Il 23 maggio, a Roma, corso Fnsi su parole e informazione

Formazione giornalisti piattaforma

Si svolgerà venerdì 23 maggio 2025, dalle 9.30 alle 13.30, nella sala Walter Tobagi della Federazione nazionale della Stampa italiana (via delle Botteghe Oscure 54, Roma), il corso di formazione per giornalisti intitolato “Tra note e notizie: il potere delle parole nell’era dell’informazione”, organizzato dalla Fnsi in collaborazione con ForMedia. Il corso, inizialmente previsto per febbraio e poi rinviato a causa dell’indisponibilità di alcuni relatori, è valido per quattro crediti formativi. Le iscrizioni, da effettuarsi esclusivamente attraverso la piattaforma formazionegiornalisti.it, sono aperte fino al 19 maggio. Ad aprire i lavori sarà Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, mentre la moderazione dell’incontro sarà affidata a Tommaso Polidoro, consigliere nazionale della Federazione. Tra i relatori confermati figurano il cantautore Roberto Vecchioni, il compositore e paroliere Davide Simonetta, il vicedirettore dell’agenzia Ansa Stefano Polli, il past president di Afi e ceo di Just Entertainment Sergio Cerruti, la caporedattrice Cultura e Spettacolo dell’Ansa Elisabetta Stefanelli e il giornalista Patrizio Nissirio. Il corso nasce con l’obiettivo di analizzare il ruolo centrale della parola come mezzo di informazione, comunicazione, denuncia e, talvolta, anche di omissione. L’iniziativa punta ad offrire un’occasione di ascolto e confronto sul linguaggio come elemento in grado di influenzare opinioni ed emozioni, sottolineando come la parola rappresenti oggi, secondo gli organizzatori, “lo strumento più rivoluzionario a disposizione dell’umanità”.

Gruppo Sae acquista Paese Sera, debutto a ottobre

Alberto Leonardis

Il Gruppo Sae ha firmato oggi, martedì 20 maggio, il contratto per l’acquisizione della testata Paese Sera, con un’operazione conclusa nella sede romana del gruppo. A cedere il marchio storico della stampa italiana è stato Massimiliano Picardi, imprenditore che aveva mantenuto in vita la testata cartacea e il relativo sito web. L’accordo rappresenta un passo strategico nell’espansione dell’editore, già alla guida de Il Tirreno, La Nuova Sardegna, Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio, La Nuova Ferrara e, in fase di chiusura di acquisizione, anche della Provincia Pavese. Secondo il piano editoriale illustrato internamente dal presidente Alberto Leonardis, Paese Sera diventerà, a partire dal mese di ottobre, la testata nazionale del gruppo e verrà utilizzata come dorso comune per tutti i quotidiani locali. Il nuovo giornale sarà presente anche in edicola, con una redazione propria operativa a Roma e Milano, composta prevalentemente da giornalisti under 35, in un modello editoriale ispirato a quello già adottato da testate digitali come Open. L’incarico di direttore, secondo indiscrezioni emerse in ambienti vicini al gruppo, sarà affidato a Luciano Tancredi, attualmente direttore editoriale di Sae. Tancredi sarà inoltre impegnato nella direzione ad interim della Provincia Pavese, testata in via di integrazione nel gruppo. Paese Sera adotterà un formato editoriale ibrido tra il Quotidiano Nazionale del gruppo Riffeser e L’Altravoce dell’Italia, dorso nazionale del Quotidiano del Sud, con una linea che coniugherà cronaca, approfondimenti e commenti firmati da nomi di rilievo. Il primo nome confermato tra i collaboratori è quello di Sergio Luciano, che seguirà l’area economica. Il rilancio della testata, fondata nel dopoguerra e rimasta a lungo simbolo della sinistra giornalistica italiana, segna un ritorno nel panorama informativo nazionale, con un progetto che intende valorizzare l’eredità storica del marchio e al contempo sperimentare nuove formule di integrazione tra carta e digitale. L’operazione avviene in un momento di trasformazione per il Gruppo Sae, impegnato nella razionalizzazione delle redazioni locali e nel rafforzamento della propria presenza editoriale a livello nazionale. (In foto, Alberto Leonardis, presidente gruppo Sae)

