X lancia AI per scrivere note di fact-checking, ma il controllo resta agli utenti umani

X ha annunciato l’introduzione di bot basati sull’intelligenza artificiale per il suo sistema di fact-checking collaborativo, affidato dal 2022 al meccanismo delle Community Notes. Il progetto, avviato in forma sperimentale, consente agli sviluppatori di creare AI Note Writers, strumenti capaci di scrivere autonomamente note di contesto da associare ai post pubblicati sulla piattaforma. La novità è stata comunicata dal social in un aggiornamento ufficiale, in cui si legge: “Il programma inizia con un progetto pilota e verrà ampliato nel tempo. L’obiettivo è rendere il contributo alle Community Notes un’esperienza straordinaria sia per i collaboratori umani che per gli sviluppatori”. Secondo quanto precisato da X, il controllo finale sulle note scritte dai bot resterà affidato agli utenti umani. Le annotazioni generate dall’IA saranno visibili pubblicamente solo se valutate “utili” e saranno “chiaramente contraddistinte” rispetto a quelle scritte da persone. I criteri di approvazione seguiranno lo stesso schema applicato alle note umane, con un algoritmo che assegna un punteggio basato sull’utilità riconosciuta da utenti con prospettive diverse. Inoltre, si prevede che anche i bot debbano “acquisire capacità di scrittura attraverso contributi, analogamente agli scrittori umani”. La scelta di potenziare il fact-checking con strumenti IA generativa si inserisce nel più ampio cambio di strategia adottato da X, che ha da tempo abbandonato la collaborazione con enti terzi certificati per la verifica dei fatti. Il sistema delle Community Notes è stato progettato per coinvolgere gli utenti nella moderazione, dando loro la possibilità di segnalare errori, imprecisioni o contenuti fuorvianti, soprattutto nei post con maggiore diffusione.
Leone XIV: “L’IA è strumento, conta l’intenzione di chi la usa”

Il 20 giugno, in occasione della Seconda Conferenza Annuale su Intelligenza Artificiale, Etica e Governance d’Impresa in corso presso il Palazzo Apostolico, papa Leone XIV ha inviato un messaggio ai partecipanti richiamando l’urgenza di una riflessione seria sulla dimensione etica dell’intelligenza artificiale. Il pontefice ha sottolineato il ruolo della Chiesa nel partecipare a questi dibattiti, definendoli centrali per il futuro della famiglia umana. “Nessuna generazione ha mai avuto un accesso così rapido alla quantità di informazioni ora disponibile grazie all’intelligenza artificiale”, ha scritto il Papa, precisando tuttavia che “l’accesso ai dati – per quanto esteso – non deve essere confuso con l’intelligenza”, poiché “l’autentica saggezza ha più a che fare con il riconoscimento del vero significato della vita che con la disponibilità di dati”. Nel messaggio, il pontefice ha descritto l’intelligenza artificiale come “soprattutto uno strumento”, che trae “gran parte della sua forza etica dalle intenzioni degli individui che lo utilizzano”. Il Papa ha citato esempi di applicazione positiva della tecnologia, ma ha avvertito del rischio che essa venga impiegata per “un guadagno egoistico a spese di altri o, peggio, per fomentare conflitti e aggressioni”. A suo avviso, “insieme al suo straordinario potenziale di beneficio per la famiglia umana, il rapido sviluppo dell’IA solleva anche interrogativi più profondi circa l’uso appropriato di tale tecnologia per generare una società globale più autenticamente giusta e umana”. Il Vaticano ha ribadito il proprio impegno per un confronto costruttivo, mirato a valutare “le implicazioni dell’IA alla luce dello sviluppo integrale della persona umana e della società”, richiamando il rispetto della “dignità di ogni persona umana” e delle “ricchezze culturali e spirituali” dei popoli. Il messaggio include un riferimento diretto alle nuove generazioni: “Tutti noi, ne sono certo – ha aggiunto il Pontefice -, siamo preoccupati per i bambini e i giovani e per le possibili conseguenze dell’uso dell’IA sul loro sviluppo intellettuale e neurologico. I nostri giovani devono essere aiutati, e non ostacolati, nel loro cammino verso la maturità e la vera responsabilità”.
