Incoronata Boccia (Tg1) sotto i riflettori per dichiarazioni sull’aborto

Incoronata Boccia

La serata del 20 aprile è stata densa di tensioni e dibattiti accesi nel mondo della televisione italiana. Mentre il caso della presunta censura del monologo di Antonio Scurati dominava le conversazioni, un altro tema politicamente delicato ha preso la scena durante la trasmissione “Che sarà…” condotta da Serena Bortone su Rai 3: l’applicazione della legge 194 sull’aborto. Nel corso della puntata, la vicedirettrice del Tg1, Incoronata Boccia, è intervenuta su entrambi i fronti, offrendo osservazioni che hanno scatenato reazioni forti e dibattiti animati. Dopo aver discusso della controversia attorno al monologo di Scurati, Boccia ha affrontato il tema dell’aborto con dichiarazioni decise e controverse. Le sue parole hanno suscitato scalpore, soprattutto quando ha affermato: “Stiamo scambiando un delitto per diritto. Qua si ha paura di dire – persino la politica ce l’ha – che l’aborto è un omicidio“. Citando Madre Teresa di Calcutta, ha ribadito l’opinione che l’aborto sia equiparabile a un grave crimine, sottolineando l’importanza di affrontare il tema con coraggio e franchezza. L’intervento di Boccia ha lasciato lo studio in silenzio, con molti ospiti visibilmente sorpresi dalle sue parole. Tuttavia, il suo discorso ha anche suscitato reazioni contrastanti, con alcuni sostenitori della sua posizione e altri fortemente in disaccordo. Il dibattito sull’aborto, già di per sé complesso e delicato, si è ulteriormente infiammato con le dichiarazioni della vicedirettrice del Tg1. La sua presa di posizione, in linea con le convinzioni della Chiesa cattolica, ha evidenziato le profonde divisioni e le forti opinioni che caratterizzano questo tema nella società italiana. Mentre la polemica attorno alla presunta censura del monologo di Scurati continua a tenere banco, le dichiarazioni di Boccia sul tema dell’aborto promettono di alimentare ulteriormente il dibattito pubblico, sollevando interrogativi su quali siano i confini tra libertà di espressione e rispetto delle opinioni diverse. INCORONATA BOCCIA, UN PROFILO Incoronata Boccia, 42 anni, originaria di Abbasanta, in provincia di Oristano, è stata definita il nuovo volto del giornalismo di centrodestra. Da qualche mese ricopre il ruolo di vicedirettore del Tg1, ma la sua carriera è molto più articolata di quanto si possa pensare. Sposata con Ignazio Artizzu, giornalista e politico di Forza Italia, Boccia ha radici solide nel mondo del giornalismo e della politica. La sua formazione, che l’ha portata a laurearsi in Scienze della Comunicazione alla Sapienza di Roma a soli 21 anni, è stata seguita da esperienze professionali significative. Dopo aver lavorato al Tg5 di Enrico Mentana e a “La vita in Diretta” con Michele Cucuzza, è tornata in Sardegna per poi approdare a “Uno Mattina Weekly” su Rai1. Il suo ascendente nel mondo giornalistico è stato rafforzato dal suo mentore Angelo Mellone, ora direttore del DayTime Rai. Nonostante le sue posizioni politiche, Boccia rifiuta di essere etichettata come giornalista di destra. Afferma che la Rai è la casa di tutti gli italiani e che il suo impegno civico e politico non interferisce con la sua professionalità. Tuttavia, la sua carriera non è immune dalle critiche e dalle illazioni, soprattutto riguardo a presunte agevolazioni dovute al suo matrimonio con Artizzu o alle sue amicizie influenti. Attualmente, Boccia conduce il programma “100 anni di notizie” su Rai3, un viaggio attraverso un secolo di storia radiofonica e settant’anni di televisione. Il programma ha ricevuto elogi e ha contribuito a consolidare ulteriormente la reputazione professionale di Boccia.

