Guerra, droga, attentati e diritti. Pulitzer 2025: trionfo per New York Times e Washington Post

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Lunedì 5 maggio 2025, la Columbia University ha annunciato i vincitori dei Premi Pulitzer: 4 RICONOSCIMENTI AL NEW YORK TIMES Il New York Times è stato premiato, con quattro riconoscimenti, per le sue inchieste sulla guerra civile in Sudan, sul ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, sulla crisi degli oppioidi in collaborazione con il Baltimore Banner e per le fotografie scattate durante il tentato assassinio di Donald Trump in Pennsylvania. Il premio per il giornalismo internazionale è stato attribuito a Declan Walsh e allo staff del Times per la copertura del conflitto sudanese, che ha documentato il coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti e il bilancio crescente delle vittime. Nella categoria giornalismo esplicativo, Azam Ahmed, Christina Goldbaum e Matthieu Aikins sono stati premiati per un’inchiesta sulle sparizioni forzate da parte di un generale afghano sostenuto dalle forze statunitensi durante la ritirata americana. Il premio per il giornalismo locale è andato al team formato da Alissa Zhu, Nick Thieme e Jessica Gallagher, insieme alla redazione del Baltimore Banner, per un’indagine che ha evidenziato l’ampiezza della crisi del fentanyl a Baltimora, città diventata epicentro delle overdose negli Stati Uniti. Nella categoria fotografia dell’ultima ora, Doug Mills del New York Times ha ricevuto il riconoscimento per le immagini scattate al comizio di Butler, in Pennsylvania, durante l’attentato fallito a Trump, tra cui una fotografia che mostra il passaggio di un proiettile WASHINGTON POST: CRONACA IN DIRETTA Il Washington Post si è aggiudicato il Premio Pulitzer 2025 per il giornalismo d’informazione grazie alla sua copertura tempestiva e approfondita del tentativo di assassinare Donald Trump, avvenuto il 13 luglio 2024 durante un comizio elettorale a Butler, Pennsylvania. L’attacco si è consumato in pochi secondi, mentre l’ex presidente parlava sul palco: colpi di arma da fuoco hanno ferito Trump all’orecchio, scatenando il panico tra la folla. Gli agenti dei Servizi Segreti lo hanno subito portato al riparo, mentre le prime notizie cominciavano a rimbalzare online. Alle 18:21, il Post ha pubblicato il primo aggiornamento in tempo reale, seguito da un avviso push mobile, un banner in homepage, e alle 18:44 le prime immagini scioccanti del fotoreporter Jabin Botsford, che ritraevano Trump col volto insanguinato. Alle 18:51, il giornale ha riferito che Trump era in salvo, secondo fonti ufficiali. Il lavoro del team del Post è stato fulmineo ma anche meticoloso. Botsford, presente a pochi metri dal palco, ha continuato a scattare foto e a filmare la scena con occhiali Ray-Ban Meta. Contemporaneamente, il giornalista Isaac Arnsdorf inviava aggiornamenti dalla postazione stampa, arricchendo la copertura live. Alle 21:18, appena tre ore dopo l’attacco, il Post ha pubblicato un dettagliato resoconto firmato Arnsdorf e Botsford, che ha superato per vividezza e precisione quello di molte testate concorrenti. Nei giorni successivi, il Post ha approfondito l’evento con un’inchiesta visiva e forense. Tre giorni dopo, ha rivelato che Thomas Matthew Crooks, l’attentatore, era riuscito a eludere i cecchini salendo su un tetto la cui inclinazione e vegetazione circostante ne avevano nascosto la visuale. Il team del Post ha ricostruito digitalmente la scena in 3D, utilizzando immagini satellitari e dati lidar dell’US Geological Survey per ottenere misure precise di edifici e pendenze. In un’altra inchiesta, il Post ha analizzato l’audio della sparatoria, identificando dieci colpi in 16 secondi. Gli otto colpi iniziali sono stati attribuiti a Crooks. Gli ultimi due, distinti per firma acustica, provenivano da fonti diverse: il decimo da un cecchino dei Servizi Segreti, il nono da un agente delle forze dell’ordine locali, che ha probabilmente interrotto l’azione dell’attentatore prima che questi venisse ucciso. Un altro riconoscimento è andato a Ann Telnaes, ex vignettista del Washington Post, è stata premiata per il giornalismo illustrato, dopo essersi dimessa dal giornale in seguito alla censura di una vignetta sul proprietario Jeff Bezos. GLI ALTRI VINCITORI ProPublica ha ricevuto il premio per il servizio pubblico, il più prestigioso dei Pulitzer, per l’inchiesta sulle morti evitabili causate dai divieti sull’aborto, con l’uso di dati ufficiali e testimonianze raccolte da Kavitha Surana, Lizzie Presser, Cassandra Jaramillo e la fotografa Stacy Kranitz. Nella categoria giornalismo investigativo, il premio è stato assegnato a Reuters per “Fentanyl Express”, un’inchiesta sul traffico di sostanze dalla Cina agli Stati Uniti via Messico, illustrando le falle nei controlli doganali. Il Wall Street Journal è stato premiato per il miglior giornalismo nazionale con un’inchiesta su Elon Musk, che ha rivelato aspetti della sua influenza politica, dell’uso di droghe illegali e dei rapporti con Vladimir Putin. Il New Yorker ha ottenuto tre premi: per il commento, per la fotografia di servizio e per il reportage audio con il podcast “In the Dark”, che ha indagato sull’omicidio di civili iracheni da parte dei Marines. Il collaboratore Mosab Abu Toha ha vinto per i suoi saggi sulla vita nella Striscia di Gaza, mentre Moises Saman ha ricevuto il premio per la fotografia con immagini dalla Siria. Il premio per la miglior scrittura è stato assegnato a Mark Warren per un articolo su un pastore suicida in Alabama pubblicato da Esquire. Il riconoscimento per la critica è andato ad Alexandra Lange di Bloomberg CityLab, per i suoi articoli su spazi pubblici e architettura. Il Houston Chronicle ha ricevuto il premio per la scrittura editoriale per un’inchiesta sui passaggi ferroviari pericolosi. Nelle categorie arti e lettere, “James” di Percival Everett ha vinto per la narrativa, mentre “Purpose” di Branden Jacobs-Jenkins è stato premiato nella drammaturgia. I premi per la storia sono andati a Kathleen DuVal e a Edda L. Fields-Black, la biografia è stata vinta da Jason Roberts, l’autobiografia da Tessa Hulls e la saggistica generale da Benjamin Nathans. Marie Howe ha vinto per la poesia con “New and Selected Poems”, e Susie Ibarra per la musica con “Sky Islands”. Una menzione speciale è stata conferita a Chuck Stone, pioniere del giornalismo afroamericano, per il suo contributo al movimento per i diritti civili e la co-fondazione della National Association of Black Journalists. (In copertina, l’immagine di Doug Mills/NYTimes che ha vinto il Pulitzer)

Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. IFJ: ” È ora di mettere l’AI nell’agenda sociale”

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In occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, che si celebra ogni anno il 3 maggio, la Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) ha lanciato un appello globale per inserire l’intelligenza artificiale al centro del dialogo sociale tra sindacati dei giornalisti e organizzazioni mediatiche. Il messaggio arriva in linea con il tema proposto quest’anno dall’UNESCO, dedicato all’impatto dell’IA sul giornalismo e sulla libertà di stampa. L’IFJ invita tutti gli attori del settore a lavorare su regole comuni per garantire che la tecnologia venga utilizzata in modo etico, senza mettere a rischio i posti di lavoro, la qualità dell’informazione e l’indipendenza editoriale. Nelle proprie raccomandazioni, adottate nel giugno 2024, la Federazione ha affermato che l’IA non può sostituire i giornalisti umani, e che i contenuti generati da algoritmi non devono essere considerati giornalismo a meno che non siano sottoposti a supervisione e controllo umano. L’IFJ evidenzia che attività come il fact-checking e il pensiero critico restano compiti centrali del giornalismo, e non possono essere delegati a sistemi automatici. Tra le principali preoccupazioni vi sono pregiudizi, stereotipi e errori fattuali che l’IA può amplificare. In particolare, la Federazione segnala la diffusione di deepfake, definiti “un attacco diretto alla democrazia e al diritto fondamentale delle persone a un’informazione affidabile e indipendente“. La crescita dell’IA all’interno delle redazioni è già in corso: la tecnologia viene utilizzata per automatizzare compiti ripetitivi, analizzare dati e produrre testi. Secondo la IFJ, però, l’adozione di queste tecnologie deve avvenire tramite accordi che includano trasparenza, formazione professionale per tutti i giornalisti, anche freelance, e il rispetto del principio che le decisioni editoriali spettano a figure umane. Inoltre, l’organizzazione chiede che venga regolato l’utilizzo delle opere giornalistiche per addestrare i sistemi di IA, garantendo ai giornalisti una giusta retribuzione e la possibilità di rifiutare l’impiego dei propri contenuti in assenza di un accordo di licenza. Il Segretario Generale della IFJ, Anthony Bellanger, ha dichiarato che “il futuro del giornalismo deve mantenere la supervisione umana, la trasparenza e la responsabilità al centro dell’utilizzo dell’IA”. La Federazione invita giornalisti, sindacati, editori e decisori politici a collaborare nella definizione di linee guida condivise, con l’obiettivo di stabilire limiti chiari, proteggere i diritti degli autori e rafforzare la contrattazione collettiva nei processi di trasformazione digitale.