Google AI Mode cambia le regole: addio ai link, cala il traffico ai media fino al 40%

L’introduzione dell’AI Mode all’interno di Google Search segna un passaggio cruciale nella storia dell’informazione digitale, incidendo direttamente sull’ecosistema dei siti di news e sull’equilibrio dell’open web. Annunciata al Google I/O 2023 e potenziata nel 2024 con l’integrazione dei modelli Gemini, questa tecnologia rappresenta la trasformazione definitiva della Search Generative Experience e si prepara a un rilascio globale entro la fine del 2025. CHE COS’È AI MODE E COME FUNZIONA Con l’introduzione della nuova AI Mode direttamente nella homepage di Google, la ricerca sul web entra in una fase del tutto nuova. Diversamente dalla tradizionale pagina di ricerca, che mostra una lista ordinata di link in base alla pertinenza, AI Mode fornisce una risposta generata dall’intelligenza artificiale, costruita in tempo reale sulla base delle informazioni presenti sul web. Il funzionamento è simile a una conversazione: l’utente può porre domande complesse, ricevere risposte articolate e porre domande successive per chiarimenti o approfondimenti. L’obiettivo, spiegano da Mountain View, è quello di offrire un’assistenza intelligente che vada oltre il semplice accesso ai siti. Questa modalità si distingue anche dalle AI Overview, attive in Italia dal 26 marzo, che mostrano brevi sintesi in linguaggio naturale in cima ai risultati tradizionali. Come specifica Google, queste vengono compilate da Gemini “traendo informazioni dai migliori risultati di ricerca, e includendo link che corroborino le informazioni che vengono presentate”. La decisione su quando mostrarle dipende dal contesto: “a seconda del grado di fiducia nella qualità dei risultati: non ci saranno per temi particolarmente sensibili o pericolosi, e potrebbero non apparire per notizie dell’ultimo minuto”. Ma a differenza delle Overview – che restano brevi e sintetiche – AI Mode è progettata per fornire ragionamenti, confronti dettagliati, analisi approfondite e risposte multimodali. “L’obiettivo principale di questi cambiamenti – ha spiegato Elizabeth Reid, responsabile della Search di Google – è anzitutto quello di rendere più semplice e immediato porre domande: perché questa è la prima esigenza degli utenti” […]. “Noi vogliamo garantire la migliore esperienza agli utenti. Vogliamo non solo organizzare la conoscenza, ma anche renderla utile e ricca, accessibile in modo affidabile, semplice: in altre parole, democratizzare la comprensione delle informazioni. L’intelligenza artificiale non vuole porsi come rimpiazzo, ma come ausilio per navigare la ricchezza della rete”. AI Mode è ancora in fase sperimentale, ma si candida a ridefinire il modo in cui interagiamo con la conoscenza online, in un contesto in cui – come osserva Reid – “rendendo più semplice fare domande, e fornendo un contesto alle risposte, le persone aumentano le loro curiosità. Si sentono più spinte a cercare. D’altronde, quando siamo bambini continuiamo a chiedere: ‘Perché? Perché’. Poi smettiamo: ma se si rende il processo di ricerca più semplice, torniamo a essere più curiosi. E questo è un bene”. TRASFORMAZIONE RADICALE Per i siti di news, l’avvento dell’AI Mode rappresenta una trasformazione radicale. Lo storico meccanismo di acquisizione del traffico tramite motori di ricerca è messo in crisi: le risposte fornite direttamente da Google riducono la necessità di accedere ai link esterni. Secondo dati raccolti da SimilarWeb, piattaforme come Wikipedia, YouTube, Reddit, Yahoo e persino Google Search in versione browser stanno registrando un calo di traffico tra il 2% e il 6%. In controtendenza, la piattaforma ChatGPT ha registrato un aumento del 15% delle visite nel solo mese di aprile 2025, superando i 5 miliardi di accessi e diventando il quinto sito più visitato al mondo. Il fenomeno riflette la crescente abitudine degli utenti ad affidarsi ai large language model per trovare risposte, riducendo così la necessità di consultare i siti web tradizionali. IMPATTO NEGATIVO Secondo il Wall Street Journal, il 40% del traffico dei principali