Rai 3, cancellato monologo di Scurati

Antonio Scurati

La giornalista televisiva Serena Bortone ha sollevato un polverone di polemiche attraverso i suoi canali social, svelando un episodio che ha scosso il mondo dell’informazione e della cultura italiana. È stata la cancellazione “improvvisa e inspiegabile” del monologo dello stimato scrittore Antonio Scurati, in programma per la trasmissione Rai 3, “Che sarà“, prevista per sabato 20 aprile. Il tema centrale del monologo doveva essere la Liberazione dal nazifascismo, un argomento storico e culturale di estrema rilevanza per il tessuto sociale italiano. Tuttavia, sembra che non solo il tema, ma anche il tono critico di Scurati nei confronti del governo attuale abbia sollevato sospetti di censura. In particolare, il suo profilo critico nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sembra aver innescato una serie di reazioni che hanno portato alla decisione di annullare il suo intervento. La reazione di Meloni non si è fatta attendere, pubblicando l’intervento di Scurati sui suoi canali social, forse per dimostrare trasparenza o per distanziarsi da eventuali accuse di censura. La situazione è diventata ancor più intricata quando Bortone ha rivelato di non essere stata informata della cancellazione del contratto di Scurati fino all’ultimo momento e di non aver ricevuto spiegazioni soddisfacenti in merito. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sembra che la dirigenza Rai abbia richiesto a Scurati di partecipare alla trasmissione gratuitamente, in seguito alla valutazione del contenuto del suo monologo come troppo schierato, soprattutto in un momento politicamente delicato. Tuttavia, l’autore avrebbe rifiutato questa richiesta, portando così alla cancellazione del suo intervento. Le reazioni interne alla Rai non si sono fatte attendere: il direttore degli Approfondimenti Rai, Paolo Corsini, ha respinto categoricamente qualsiasi accusa di censura, sottolineando la libertà editoriale della rete pubblica. Tuttavia, Francesca Bria, consigliera di amministrazione, ha dichiarato che il contratto di Scurati è stato annullato per motivi editoriali, citando un presunto scambio di comunicazioni interne che avvalorerebbe questa tesi. IL TESTO DEL MONOLOGO La Repubblica ha pubblicato in versione integrale l’intervento dello scrittore che avrebbe dovuto leggere durante la trasmissione. Il testo ricorda il tragico assassinio di Giacomo Matteotti nel 1924, segretario del Partito Socialista Unitario, da parte di sicari fascisti, e le stragi nazifasciste del 1944, come quelle delle Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto, che hanno provocato la morte di migliaia di civili italiani. Si sottolinea come il fascismo sia stato costantemente caratterizzato dalla violenza politica omicida e stragista. Si esprime la preoccupazione che il gruppo dirigente post-fascista, nonostante le elezioni del 2022, abbia scelto di non ripudiare il passato neo-fascista, ma di tentare di riscrivere la storia. Si critica la Presidente del Consiglio per non aver mai pronunciato la parola “antifascismo” e per non aver riconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana. Si conclude sottolineando che finché la parola “antifascismo” non sarà pronunciata dai governanti, il fascismo continuerà a minacciare la democrazia italiana. LE REAZIONI La controversia legata alla presunta censura del monologo di Antonio Scurati ha scatenato una serie di reazioni sia dal mondo politico che da quello intellettuale. Nicola Lagioia (scrittore) esorta gli intellettuali a non tacere di fronte a presunte censure o intimidazioni, sottolineando l’importanza di alzare la voce in difesa della libertà di espressione. Francesco Verducci (membro della Commissione di Vigilanza Rai) condanna fermamente l’episodio definendolo una censura inaccettabile, chiedendo chiarimenti immediati sui motivi della cancellazione. Carlo Calenda (segretario di Azione) equipara l’accaduto a pratiche antidemocratiche proprie di regimi autoritari, sottolineando la gravità dell’episodio e chiedendo scuse e il ripristino immediato del monologo cancellato. Barbara Floridia (presidente della Vigilanza, Movimento 5 Stelle) esorta l’azienda pubblica a fornire spiegazioni dettagliate sulla decisione presa, evidenziando il rischio di compromettere la credibilità del servizio pubblico e la sua indipendenza. Giorgio Gori (sindaco di Bergamo) propone ai suoi colleghi sindaci di leggere il monologo di Scurati durante le celebrazioni del 25 aprile nelle rispettive città, come forma di protesta e di solidarietà nei confronti dello scrittore. Usigrai (sindacato dei lavoratori della Rai) denuncia l’assenza di chiarimenti sulla cancellazione del monologo dello scrittore in trasmissione, sottolineando che nemmeno la conduttrice del programma ha ottenuto spiegazioni. Questo episodio è visto come un ulteriore segnale di interferenze politiche nella Rai, dove sembra essere contrastata ogni espressione culturale sgradita al governo. Il sindacato ribadisce l’allarme sul controllo esercitato dai partiti sul servizio pubblico radiotelevisivo, sottolineando l’importanza di difenderlo come un bene di tutti i cittadini, indipendentemente da chi detiene il potere politico. Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) denuncia l’accaduto come un gesto grave e preoccupante, evidenziando una deriva autoritaria e una presunta strumentalizzazione politica della Rai. Andrea Salerno (direttore di La7) propone di diffondere il monologo di Scurati come atto di resistenza e di diffusione della libertà di espressione, dimostrando solidarietà nei confronti dello scrittore.  

