La Stampa cambia veste e aumenta il prezzo del giornale

La Stampa nuova grafica

La Stampa si presenta oggi con una nuova veste grafica, un aumento del prezzo di copertina e un ampliamento dell’offerta editoriale, mantenendo saldi i propri valori fondanti. Il rinnovamento, operativo da questa mattina, è stato annunciato dalla direzione del quotidiano con un messaggio rivolto ai lettori in prima pagina. Il nuovo prezzo passa da 1,70 euro a 1,90, con un costo di 2,40 euro il sabato e la domenica, quando in edicola escono anche gli inserti Tuttolibri e Specchio. Secondo quanto comunicato dalla testata, il progetto si basa su tre parole chiave: visione, chiarezza e curiosità. Il restyling grafico è stato studiato per migliorare la leggibilità, anche grazie a caratteri più grandi, e per riflettere un’idea di informazione che guarda al futuro senza perdere il legame con il territorio. Fondata nel 1867, La Stampa conferma il proprio radicamento nel Nord Ovest, con uno sguardo costante sull’Italia e sul mondo. L’operazione di rilancio coinvolge anche i contenuti, con un’espansione delle sezioni dedicate a economia nazionale e locale, inchieste, interviste, analisi e approfondimenti su politica, esteri, società, spettacoli, cultura e sport. Il quotidiano sottolinea l’importanza di una rete di collaboratori composta da giornalisti e da alcuni tra i più noti economisti, filosofi, sociologi, politologi e intellettuali italiani ed europei. “La notizia, la nostra ossessione, non ci basta”. L’obiettivo dichiarato è “capire sempre di più e sempre meglio le dinamiche che condizionano le nostre esistenze”, interrogandosi sul “perché” dei fatti. In un contesto caratterizzato da fake news, infodemia e manipolazioni digitali, La Stampa ribadisce il proprio ruolo di presidio dell’informazione verificata, del pluralismo e della libertà di espressione. Il quotidiano intende distinguersi anche per l’uso consapevole dei nuovi media, senza rinunciare al valore della carta stampata, integrata da una presenza su piattaforme digitali. Il giornale si rivolge direttamente ai lettori con un appello alla fiducia e alla partecipazione attiva, indicando nella comunità un elemento essenziale del proprio modello editoriale. “Solo un popolo informato può compiere scelte libere”, è la citazione da Papa Leone XIV, utilizzata come incipit per sottolineare il senso della missione informativa. La redazione invita inoltre i lettori a inviare suggerimenti, ponendosi in ascolto delle esigenze del pubblico, e si impegna a garantire una produzione giornalistica di qualità, trasparente e affidabile, collegata in tempo reale con Roma, Washington, Mosca, Pechino, Alba e Torino.