Corrado Binacchi nuovo direttore Gazzetta di Mantova

Massimo Mamoli e Corrado Binacchi

Dal 1° giugno 2025 Corrado Binacchi assume la carica di direttore della Gazzetta di Mantova, succedendo a Massimo Mamoli, che passa al ruolo di direttore editoriale del quotidiano mantovano e delle altre testate del Gruppo Athesis: L’Arena, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi. La nomina è stata ufficializzata dalla società editrice e avrà decorrenza immediata. Binacchi, nato nel 1972, collabora con la Gazzetta di Mantova dal 1991. Iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1998 come pubblicista, è giornalista professionista dal 2004. All’interno della redazione mantovana ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui quelli di capocronista e di responsabile della sezione Provincia. Caporedattore da quasi un decennio, ha coordinato l’ufficio centrale del quotidiano. La scelta della nuova direzione, ha spiegato Andrea Pietro Faltracco, amministratore delegato di Gazzetta di Mantova S.r.l. e del Gruppo Athesis, risponde alla volontà di rafforzare il legame con il territorio e valorizzare le professionalità interne, in un’ottica di continuità editoriale. Contestualmente, Mamoli lascia la guida operativa della testata dopo averne gestito il passaggio dal Gruppo GEDI ad Athesis, diventandone il primo direttore sotto la nuova proprietà. Nella sua nuova posizione, Mamoli continuerà a seguire lo sviluppo strategico ed editoriale della Gazzetta di Mantova, coordinandosi con le altre testate del gruppo. Il presidente della Gazzetta di Mantova, Alberto Marenghi, ha espresso ringraziamento a Mamoli per il lavoro svolto negli anni recenti, augurandogli buon lavoro nel nuovo incarico, e ha rivolto i migliori auguri a Binacchi, scelto per guidare la testata con una direzione radicata nella redazione e nella comunità mantovana. (In foto, Massimo Mamoli e Corrado Binacchi)

L’IA penalizza i media e disinforma: il pubblico vuole giornalisti, non i chatbot