Porta a Porta: assenza femminile nel dibattito sull’aborto

Porta a Porta

La trasmissione televisiva italiana “Porta a Porta” è finita al centro di una tempesta di critiche dopo la messa in onda di una puntata dedicata all’aborto, in cui tutti gli ospiti in studio erano uomini. La scelta dei partecipanti ha sollevato un’ondata di indignazione e ha portato ad accuse di mancanza di rappresentanza femminile e violazione dei principi di parità di genere. La puntata, condotta da Bruno Vespa, è stata caratterizzata dalla presenza di cinque uomini che hanno discusso di un argomento strettamente legato ai diritti delle donne. Questa configurazione ha suscitato polemiche immediate, con esponenti politici e osservatori che hanno espresso profonda preoccupazione riguardo alla mancanza di rappresentanza femminile in un dibattito così cruciale. I membri del Partito Democratico della Commissione di vigilanza Rai hanno immediatamente reagito, definendo l’incidente “gravissimo” e annunciando l’intenzione di portare la questione all’attenzione della Commissione stessa. Hanno sottolineato come la presenza esclusivamente maschile contravvenisse ai principi di parità di genere sanciti nel Contratto di Servizio Rai e avesse un impatto negativo sulla credibilità dell’azienda pubblica radiotelevisiva italiana. La presidente della Rai, Marinella Soldi, ha risposto alle critiche richiamando Vespa al ruolo fondamentale del servizio pubblico, soprattutto su questioni così sensibili e rilevanti per il corpo delle donne. Tuttavia, la replica della redazione di Porta a Porta ha sostenuto che le donne erano state invitate, ma erano risultate indisponibili, e ha sottolineato che l’aborto era solo uno degli otto temi trattati durante la trasmissione. Tuttavia, molte voci si sono levate per contestare questa spiegazione, definendola una mera giustificazione per una scelta che ha mancato di rispettare i principi di parità di genere e ha trascurato la prospettiva femminile su una questione così fondamentale. L’incidente ha sollevato domande più ampie sull’approccio della televisione pubblica italiana alla rappresentazione e alla partecipazione delle donne nei dibattiti e nelle discussioni pubbliche. La promessa precedente della Rai di garantire una rappresentazione paritaria nei talk e nei dibattiti pubblici è stata fortemente criticata per non essere stata mantenuta. La polemica evidenzia una crescente consapevolezza e sensibilità riguardo alla rappresentazione e alla partecipazione delle donne nei media, sottolineando l’importanza di una rappresentazione equa e inclusiva in contesti pubblici di discussione e dibattito.  