Trump contro New York Times, Washington Post e Fox News per sondaggi truccati

Donald Trump

In un post pubblicato lunedì mattina su Truth Social, il presidente Donald Trump ha chiesto che i principali istituti e testate che producono sondaggi politici siano indagati per frode elettorale, accusandoli di manipolare i dati per influenzare l’opinione pubblica. Secondo quanto riportato da Axios, il messaggio è arrivato a meno di due settimane dal traguardo dei 100 giorni del suo secondo mandato. Trump ha definito “sondaggi falsi delle organizzazioni di fake news” quelli pubblicati da testate come il Washington Post, il New York Times e Fox News, sostenendo che gli autori stiano “cercando un risultato negativo” contro la sua amministrazione. Ha inoltre citato il sondaggista John McLaughlin, storicamente legato alle sue campagne, accusando i media di essere “criminali negativi” e “nemici del popolo”. Le dichiarazioni sono giunte in risposta a una serie di rilevazioni demoscopiche che indicano un calo del gradimento del presidente. Secondo un sondaggio Washington Post-ABC News-Ipsos, condotto su 2.464 adulti, il tasso di approvazione complessivo di Trump è al 39%, mentre il 55% disapprova l’operato presidenziale. A febbraio, le stesse rilevazioni mostravano un 45% di approvazione e 53% di disapprovazione. Un altro sondaggio, condotto dal New York Times/Siena College su un campione nazionale di 913 elettori, ha rilevato un consenso al 42%, con un 54% di contrari. Il Times ha definito questi numeri “storicamente bassi” per un presidente in carica a questo punto del mandato. Il calo è confermato anche da una ricerca Fox News, secondo cui l’indice di gradimento è sceso al 44%, con una perdita di cinque punti percentuali rispetto al mese precedente. Secondo lo stesso sondaggio di Fox News, l’unico ambito in cui Trump conserva un margine positivo è la sicurezza dei confini, uno dei temi centrali della sua campagna. Per il resto, i dati indicano un aumento delle preoccupazioni tra gli elettori riguardo ai suoi metodi e al ritmo dei cambiamenti introdotti. Dalla sua rielezione, Trump ha avviato un’agenda politica che ha comportato ampie riforme istituzionali, alcune delle quali sono attualmente oggetto di verifiche giudiziarie. Diversi tribunali hanno bloccato alcune delle iniziative più controverse, mentre si moltiplicano i ricorsi legali contro decisioni del governo federale. In un ulteriore sondaggio del Times/Siena, il 54% degli elettori registrati ha affermato che Trump ha “esagerato” con i cambiamenti apportati al sistema politico ed economico, contro il 27% che li ha giudicati adeguati. Secondo un’analisi del Washington Post, l’attuale indice di gradimento del presidente è il più basso rispetto a quello di qualsiasi predecessore al medesimo punto del mandato, a partire dal terzo incarico di Franklin D. Roosevelt.