Liz Reid

Le testate giornalistiche si trovano ad affrontare un momento cruciale a causa del drastico calo del traffico di ricerca, storica fonte di accesso del pubblico alle notizie. Questa diminuzione, osservata da numerose redazioni attraverso strumenti di analisi come Chartbeat, coincide con l’adozione sempre più estesa da parte di Google di riassunti generati dall’intelligenza artificiale nelle pagine dei risultati. In passato, anche durante la rivoluzione dei social media, Google era rimasto un canale stabile di riferimento per la distribuzione delle notizie. Ora, secondo quanto riportato da Courtney Radsch durante il summit Hacks/Hackers AI x Journalism, “il traffico di ricerca non tornerà mai più”. Al summit, tenutosi recentemente con la partecipazione di redazioni di alto profilo come il Washington Post, il New York Times e l’Associated Press, l’atmosfera era carica di consapevolezza del cambiamento in corso. Secondo Alex Mahadevan, direttore di MediaWise, il tono generale è stato schietto ma anche aperto all’innovazione. La crisi attuale è percepita come un nuovo punto di svolta tecnologico, paragonabile all’arrivo di internet o dei social media. Le preoccupazioni maggiori derivano da due elementi principali. Da un lato, la perdita di traffico verso le testate ha conseguenze dirette sulle entrate pubblicitarie e sull’efficacia del giornalismo nel raggiungere il pubblico. Dall’altro, i riassunti IA implementati da Google spesso impediscono agli utenti di cliccare sui link alle fonti originali, anche quando esistono contenuti accurati e approfonditi. Questo comporta non solo una perdita di visibilità, ma anche una potenziale disinformazione, poiché i modelli generativi possono restituire risposte errate o “allucinate”. Tuttavia, i dati presentati da Mahadevan mostrano anche un quadro più articolato. Uno studio condotto da Nick Hagar della Northwestern University ha rilevato che meno del 2% delle query rivolte a chatbot come ChatGPT riguardano notizie. Inoltre, una ricerca con Ben Toff dell’Università del Minnesota ha evidenziato che meno della metà della popolazione utilizza regolarmente strumenti di intelligenza artificiale per informarsi. Una quota significativa degli intervistati ha espresso esplicitamente di non voler ricevere le notizie da un chatbot. Il vero impatto, secondo Mahadevan, arriva dall’integrazione dell’intelligenza artificiale nei motori di ricerca. Le AI overview di Google sintetizzano risposte a domande degli utenti (come quelle sul nuovo papa) precludendo spesso la consultazione di fonti giornalistiche legittime. Inoltre, anche se in pochi usano oggi i chatbot per informarsi, l’eventuale adozione futura rischia di sottrarre traffico di referral non tracciabile. Nel corso delle discussioni è emersa una riflessione sull’evoluzione necessaria del modello di business giornalistico. Mahadevan osserva che molte testate hanno ancora una forte dipendenza dalla pubblicità, alimentata proprio dal traffico. Se questo si riduce drasticamente, diventa urgente ripensare il rapporto col pubblico. L’esempio di Craigslist è ricorrente: ha sottratto entrate agli annunci tradizionali offrendo un servizio più accessibile. Analogamente, Google oggi offre comodità agli utenti, e le redazioni devono interrogarsi su come offrire valore aggiunto. Elite Truong, ex vicepresidente dell’American Press Institute, ha proposto un modello centrato sul pubblico più che sugli strumenti. La sua sessione, focalizzata sulla soddisfazione dei bisogni informativi secondo la piramide di Maslow, ha suggerito un approccio che vada oltre l’ottimizzazione SEO o l’automazione redazionale. In particolare, la sfida è capire se le redazioni stiano davvero servendo i bisogni informativi delle diverse fasce di pubblico. Mahadevan sottolinea che l’intelligenza artificiale rappresenta anche un’opportunità per migliorare la personalizzazione dei contenuti. A titolo esemplificativo, cita un caso locale: un articolo sul nuovo ristorante Melting Pot a Central Avenue può interessare in modo diverso un residente anziano e un giovane appena trasferito. La differenziazione delle modalità di fruizione — video per i più giovani, newsletter per altri — può aiutare a raggiungere pubblici differenti con lo stesso contenuto base. Infine, Mahadevan osserva che la domanda centrale da porsi non riguarda solo la sopravvivenza del giornalismo, ma il suo scopo e il valore per la società. L’IA sta stravolgendo non solo i flussi informativi ma anche il modo in cui il lavoro giornalistico viene percepito e distribuito. In questo scenario, i giornalisti possono riscoprire un ruolo centrale offrendo contenuti affidabili, contestualizzati e umanamente rilevanti, proprio mentre gran parte del pubblico mostra diffidenza verso l’automazione informativa. (in foto, Liz Reid, responsabile della ricerca di Google – AP Photo/Jeff Chiu)

Tg1 primo sui social. Dominano femminicidi e cronaca nera ma non la morte del Papa