Citynews modera 150mila commenti al mese con l’AI

AI in redazione

Citynews ha implementato un sistema basato su intelligenza artificiale per la moderazione automatica dei commenti pubblicati dagli utenti sulle proprie piattaforme editoriali. L’iniziativa, operativa su tutte le 57 testate del gruppo, è nata per gestire un volume mensile che supera i 150 mila commenti, con l’obiettivo di garantire un ambiente di confronto rispettoso, contenendo allo stesso tempo la diffusione di contenuti offensivi e linguaggi discriminatori. Lo ha confermato Luca Lani, CEO del gruppo editoriale, che ha dichiarato: “Sulle nostre 57 testate gestiamo circa 150 mila commenti al mese ed è evidente quanto l’AI sia ormai indispensabile per affrontare volumi simili. Oggi gli algoritmi riescono a riconoscere insulti mascherati, espressioni discriminatorie e contenuti lesivi del rispetto reciproco. L’obiettivo non è mai sostituire il giudizio umano, ma potenziarlo, liberando i giornalisti dal peso della moderazione quotidiana e permettendo loro di concentrarsi sul cuore del proprio lavoro: l’informazione di qualità“. La scelta di mantenere attiva un’area commenti all’interno delle app rappresenta un caso quasi unico nel panorama editoriale italiano, in cui molte testate hanno progressivamente disabilitato tali spazi per l’impossibilità di gestire comportamenti scorretti da parte degli utenti. Il sistema adottato da Citynews è stato progettato da un team interno composto da tecnici ed esperti editoriali. L’intelligenza artificiale è capace di intercettare automaticamente contenuti problematici, anche partendo da frammenti di testo o espressioni ambigue. Tra i casi rilevati figurano “inizio di un insulto potenzialmente offensivo”, “linguaggio volgare”, “insulti generici” e “incitazioni all’odio”. Il processo non è finalizzato alla censura, ma al rispetto delle regole di community, promuovendo un ambiente digitale inclusivo. Gli utenti possono comunque segnalare manualmente eventuali anomalie o errori del sistema, contribuendo così al suo miglioramento. “Durante la fase di test – ha aggiunto Lani – il sistema ha dimostrato un’ottima precisione anche nei casi più complessi, come gli insulti velati o i doppi sensi. E continua a migliorare: gli utenti potranno segnalare eventuali errori, contribuendo così al suo affinamento costante”. L’adozione dell’intelligenza artificiale da parte di Citynews rappresenta un passo concreto nella direzione di un’informazione partecipativa e attenta al dialogo tra lettori, all’interno di uno spazio pubblico che vuole rimanere aperto ma anche sicuro. Il progetto riflette una strategia editoriale orientata alla responsabilità sociale, che utilizza l’innovazione tecnologica per rafforzare la coesione delle comunità digitali e la fiducia nei media. (Foto di copertina creata con Chat GPT)

Matt Taylor lancia Project Push: 61 app analizzate, 160.000 notifiche in un anno

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Nel marzo 2024, Matt Taylor, product manager del Financial Times, ha dato vita a un esperimento digitale chiamato Project Push, per raccogliere e archiviare le notifiche inviate dalle app di notizie, spesso i primi segnali di eventi importanti ma destinate a scomparire nel flusso effimero dell’informazione digitale. L’iniziativa è nata dalla percezione di ricevere un numero eccessivo di notifiche dall’app della BBC News, tra le più popolari nel Regno Unito, dove Taylor vive. Invece di disattivarle, ha deciso di installare 61 app di informazione su un vecchio Google Pixel, iscrivendosi alle notifiche push di ciascuna. Le notifiche ricevute vengono caricate da uno script personalizzato su un server e pubblicate in tempo reale su una pagina della piattaforma Bluesky. Project Push ha archiviato finora circa 160.000 notifiche, di cui ben 17.000 provenienti da CNN Indonesia, evidenziando una forte variazione geografica nei volumi inviati. Le testate asiatiche e mediorientali, come Sky News Arabia, risultano molto più attive rispetto a quelle europee e americane. Taylor ha registrato, ad esempio, che Sky News Arabia ha trasmesso l’intero discorso d’insediamento di Donald Trump tramite notifiche push, con una frequenza di quasi una al minuto. Secondo Taylor, “una delle persone più importanti in redazione è quella che decide di premere un pulsante che invia una notifica immediata ai telefoni di milioni di persone”. Le notifiche non si limitano alle breaking news, ma comprendono anche aggiornamenti culturali, modifiche a infrastrutture locali e tentativi espliciti di aumentare l’engagement. La ricerca ha inoltre mostrato che alcune edizioni locali di testate internazionali, come la versione cinese del New York Times, utilizzano notifiche più dettagliate, grazie all’elevata densità informativa dei caratteri cinesi. Project Push è soggetto a diverse limitazioni tecniche. Una delle principali è legata alla natura delle notifiche push stesse: le app con molti utenti, come la BBC, devono creare code per l’invio, generando discrepanze temporali tra un utente e l’altro. Inoltre, essendo basato su un solo telefono, il progetto può occasionalmente perdere notifiche durante aggiornamenti o disconnessioni. Sul fronte linguistico, i testi non in inglese vengono tradotti automaticamente da un’intelligenza artificiale, con occasionali errori: una notifica su un “attacco aereo” è stata ad esempio tradotta erroneamente come “stronzate”. Taylor ha inoltre spiegato che una delle principali lacune del progetto è l’esclusione di Apple News, app disponibile solo su dispositivi iOS. Le limitazioni degli strumenti per sviluppatori Apple impediscono la registrazione delle notifiche, lasciando fuori uno dei principali editori digitali nel Regno Unito. Nonostante ciò, Taylor ha registrato tendenze emergenti tra gli editori, come l’inserimento di link “guarda in diretta” e l’enfasi sui nomi dei giornalisti, suggerendo un interesse crescente nel personalizzare e potenziare la fruizione in tempo reale. Tra gli obiettivi futuri, Taylor sta considerando la creazione di strumenti analitici per aiutare gli editori a comprendere e ottimizzare l’efficacia delle loro notifiche push. Al momento, il sito di Project Push include un modulo per suggerimenti da parte del pubblico. L’iniziativa, partita come esplorazione personale, ha offerto una panoramica inedita sulle strategie editoriali globali legate alla distribuzione immediata delle notizie. Riguardo al motivo iniziale dell’indagine, Taylor ha dichiarato: “La mia opinione sulla BBC è in realtà molto più positiva. Non inviano quasi tutte le notifiche degli altri, e le loro sono generalmente molto più degne di nota”.

