Natale, in una nota riportata dall’Ansa il 22 aprile, ha sottolineato che la totale assenza di donne tra gli ospiti ha contraddetto l’impegno dell’emittente nella promozione della parità di genere, portato avanti anche attraverso le campagne No Women No Panel e 50/50. Natale ha evidenziato che l’immagine dello studio tutto al maschile, circolata sui social, rischia di danneggiare anni di lavoro sulla rappresentanza equilibrata. La redazione di Porta a Porta ha replicato precisando che erano state invitate due donne: la vaticanista Elisabetta Piquet, impossibilitata per motivi lavorativi, e la conduttrice Lorena Bianchetti, assente per ragioni familiari. Il programma ha aggiunto che trovare donne con una riconosciuta autorevolezza nel campo è difficile e ha ricordato il rifiuto, in passato, della vaticanista Franca Giansoldati a partecipare. Infine, la redazione ha sottolineato che la presenza delle suore di Maria Ausiliatrice, con l’intervento di suor Ausilia, e il collegamento con Monica Maggioni hanno comunque garantito una rappresentanza femminile.
Washington Post porta le sue notizie su ChatGPT

Il Washington Post ha annunciato una partnership strategica con OpenAI per rendere le proprie notizie di alta qualità più accessibili attraverso ChatGPT. L’accordo, reso pubblico il 22 aprile 2025, prevede che ChatGPT mostri riassunti, citazioni e link agli articoli originali del Post in risposta a domande pertinenti degli utenti. La collaborazione nasce con l’obiettivo di facilitare l’accesso a informazioni affidabili e concrete, soprattutto in ambiti complessi o in rapida evoluzione, come politica, affari globali, economia e tecnologia. Attraverso questa integrazione, ChatGPT fornirà una attribuzione chiara e link diretti agli articoli, offrendo agli utenti la possibilità di approfondire e contestualizzare le notizie. Peter Elkins-Williams, responsabile delle partnership globali del Washington Post, ha spiegato che il progetto nasce dalla volontà di raggiungere il pubblico “ovunque si trovi”, garantendo l’accesso ai contenuti “dove, come e quando il pubblico lo desidera”. Varun Shetty, responsabile delle partnership media di OpenAI, ha sottolineato che oltre 500 milioni di persone usano ChatGPT ogni settimana e che la collaborazione con testate come il Post punta a offrire informazioni tempestive e affidabili. La partnership si inserisce in un piano più ampio di OpenAI, che ha stretto accordi simili con oltre 20 editori e reso disponibili contenuti di oltre 160 testate in più di 20 lingue. Il Washington Post aveva già intrapreso iniziative nell’ambito dell’intelligenza artificiale, come gli strumenti Ask The Post AI, Climate Answers e Haystacker, sviluppati per migliorare l’accessibilità e l’efficacia della copertura giornalistica. L’azienda mantiene la propria indipendenza dagli LLM esterni, adottando e sviluppando soluzioni interne di IA sia per l’attività redazionale sia per l’esperienza utente.
La Casa Bianca rivede il pool stampa dopo il reintegro dell’Associated Press

L’amministrazione Trump ha revocato ai giornalisti l’accesso quotidiano garantito al presidente, segnando una svolta nelle relazioni tra Casa Bianca e media. La decisione è arrivata dopo che un giudice federale ha ordinato il reintegro dell’Associated Press nel pool stampa, da cui era stata esclusa per aver rifiutato di adottare il termine “Golfo d’America”, la nuova denominazione ufficiale dell’ex Golfo del Messico imposta da Trump a gennaio. Il giudice distrettuale Trevor McFadden ha stabilito che l’AP non poteva essere trattata in modo differente rispetto ad altre agenzie, una clausola che la Casa Bianca ha usato come base per ristrutturare completamente il sistema di accesso alla stampa presidenziale. Da ora, il pool sarà suddiviso in due gruppi distinti: uno per le testate cartacee e uno per quelle via cavo, entrambi ammessi a rotazione agli incontri con il presidente. La modifica interrompe una pratica consolidata da decenni, in cui agenzie come AP, Reuters e Bloomberg avevano accesso regolare a spazi ristretti come lo Studio Ovale. Il nuovo sistema prevede l’ampliamento della rotazione per la stampa cartacea da 31 a 34 posti, con l’aggiunta di un secondo rappresentante per questa categoria. Il risultato potrebbe essere un aumento degli eventi accessibili ai quotidiani, ma una diminuzione significativa per le agenzie, nel caso in cui la Casa Bianca limiti la rotazione ai membri già presenti. Le modifiche seguono settimane di tensione tra l’AP e l’amministrazione. Il 25 febbraio, la portavoce Karoline Leavitt aveva annunciato che la Casa Bianca