Il Giornale di Brescia compie 80 anni: porte aperte il 27 aprile

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Compie 80 anni il Giornale di Brescia, fondato il 27 aprile 1945, all’indomani della Liberazione della città. Il primo numero del quotidiano bresciano riportava in apertura la notizia «Brescia è libera», affermandosi fin da subito come voce del Comitato di Liberazione. Da quel giorno sono seguite quasi 30.000 edizioni, in un racconto continuo e sempre più multimediale della cronaca e della vita cittadina. LA STORIA DEL GdB Il Giornale di Brescia nasce il 27 aprile 1945, mentre la guerra non era ancora terminata del tutto. In quella notte, cronisti e tipografi realizzarono il primo numero, titolato «Brescia è libera», su impulso del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), nei locali che avevano ospitato in precedenza giornali del regime fascista. Il primo direttore fu Leonzio Foresti, nominato il 22 maggio 1945. La gestione del quotidiano rimase al CLN fino al 1946, e la proprietà venne poi regolata con la creazione dell’Editoriale Bresciana nel 1947.Dal Broletto, la sede si trasferì nel 1960 in via Saffi, angolo via Solferino, dove ancora oggi si trova, pur con diverse ristrutturazioni nel tempo (1984-85 e 2019). Parallelamente, il Giornale ha seguito l’evoluzione tecnologica e culturale: nel 1985 passò alla fotocomposizione, nel 2000 nacque la sua edizione online e a Erbusco fu inaugurata una nuova tipografia. La prima edizione interamente a colori uscì nel 2008, mentre il formato cambiò nel 2010. Negli ultimi 15 anni, il GdB ha accelerato la sua trasformazione digitale, culminando con un’app che integra quotidiano, televisione e radio. Direttori principali dal 1945 a oggi: Leonzio Foresti, Mino Pezzi, Alberto Vigna, Vincenzo Cecchini, Ugo Martegani, Gian Battista Lanzani, Giacomo Scanzi e Nunzia Vallini. I FESTEGGIAMENTI PER L’ANNIVERSARIO Per celebrare l’anniversario, il GdB ha organizzato un calendario di eventi lungo tutto il 2025, con un’apertura simbolica proprio il 27 aprile, quando la sede di via Solferino aprirà le porte al pubblico. A partire dalle ore 11, la corte antistante ospiterà una puntata speciale, in diretta televisiva, di «In Piazza con Noi» su Teletutto, seguita da visite guidate alla redazione, alla tipografia e agli studi radio-televisivi del gruppo, tra cui Radio Bresciasette. I lettori potranno incontrare giornalisti e conduttori, assistere a trasmissioni in diretta e scoprire il “dietro le quinte” della produzione giornalistica. Il programma prevede laboratori di lettura per i più piccoli, in due fasce orarie: dalle 11.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 15.30. La diretta radiofonica proseguirà nel pomeriggio dalle 14 alle 16. Alle 15.30, nella Sala Libretti, inizierà la presentazione del libro «Chiamami adulto» di Matteo Lancini, psicologo e docente universitario. Alle 17 sarà la volta dello scrittore Giuseppe Lupo, che illustrerà il romanzo «Storia d’amore e macchine da scrivere», dedicato all’iconica Olivetti Lettera 22. Alle 18.30, sempre in Sala Libretti, si terrà «Il mio GdB», momento di testimonianze in cui i lettori racconteranno episodi significativi legati al quotidiano, accanto a giornalisti che ne hanno fatto parte in diverse epoche. Durante l’intera giornata sarà possibile ottenere una ristampa omaggio della prima pagina del GdB del proprio giorno di nascita e l’annullo filatelico speciale sulla cartolina commemorativa dell’anniversario, grazie alla presenza di Poste Italiane. (In copertina, il logo per gli 80 anni)

“Il Foglio AI”, da esperimento a progetto editoriale stabile: in edicola ogni martedì