Gian Marco Chiocci Tg1

Il Tg1 si conferma al vertice della classifica dei programmi tv d’informazione più performanti sui social media per il mese di aprile 2025, secondo l’analisi condotta da Sensemakers per Primaonline. Il telegiornale diretto da Gianmarco Chiocci ha ottenuto 71,5 milioni di video views e 2,8 milioni di interazioni, segnando un incremento rispettivamente del 18% e del 33% rispetto al mese precedente. La pubblicazione su TikTok ha garantito circa 19mila interazioni medie per contenuto, a fronte di una leggera flessione nella frequenza dei post (-12%). La seconda posizione spetta a Pomeriggio Cinque, condotto da Myrta Merlino, con 60,5 milioni di video views e 2,4 milioni di interazioni. Il programma ha modificato la propria strategia visiva su TikTok, rendendo più riconoscibili i contenuti grazie a elementi grafici uniformi, una scelta che ha portato a un miglioramento delle performance sulla piattaforma. Al terzo posto si colloca il TgLa7 di Enrico Mentana, che registra 43,1 milioni di video views e 1,7 milioni di interazioni. Il telegiornale ha beneficiato dell’attenzione generata da eventi di forte impatto mediatico, consolidando la sua posizione come punto di riferimento nelle fasi di emergenza. Nel mese segnato dalla morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile, e dal suo funerale mediaticamente rilevante del 26, non sono stati questi eventi a dominare i contenuti più visti online. A ottenere maggiore attenzione sui social è stata la cronaca nera, in particolare i casi di femminicidio. Tra i contenuti più performanti figura, su TikTok, l’intervista ai genitori di Ilaria Sula, che ha raggiunto oltre 2 milioni di interazioni. “Fuori dal coro” di Mario Giordano, sebbene in lieve calo, si posiziona al quarto posto nelle due principali metriche e precede il Tg3 e Quarto Grado. Quest’ultimo ha guadagnato rilevanza con la riapertura del caso di Garlasco, confermandosi uno dei programmi più visti di Rete4, anche grazie alla competenza del suo conduttore Gianluigi Nuzzi su temi vaticani. In classifica compaiono anche nuovi ingressi: “In mezz’ora” di Rai3 occupa la decima e undicesima posizione, mentre “Mi manda Rai Tre”, grazie alla distribuzione su Facebook, raggiunge la tredicesima posizione per video views. A livello di gruppi editoriali, Mediaset domina per numero di programmi presenti nel ranking (8 su 15), seguita da Rai (5) e La7 (2). Mediaset è anche in testa per interazioni con 6 programmi in classifica, contro i 5 della Rai e i 4 di La7. Nel ranking dei Best Performing Post, i formati si diversificano: oltre ai video, emergono contenuti fotografici e altri formati. Tra i più visti su TikTok anche i contenuti su Aurora, tredicenne protagonista di un caso di cronaca trattato da Pomeriggio 5, e su Facebook la storia di Sara Campanella, sempre legata alla cronaca nera. “Fuori dal coro” riscuote interesse con video dedicati al tema dell’autodifesa domestica. Il mese di aprile, denso di eventi politici e istituzionali come la visita di Giorgia Meloni alla Casa Bianca, il faccia a faccia tra Trump e Zelensky, e le celebrazioni del 25 aprile, ha visto una crescita generale dei numeri: +19% di video views e +27% di interazioni totali rispetto a marzo, confermando il buon momento dei brand televisivi d’informazione sulla scena social. (In foto, Gianmarco Chiocci, direttore del Tg1)

Joe Kahn (New York Times): “Su Trump un articolo ogni 30 minuti”