avrebbe assunto il controllo diretto della composizione del pool, ponendo fine al ruolo della White House Correspondents’ Association (WHCA) in questa funzione. La WHCA mantiene ancora il controllo su 49 posti nella sala stampa, ma ha denunciato la nuova politica come una forma di ritorsione contro la stampa critica. “Il governo non dovrebbe controllare i media che lo coprono”, ha dichiarato il presidente della WHCA Eugene Daniels, sottolineando che la discrezionalità quotidiana nella selezione del pool rischia di trasformarsi in una discriminazione sistematica. Le preoccupazioni si concentrano sulla mancanza di trasparenza e sulla possibilità di escludere testate sgradite, nonostante le garanzie richieste dal tribunale. Dalla fine di febbraio, la Casa Bianca ha ammesso un solo giornalista al giorno agli eventi presidenziali, e agenzie come Reuters e Bloomberg hanno sospeso le trasmissioni. Il nuovo assetto include anche un posto fisso per i “nuovi media” – una categoria che comprende siti digitali, opinionisti conservatori e influencer – e una seconda rotazione televisiva, che integra i tradizionali canali dell’informazione con reti emergenti di orientamento conservatore. Nel pool giornaliero sono stati confermati anche un reporter radiofonico e quattro fotografi, mentre Leavitt ha annunciato il ripristino di circa 400 permessi stampa precedentemente revocati durante l’amministrazione Biden. Non tutti, però, hanno riottenuto l’accesso. Tra gli esclusi, Simon Ateba di Today News Africa, già noto per le sue interruzioni durante i briefing, non ha più ricevuto l’accredito per “motivi di sicurezza”, secondo i Servizi Segreti. La questione dell’accesso stampa alla Casa Bianca è oggetto di scontro da anni, sia sotto amministrazioni democratiche che repubblicane. Nel 2013, la Casa Bianca di Obama era finita nel mirino dei fotografi dopo aver limitato l’accesso a eventi chiave. Più recentemente, l’amministrazione Biden ha introdotto criteri restrittivi per l’ammissione dei giornalisti, escludendo in alcuni casi testate storiche.
Tg2 Post cambia volto: arriva Monica Giandotti (dal Tg3)

Monica Giandotti sarà da lunedì 14 aprile il nuovo volto di Tg2 Post, il programma di approfondimento in onda su Rai2 alle 21. Prende il posto di Manuela Moreno, che è passata alla direzione Approfondimenti, dove conduce una rubrica nel nuovo programma di Peter Gomez nell’access prime time di Rai3, “Un alieno in patria”. Come anticipato da LaPresse, infatti, Monica Giandotti è stata assegnata alla redazione Esteri del Tg2 e condurrà tutti gli appuntamenti del Tg2 Post dal lunedì al venerdì alle 21 al termine dell’edizione delle 20:30 del TG2 della sera. La giornalista, già alla guida di Linea Notte su Rai3, si prepara quindi a debuttare in una delle fasce più competitive dell’informazione televisiva, con l’obiettivo di rilanciare il programma che, negli ultimi mesi, ha registrato uno share intorno al 2%. “Sono molto contenta, affronto questa sfida con grande spirito di servizio nei confronti della Rai che mi ha proposto questo incarico”, ha dichiarato all’Adnkronos. Il format resterà invariato: “È quello dato da Manuela Moreno e dalla redazione del Tg2, non cambia e resterà quello che gli spettatori conoscono. Io porterò me stessa, non sarò diversa da quello che sono”. La trasmissione manterrà i suoi contenuti principali, spaziando tra politica, economia, cronaca, attualità e questioni sociali, con l’obiettivo di garantire “grande rigore per le notizie” e “attenzione alla qualità delle opinioni e dei protagonisti della vita pubblica”. Tra i primi ospiti della nuova edizione ci saranno Antonio Polito ed Emma Marcegaglia, mentre tra le novità è atteso il ritorno di Alessandro Poggi, che curerà le copertine. Giandotti ha espresso anche il desiderio di ospitare personalità internazionali, in particolare legate a temi di politica estera e affari europei. Sul piano personale, la conduttrice ha escluso la possibilità di invitare in trasmissione il marito, Stefano Cappellini, vicedirettore di Repubblica, per evitare conflitti d’interesse. A proposito di alcuni presunti malumori per la sua nomina, Giandotti ha sottolineato: “La Rai mi ha offerto questa possibilità, è un’azienda che valorizza i suoi interni e io sono felice di poterlo riconoscere”. Dopo una lunga esperienza tra Unomattina, Agorà e il Tg3, Giandotti ha voluto ringraziare le redazioni che l’hanno accompagnata nel suo percorso, in particolare quella di Linea Notte. Infine, ha rivolto un ringraziamento anche alla redazione del Tg2, che “mi ha accolta con grande affetto e con generosità”.