100 Minuti: la nuova frontiera dell’inchiesta televisiva su La7

100 minuti

Nella tumultuosa arena dei media italiani, una nuova stella brilla con promesse di rivelazioni audaci e indagini approfondite. È il debutto di “100 Minuti“, il programma di inchieste che ha preso d’assalto La7 nella serata di lunedì 8 aprile 2024. Un’iniziativa coraggiosa e ambiziosa, orchestrata dalla penna esperta di Corrado Formigli e Alberto Nerazzini, che promette di riportare in primo piano il genere del film inchiesta. La premessa è semplice quanto intrigante: “Due giornalisti e un film di inchiesta al centro di ogni puntata per svelare i lati oscuri del Paese“. Un invito a immergersi nelle pieghe più nascoste della società, guidati dalla saggezza investigativa di Formigli e Nerazzini. La prima puntata di “100 Minuti” si apre con un’inchiesta incisiva su Roma, città dal fascino millenario ma intrisa di oscurità e criminalità. Il fulcro è l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, storico capo ultras della Lazio. Un delitto che apre le porte a un universo di intrighi e connivenze, trasportando lo spettatore in un viaggio attraverso gli anfratti più torbidi della Capitale. Alberto Nerazzini, con la sua coppola inglese d’ordinanza e una determinazione incrollabile, guida lo spettatore attraverso un labirinto di segreti e rivelazioni. Utilizzando immagini inedite, intercettazioni e atti processuali, l’inchiesta si dipana rivelando quanto profondamente radicata sia la criminalità organizzata nel tessuto sociale, politico ed economico della città eterna. A supportare questa avvincente narrazione, si unisce il Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri, il cui contributo si rivela fondamentale nel gettare ulteriore luce su questa intricata rete di malaffare. Il format di “100 Minuti” è il frutto di un lavoro accurato e meticoloso, scritto da Formigli e Nerazzini con la consulenza creativa di Davide Savelli. La produzione, guidata da Giovanna Canosa, si avvale dell’esperienza e della competenza di Banijay Italia, mentre Francesco Del Gratta cura il coordinamento per La7. Il programma non si limita a esporre fatti e circostanze, ma si propone di sondare le ragioni profonde di ciò che accade. Un’impresa ardita, che richiede tempo, dedizione e, soprattutto, coraggio. In un panorama mediatico spesso dominato da superficialità e sensazionalismo, “100 Minuti” si pone come un faro di investigazione giornalistica, illuminando le zone d’ombra della società con lucidità e rigore. In un’epoca in cui il giornalismo d’inchiesta sembra perdere terreno, “100 Minuti” si erge come un baluardo della verità, una voce autorevole che si fa portavoce delle domande più urgenti e delle verità più scomode. Con il suo approccio incisivo e senza compromessi, il programma promette di svelare i segreti più celati e di mettere sotto i riflettori ciò che preferirebbe rimanere nell’ombra.

Baby Touché: scontro su “Dritto e Rovescio”. Del Debbio si scusa

Dritto e Rovescio

L’ultima puntata di “Dritto e Rovescio” su Rete 4 ha fatto scalpore per un confronto acceso che ha portato alla fuoriuscita del trapper Baby Touché dagli studi e alle scuse del conduttore Paolo Del Debbio. Il programma, già in cima agli ascolti con uno share che ha sfiorato il 12%, è stato il palcoscenico di un acceso confronto che ha messo in luce la tensione tra il giornalismo e la cultura hip-hop. L’episodio controverso è iniziato quando Baby Touché è stato invitato a discutere della presunta violenza nei testi delle sue canzoni. Tuttavia, la discussione è rapidamente degenerata quando il trapper ha iniziato a confrontarsi con il dj Ringo, riferendosi addirittura a Totò Riina. Il conduttore Del Debbio è intervenuto chiedendo delle scuse, ma la situazione è peggiorata quando il trapper ha mostrato un comportamento provocatorio, tanto da minacciare fisicamente uno degli operatori del programma. A questo punto, Del Debbio ha richiesto l’allontanamento immediato del giovane artista dagli studi. Dopo l’incidente, Paolo Del Debbio ha espresso pubblicamente le sue scuse ai telespettatori per aver invitato “personaggi di questo tipo” nel suo programma. Ha condannato l’arroganza e il comportamento “becero” del trapper, chiedendo scusa per l’errore commesso. Questo gesto ha evidenziato la gravità della situazione e la volontà del conduttore di prendere le distanze da comportamenti considerati inaccettabili. Il confronto tra Del Debbio e Baby Touché ha attirato l’attenzione del pubblico e ha generato una discussione riguardo al confine tra la libertà artistica e la responsabilità sociale. In un contesto mediatico sempre più sensibile alla violenza e alle provocazioni, episodi come questo sollevano importanti questioni riguardo alla gestione dei contenuti e alla responsabilità dei conduttori televisivi. Nonostante l’incidente, “Dritto e Rovescio” ha continuato a dominare gli ascolti, superando persino il concorrente “Porta a Porta” che aveva come ospite la premier Giorgia Meloni.