Il Foglio AI diventa settimanale

A un mese dall’inizio dell’esperimento, la redazione del Foglio annuncia che il Foglio AI, il progetto che ha dato vita al primo quotidiano scritto interamente con l’ausilio di un’intelligenza artificiale, proseguirà con una nuova formula. L’AI utilizzata, allenata nel corso del tempo con prompt personalizzati e una linea editoriale coerente, è stata parte attiva del lavoro quotidiano del giornale per trenta giorni consecutivi. L’esperimento è stato ideato e diretto da Claudio Cerasa, che ha affiancato l’intelligenza artificiale nella produzione di articoli, editoriali, rubriche, lettere al direttore e contenuti di attualità, con una metodologia redazionale strutturata e condivisa. Ogni giorno, alle ore 12, la redazione si riuniva per discutere idee, notizie, interviste, intuizioni e provocazioni. Da questo confronto nascevano le istruzioni, i cosiddetti prompt, destinati a generare gli articoli firmati Foglio AI. I prompt contenevano indicazioni su tono, stile, taglio, lunghezza e obiettivo dei pezzi. L’interazione tra redazione e intelligenza artificiale si è evoluta: inizialmente i comandi erano lunghi e dettagliati, poi sempre più sintetici, grazie a una crescente comprensione del linguaggio editoriale interno da parte dell’AI. Nel corso del mese, la macchina ha prodotto contenuti che hanno suscitato reazioni sia interne che esterne. L’AI ha mostrato capacità di sintesi, rielaborazione, imitazione di stili e generazione di contenuti su misura. Ha anche commesso errori, riconosciuti e documentati: date inesatte, confusione tra nomi simili, riferimenti errati a eventi passati, fino all’ostinata difficoltà nel collocare Donald Trump come presidente eletto nel 2024. Alcuni articoli sono stati corretti, altri lasciati volutamente imperfetti per dimostrare i limiti della tecnologia. La sperimentazione ha incluso test specifici: analisi di discorsi politici, lettura di documenti, traduzione di immagini in articoli, commenti su classifiche letterarie, simulazioni di lettere immaginarie tra figure pubbliche, editoriali polemici, stroncature ironiche, articoli scritti e riscritti con tono politico, adolescenziale, giornalistico o narrativo. L’AI è stata anche coinvolta nella scrittura di lettere d’amore, oroscopi e dialoghi immaginari tra intellettuali e personaggi storici. Il progetto ha generato migliaia di righe di testo, tutte verificate, selezionate e integrate dalla redazione. Secondo Cerasa, il valore dell’AI non è nella sostituzione dell’intelligenza naturale, ma nella sua integrazione all’interno del processo creativo redazionale. I giornalisti hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per comprendere meglio dove migliorare, cosa delegare, cosa mantenere esclusivamente umano. L’AI non può fornire fonti, non può costruire inchieste originali, non può creare idee dal nulla, ma può aiutare a elaborarle, a raffinarle, a verificarle, a metterle in ordine. Il Foglio AI, che nel primo mese è stato pubblicato ogni giorno come edizione speciale del quotidiano, proseguirà ora in forma settimanale, ogni martedì, con una testata autonoma e quattro pagine dedicate. Tratterà temi di attualità, innovazione, intelligenza artificiale e approfondimenti sulla trasformazione dei linguaggi editoriali. Il progetto continuerà anche in forma ibrida: articoli firmati Foglio AI compariranno saltuariamente nel quotidiano, con una chiara indicazione della loro origine. Il Foglio utilizzerà l’esperienza accumulata per sviluppare nuove iniziative: una scuola di giornalismo AI-based, borse di studio, eventi, workshop, newsletter tematiche, progetti multimediali e un osservatorio dedicato all’uso dell’intelligenza artificiale nei media. L’obiettivo è offrire strumenti, formazione e riflessione sul rapporto tra scrittura, tecnologia e creatività. L’interazione tra il direttore e l’intelligenza artificiale è stata raccontata anche sotto forma di intervista reciproca. Una parte significativa dell’esperimento si è svolta proprio in questa forma: botta e risposta in cui l’AI faceva domande al direttore, ribaltando i ruoli e mostrando la possibilità di un giornalismo dialogico tra umano e macchina. L’AI è stata istruita per parlare di sé, riflettere sui propri limiti, rispondere a provocazioni, proporre soluzioni editoriali e simulare riflessioni personali. L’intero progetto ha ricevuto attenzione internazionale, è stato citato da numerosi media stranieri e ha rappresentato un caso di studio unico per l’editoria. Non si è trattato di una semplice dimostrazione tecnologica, ma di un esperimento quotidiano redazionale, completo di errori, revisioni, scelte editoriali e scommesse sulla sostenibilità di un modello innovativo. Il Foglio ha confermato che continuerà a esplorare le potenzialità dell’AI, non per sostituire il lavoro umano ma per affiancarlo, rafforzarlo, e spingere l’intero sistema giornalistico a confrontarsi con il cambiamento. Il progetto si evolverà anche come strumento di educazione: non solo a usare l’AI, ma a capire quando e come usarla, e soprattutto quando è necessario spegnerla per tornare a osservare, telefonare, incontrare, litigare, vivere il mestiere. L’esperimento ha mostrato come, anche nel rapporto con una macchina, sia possibile costruire una relazione editoriale fondata su regole, linguaggi condivisi, obiettivi chiari e verificabili. E ha ribadito che il giornalismo, anche nell’era dell’automazione, resta un mestiere che si costruisce nella comunità umana, nel confronto, nel dubbio e nella passione per la scrittura. Il Foglio AI continuerà. Con un nuovo formato, ma con lo stesso obiettivo: esplorare il possibile, senza rinunciare al reale. (Foto: @Il Foglio)

Corriere della Sera, pensionati in attività oltre i limiti contrattuali

Corriere della Sera redazione via Solferino

Le giornaliste e i giornalisti del Corriere della Sera hanno diffuso una nota interna in cui segnalano un utilizzo improprio di colleghi pensionati all’interno della redazione. Secondo quanto riportato, i giornalisti in quiescenza verrebbero impiegati in attività che vanno oltre i limiti contrattuali previsti per le collaborazioni, assumendo incarichi che comprendono coperture giornalistiche, ruoli organizzativi e presenze in riunioni operative, sia in Italia che all’estero. La denuncia, che arriva dalla redazione del quotidiano milanese, si fonda sull’osservazione di diversi casi verificatisi nell’ultimo anno, nei quali pensionati avrebbero partecipato a conferenze stampa, mantenuto accessi attivi ai sistemi editoriali e in alcuni casi sarebbero stati identificati come inviati ufficiali del giornale. Tali pratiche, secondo quanto scritto nella nota, contraddicono le norme in vigore e rappresentano un ostacolo al rinnovamento interno, sottraendo spazio a giovani professionisti e limitando le possibilità di sviluppo delle competenze già presenti in redazione. Pur riconoscendo il valore dell’esperienza maturata dai colleghi in pensione, i firmatari del documento ritengono che la loro collaborazione debba restare entro i confini del ruolo previsto dal contratto, senza sovrapporsi a compiti che spettano ai giornalisti in servizio. A questo si aggiunge una critica esplicita all’uso delle partite IVA, ritenute un’alternativa impropria ai contratti a termine, che finisce per generare figure prive di tutele e prospettive di carriera interna. La redazione ribadisce quindi la richiesta di: limitare l’uso dei pensionati alle collaborazioni con compiti di scrittura al di fuori delle coperture istituzionali e dei servizi quotidiani che possono essere garantiti da giornalisti dipendenti, escludendo gli incarichi di inviato e i ruoli di coordinamento e di coinvolgimento nella ideazione e fattura del giornale e dei suoi contenuti speciali. Investire sui giovani con contratti equi e rispettosi dei compiti, assicurando loro possibilità di crescita e formazione sul campo. Garantire più attenzione ai percorsi di carriera interna e alle legittime aspettative dei giornalisti dipendenti che hanno dimostrato impegno, passione e competenza. Nella parte conclusiva del documento, i giornalisti si dichiarano consapevoli delle difficoltà economiche generali del settore, ma sottolineano l’importanza di un ricambio generazionale per garantire la continuità e la qualità della testata nel tempo. A seguito della nota, il direttore del Corriere della Sera, in accordo con l’editore, ha replicato che il ricorso ai collaboratori avviene nel rispetto del contratto nazionale e in un’ottica di valorizzazione delle competenze professionali. Ha inoltre ricordato che dal 2016 a oggi sono stati assunti 66 redattori, definendo questo numero un investimento senza precedenti nel panorama editoriale italiano.