NYTimes e Amazon insieme per contenuti AI su articoli, ricette e sport

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Il New York Times ha stipulato un accordo pluriennale con Amazon per la concessione in licenza dei propri contenuti editoriali, che verranno utilizzati per l’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale generativa del colosso tecnologico. L’annuncio è stato diffuso giovedì dalla New York Times Company, che ha precisato che la collaborazione consentirà l’integrazione di articoli, ricette di NYT Cooking e contenuti sportivi di The Athletic in diverse esperienze offerte agli utenti Amazon, incluse quelle gestite tramite Alexa. Secondo quanto comunicato, si tratta del primo accordo di questo tipo per il prestigioso quotidiano statunitense. Non sono stati resi noti i termini finanziari, ma è presumibile che l’intesa preveda una remunerazione per l’utilizzo dei materiali protetti da copyright. Meredith Kopit Levien, amministratore delegato della New York Times Company, ha dichiarato allo staff: “L’accordo è coerente con il nostro principio consolidato secondo cui il giornalismo di alta qualità merita di essere pagato”. Il materiale concesso in licenza sarà impiegato da Amazon per alimentare i propri modelli linguistici e potrebbe comparire, con attribuzione e link, in risposte vocali o testuali fornite agli utenti. L’iniziativa si inserisce nel contesto di una rapida evoluzione dell’IA, che ha portato numerosi editori a scegliere tra azioni legali e accordi commerciali in risposta allo sfruttamento delle loro pubblicazioni da parte di sistemi di AI generativa. Nel 2023, lo stesso New York Times aveva intentato causa a OpenAI e Microsoft per presunta violazione del copyright, accusando le aziende di aver utilizzato milioni di articoli senza autorizzazione né compenso. OpenAI e Microsoft avevano respinto le accuse. A differenza di allora, in questo caso si è scelto un percorso negoziale. Negli ultimi mesi, anche altri grandi gruppi editoriali, tra cui Axel Springer, Condé Nast e News Corp, hanno siglato accordi di licenza per garantire un ritorno economico sull’uso dei propri contenuti da parte di sistemi di intelligenza artificiale. Il Washington Post, di proprietà del fondatore di Amazon Jeff Bezos, ha siglato un accordo con OpenAI il mese scorso. Amazon, da parte sua, ha accelerato i propri investimenti nel settore dell’AI dopo il rilascio di ChatGPT da parte di OpenAI alla fine del 2022. Tra le operazioni più significative si segnala l’accordo da almeno 330 milioni di dollari con la startup Adept, seguito da una collaborazione simile con Covariant, cofondata dal professor Pieter Abbeel dell’Università della California, Berkeley. Entrambi i ricercatori ora dirigono un laboratorio interno di Amazon focalizzato sullo sviluppo della cosiddetta intelligenza artificiale generale (AGI). Parallelamente, Amazon ha investito 4 miliardi di dollari in Anthropic, start-up concorrente di OpenAI, ottenendo accesso ai suoi modelli e rendendoli disponibili ai clienti del servizio di cloud computing AWS. Il nuovo accordo con il New York Times potrebbe quindi rafforzare le basi informative utilizzate nei progetti di ricerca avanzata di Amazon, orientati alla costruzione di sistemi capaci di replicare capacità cognitive umane. L’uso di contenuti giornalistici da parte di software di AI ha suscitato preoccupazione tra gli editori per il rischio di “allucinazioni” algoritmiche, ossia risposte contenenti informazioni errate attribuite erroneamente a fonti affidabili.