Joe Kahn NYTimes

Il direttore esecutivo del New York Times, Joe Kahn, ha dichiarato che la testata ha pubblicato in media un articolo su Donald Trump ogni mezz’ora negli ultimi mesi. L’affermazione è arrivata nel corso del terzo Sir Harry Evans Investigative Journalism Summit, durante un confronto sul ruolo dei media nell’epoca della presidenza Trump. Rispondendo alla domanda se l’ex presidente stesse deliberatamente sovrastando l’agenda mediatica, Kahn ha precisato che i giornalisti devono confrontarsi con la realtà: “Il presidente degli Stati Uniti sarà sempre una notizia, qualunque cosa faccia”. Durante il dibattito, moderato da Jon Sopel del podcast The News Agents, è stato evidenziato come Trump continui a generare una quantità massiccia di contenuti, tra dichiarazioni pubbliche e proposte, come la riapertura di Alcatraz, la promessa di 1.000 dollari per il rimpatrio degli immigrati clandestini, e l’ipotesi di trasferire il draft della NFL a Washington DC. Sopel ha chiesto se tutto ciò contribuisca a creare un “disturbo da deficit di attenzione” nell’agenda dell’informazione. Alessandra Galloni, direttrice editoriale di Reuters, ha ribadito che la copertura mediatica su Trump non è eccessiva, ma necessaria: “Sta ristrutturando l’ordine economico e geopolitico mondiale. E quindi dobbiamo occuparcene”. Kahn ha concordato, sottolineando che storie come l’ipotetica deportazione in Libia restano una priorità per la stampa. Ha aggiunto che il ritmo della copertura giornalistica su Trump rimane alto, con un articolo ogni 30 minuti in media, giorno e notte. Un ulteriore tema del panel ha riguardato l’accesso della stampa alla Casa Bianca. Sopel ha chiesto a Galloni della decisione di estendere il pool stampa da poche agenzie selezionate a circa 30 organizzazioni, rendendo più difficile la presenza regolare a bordo dell’Air Force One. Galloni ha spiegato che molte redazioni, a causa dei costi, si affidano sempre più alle agenzie come Reuters per la copertura delle notizie ufficiali. Brian Stelter, analista della CNN, ha sostenuto che l’informazione riesce ancora a raggiungere il pubblico, anche in un contesto molto rumoroso. Ha osservato che, nonostante la mole di notizie, gli indici di gradimento di Trump sono comunque variati, segno che la copertura ha ancora un impatto. Kahn ha ribadito la necessità di rafforzare il giornalismo locale e investigativo, e di puntare su notizie verificate e rilevanti. Durante il summit, Kahn ha citato un caso concreto in cui un articolo del New York Times ha portato Trump a bloccare un briefing del Pentagono per Elon Musk su una possibile guerra con la Cina. L’episodio dimostrerebbe che un’inchiesta giornalistica può ancora incidere, anche in tempo reale, sulle decisioni dell’amministrazione. Kahn ha anche discusso della neutralità politica del quotidiano, affermando che il New York Times ha numerosi abbonati in stati e contee a maggioranza repubblicana. Il quotidiano punta sempre più su contenuti fruibili in formato video, newsletter e social media, avvicinando i lettori con un linguaggio più colloquiale e diretto. Infine, Kahn ha parlato dell’indipendenza economica e istituzionale del New York Times, definendola un punto di forza unico. La testata non riceve finanziamenti statali, né entrate pubblicitarie governative, e non è controllata da gruppi industriali o miliardari con interessi terzi. La proprietà familiare garantisce, secondo Kahn, una linea editoriale autonoma e focalizzata esclusivamente sulla missione giornalistica. (In foto, Joe Kahn, direttore esecutivo del New York Times)

Trump vola in Medio Oriente senza stampa a bordo

Donald Trump sale a bordo dell'Air Force One

L’Associazione dei corrispondenti della Casa Bianca ha espresso profonda preoccupazione per la decisione dell’amministrazione Trump di impedire ai giornalisti di viaggiare con il presidente a bordo dell’Air Force One durante la sua missione in Medio Oriente. La partenza è avvenuta senza alcun membro della stampa a bordo, contrariamente alla prassi consolidata in cui un gruppo selezionato di giornalisti accompagna il capo di Stato nei viaggi ufficiali. All’interno dell’aereo presidenziale non erano presenti rappresentanti di testate di rilievo internazionale come Associated Press, Bloomberg e Reuters. Tradizionalmente, questi reporter hanno il compito di garantire una copertura tempestiva e imparziale degli spostamenti e delle dichiarazioni del presidente, fornendo aggiornamenti accessibili a milioni di cittadini attraverso testate in tutto il mondo. In una nota ufficiale, l’Associazione dei corrispondenti ha dichiarato che questa esclusione rappresenta un “danno per ogni americano che merita di sapere cosa sta facendo il suo leader eletto, il più rapidamente possibile”. La mancanza di copertura diretta da parte di giornalisti indipendenti solleva interrogativi sul rispetto dei principi di trasparenza e sull’accesso equo all’informazione riguardo alle attività presidenziali. L’episodio si inserisce in un contesto di tensioni prolungate tra la Casa Bianca e alcune testate giornalistiche. In precedenza, l’Associated Press era stata esclusa dalla copertura di eventi minori dopo essersi rifiutata di adottare la denominazione “Golfo d’America” al posto di “Golfo del Messico”, come richiesto in un ordine esecutivo firmato dal presidente Trump. La disputa legale che ne è seguita ha portato l’amministrazione ad adottare una nuova politica sui media, introducendo una rotazione tra giornalisti delle agenzie e della stampa scritta per l’accesso a eventi presidenziali a bordo dell’Air Force One e nello Studio Ovale. Nel contesto di questa rotazione, un giornalista di Reuters era stato autorizzato ad accompagnare il presidente in occasione del funerale di Papa Francesco. Tuttavia, il viaggio in Medio Oriente ha segnato un cambio di rotta, con l’esclusione totale dei reporter. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, non ha risposto alle richieste di commento inviate dai media. (In foto, Trump mentre sale a bordo dell’Air Force One. @AP Photo/Manuel Balce Ceneta)

