A New York il 28/3 il via al lab AI per redazioni: selezionati 23 da 12 paesi

Il 28 marzo 2025 prenderà il via a New York l’AI Journalism Lab: Adoption Cohort, un programma internazionale promosso dall’AI Journalism Labs della Craig Newmark Graduate School of Journalism presso la CUNY, in collaborazione con Microsoft. La nuova coorte è composta da 23 professionisti del giornalismo provenienti da 12 paesi – tra cui Canada, Colombia, Etiopia, Indonesia, Nigeria, Filippine, Porto Rico, Romania, Turchia, Stati Uniti e Uruguay – selezionati per partecipare a un percorso formativo sulla adozione dell’intelligenza artificiale nelle redazioni. Il laboratorio, della durata di oltre tre mesi, si svolgerà virtualmente fino al 2 luglio 2025, ad eccezione dell’incontro inaugurale che si terrà in presenza alla Newmark J-School il 28 e 29 marzo. L’obiettivo è fornire ai partecipanti competenze e strumenti per implementare pratiche basate su intelligenza artificiale nei flussi di lavoro giornalistici. Secondo quanto dichiarato da Marie Gilot, direttore esecutivo di J+, i partecipanti sono già coinvolti attivamente nell’uso dell’AI nel giornalismo e il programma mira a rafforzarne le capacità in termini di leadership, innovazione e sicurezza nell’introduzione di nuove tecnologie. I profili selezionati comprendono giornalisti, produttori, reporter e manager, con esperienze che vanno dal giornalismo locale e internazionale alla gestione prodotti, dal coinvolgimento del pubblico alla narrazione basata sui dati. Noreen Gillespie, Journalism Director per Microsoft, ha sottolineato che l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità strategica per le redazioni, ma che il processo di adozione può risultare complesso. Il programma è stato progettato per aiutare i partecipanti a integrare in modo efficace l’AI nel giornalismo, con particolare attenzione all’impatto sulle comunità servite. (Credits photo)
Rcs: utile 2024 in crescita, digital forte e stabile. Il Corriere raggiunge 28,5 milioni di utenti unici mensili

Rcs chiude il 2024 con risultati in crescita per tutti i principali indicatori economico-finanziari, segnando un utile netto di 62 milioni di euro, in aumento dell’8,8% rispetto ai 57 milioni del 2023. Il margine operativo lordo (EBITDA) sale dell’8,7% a 148 milioni, mentre l’utile operativo (EBIT) raggiunge i 92,6 milioni, in crescita del 14% sull’anno precedente. I ricavi consolidati ammontano a 819,2 milioni, con una lieve flessione rispetto agli 828 milioni del 2023, mentre la posizione finanziaria netta torna positiva per 7,8 milioni di euro, in miglioramento di 31,2 milioni rispetto al bilancio 2023, dopo l’erogazione di dividendi per 36,3 milioni. Il consiglio di amministrazione, riunito sotto la presidenza di Urbano Cairo, proporrà all’assemblea degli azionisti – convocata per l’8 maggio – un dividendo pari a 0,07 euro per azione, come nel 2023. Sul fronte digitale, Rcs registra una customer base attiva di oltre 1,2 milioni di abbonamenti: 685 mila per il Corriere della Sera (erano 595 mila a fine 2023), 251 mila per la Gazzetta dello Sport (214 mila nel 2023), 163 mila per El Mundo e 110 mila per Expansión. I ricavi pubblicitari si attestano a 340,7 milioni, in calo rispetto ai 347,1 milioni del 2023, con il digitale che incide per il 43% sul totale. I ricavi editoriali e diffusionali si fermano a 323,4 milioni (contro 332,9 milioni nel 2023), con una flessione legata alla contrazione dei ricavi da opere collaterali e dell’attività di distribuzione del gruppo m-dis. I ricavi digitali rappresentano il 26,7% del totale. In crescita anche il traffico digitale: il Corriere raggiunge 28,5 milioni di utenti unici mensili (3,8 milioni giornalieri), la Gazzetta 15,4 milioni (2,1 milioni giornalieri). Il sistema digitale Rcs in Italia totalizza 30,3 milioni di utenti unici mensili. Sui social, i principali account del Corriere raggiungono 13,6 milioni di follower, quelli della Gazzetta 6,7 milioni. Nel 2024 