siti di informazione proviene da ricerche su Google. L’introduzione dell’AI Mode, che fornisce risposte esaustive direttamente nella pagina di ricerca, rischia di causare una perdita tra il 20% e il 40% del traffico per molti editori. Una ricerca del Brookings Institute stima che entro il 2026, il 25% del traffico generato dai motori di ricerca verrà perso a causa dell’adozione delle AI search. ACCORDI EDITORIALI CON LE BIG TECH Per mitigare l’impatto economico, alcuni grandi gruppi editoriali hanno siglato accordi con aziende che sviluppano modelli linguistici. News Corp riceverà da OpenAI 250 milioni di dollari in cinque anni. Axel Springer ne otterrà circa 30 milioni in tre anni, mentre il Financial Times tra i 5 e i 10 milioni l’anno. Accordi simili sono stati sottoscritti anche da Gedi, Le Monde, Prisa Media e Vox Media. “ESTINZIONE DIGITALE” Il rischio maggiore riguarda le piccole testate e i progetti editoriali indipendenti, spesso esclusi da questi accordi e fortemente dipendenti dal traffico organico. Senza visibilità nei risultati AI, questi siti rischiano l’estinzione digitale. È un circolo vizioso: meno visite significano minori entrate, quindi meno contenuti e quindi minore utilità per i motori di ricerca e i modelli AI, che rischiano così di perdere l’accesso a fonti diversificate e aggiornate. SBAGLIARE CON SICUREZZA Il Columbia Journalism Review (CJR) ha analizzato le prestazioni di otto chatbot AI — tra cui ChatGPT, Perplexity, Gemini, Grok e Copilot — nel riconoscere e citare correttamente articoli giornalistici. I risultati mostrano che, nel 60% dei casi, le risposte erano sbagliate o mancavano di indicazioni sulle fonti. Il tasso di errore variava dal 37% (Perplexity) al 94% (Grok 3), con errori spesso presentati “con una sicurezza allarmante”, senza segnali di dubbio o ammissione d’incertezza. A peggiorare la situazione, i modelli premium — come Perplexity Pro e Grok 3 — risultavano più affidabili nel rispondere, ma anche più propensi a generare errori sicuri. Un problema grave riguarda gli URL inventati o errati: Grok 3 ha generato 154 link sbagliati su 200, compromettendo la possibilità degli utenti di verificare le informazioni. Inoltre, i chatbot spesso violano i protocolli robots.txt, ignorando le restrizioni imposte dai siti per bloccare la scansione dei contenuti. Perplexity Pro è stato il “peggior trasgressore”. In parallelo, alcune aziende AI hanno avviato accordi di licenza con editori per accedere ai contenuti in modo regolare. È il caso di OpenAI, che ha stretto accordi con Schibsted e Guardian. Tuttavia, anche in
Papa Leone XIV eredita i social ufficiali del papato, in nove lingue per 52 milioni di follower

Papa Leone XIV ha assunto oggi la gestione degli account social ufficiali del papato su X e Instagram, mantenendo attiva la presenza digitale della Santa Sede. A comunicarlo è il Dicastero per la Comunicazione, specificando che il pontefice ha deciso di mettere da parte il suo account personale su X (@drprevost) e di proseguire la comunicazione istituzionale attraverso i profili già utilizzati dai suoi predecessori. L’account @Pontifex su X, attivo dal 2012, era stato inizialmente creato durante il pontificato di Benedetto XVI, per poi essere utilizzato da Papa Francesco. Oggi conta un totale di 52 milioni di follower distribuiti su nove lingue: inglese, spagnolo, portoghese, italiano, francese, tedesco, polacco, arabo e latino. Si tratta di uno dei più ampi canali digitali gestiti da un capo di Stato, oltre che di una delle principali fonti di comunicazione ufficiale del Vaticano. Parallelamente, su Instagram, Papa Leone XIV utilizzerà il profilo @Pontifex – Pope Leo XIV, considerato il solo account ufficiale del pontefice sulla piattaforma. Anche in questo caso si conferma la continuità con l’account di Papa Francesco, @Franciscus, che resterà online ma non più attivo per nuovi contenuti. Il Dicastero ha inoltre reso noto che i contenuti pubblicati da Papa Francesco verranno archiviati in una sezione dedicata del sito istituzionale Vatican.va, dove resteranno consultabili per studiosi, fedeli e media.