Papa Leone XIV: i giornalisti siano “operatori di pace” e responsabili nell’uso dell’AI

Papa Leone XIV ai media

Papa Prevost ha incontrato questa mattina, alle ore 11 nell’Aula Paolo VI, i rappresentanti dei media internazionali, in occasione del primo appuntamento ufficiale con la stampa mondiale dopo la sua elezione. L’incontro, nel solco del dialogo avviato da Papa Francesco, ha visto il Pontefice rivolgersi ai giornalisti con un discorso centrato sul ruolo etico dell’informazione, la responsabilità della comunicazione nei contesti di crisi e il valore della libertà di stampa. Rivolgendosi ai presenti con un saluto formale, Papa Prevost ha sottolineato che il tempo attuale rappresenta per la Chiesa un “tempo di Grazia”, richiamando poi le parole del Vangelo: “Beati gli operatori di pace”. Il Pontefice ha evidenziato come questa esortazione interpelli direttamente il mondo dell’informazione, chiamato a rifiutare logiche di conflitto, linguaggi divisivi e modelli comunicativi improntati alla competizione. Ha esortato a una comunicazione che non separi la ricerca della verità dal rispetto per le persone, chiedendo di respingere il paradigma della guerra comunicativa. Nel passaggio centrale del discorso, Papa Prevost ha rivolto un appello alla liberazione dei giornalisti detenuti per aver cercato di raccontare fatti e conflitti, affermando che la libertà di stampa è un diritto fondamentale che permette ai popoli di compiere scelte consapevoli. Ha definito tali operatori “testimoni” e ha ricordato il contributo di quanti documentano la guerra anche a costo della propria incolumità. Il Pontefice ha poi espresso gratitudine alla stampa per la copertura dei recenti eventi ecclesiali, tra cui i riti della Settimana Santa, la morte di Papa Francesco e i giorni del Conclave, sottolineando il loro impegno nel raccontare la varietà e l’unità della Chiesa. Ha ringraziato i giornalisti per aver superato cliché e stereotipi nella narrazione della vita ecclesiale. Ampio spazio è stato dedicato alla trasformazione digitale e al ruolo dell’intelligenza artificiale, definita una sfida che interpella l’intera società. Papa Prevost ha invitato a un uso responsabile degli strumenti tecnologici, affinché siano orientati al bene comune, promuovendo ambienti digitali inclusivi, capaci di generare dialogo e cultura. Citata anche la necessità di “disarmare la comunicazione” da odio, aggressività e pregiudizi, il Papa ha fatto eco al messaggio del suo predecessore per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, chiedendo un linguaggio sobrio e ascoltante, che sappia dare voce a chi non ne ha. Nel concludere il suo intervento, Papa Prevost ha ribadito l’importanza di una comunicazione di pace, in grado di raccontare con rigore sia i conflitti che le speranze, e ha esortato i giornalisti a continuare il proprio servizio alla verità con coraggio e consapevolezza. Il Pontefice ha infine impartito la sua benedizione ai presenti.