sono state avviate nuove collaborazioni editoriali – tra cui quella tra il Corriere e il New York Times – e lanciati nuovi canali digitali, podcast, app e iniziative come “Figli & Genitori”, “Salute”, “L’Economia”, “L’Innovazione”, “Chiedi all’esperto” e “Fast Talks”. Tra gli eventi principali figurano il Tempo delle Donne (oltre 30 mila presenze e 6,5 milioni di streaming), la festa de la Lettura, Festival Pianeta 2030, Italia Genera Futuro, il Tempo della Salute, Civil Week, Cook Fest, Women in Food, Campbus, Capitale Umano, Tech Emotion e Pact For Future. In ambito sportivo, il gruppo ha seguito il Giro d’Italia, il Festival dello Sport di Trento, la Milano Sanremo, la Milano Torino Sport, le Strade Bianche, Next Gen e la Milano Marathon. Quanto alle prospettive per il 2025, Rcs segnala tra i fattori influenti i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, nonché l’introduzione di dazi e limitazioni ai commerci internazionali. Senza ulteriori peggioramenti, il gruppo ritiene possibile mantenere margini EBITDA fortemente positivi, almeno in linea con quelli del 2024, e proseguire nella generazione di cassa operativa.
La Rai cambia i corrispondenti: Parigi a Sangiuliano, Manzione vola a Londra

Gennaro Sangiuliano tornerà in Rai come corrispondente da Parigi a partire dal 1° aprile 2025. L’ex ministro della Cultura, già direttore del Tg2, prenderà il posto della giornalista Nicoletta Manzione, destinata a diventare corrispondente da Londra dal 1° giugno, subentrando a Marco Varvello, che lascerà l’incarico in vista della pensione. La scelta di Sangiuliano arriva dopo le dimissioni dal governo in seguito al caso che lo ha coinvolto con Maria Rosaria Boccia, inizialmente candidata a un ruolo di consigliera nel Ministero della Cultura. La vicenda, legata anche a un rapporto personale tra i due e alle polemiche politiche che ne sono derivate, ha portato l’ex ministro ad abbandonare l’esecutivo per evitare ulteriori danni all’immagine del governo. Nonostante le accuse, Sangiuliano ha sempre sostenuto di aver agito correttamente, respingendo qualsiasi ipotesi di favoritismo o utilizzo improprio di fondi pubblici. La destinazione parigina rappresenta un ritorno al giornalismo per una figura che, dopo l’esperienza politica, ha più volte ribadito di voler proseguire la carriera nel settore editoriale e televisivo. Già nelle scorse settimane, Sangiuliano aveva presentato il suo nuovo libro su Donald Trump a Napoli, circondato da esponenti di Fratelli d’Italia, Lega e nomi noti dell’informazione, segno di un legame ancora vivo con il mondo politico di destra. Sul nuovo incarico, però, non sono mancate le polemiche politiche. I membri del Partito Democratico nella Commissione di vigilanza Rai hanno chiesto che l’ex ministro svolga il ruolo con “imparzialità”, lasciando da parte “il livore che ha caratterizzato il suo breve e fallimentare impegno politico”. Un richiamo forte a mantenere la neutralità che il servizio pubblico deve garantire soprattutto nel racconto internazionale. Il nome di Sangiuliano era stato valutato anche per la sede Rai di New York, che sarà presto vacante dopo l’uscita di Guido Pagliara, anche lui in uscita per pensionamento. Alla fine, però, la Rai ha deciso di affidargli la capitale francese, affidandogli non solo l’attività giornalistica ma anche la gestione della sede, a partire dal 1° maggio. (In foto, Gennaro Sangiuliano)
Newsroom torna su Rai 3 con Monica Maggioni dal 21 marzo