Nasce “Moneta”, il settimanale economico allegato a Il Giornale, Libero e Il Tempo

Debutta in edicola con il Giornale il nuovo settimanale “Moneta”, allegato gratuitamente ogni sabato anche a Libero e Il Tempo. Si tratta di una nuova testata cartacea, con aggiornamenti digitali, interamente dedicata a economia, finanza e risparmio, pensata per offrire ai lettori uno strumento stabile di orientamento in un contesto globale segnato da forte instabilità economica e geopolitica. Il progetto è stato sviluppato congiuntamente dagli editori e dai direttori dei tre quotidiani, con l’intenzione di affiancare all’informazione generalista un approfondimento specifico sul tema del denaro, spesso trascurato per limiti di spazio e formato. Diretto dal giornalista economico Osvaldo De Paolini, “Moneta” vuole rispondere alla crescente domanda di consapevolezza da parte di un pubblico alle prese con inflazione, mutui, previdenza, mercati volatili, tecnologie emergenti e scenari geopolitici in evoluzione. Il nuovo settimanale si propone come un’informazione economica accessibile ma rigorosa, attenta alle esigenze quotidiane dei cittadini e alle trasformazioni strutturali del sistema economico. Nel numero inaugurale sono presenti due servizi esclusivi. Il primo è una sintesi di un rapporto riservato che individua oltre 50 obiettivi industriali italiani sensibili in caso di un conflitto internazionale. Il secondo è una intervista all’architetto Massimiliano Fuksas, che anticipa i temi del Salone del Mobile di Milano, raccontando il suo punto di vista sull’architettura contemporanea e sul design. La rivista dedicherà ampio spazio a temi come sistema bancario, start-up, agricoltura, finanza innovativa, pensioni, investimenti, industria 4.0 e mercati globali, offrendo ogni settimana 40 pagine di contenuti, inclusi approfondimenti, dossier e voci dai protagonisti del mondo produttivo italiano. Il settimanale sarà disponibile anche in versione digitale, con aggiornamenti continui, analisi e breaking news. Il lancio sarà seguito da due eventi ufficiali: l’11 aprile a Milano nella sede della Borsa Italiana e il 17 aprile a Roma presso il Tempio di Adriano, sede della Camera di Commercio. L’obiettivo è costruire un ecosistema informativo integrato, capace di affiancare la carta stampata con il dinamismo della rete e offrire ai lettori un punto di riferimento solido per comprendere e affrontare le trasformazioni economiche in corso. (In foto, Vittorio Feltri)

La Casa Bianca valuta un nuovo assetto dei posti stampa e dà più spazio alle nuove voci emergenti