Elezione Ordine dei Giornalisti: Bartoli al secondo mandato, Caroprese vice

Bartoli e Caroprese

Carlo Bartoli è stato confermato presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti martedì 6 maggio 2025, durante la seduta di insediamento del nuovo Consiglio nazionale che si è svolta nella sede di via Sommacampagna a Roma. Bartoli ha ottenuto 47 voti su 60 consiglieri; 11 le schede bianche, mentre un voto è andato rispettivamente a Gianluca Amadori e Elena Golino. Il presidente, al suo secondo mandato, ha evidenziato come l’aumento del consenso rispetto alla precedente elezione – avvenuta con 33 voti – rappresenti un segnale di sostegno al percorso già intrapreso. Contestualmente è stato eletto il nuovo vicepresidente: Francesco Caroprese, che ha ricevuto 50 voti. Già vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Caroprese aveva già fatto parte del Consiglio nazionale tra il 2014 e il 2017. La sua elezione rafforza la continuità istituzionale all’interno dell’organismo di categoria. Sono stati inoltre confermati Paola Spadari nel ruolo di Segretaria generale, con 41 voti, e Gabriele Dossena in quello di tesoriere, con 46 voti. Entrambi già in carica, proseguiranno il loro incarico anche per il nuovo mandato, contribuendo alla stabilità della struttura operativa. Nel corso della stessa seduta, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha proceduto alla nomina del nuovo esecutivo, con la partecipazione di membri sia tra i professionisti che tra i pubblicisti. Per i primi sono stati confermati Gianluca Amadori e Andrea Ferro, già presenti nel precedente esecutivo, e si aggiunge il neo eletto Piero Ricci, ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia. Per la componente dei pubblicisti sono stati confermati Giuseppe Murru e Cristina Deffeyes. Rinnovata anche la composizione del collegio dei revisori dei conti, dove sono stati confermati Giancarlo Ghirra, Antonella Monaco e Francesca Piccioli. (In foto, Bartoli e Caroprese – @odg.it)

Guerra, droga, attentati e diritti. Pulitzer 2025: trionfo per New York Times e Washington Post