Riparte oggi, venerdì 21 marzo, Newsroom, il programma crossmediale ideato e condotto da Monica Maggioni, che torna in prima serata su Rai 3 alle 21.20 per una nuova stagione fatta di domande, inchieste e racconti dal mondo. Fino al 18 aprile, ogni venerdì, la redazione di Newsroom diventa il punto di partenza di un viaggio che intreccia reportage, data analysis, testimonianze dirette e approfondimenti giornalistici per affrontare le grandi questioni globali con lo sguardo lucido di chi prova a fare chiarezza nel caos dell’attualità. La trasmissione sarà disponibile anche su RaiPlay, in un formato docuseries composto da quattro episodi da mezz’ora per ciascun tema trattato. Al centro del progetto c’è una sfida: fondere il linguaggio della serialità digitale con l’accuratezza dell’approfondimento giornalistico, per costruire un ponte tra il pubblico televisivo tradizionale e quello che si muove tra piattaforme e streaming. Nella prima puntata, i riflettori sono puntati su uno dei grandi nodi del nostro tempo: l’alimentazione. Un racconto che parte dall’obesità e si allarga ai processi industriali che governano il cibo che consumiamo ogni giorno. L’Occidente si confronta con una crisi alimentare fatta non di scarsità, ma di eccesso: cibo iper-processato, prodotti a basso costo, conseguenze sulla salute pubblica. Negli Stati Uniti, il Segretario alla Salute Robert Kennedy Jr. ha lanciato una vera e propria crociata contro un sistema che ha trasformato il cibo in una minaccia sanitaria, con impatti devastanti su individui e sistemi sanitari nazionali. La redazione di Newsroom raccoglie dati, testimonianze e immagini dagli inviati sul campo per mettere in fila le domande che contano, nella convinzione che solo un’informazione solida, costruita collettivamente, possa contribuire a leggere una realtà sempre più complessa e contraddittoria. L’appuntamento è stasera, in diretta su Rai 3 e, subito dopo, anche in streaming su RaiPlay. (In copertina, il logo del programma. Sotto, un post pubblicato sulla pagina Instagram)
Il Fatto Quotidiano online si rinnova per crescere

Il Fatto Quotidiano ha lanciato oggi il suo nuovo sito web, segnando un passo significativo nella sua evoluzione digitale. Questo aggiornamento non è un semplice restyling, ma una riprogettazione completa volta a migliorare l’esperienza utente e a rafforzare la posizione del giornale nel panorama dell’informazione online. La nuova homepage è stata ridisegnata per offrire una navigazione più intuitiva, organizzando i contenuti in blocchi tematici che facilitano l’accesso alle diverse sezioni del giornale. Questa struttura permette ai lettori di trovare rapidamente notizie, inchieste, editoriali e opinioni, mantenendo al contempo la caratteristica apertura in evidenza che contraddistingue il Fatto sin dalle origini. Un aspetto fondamentale del rinnovamento riguarda l’integrazione delle notizie esclusive pubblicate nell’edizione cartacea. Ora, questi contenuti sono facilmente accessibili in aree dedicate della homepage e nelle pagine delle singole sezioni, come politica, economia, cronaca ed esteri. Per gli abbonati, è stata potenziata la sezione edicola, che consente un accesso diretto all’editoriale del direttore Marco Travaglio, ai focus, ai radar, ai commenti, ai podcast e alle newsletter. La decisione di evitare la personalizzazione algoritmica dei contenuti, tipica dei social network, è stata presa per garantire a tutti i lettori la stessa esperienza informativa, evitando l’effetto “bolla” che limita la pluralità delle opinioni. Questo approccio sottolinea l’impegno del Fatto nel mantenere la propria indipendenza editoriale e nel fornire un’informazione completa e accessibile. Il progetto di rinnovamento è stato realizzato con il supporto di Pro Web Digital Consulting – Gruppo Cerved per l’ottimizzazione strategica e con la supervisione grafica dell’art director Pierpaolo Balani e di Lorenza Marcocci. La SEO manager Erminia Guastella ha svolto un ruolo cruciale nel potenziamento dei canali verticali del sito, come Sport, Salute e Motori, seguendo il modello di successo di FQMagazine. Il team di sviluppo, guidato dal responsabile IT Kevin Hector Fumusa, ha tradotto le idee in elementi di codice, mentre la coordinazione del progetto è stata affidata a Graziella Di Gabriele e Fabrizio Giardina Papa. La fase finale di test è stata condotta dal caporedattore Fabio Amato, con la supervisione generale del direttore marketing e vendite Monica Belgeri.