Karoline Leavitt parla durante una conferenza stampa alla Casa Bianca

La Casa Bianca sta valutando la possibilità di ridefinire la mappa dei posti nella sala stampa, finora gestita dalla White House Correspondents’ Association (WHCA), aprendo un nuovo fronte di tensione tra l’amministrazione Trump e la stampa accreditata. Secondo quanto riportato da Axios, la proposta è parte di una più ampia riorganizzazione con l’obiettivo dichiarato di aggiornare la sala alle trasformazioni dell’ecosistema mediatico, con maggiore spazio previsto per nuove piattaforme e voci emergenti. I criteri attuali privilegiano testate storiche come le agenzie di stampa e le principali emittenti, assegnando loro le prime file. La nuova mappa, nelle intenzioni della Casa Bianca, dovrebbe riflettere “il modo in cui i media vengono consumati oggi”. La WHCA ha definito l’ipotesi un tentativo di sovvertire il sistema di autogestione della stampa alla Casa Bianca. In una comunicazione ai suoi membri, l’associazione ha avvertito che, se attuata, la mossa renderà ancora più evidente l’intenzione del governo di prendere il controllo del sistema con cui i media si organizzano in modo indipendente, facilitando eventuali punizioni per una copertura non allineata. Il confronto arriva dopo settimane di tensioni. A febbraio, la Casa Bianca ha revocato all’Associated Press l’accesso a vari eventi, accusandola di non adeguarsi a una direttiva stilistica sull’uso della denominazione “Golfo d’America” al posto di “Golfo del Messico”. L’AP ha avviato un’azione legale, chiedendo un’ingiunzione. Allo stesso tempo, la WHCA ha invitato i membri a indossare simboli del Primo Emendamento durante le apparizioni pubbliche in segno di protesta. Domenica, la dirigenza della WHCA si è riunita per discutere possibili risposte, tra cui anche un’azione simbolica che prevede il ritorno ai seggi tradizionali in caso di imposizione della nuova disposizione. Alcuni membri hanno riferito che il clima resta incerto e che ogni decisione verrà presa in base all’evoluzione della situazione. Interpellato sull’ipotesi di protesta, il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, Steven Cheung, ha risposto con una risata pubblicata sui social. Intanto, la stessa portavoce Leavitt ha dichiarato che la sala briefing “non appartiene ai giornalisti d’élite di Washington” e che la Casa Bianca ha cercato di avviare un confronto sui cambiamenti proposti. Nel frattempo, l’associazione ha rinunciato alla partecipazione della comica Amber Ruffin alla cena annuale dei corrispondenti, dopo le critiche dell’amministrazione. Il presidente della WHCA, Eugene Daniels, ha motivato la scelta come una decisione per mantenere il focus sull’attività giornalistica e sul supporto alla nuova generazione di cronisti. Secondo alcune fonti, l’obiettivo dell’amministrazione non sarebbe quello di escludere i media tradizionali, ma di rivedere il sistema in chiave più rappresentativa del panorama attuale. Un seggio per i “nuovi media” è già stato previsto nei briefing recenti. Tuttavia, nella comunità giornalistica cresce il timore che la redistribuzione dei posti possa trasformarsi in un criterio di accesso condizionato alla linea editoriale. (In copertina, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, parla durante una conferenza stampa alla Casa Bianca il 26 marzo. Foto di Jabin Botsford/The Washington Post)