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Lunedì 5 maggio 2025, la Columbia University ha annunciato i vincitori dei Premi Pulitzer: 4 RICONOSCIMENTI AL NEW YORK TIMES Il New York Times è stato premiato, con quattro riconoscimenti, per le sue inchieste sulla guerra civile in Sudan, sul ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, sulla crisi degli oppioidi in collaborazione con il Baltimore Banner e per le fotografie scattate durante il tentato assassinio di Donald Trump in Pennsylvania. Il premio per il giornalismo internazionale è stato attribuito a Declan Walsh e allo staff del Times per la copertura del conflitto sudanese, che ha documentato il coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti e il bilancio crescente delle vittime. Nella categoria giornalismo esplicativo, Azam Ahmed, Christina Goldbaum e Matthieu Aikins sono stati premiati per un’inchiesta sulle sparizioni forzate da parte di un generale afghano sostenuto dalle forze statunitensi durante la ritirata americana. Il premio per il giornalismo locale è andato al team formato da Alissa Zhu, Nick Thieme e Jessica Gallagher, insieme alla redazione del Baltimore Banner, per un’indagine che ha evidenziato l’ampiezza della crisi del fentanyl a Baltimora, città diventata epicentro delle overdose negli Stati Uniti. Nella categoria fotografia dell’ultima ora, Doug Mills del New York Times ha ricevuto il riconoscimento per le immagini scattate al comizio di Butler, in Pennsylvania, durante l’attentato fallito a Trump, tra cui una fotografia che mostra il passaggio di un proiettile WASHINGTON POST: CRONACA IN DIRETTA Il Washington Post si è aggiudicato il Premio Pulitzer 2025 per il giornalismo d’informazione grazie alla sua copertura tempestiva e approfondita del tentativo di assassinare Donald Trump, avvenuto il 13 luglio 2024 durante un comizio elettorale a Butler, Pennsylvania. L’attacco si è consumato in pochi secondi, mentre l’ex presidente parlava sul palco: colpi di arma da fuoco hanno ferito Trump all’orecchio, scatenando il panico tra la folla. Gli agenti dei Servizi Segreti lo hanno subito portato al riparo, mentre le prime notizie cominciavano a rimbalzare online. Alle 18:21, il Post ha pubblicato il primo aggiornamento in tempo reale, seguito da un avviso push mobile, un banner in homepage, e alle 18:44 le prime immagini scioccanti del fotoreporter Jabin Botsford, che ritraevano Trump col volto insanguinato. Alle 18:51, il giornale ha riferito che Trump era in salvo, secondo fonti ufficiali. Il lavoro del team del Post è stato fulmineo ma anche meticoloso. Botsford, presente a pochi metri dal palco, ha continuato a scattare foto e a filmare la scena con occhiali Ray-Ban Meta. Contemporaneamente, il giornalista Isaac Arnsdorf inviava aggiornamenti dalla postazione stampa, arricchendo la copertura live. Alle 21:18, appena tre ore dopo l’attacco, il Post ha pubblicato un dettagliato resoconto firmato Arnsdorf e Botsford, che ha superato per vividezza e precisione quello di molte testate concorrenti. Nei giorni successivi, il Post ha approfondito l’evento con un’inchiesta visiva e forense. Tre giorni dopo, ha rivelato che Thomas Matthew Crooks, l’attentatore, era riuscito a eludere i cecchini salendo su un tetto la cui inclinazione e vegetazione circostante ne avevano nascosto la visuale. Il team del Post ha ricostruito digitalmente la scena in 3D, utilizzando immagini satellitari e dati lidar dell’US Geological Survey per ottenere misure precise di edifici e pendenze. In un’altra inchiesta, il Post ha analizzato l’audio della sparatoria, identificando dieci colpi in 16 secondi. Gli otto colpi iniziali sono stati attribuiti a Crooks. Gli ultimi due, distinti per firma acustica, provenivano da fonti diverse: il decimo da un cecchino dei Servizi Segreti, il nono da un agente delle forze dell’ordine locali, che ha probabilmente interrotto l’azione dell’attentatore prima che questi venisse ucciso. Un altro riconoscimento è andato a Ann Telnaes, ex vignettista del Washington Post, è stata premiata per il giornalismo illustrato, dopo essersi dimessa dal giornale in seguito alla censura di una vignetta sul proprietario Jeff Bezos. GLI ALTRI VINCITORI ProPublica ha ricevuto il premio per il servizio pubblico, il più prestigioso dei Pulitzer, per l’inchiesta sulle morti evitabili causate dai divieti sull’aborto, con l’uso di dati ufficiali e testimonianze raccolte da Kavitha Surana, Lizzie Presser, Cassandra Jaramillo e la fotografa Stacy Kranitz. Nella categoria giornalismo investigativo, il premio è stato assegnato a Reuters per “Fentanyl Express”, un’inchiesta sul traffico di sostanze dalla Cina agli Stati Uniti via Messico, illustrando le falle nei controlli doganali. Il Wall Street Journal è stato premiato per il miglior giornalismo nazionale con un’inchiesta su Elon Musk, che ha rivelato aspetti della sua influenza politica, dell’uso di droghe illegali e dei rapporti con Vladimir Putin. Il New Yorker ha ottenuto tre premi: per il commento, per la fotografia di servizio e per il reportage audio con il podcast “In the Dark”, che ha indagato sull’omicidio di civili iracheni da parte dei Marines. Il collaboratore Mosab Abu Toha ha vinto per i suoi saggi sulla vita nella Striscia di Gaza, mentre Moises Saman ha ricevuto il premio per la fotografia con immagini dalla Siria. Il premio per la miglior scrittura è stato assegnato a Mark Warren per un articolo su un pastore suicida in Alabama pubblicato da Esquire. Il riconoscimento per la critica è andato ad Alexandra Lange di Bloomberg CityLab, per i suoi articoli su spazi pubblici e architettura. Il Houston Chronicle ha ricevuto il premio per la scrittura editoriale per un’inchiesta sui passaggi ferroviari pericolosi. Nelle categorie arti e lettere, “James” di Percival Everett ha vinto per la narrativa, mentre “Purpose” di Branden Jacobs-Jenkins è stato premiato nella drammaturgia. I premi per la storia sono andati a Kathleen DuVal e a Edda L. Fields-Black, la biografia è stata vinta da Jason Roberts, l’autobiografia da Tessa Hulls e la saggistica generale da Benjamin Nathans. Marie Howe ha vinto per la poesia con “New and Selected Poems”, e Susie Ibarra per la musica con “Sky Islands”. Una menzione speciale è stata conferita a Chuck Stone, pioniere del giornalismo afroamericano, per il suo contributo al movimento per i diritti civili e la co-fondazione della National Association of Black Journalists. (In copertina, l’immagine di Doug Mills/NYTimes che ha vinto il Pulitzer)