Elon Musk accusa l’Associated Press: “Propaganda associata”

L’Associated Press finisce nuovamente al centro delle polemiche. Questa volta, l’attacco arriva da Elon Musk, che su X ha rilanciato una feroce critica contro la storica agenzia di stampa, scrivendo: “AP sta per Associated Propaganda”. Il commento del miliardario ha amplificato le accuse di un utente, che contestava un lancio ritirato dall’agenzia. L’intervento di Musk si inserisce in un clima già teso: nelle ultime settimane, l’AP è stata bersagliata da Donald Trump e dalla Casa Bianca, irritati per la decisione dell’agenzia di non allinearsi alla nuova denominazione di Golfo d’America, stabilita da un ordine esecutivo del presidente. Una scelta che ha avuto conseguenze dirette: i reporter dell’AP sono stati esclusi dallo Studio Ovale e dall’Air Force One, segnando un duro colpo per la storica testata. Il caso ha sollevato un ampio dibattito tra chi difende l’autonomia editoriale dell’AP e chi accusa l’agenzia di bias ideologico. Musk, da tempo in guerra con i media tradizionali, continua così la sua battaglia per una libertà di parola senza filtri, consolidando il suo ruolo di critico delle narrazioni istituzionali.
Il New York Times lancia un progetto per tracciare i sondaggi politici

Il New York Times ha lanciato un nuovo progetto per tracciare e aggregare i sondaggi di opinione pubblica, iniziando con quelli relativi alle prestazioni lavorative dell’ex presidente Donald Trump. L’obiettivo è offrire un quadro chiaro e accessibile, rendendo i dati disponibili a tutti. Nel corso delle prossime settimane, il Times aggiungerà nuove funzionalità, tra cui grafici che illustrano le variazioni della media dei sondaggi nel tempo. Successivamente, verranno inclusi anche sondaggi relativi alle elezioni governative e congressuali, ampliando così l’analisi offerta ai lettori. L’iniziativa rientra in un impegno più ampio del Times per fornire contesto e chiarezza in un panorama informativo sempre più affollato e complesso. L’industria dei sondaggi ha vissuto alti e bassi negli ultimi anni: se da un lato la tecnologia ha reso più semplice ed economico realizzare indagini, dall’altro alcuni storici istituti di ricerca hanno chiuso, lasciando un vuoto nel settore. Di fronte a una crescente proliferazione di sondaggi e risultati spesso contrastanti, il Times intende offrire un servizio affidabile, come già fatto nelle scorse elezioni. L’aggregazione dei sondaggi consente di ridurre il rumore di fondo e fornire una visione più equilibrata, attenuando eventuali distorsioni partigiane. Questo progetto si ispira al modello del sito 538, che per anni ha aggregato dati sui sondaggi prima della sua recente chiusura da parte di ABC News. Il Times vuole garantire la continuità di questo servizio, ritenendolo un elemento fondamentale per giornalisti, analisti e il pubblico. Tutti i dati saranno disponibili gratuitamente, purché venga attribuita la fonte al New York Times. Per facilitare la transizione dagli standard precedenti, il Times manterrà un formato simile a quello usato da 538, segnalando eventuali differenze nella documentazione ufficiale. Gli utenti che desiderano segnalare sondaggi mancanti o richiedere informazioni possono contattare il team di Election Analytics all’indirizzo polls@nytimes.com.