Tg1 di Chiocci sulla cresta dell’onda digitale

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Sotto la guida di Gian Marco Chiocci, il Tg1 abbraccia la rivoluzione digitale, adottando strategie mirate e contenuti coinvolgenti per catturare l’attenzione di un pubblico sempre più vasto sui social media. Durante il Festival di Sanremo, il profilo del telegiornale su TikTok ha registrato un notevole incremento di follower, superando quota 30.000, grazie a contenuti creativi e tempestivi. Su Instagram, i video celebrativi dedicati ai successi sportivi di Sinner hanno ottenuto ampi consensi, rafforzando il legame con il pubblico giovane. L’intervista esclusiva al presidente ucraino su Twitter ha suscitato un vivace interesse, generando oltre 3.000 interazioni e dimostrando l’efficacia della strategia del Tg1 nel proporre contenuti rilevanti e di qualità su diverse piattaforme. Inoltre, il recente debutto del telegiornale su Threads ha portato a una rapida crescita del seguace, con 198 post pubblicati e 21.000 follower guadagnati in soli due mesi. Questo impegno digitale ha catapultato il Tg1 al vertice delle classifiche di visualizzazioni video, superando rivali come il Tg2 e Tg La7, con un totale di 20,7 milioni di visualizzazioni, confermando il ruolo di leader nel panorama dell’informazione digitale.

RaiNews24 sotto accusa: il silenzio su Gratteri e la protesta del Cdr

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Nel panorama dell’informazione italiana, la trasparenza e l’obiettività sono pilastri fondamentali su cui si dovrebbe fondare ogni servizio pubblico. Tuttavia, sembra che il direttore di RaiNews24 abbia deciso di oscurare una notizia di rilevanza nazionale: le dichiarazioni del procuratore Nicola Gratteri sui test psicoattitudinali dei magistrati. Una scelta che solleva interrogativi sulla neutralità e sull’equità dell’informazione all’interno del servizio pubblico radiotelevisivo. Secondo quanto riportato dal Comitato di Redazione (Cdr) della testata all news della Rai, le dichiarazioni del procuratore Gratteri sono state ignorate dal notiziario RaiNews24, nonostante siano state ampiamente trattate da altri principali media nazionali. Tale omissione solleva dubbi sulla volontà di fornire una copertura equa e completa degli eventi, mettendo a rischio la fiducia degli spettatori nel servizio pubblico. Il Cdr di RaiNews ha sollevato la questione in una nota diffusa il 27 marzo 2024, sottolineando la gravità del comportamento del direttore e chiedendo rispetto per l’indipendenza editoriale e per il diritto dei giornalisti di svolgere il proprio lavoro senza influenze esterne. L’assemblea ha dichiarato lo stato di agitazione, manifestando la propria determinazione nel difendere l’integrità del servizio informativo pubblico. Le parole del procuratore Gratteri non sono passate inosservate, né sono prive di significato. Egli ha sollevato la questione dei test psicoattitudinali per i magistrati, sottolineando la necessità di estendere tali controlli anche a coloro che detengono ruoli di responsabilità nella pubblica amministrazione. Proposte che, sebbene dibattute, non possono essere ignorate nel contesto di un dibattito pubblico aperto e trasparente. L’opacità nell’informazione non è passata inosservata nemmeno al di fuori della Rai. Il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, ha espresso solidarietà al Cdr di RaiNews per la sua difesa della dignità giornalistica e del servizio pubblico radiotelevisivo.

Microfoni spenti: Radio Rai in sciopero

Radio Rai

Le giornaliste e i giornalisti del Giornale Radio Rai hanno incrociato i microfoni e le penne, dichiarando uno sciopero contro il progetto aziendale di smembrare la redazione, staccando lo sport da Radio Rai per unirlo a Rai Sport e Gr Parlamento a Rai Parlamento. Il cuore della questione risiede nell’obiettivo aziendale di accorpare le redazioni, ignorando le profonde differenze linguistiche e tecniche tra radio e televisione. Un’idea che, secondo i giornalisti in sciopero, non solo danneggerebbe la qualità dell’informazione offerta da Radio Rai, ma impoverirebbe l’intera esperienza radiofonica. Il Comitato di Redazione di Radio Rai ha chiaramente espresso il proprio dissenso, chiedendo all’azienda di riconsiderare il progetto. Il Cdr evidenzia l’incongruenza di questa mossa proprio mentre si celebra il centenario della Radio, un momento di riflessione e celebrazione che dovrebbe essere accompagnato dalla salvaguardia delle sue componenti fondamentali. In un clima di tensione crescente, l’adesione allo sciopero da parte di oltre il 90% degli iscritti al sindacato UniRai testimonia l’unità e la determinazione dei giornalisti Rai nel difendere l’integrità del Giornale Radio Rai. Il documento dell’Assemblea degli iscritti Unirai sottolinea la necessità di proteggere l’unità della redazione e di tutelare i colleghi coinvolti, denunciando l’atteggiamento dell’azienda che ha deciso di procedere con il piano senza consultare i rappresentanti sindacali né le redazioni interessate.  