Papa Leone XIV studia un’etica per l’intelligenza artificiale

Papa Leone XIV ha delineato fin dal primo giorno del suo pontificato una direzione precisa: collocare l’essere umano e il lavoro al centro del discorso pubblico e della riflessione ecclesiale, in un’epoca dominata dall’avanzata della intelligenza artificiale. La scelta del nome papale, evocativa della storica enciclica Rerum Novarum promulgata nel 1891 da Leone XIII, rappresenta un segnale chiaro dell’intenzione di affrontare, in chiave moderna, i nodi centrali della questione sociale. Fonti vaticane indicano che Leone XIV potrebbe pubblicare una nuova enciclica, provvisoriamente ribattezzata Rerum Digitalium, dedicata ai diritti dei lavoratori e alla giustizia sociale nell’ambito del cosiddetto umanesimo digitale. Nel suo primo discorso pubblico, Papa Leone XIV ha posto l’accento sulla necessità di un utilizzo etico e responsabile dell’intelligenza artificiale, denunciando il rischio di una crescente dipendenza tecnologica in grado di compromettere la libertà decisionale e la responsabilità morale dell’essere umano. In linea con il pensiero del suo predecessore Francesco, Prevost ha richiamato la recente nota dottrinale vaticana Antiqua et Nova, pubblicata nel gennaio 2025, che sottolinea l’importanza di un approccio etico integrale nei confronti della tecnologia. Il documento afferma che l’intelligenza umana deve restare il fondamento di ogni processo decisionale, ribadendo che il dono dell’intelletto è parte essenziale dell’essere stati creati a immagine di Dio. L’orientamento teologico e sociale del pontefice è influenzato dalla tradizione agostiniana, alla quale egli stesso ha fatto riferimento durante l’omelia di insediamento, citando la necessità di promuovere cooperazione internazionale, solidarietà e sostenibilità ambientale. La futura enciclica potrebbe quindi configurarsi come un’estensione della dottrina sociale della Chiesa nella contemporaneità, offrendo linee guida globali su come l’umanità debba affrontare la transizione verso un’economia e una società sempre più automatizzate. “Ho pensato di prendere il nome di Leone XIV perché il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum Novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima rivoluzione industriale; oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale”, ha dichiarato il neo pontefice.