“Il Foglio AI”, visita della stampa estera in redazione

Claudio Cerasa con i colleghi della stampa estera

Il mondo si è accorto subito. Quando Il Foglio ha deciso di affidare interamente a un’intelligenza artificiale la realizzazione di un supplemento cartaceo, la notizia ha attraversato confini, lingue e redazioni. A partire da metà marzo, la pubblicazione del primo giornale stampato realizzato senza penne umane ha suscitato attenzione in tutta la stampa internazionale. A sorprendere non è stata solo la tecnologia impiegata, ma la scelta editoriale: un quotidiano generalista, noto per l’uso della parola come esercizio di giudizio, ha scelto di sperimentare cosa succede quando il linguaggio viene generato da un software. Il progetto, pensato per durare un mese, ha acceso il dibattito su cosa significhi oggi fare giornalismo, su cosa resti della scrittura umana quando anche lo stile diventa replicabile e su quanto spazio possa trovare l’intelligenza artificiale all’interno di una redazione. Non si è trattato di un’imitazione in incognito: ogni pagina è stata esplicitamente firmata da un algoritmo, guidato da input redazionali. Proprio questa trasparenza ha alimentato l’interesse: il tentativo dichiarato di esplorare i limiti e le potenzialità della tecnologia generativa applicata al giornalismo. Il 26 marzo una quarantina di giornalisti della stampa estera in Italia hanno fatto visita alla redazione per incontrare il direttore Claudio Cerasa e scoprire la rivoluzione del Foglio AI. Le prime reazioni sono arrivate dal Regno Unito, con The Guardian, BBC e Reuters che hanno raccontato l’esperimento in chiave tecnica e culturale. Da lì la notizia si è diffusa rapidamente, alimentata anche dalle agenzie internazionali. Negli Stati Uniti se ne sono occupati New York Times, Washington Post, CNN, Politico, GizMondo, TweakTown, il sito Open Tools e il centro studi Poynter, ciascuno con un’angolatura diversa: dalla trasparenza del processo al ruolo dell’editing, fino alle implicazioni etiche e professionali. In Francia, Germania, Spagna e in decine di altri Paesi, l’esperimento è diventato un caso. Testate storiche, siti specializzati, radio e televisioni si sono chiesti cosa accade al mestiere giornalistico quando a scrivere è un’intelligenza senza corpo. Molti hanno colto l’aspetto simbolico: una redazione reale, con lettori veri, ha messo alla prova un contenuto completamente artificiale. Un gesto che, per alcuni osservatori, segna una soglia superata nel rapporto tra informazione e automazione. RASSEGNA PER PAESI Regno Unito: The Guardian ha parlato di paradosso editoriale. La BBC ha analizzato strumenti e contesto. Reuters ha riportato i fatti con taglio sobrio e informativo. Stati Uniti: New York Times ha evidenziato il valore simbolico. Washington Post ha parlato di “laboratorio italiano”. CNN, Politico, GizMondo, TweakTown, Poynter e Open Tools hanno esaminato effetti editoriali, trasparenza e impatto culturale. Francia: Le Figaro, Le Monde, HuffPost France, Bfmtv, Le Point, Radio France, AFP, RTBF e 21 News hanno trattato il tema tra riflessione editoriale e stupore per il primato italiano. Germania: Frankfurter Allgemeine Zeitung, Süddeutsche Zeitung, Der Spiegel, Heise Online hanno discusso di tecnica, cultura, responsabilità editoriale e trasformazione della redazione. Spagna: El País ha proposto un’analisi letteraria e filosofica della lettura di un contenuto senza autore umano. Brasile: Folha de S.Paulo, Notícias Favoritas, Espressa Noticias hanno commentato innovazione, impatto e criticità nel contesto latinoamericano. India: Indian Express, The Hindu e l’emittente Wion hanno dato spazio al caso, sollevando interrogativi sul futuro dei giornalisti. Colombia: Enter.co ha discusso il valore potenziale dell’AI per la sopravvivenza della carta stampata. Lussemburgo: L’Essentiel ha definito il caso una svolta per l’etica editoriale e l’innovazione. Russia: Pravda e BZNS Media hanno analizzato la capacità dell’AI di produrre contenuti analitici. Corea del Sud: l’agenzia Yonhap ha discusso processi e implicazioni per il giornalismo. Taiwan: Central News Agency ha pubblicato un articolo e un video con visita alla redazione e intervista al direttore Cerasa. Svizzera: NZZ e RSI hanno trattato il tema dell’AI nel giornalismo a partire dal caso italiano. Paesi Bassi: NOS ha raccontato la sperimentazione e sollevato interrogativi su controllo e credibilità. Danimarca: POV International e Journalisten.dk hanno discusso del rapporto tra innovazione e verifica umana. Egitto: Enterprise News ha analizzato l’impatto dell’AI nel giornalismo del Medio Oriente e Nord Africa. Slovenia: Mmc RTV Slovenija ha evidenziato le opportunità e i rischi del progetto. Turchia: Bizsiziz e Yeniçağ Gazetesi hanno spiegato l’iniziativa e riportato opinioni di esperti internazionali. Messico: Tv Azteca Yucatán ha descritto l’originalità e gli obiettivi dichiarati dell’esperimento. (nelle foto, il Direttore Claudio Cerasa con i colleghi della stampa estera, il 26 marzo. Credits: Il Foglio)

A New York il 28/3 il via al lab AI per redazioni: selezionati 23 da 12 paesi

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Il 28 marzo 2025 prenderà il via a New York l’AI Journalism Lab: Adoption Cohort, un programma internazionale promosso dall’AI Journalism Labs della Craig Newmark Graduate School of Journalism presso la CUNY, in collaborazione con Microsoft. La nuova coorte è composta da 23 professionisti del giornalismo provenienti da 12 paesi – tra cui Canada, Colombia, Etiopia, Indonesia, Nigeria, Filippine, Porto Rico, Romania, Turchia, Stati Uniti e Uruguay – selezionati per partecipare a un percorso formativo sulla adozione dell’intelligenza artificiale nelle redazioni. Il laboratorio, della durata di oltre tre mesi, si svolgerà virtualmente fino al 2 luglio 2025, ad eccezione dell’incontro inaugurale che si terrà in presenza alla Newmark J-School il 28 e 29 marzo. L’obiettivo è fornire ai partecipanti competenze e strumenti per implementare pratiche basate su intelligenza artificiale nei flussi di lavoro giornalistici. Secondo quanto dichiarato da Marie Gilot, direttore esecutivo di J+, i partecipanti sono già coinvolti attivamente nell’uso dell’AI nel giornalismo e il programma mira a rafforzarne le capacità in termini di leadership, innovazione e sicurezza nell’introduzione di nuove tecnologie. I profili selezionati comprendono giornalisti, produttori, reporter e manager, con esperienze che vanno dal giornalismo locale e internazionale alla gestione prodotti, dal coinvolgimento del pubblico alla narrazione basata sui dati. Noreen Gillespie, Journalism Director per Microsoft, ha sottolineato che l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità strategica per le redazioni, ma che il processo di adozione può risultare complesso. Il programma è stato progettato per aiutare i partecipanti a integrare in modo efficace l’AI nel giornalismo, con particolare attenzione all’impatto sulle comunità servite. (Credits photo)