NY Post, reporter sospeso dopo accuse al capo per articolo sul candidato di Trump

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Il New York Post ha sospeso il giornalista Josh Kosman, con sedici anni di esperienza nella redazione, dopo che quest’ultimo ha accusato il caporedattore Keith Poole di aver modificato profondamente un suo articolo su Terry Cole, candidato scelto dall’ex presidente Donald Trump per guidare la Drug Enforcement Administration (DEA). La sospensione è avvenuta martedì, dopo che la newsletter Breaker ha contattato il Post per un commento sul caso. Kosman ha riferito che il suo articolo, incentrato su segnalazioni interne alla DEA e sul “passato travagliato” di Cole, era stato riscritto da Poole senza il suo consenso. “Non c’è un modo giusto per dirlo, quindi lo dirò e basta: KP [Keith Poole] ha modificato la storia”, si legge in un’e-mail inviata a Kosman dal direttore politico del giornale. “Gli ho inviato la copia più recente e la sua risposta è stata ‘No. Non lo pubblicherò’, in un modo che chiariva che non gli avrei fatto cambiare idea… Mi dispiace molto. Pensavo che avessimo la storia… ma a volte le decisioni vengono prese al di sopra delle mie competenze”. Secondo Breaker, l’articolo conteneva riferimenti a una presunta operazione fallita gestita da una squadra colombiana legata agli Stati Uniti, che avrebbe portato alla morte di 10 agenti locali, seguita da una brutale rappresaglia da parte di un cartello messicano che ha causato decine di vittime civili. Fonti della CNN hanno confermato le preoccupazioni di diversi ex funzionari DEA in merito alla nomina di Cole. Due settimane dopo il rifiuto dell’articolo, il caporedattore economico del Post avrebbe comunicato a Kosman la necessità di aderire a un piano di miglioramento delle prestazioni oppure “prendersi del tempo per cercare un altro lavoro”, secondo quanto riferito dal co-fondatore di Breaker, Lachlan Cartwright. “Purtroppo, quando Keith agisce in questo modo, stai mettendo a tacere una storia”, ha detto Kosman a Breaker. “Poi due settimane dopo mi dici di andarmene. L’ho sicuramente interpretato come una ritorsione. La tempistica non mi è sembrata casuale”. Un portavoce del New York Post ha però smentito le accuse in una dichiarazione a Breaker: “Le accuse di ‘cattura e uccidi’ e di ritorsione contro Josh Kosman sono assolutamente, categoricamente false. Oltre a ciò, non commentiamo questioni relative al personale”. Il caso si inserisce in un contesto più ampio di rapporti tra media e politica. All’inizio del mese, Trump ha espresso pubblicamente sostegno a Poole, lodando il suo lavoro al Post e invitando Rupert Murdoch a fargli gestire anche il Wall Street Journal. “Raccomando vivamente a Keith Poole, caporedattore del New York Post di grande successo, di prendere in mano l’intera gestione del Wall Street Journal, un giornale altamente impreciso e ‘incentrato sulla Cina’”, ha scritto Trump sui suoi canali ufficiali. “È una mossa facile per Rupert, e ne apprezzerà i risultati”. (In copertina, foto AP/Evan Vucci)