Spotify paga 100 milioni di dollari ai creator per sfidare YouTube

Spotify ha distribuito oltre 100 milioni di dollari a editori e creatori di podcast da gennaio 2025, nell’ambito di un nuovo programma di partnership introdotto quest’anno. Lo ha dichiarato la stessa azienda in un’intervista con il DealBook del New York Times. Il progetto mira ad attrarre nuovi creator e i loro pubblici, cercando di contrastare il dominio crescente di YouTube, che ha consolidato la propria posizione nel mercato grazie alla popolarità dei podcast video. Secondo un rapporto pubblicato a gennaio da Edison Research, più della metà degli americani sopra i 12 anni guarda podcast in formato video, prevalentemente su YouTube. La piattaforma di Google dichiara di raggiungere un miliardo di utenti mensili, superando di gran lunga i 170 milioni di ascoltatori mensili di Spotify su un pubblico totale di 675 milioni. Dal 2021 al 2024, YouTube ha pagato oltre 70 miliardi di dollari ai creator e ai media partner, mentre Spotify ha deciso di cambiare approccio solo nel 2025, offrendo ricompense economiche aggiuntive basate sull’interazione dei propri abbonati premium. Il nuovo programma rappresenta una svolta per Spotify, che finora condivideva solo i ricavi pubblicitari, come YouTube. Oggi l’azienda integra quei pagamenti con incentivi legati al caricamento di contenuti video originali. Inoltre, ha annunciato che in alcuni mercati gli utenti premium non vedranno più annunci dinamici nei podcast video, una mossa pensata per aumentare l’engagement. Secondo dati interni, il consumo video sulla piattaforma è cresciuto di oltre il 40% da gennaio. Tra i beneficiari del programma, David Coles, creatore del podcast horror “Just Creepy: Scary Stories”, ha riferito che i suoi guadagni trimestrali da Spotify sono passati da 45.500 a 81.600 dollari grazie alla nuova formula. Coles ha affermato di aver rivalutato la sua “piattaforma di casa”. Un impatto simile è stato registrato anche da YMH Studios, network di podcast comici con oltre 2,1 milioni di iscritti su YouTube, che ha dichiarato di aver triplicato i propri ricavi su Spotify, pur senza rivelare le cifre esatte. Spotify, quotata alla Borsa di New York ma con sede a Stoccolma, pubblicherà i risultati finanziari martedì: secondo le stime di S&P Capital IQ, otterrà un utile ante imposte di circa 540 milioni di euro su vendite per 4,2 miliardi. L’azienda, che ha raggiunto la prima piena redditività annuale nel 2024, continua a distribuire e vendere spazi pubblicitari per uno dei podcast più seguiti al mondo, “The Joe Rogan Experience”, disponibile anche su YouTube. Spotify punta ora a recuperare terreno nel settore, investendo su strumenti di monetizzazione diretta e sulla fidelizzazione dei creator.
Meta ha acquisito Instagram e Whatsapp “perché sviluppare app è difficile”

Mark Zuckerberg ha dichiarato che Meta ha acquisito Instagram e WhatsApp perché “sviluppare nuove app è difficile”, non per soffocare la concorrenza. Il ceo lo ha affermato durante la sua testimonianza nel processo antitrust avviato dalle autorità statunitensi contro Meta. Secondo quanto riportato dal New York Times, Zuckerberg ha spiegato che l’azienda ha tentato di creare “dozzine di app” nel corso della sua storia, ma la maggior parte di queste “non ha avuto successo”, motivando così le acquisizioni di Instagram nel 2012 per 1 miliardo di dollari e di WhatsApp nel 2014 per 19 miliardi di dollari. La Federal Trade Commission (FTC) sostiene che Meta detenga una posizione di monopolio nel mercato dei social network e ha contestato la legittimità delle acquisizioni, affermando che Meta ha eliminato la concorrenza attraverso queste operazioni. Meta respinge le accuse, sottolineando che la FTC non considera adeguatamente la concorrenza rappresentata da piattaforme come