Nasce “Il Foglio AI”, il primo quotidiano scritto dall’AI

Il quotidiano “Il Foglio” lancia una sfida innovativa: dal 18 marzo, per un mese, in edicola arriverà un’edizione interamente realizzata con intelligenza artificiale. Come riportato da Primaonline, l’iniziativa, annunciata dal direttore Claudio Cerasa, segna un primato globale: nessun altro giornale ha mai sperimentato un’AI in grado di scrivere articoli, titoli, catenacci e persino ironizzare sui fatti del giorno. Un progetto ambizioso che metterà alla prova il ruolo della tecnologia nel giornalismo e la capacità dell’AI di trasformare la teoria in pratica concreta. “Un altro Foglio, un nuovo Foglio, fatto con un’intelligenza diversa”, spiega Cerasa, sottolineando come il giornale affronterà un mese di sperimentazione in cui i giornalisti porranno le domande e il Foglio AI fornirà le risposte. L’obiettivo è testare l’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro redazionale e sulle dinamiche quotidiane della redazione. Il quotidiano, composto da quattro pagine, conterrà ventidue articoli e tre editoriali e, secondo il direttore, sarà ancora più ottimista dell’edizione tradizionale, capace anche di entrare in polemica con la linea del giornale stesso. L’esperimento non si limiterà a verificare la funzionalità della tecnologia, ma porrà anche domande più profonde sulla natura del giornalismo e sul futuro della scrittura. Cosa significa affidare l’informazione a un’intelligenza non umana? Può l’AI garantire lo stesso livello di analisi critica e profondità di pensiero dei giornalisti in carne e ossa? Alla fine del mese, il team del Foglio tirerà le somme e analizzerà l’impatto dell’AI sulla produzione giornalistica e sul rapporto con i lettori. Il Foglio AI uscirà ogni giorno dal martedì al venerdì, dando vita a un’inedita collaborazione tra uomo e macchina. Un esperimento che promette di sollevare riflessioni su un futuro in cui l’intelligenza artificiale non sarà più solo un’ipotesi teorica, ma una realtà tangibile nell’ecosistema mediatico. Se l’iniziativa suscita curiosità o perplessità, i lettori potranno esprimere opinioni e suggerimenti scrivendo a lettere@ilfoglio.it. (In copertina, Claudio Cerasa)
Trump accusa la stampa: “Il 97,6% delle notizie su di me è falso”

Donald Trump torna all’attacco e questa volta nel mirino non ci sono solo i magistrati e i politici che lo hanno incriminato, ma anche i media. Nel corso di un discorso infuocato tenuto al Dipartimento di Giustizia, il presidente ha accusato i principali network televisivi e giornali statunitensi di essere “corrotti” e di scrivere il 97,6% di cose negative su di lui. Ha quindi dichiarato che questa copertura mediatica dovrebbe essere considerata illegale. Trump ha da sempre un rapporto conflittuale con la stampa, ma questa volta ha alzato il tiro, definendo le testate più critiche come un vero e proprio braccio politico del Partito Democratico. In particolare, ha attaccato CNN, MSNBC e altri giornali non identificati, accusandoli di coordinarsi per influenzare giudici e opinione pubblica. Il suo discorso, pronunciato con lo stemma del Department of Justice alle spalle e introdotto dalla ministra Pam Bondi, sua fedelissima ed ex avvocato, ha avuto toni senza precedenti. Ha ribadito che contro di lui sono state commesse violazioni di legge colossali, delegando ai dirigenti del Dipartimento il compito di agire contro quelli che ha definito lawbreakers. L’intervento segna un altro passo verso l’erosione dell’indipendenza della giustizia. Trump non ha solo criticato i magistrati che lo hanno indagato, definendoli “feccia, corrotti”, ma ha anche lanciato un avvertimento agli avvocati che lavorano per i