Google AI Mode cambia le regole: addio ai link, cala il traffico ai media fino al 40%

Google AI mode

L’introduzione dell’AI Mode all’interno di Google Search segna un passaggio cruciale nella storia dell’informazione digitale, incidendo direttamente sull’ecosistema dei siti di news e sull’equilibrio dell’open web. Annunciata al Google I/O 2023 e potenziata nel 2024 con l’integrazione dei modelli Gemini, questa tecnologia rappresenta la trasformazione definitiva della Search Generative Experience e si prepara a un rilascio globale entro la fine del 2025. CHE COS’È AI MODE E COME FUNZIONA Con l’introduzione della nuova AI Mode direttamente nella homepage di Google, la ricerca sul web entra in una fase del tutto nuova. Diversamente dalla tradizionale pagina di ricerca, che mostra una lista ordinata di link in base alla pertinenza, AI Mode fornisce una risposta generata dall’intelligenza artificiale, costruita in tempo reale sulla base delle informazioni presenti sul web. Il funzionamento è simile a una conversazione: l’utente può porre domande complesse, ricevere risposte articolate e porre domande successive per chiarimenti o approfondimenti. L’obiettivo, spiegano da Mountain View, è quello di offrire un’assistenza intelligente che vada oltre il semplice accesso ai siti. Questa modalità si distingue anche dalle AI Overview, attive in Italia dal 26 marzo, che mostrano brevi sintesi in linguaggio naturale in cima ai risultati tradizionali. Come specifica Google, queste vengono compilate da Gemini “traendo informazioni dai migliori risultati di ricerca, e includendo link che corroborino le informazioni che vengono presentate”. La decisione su quando mostrarle dipende dal contesto: “a seconda del grado di fiducia nella qualità dei risultati: non ci saranno per temi particolarmente sensibili o pericolosi, e potrebbero non apparire per notizie dell’ultimo minuto”. Ma a differenza delle Overview – che restano brevi e sintetiche – AI Mode è progettata per fornire ragionamenti, confronti dettagliati, analisi approfondite e risposte multimodali. “L’obiettivo principale di questi cambiamenti – ha spiegato Elizabeth Reid, responsabile della Search di Google – è anzitutto quello di rendere più semplice e immediato porre domande: perché questa è la prima esigenza degli utenti” […]. “Noi vogliamo garantire la migliore esperienza agli utenti. Vogliamo non solo organizzare la conoscenza, ma anche renderla utile e ricca, accessibile in modo affidabile, semplice: in altre parole, democratizzare la comprensione delle informazioni. L’intelligenza artificiale non vuole porsi come rimpiazzo, ma come ausilio per navigare la ricchezza della rete”. AI Mode è ancora in fase sperimentale, ma si candida a ridefinire il modo in cui interagiamo con la conoscenza online, in un contesto in cui – come osserva Reid – “rendendo più semplice fare domande, e fornendo un contesto alle risposte, le persone aumentano le loro curiosità. Si sentono più spinte a cercare. D’altronde, quando siamo bambini continuiamo a chiedere: ‘Perché? Perché’. Poi smettiamo: ma se si rende il processo di ricerca più semplice, torniamo a essere più curiosi. E questo è un bene”. TRASFORMAZIONE RADICALE Per i siti di news, l’avvento dell’AI Mode rappresenta una trasformazione radicale. Lo storico meccanismo di acquisizione del traffico tramite motori di ricerca è messo in crisi: le risposte fornite direttamente da Google riducono la necessità di accedere ai link