TikTok, iMessage di Apple e Snapchat.Durante il procedimento, gli avvocati della FTC hanno presentato email interne del maggio 2018 in cui Zuckerberg evidenziava il rischio di un possibile scorporo di Instagram e WhatsApp nei successivi 5-10 anni, a causa delle pressioni sull’industria tecnologica. Prima dell’inizio del processo, secondo il Wall Street Journal, Meta aveva offerto 450 milioni di dollari per patteggiare con la FTC, una cifra inferiore ai 30 miliardi richiesti dalle autorità. La FTC aveva poi indicato una soglia minima di 18 miliardi di dollari, mentre Meta era disposta ad arrivare a quasi 1 miliardo. Le trattative si sono concluse senza accordo e la vicenda è approdata in tribunale. (In foto, Mark Zuckerberg)
OpenAI potrebbe lanciare un social per sfidare Meta e X

OpenAI sta valutando la creazione di un social network in grado di competere con X e Instagram, sfidando direttamente Elon Musk. La notizia è stata diffusa da The Verge e rilanciata da Ansa: il progetto, ancora in fase iniziale, si basa sulla popolarità della nuova funzione di generazione di immagini all’interno di ChatGPT, denominata ChatGPT immagini. Non è ancora chiaro se OpenAI lancerà il social come app separata o se opterà per un’integrazione diretta in ChatGPT, che lo scorso mese è diventata l’app più scaricata a livello globale. La possibile entrata di OpenAI nel mercato dei social media potrebbe intensificare la rivalità tra Sam Altman ed Elon Musk, in corso da tempo e caratterizzata anche da scontri pubblici. I rapporti tra i due si sono deteriorati a partire dalla fuoriuscita di Musk da OpenAI, società che aveva co-fondato, per divergenze sulla sua trasformazione in un’entità a scopo di lucro. Attualmente, Musk ha fondato xAI, concorrente diretta di OpenAI, e ha recentemente proposto senza successo l’acquisto di OpenAI per 97,4 miliardi di dollari. Altman, nel frattempo, ha risposto provocatoriamente offrendo di acquistare Twitter per 9,74 miliardi. Le tensioni si sono estese anche a progetti infrastrutturali come Stargate, un’iniziativa da miliardi di dollari per l’intelligenza artificiale promossa da Altman e supportata da Softbank e Oracle, criticata pubblicamente da Musk. La nuova iniziativa di OpenAI si inserisce in un contesto competitivo che coinvolge anche Meta, la quale sta lavorando a un’app AI autonoma con feed social integrato. L’eventuale lancio di un social network consentirebbe a OpenAI di ottenere dati proprietari in tempo reale, preziosi per l’addestramento dei propri modelli di intelligenza artificiale, analogamente a quanto fanno Meta e X. Secondo fonti vicine al progetto, il prototipo interno di OpenAI prevede un feed sociale incentrato sulla generazione di immagini con l’obiettivo di migliorare la qualità dei contenuti condivisi attraverso l’assistenza dell’intelligenza artificiale. Al momento, un portavoce di OpenAI non ha commentato ufficialmente la notizia e non è chiaro se il progetto verrà effettivamente lanciato. (Credits foto copertina: Primaonline)
The PRize 2024: assegnati 32 riconoscimenti

Si è svolta ieri a Roma, presso il Museo dell’Ara Pacis, la cerimonia di premiazione di The PRize, il premio dedicato alle Relazioni Pubbliche promosso da UNA – Aziende della Comunicazione Unite. Giunto alla quarta edizione, l’evento ha visto l’assegnazione di 32 riconoscimenti: 9 ori, 11 argenti e 12 bronzi, oltre al premio speciale per l’empowerment femminile, attribuito alla campagna “Her Name in the Game” di Serviceplan Italia per AC Milan. Il Premio alla Carriera è stato conferito ad Adriana Mavellia, fondatrice di Mavellia MS&L, per il contributo allo sviluppo della comunicazione. Come riportato da Primaonline, Davide Arduini e Andrea Cornelli di UNA hanno sottolineato come le Relazioni Pubbliche siano oggi fondamentali per costruire relazioni autentiche