suoi avversari politici, penalizzando due grandi studi legali che in passato avevano assistito Hillary Clinton e il procuratore speciale Jack Smith. Si tratta di una strategia che mira a intimidire chiunque possa rappresentare una minaccia giudiziaria per il presidente. L’accusa ai media, però, è quella più eclatante. Trump sostiene che la loro copertura delle sue politiche e delle inchieste giudiziarie sia un’ingerenza illegale, tanto da sostenere che i giornalisti stiano cambiando la legge e influenzando le decisioni dei giudici. Non si è limitato alle emittenti liberal, ma ha attaccato anche il Wall Street Journal, considerato la “Bibbia” della finanza e della destra, ma critico nei suoi confronti. Una frattura che evidenzia come anche all’interno del conservatorismo americano non tutti siano disposti a seguirlo senza condizioni. Questa crociata contro i media non è nuova. Già nel 2016 Trump aveva reso gli attacchi alla stampa una parte centrale della sua retorica, bollando come “nemici del popolo” i giornalisti scomodi e definendo fake news ogni critica. Ma ora, con un secondo mandato avviato tra scandali e indagini, il presidente sembra voler andare oltre, cercando di mettere sotto pressione l’intero sistema dell’informazione tradizionale, favorendo al contempo le piattaforme di destra a lui più vicine. La libertà di stampa, sancita dalla Costituzione, è ora sotto attacco da parte di chi dovrebbe esserne il primo garante.
Kari Lake, consulente di Trump, propone lo stop ai contratti con Ap, Reuters e Afp

La consulente speciale di Trump nella US Agency for Global Media (Usagm), Kari Lake, ha annunciato la proposta di cancellare i contratti con agenzie di stampa come Associated Press, Reuters e Afp. Secondo Lake, con un budget di quasi un miliardo di dollari, la Usagm dovrebbe produrre autonomamente le proprie notizie, senza dipendere da fornitori esterni. L’annuncio, pubblicato sulla piattaforma X, ha immediatamente acceso il dibattito sul controllo governativo dell’informazione e sul rischio di una narrativa filtrata dal potere. La Usagm è l’organismo governativo responsabile della diffusione internazionale di notizie, supervisionando testate come Voice of America, Radio Free Europe e Radio Free Asia. Da sempre, il suo obiettivo è quello di fornire informazione in modo imparziale, ma la nuova strategia di Trump solleva interrogativi su un possibile allineamento politico delle notizie diffuse. Parallelamente, la Casa Bianca ha deciso di rivedere le regole del press pool, il gruppo ristretto di giornalisti che segue il presidente anche negli spazi più riservati, come lo Studio Ovale e l’Air Force One. Per decenni, questo sistema è stato gestito dalla White House Correspondents’ Association (Whca), garantendo una copertura indipendente degli eventi presidenziali. Ma l’amministrazione Trump ha annunciato l’intenzione di assumerne il controllo diretto. La Whca ha reagito con fermezza, dichiarando: “In un Paese libero non sono le autorità a scegliersi i giornalisti”. Il press pool è composto da 13 giornalisti selezionati a rotazione, includendo rappresentanti delle principali testate e agenzie di stampa. La nuova regolamentazione potrebbe ridurre la diversità delle fonti e limitare l’accesso a informazioni cruciali. Le agenzie Ap, Reuters e Bloomberg, membri permanenti del press pool, hanno diffuso un comunicato congiunto firmato dai rispettivi editori, sottolineando il ruolo essenziale di una stampa indipendente e libera. Hanno avvertito che limitare l’accesso alle informazioni presidenziali minaccia la trasparenza e ostacola la diffusione di notizie affidabili, con ripercussioni non solo negli Stati Uniti ma anche a livello globale.