La Casa Bianca deve riaprire l’accesso all’Associated Press, lo ordina il giudice federale

Un giudice federale ha ordinato alla Casa Bianca di ripristinare il pieno accesso dell’Associated Press agli eventi con il presidente Donald Trump, dopo che l’emittente era stata esclusa per non aver adottato il termine “Golfo d’America” al posto di “Golfo del Messico”, come richiesto dall’amministrazione. La sentenza, emessa martedì dal giudice Trevor N. McFadden del tribunale distrettuale federale del Distretto di Columbia, stabilisce che tale esclusione rappresenta una violazione del Primo Emendamento, che tutela la libertà di stampa. Secondo il tribunale, la Casa Bianca ha agito discriminando l’AP sulla base del suo punto di vista editoriale, impedendole di partecipare a eventi presidenziali riservati a un numero limitato di giornalisti, come le sessioni nello Studio Ovale o i viaggi a bordo dell’Air Force One. L’Associated Press aveva intentato una causa a febbraio, sostenendo che l’esclusione comprometteva la capacità dell’agenzia di svolgere il proprio lavoro e di fornire copertura in tempo reale su attività rilevanti del presidente. La Casa Bianca, da parte sua, ha motivato la decisione affermando di voler ridurre il numero di giornalisti presenti in alcuni eventi per fare spazio a testate digitali o più specializzate. Tuttavia, nelle motivazioni della sentenza, il giudice ha sottolineato che l’amministrazione ha ammesso pubblicamente che la scelta di escludere l’AP è stata influenzata dalla posizione dell’agenzia sul linguaggio utilizzato. Il giudice McFadden, nominato da Trump, ha affermato che il governo non può consentire l’accesso ad alcuni giornalisti e negarlo ad altri solo per divergenze di opinione. Ha respinto l’argomentazione secondo cui l’AP chiedeva un trattamento privilegiato, chiarendo che l’agenzia chiedeva soltanto parità di condizioni con le altre testate. La sentenza stabilisce che le regole di accesso devono essere applicate in modo equo e non possono essere usate come strumento per sanzionare il dissenso. Dopo aver emesso l’ordine, il giudice ha concesso all’amministrazione cinque giorni per presentare un ricorso d’urgenza, sospendendo temporaneamente l’efficacia della decisione fino a domenica. L’ingiunzione rimarrà in vigore fino alla conclusione del procedimento o a un’eventuale decisione di un tribunale superiore. Durante il contenzioso, i legali dell’Associated Press hanno denunciato che la gestione dei turni del press pool – il gruppo di giornalisti che segue il presidente – è stata sottratta alla White House Correspondents’ Association e centralizzata dalla Casa Bianca, con l’effetto di favorire voci conservatrici. Intanto, l’AP continua ad avere accesso alle conferenze stampa generali nella sala stampa della West Wing, ma resta esclusa dagli eventi più ristretti. La portavoce dell’agenzia, Lauren Easton, ha dichiarato che la sentenza riafferma il diritto della stampa e del pubblico a ricevere informazioni senza ritorsioni governative. La Casa Bianca non ha commentato direttamente la sentenza, ma ha ribadito l’intenzione di diversificare l’accesso alle fonti giornalistiche, senza però specificare se presenterà ricorso. (In foto, Donald Trump nello Studio Ovale. Doug Mills/Il New York Times)
New York Times prosegue la causa per violazione del copyright: OpenAI potrebbe pagare fino a 150mila dollari per articolo