Crisi al Tg3: l’assemblea dei giornalisti lancia un grido d’allarme

Tg3

L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Tg3 esprime profonda preoccupazione per lo stato attuale della rete Rai 3. In una nota diffusa, si evidenziano le conseguenze delle scelte aziendali che hanno penalizzato la rete, privandola di volti storici e lasciando spazio a programmi che non hanno attirato nuovi spettatori, portando a risultati al di sotto delle aspettative. Il Cdr del Tg3 lamenta inoltre le difficoltà quotidiane che il telegiornale affronta, dovute alla scarsità di risorse, incluse troupe, mezzi e redattori, causata dal blocco del turn over. Il calo di ascolti su Rai 3 ha avuto un impatto negativo anche sulle edizioni del Tg3, con programmi precedenti che registrano audience molto bassa. La situazione viene definita allarmante, con il Cdr che aveva già sollevato queste problematiche in un precedente comunicato a novembre. Si denuncia l’insistenza dell’azienda su una linea fallimentare, con l’introduzione di nuovi programmi esterni al palinsesto, graditi solo alla politica e che hanno snaturato l’identità di Rai 3, allontanando il pubblico storico. Il Cdr sottolinea che la situazione non penalizza solo la redazione, ma mina il pluralismo informativo e culturale. Si ribadisce l’importanza di garantire ai cittadini un’informazione pubblica ampia e completa. Per l’assemblea del Tg3, l’appiattimento su un’unica visione del mondo rappresenta un grave danno alla democrazia, poiché esistono pezzi di realtà che non vengono raccontati come meriterebbero. Si promette un impegno per rafforzare la voce del Tg3 e si chiede un cambio di rotta urgente, che includa anche una riforma della governance aziendale, vista l’inefficacia delle direzioni di genere attuali.

Lorenza Ghidini alla guida di Radio Popolare

Per la prima volta nella sua storia, Radio Popolare, l’iconica emittente milanese, accoglie una donna alla guida: Lorenza Ghidini è stata nominata nuova direttrice editoriale, segnando un momento di svolta per la storica radio. Questa nomina avviene in un momento significativo, poiché nel 2025 la radio festeggerà il cinquantesimo anniversario dalla sua fondazione. L’elezione di Ghidini è avvenuta ieri sera durante l’assemblea dei soci della cooperativa dei lavoratori di Radio Popolare. Questo importante passo segue un decennio di servizio come caporedattrice e membro dei comitati interni di governance. Con la nomina di Ghidini, Radio Popolare può ora vantare una leadership al femminile, affiancando Catia Giarlanzani, amministratrice delegata di ERREPI S.p.A., già in carica da dieci anni. Da ben 25 anni Ghidini è una figura autorevole nel panorama dell’informazione politica e attuale. La sua trasmissione “Prisma”, in onda ogni mattina su Radio Popolare, è seguita da migliaia di ascoltatori non solo a Milano e in Lombardia, ma anche online in altre regioni italiane e all’estero attraverso il sito www.radiopopolare.it. Particolarmente sensibile alle tematiche femministe e alle battaglie contro le discriminazioni e la violenza di genere, Ghidini immagina un futuro radioso per Radio Popolare durante i suoi prossimi tre anni di mandato. La vede come una voce attiva e incisiva nell’opposizione alle forze politiche di destra, sempre più radicata e coinvolta nel dialogo con la comunità locale, e proiettata verso un futuro vibrante e creativo. Il legame di Ghidini con Radio Popolare risale al 1998, sotto la direzione di Piero Scaramucci, uno dei suoi fondatori. Questa radio, nata negli anni settanta dall’ambiente della sinistra extraparlamentare milanese, ha trovato in Ghidini una custode appassionata della sua storia e dei suoi valori, con una particolare attenzione alla Resistenza. Nata a Milano nel 1972, Ghidini proviene da una famiglia con radici a Parma e con un bisnonno che ha fatto parte dell’Assemblea Costituente. Dopo gli studi in lettere presso l’Università Statale e la laurea in storia contemporanea, ha perfezionato le sue competenze frequentando la scuola di giornalismo IFG. La sua passione per la storia e la sua dedizione al giornalismo continuano a guidarla in questa nuova fase della sua carriera, promettendo un futuro brillante per Radio Popolare sotto la sua guida illuminata.