tra brand e persone, distinguendosi per talento, innovazione e capacità strategica. Le campagne premiate a The PRize 2024 dimostrano l’importanza delle RP nel raccontare storie significative e generare fiducia in un mercato in continua evoluzione, con un approccio autentico, sostenibile e orientato al futuro. Nel corso della giornata si sono celebrati i 10 anni di PR Hub e si è tenuta una tavola rotonda sull’Intelligenza Artificiale, incentrata sulle trasformazioni apportate da questa tecnologia nel settore delle relazioni pubbliche, con interventi di esperti. Tra le campagne premiate, per la comunicazione healthcare spiccano “La scelta è nelle tue mani” di Havas PR Milan per Incyte (oro) e “Voci di pancia” di Omnicom PRG per Eli Lilly (argento). Nella categoria media relations il premio oro è andato a “Fusilli nello spazio” di INC_PR per Gruppo Barilla. L’uso degli eventi ha visto primeggiare “Her Name in the Game”, mentre per la comunicazione B2B è stato premiato “The Art of AI” di Burson per Lenovo. Nel cultural city branding, si è distinto “Modena Patrimonio Mondiale” di Studiowiki – Integra Solutions. Nell’influencer marketing, due ori sono stati assegnati: a “Gruvi Autentica Ossessione” di Weber Shandwick per Sammontana e a “#WhiteSocksCommunity” di Next Different per Bosch. Per le campagne DE&I, il bronzo è stato conferito a “IBSA – Sailing into the Future. Together” di Noesis per IBSA Institut Biochimique SA. In ambito tech & ICT, riconoscimenti a “NonMiViolare!” di Burson per Motorola e “Rovesciare gli stereotipi” di INC_PR per Facile.it. Per il food & beverage, l’oro è andato nuovamente a “Gruvi Autentica Ossessione”, mentre “Fusilli nello spazio” ha ricevuto anche l’argento. La comunicazione per la Pubblica Amministrazione ha premiato l’iniziativa del Comune di Bologna curata da Homina. Nelle campagne dedicate alla sostenibilità, l’argento è stato assegnato a “Hackaton for Inspiring Cities” di SEC Newgate Italia per COIMA. Per il no profit, l’argento è andato al progetto su Luigi Einaudi di Eprcomunicazione e Open Gate Italia, mentre il bronzo a Being per Medici Senza Frontiere Italia. Infine, nella comunicazione interna, premio a “Coffree” di Being per la Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza. (Immagine di copertina generata con Chat GPT)
Teatro alla Scala cerca responsabile comunicazione

La Fondazione Teatro alla Scala ha annunciato l’apertura, nella giornata di ieri, di una selezione pubblica per il reclutamento di un nuovo o una nuova Responsabile organizzativo/a dell’Ufficio stampa e web, figura destinata a coordinare le attività di comunicazione del teatro. L’avviso è stato pubblicato sul sito ufficiale dell’ente con scadenza fissata al 3 maggio, termine entro il quale sarà possibile candidarsi tramite la pagina dedicata, accessibile dalla sezione “Lavora con noi” del portale teatroallascala.org. La procedura è stata attivata con l’obiettivo dichiarato di garantire massima trasparenza nel processo di selezione e di attrarre professionisti qualificati in grado di ricoprire un incarico che unisce competenze in ambito istituzionale e digitale. La Fondazione ha precisato che la scelta della procedura aperta risponde all’intenzione di individuare il miglior profilo possibile attraverso criteri di merito e accessibilità. Il ruolo, considerato di rilievo strategico, prevede la responsabilità nella pianificazione e gestione delle attività di ufficio stampa, oltre alla supervisione della comunicazione web e dei contenuti digitali ufficiali del teatro. Il nuovo responsabile sarà inserito all’interno della struttura comunicativa della Scala e lavorerà in stretta sinergia con gli altri settori operativi dell’istituzione. La candidatura richiede il rispetto dei requisiti dettagliati nell’avviso, disponibile integralmente online.