La giudice federale Sidney Stein ha dato il via libera alla causa per violazione del copyright promossa dal New York Times contro OpenAI, creatrice di ChatGPT, e contro Microsoft. La decisione consente al quotidiano statunitense e ad altri gruppi editoriali, tra cui MediaNews Group e Tribune Publishing, di proseguire l’azione legale avviata nel dicembre 2023, che contesta l’uso non autorizzato di contenuti giornalistici per l’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale. OpenAI e Microsoft avevano chiesto l’archiviazione del procedimento, sostenendo che l’utilizzo rientrasse nell’ambito del cosiddetto “fair use”, ma il tribunale ha rigettato la richiesta. Al centro della causa vi è l’accusa di aver impiegato articoli senza consenso né compenso, permettendo a chatbot come ChatGPT di generare testi che riprendono o riassumono informazioni pubblicate, potenzialmente sostituendo le fonti originali nelle ricerche online. Secondo i querelanti, ciò mette a rischio la sostenibilità economica del settore editoriale, già in difficoltà in un mercato digitale dominato da piattaforme tecnologiche. La giudice Stein ha annunciato che emetterà una sentenza definitiva in tempi rapidi, mentre la causa si inserisce in una cornice più ampia che vede numerose testate agire contro OpenAI per difendere i propri diritti d’autore. Intanto, OpenAI ha modificato ChatGPT per evitare la riproduzione testuale diretta degli articoli, e ha avviato accordi di licenza con alcuni editori. Tra questi ci sono News Corp (editrice del Wall Street Journal), Condé Nast (proprietaria del New Yorker) e Dotdash Meredith, che ha dichiarato ricavi annui pari a 16 milioni di dollari derivanti dall’intesa. Il New York Times, invece, ha scelto la via legale e ha già sostenuto 10,8 milioni di dollari in spese processuali nel solo 2024. Secondo la normativa vigente, ogni violazione riconosciuta del copyright potrebbe costare fino a 150 mila dollari per articolo.
Philadelphia Inquirer chiude il Community and Engagement Desk. Metà dei licenziati sono persone di colore

Il Philadelphia Inquirer ha recentemente annunciato la chiusura del suo Community and Engagement Desk, una redazione istituita nel 2020 con l’obiettivo di migliorare la copertura delle comunità emarginate della città. Questa mossa fa parte di una serie di licenziamenti che hanno coinvolto otto membri dello staff editoriale, quattro dei quali persone di colore. Il Community and Engagement Desk è stato istituito nel 2020 con l’obiettivo di rafforzare la copertura giornalistica delle comunità tradizionalmente poco rappresentate dal Philadelphia Inquirer. Nato all’interno di un più ampio impegno verso la diversità e l’inclusione, il desk operava in modo autonomo rispetto alla redazione centrale, focalizzandosi su temi e storie riguardanti cittadini afroamericani, ispanici, LGBTQ+ e persone con disabilità. Il progetto intendeva colmare lacune storiche nella rappresentazione mediatica di questi gruppi. La composizione demografica di Philadelphia include circa il 40% di persone afroamericane e il 16% di origine ispanica. In questo contesto, l’iniziativa mirava a offrire una copertura più completa e sensibile delle istanze provenienti da segmenti sociali spesso trascurati. L’editrice e CEO Lisa Hughes ha informato lo staff della decisione tramite una nota inviata venerdì 21 marzo 2025, nella quale ha spiegato che l’azienda aveva identificato, già a gennaio, dieci posizioni da eliminare, di cui otto nella redazione. Tuttavia, non ha menzionato specificamente il Community and Engagement Desk. La chiusura del desk ha alimentato dubbi sull’effettivo impegno del Philadelphia Inquirer nei confronti delle politiche di diversità, equità e inclusione (DEI). Il sindacato NewsGuild of Greater Philadelphia ha parlato di una “perdita di fiducia” nella dirigenza, ricordando che il provvedimento segue un precedente taglio al personale avvenuto nel maggio 2023. Il Community and Engagement Desk era stato istituito nel contesto delle proteste legate al movimento Black Lives Matter e rappresentava una delle risposte del giornale alle richieste di una copertura più ampia e inclusiva. La sua soppressione avviene mentre, a livello nazionale, diverse organizzazioni giornalistiche stanno rivedendo le proprie strategie e strutture legate ai programmi DEI. La notizia ha attirato l’attenzione di osservatori del settore, in un momento in cui molte redazioni stanno modificando o riconsiderando il proprio approccio alla copertura delle comunità sottorappresentate. (Photo: William Thomas Cain/Getty Images)