esterni. Secondo dati raccolti da SimilarWeb, piattaforme come Wikipedia, YouTube, Reddit, Yahoo e persino Google Search in versione browser stanno registrando un calo di traffico tra il 2% e il 6%. In controtendenza, la piattaforma ChatGPT ha registrato un aumento del 15% delle visite nel solo mese di aprile 2025, superando i 5 miliardi di accessi e diventando il quinto sito più visitato al mondo. Il fenomeno riflette la crescente abitudine degli utenti ad affidarsi ai large language model per trovare risposte, riducendo così la necessità di consultare i siti web tradizionali. IMPATTO NEGATIVO Secondo il Wall Street Journal, il 40% del traffico dei principali siti di informazione proviene da ricerche su Google. L’introduzione dell’AI Mode, che fornisce risposte esaustive direttamente nella pagina di ricerca, rischia di causare una perdita tra il 20% e il 40% del traffico per molti editori. Una ricerca del Brookings Institute stima che entro il 2026, il 25% del traffico generato dai motori di ricerca verrà perso a causa dell’adozione delle AI search. ACCORDI EDITORIALI CON LE BIG TECH Per mitigare l’impatto economico, alcuni grandi gruppi editoriali hanno siglato accordi con aziende che sviluppano modelli linguistici. News Corp riceverà da OpenAI 250 milioni di dollari in cinque anni. Axel Springer ne otterrà circa 30 milioni in tre anni, mentre il Financial Times tra i 5 e i 10 milioni l’anno. Accordi simili sono stati sottoscritti anche da Gedi, Le Monde, Prisa Media e Vox Media. “ESTINZIONE DIGITALE” Il rischio maggiore riguarda le piccole testate e i progetti editoriali indipendenti, spesso esclusi da questi accordi e fortemente dipendenti dal traffico organico. Senza visibilità nei risultati AI, questi siti rischiano l’estinzione digitale. È un circolo vizioso: meno visite significano minori entrate, quindi meno contenuti e quindi minore utilità per i motori di ricerca e i modelli AI, che rischiano così di perdere l’accesso a fonti diversificate e aggiornate. SBAGLIARE CON SICUREZZA Il Columbia Journalism Review (CJR) ha analizzato le prestazioni di otto chatbot AI — tra cui ChatGPT, Perplexity, Gemini, Grok e Copilot — nel riconoscere e citare correttamente articoli giornalistici. I risultati mostrano che, nel 60% dei casi, le risposte erano sbagliate o mancavano di indicazioni sulle fonti. Il tasso di errore variava dal 37% (Perplexity) al 94% (Grok 3), con errori spesso presentati “con una sicurezza allarmante”, senza segnali di dubbio o ammissione d’incertezza. A peggiorare la situazione, i modelli premium — come Perplexity Pro e Grok 3 — risultavano più affidabili nel rispondere, ma anche più propensi a generare errori sicuri. Un problema grave riguarda gli URL inventati o errati: Grok 3 ha generato 154 link sbagliati su 200, compromettendo la possibilità degli utenti di verificare le informazioni. Inoltre, i chatbot spesso violano i protocolli robots.txt, ignorando le restrizioni imposte dai siti per bloccare la scansione dei contenuti. Perplexity Pro è stato il “peggior trasgressore”. In parallelo, alcune aziende AI hanno avviato accordi di licenza con editori per accedere ai contenuti in modo regolare. È il caso di OpenAI, che ha stretto accordi con Schibsted e Guardian. Tuttavia, anche in

Class Editori presenta MF-GPT, prima AI generativa autonoma italiana su 40 anni di contenuti

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Class Editori ha annunciato il lancio di MF-GPT, il primo sistema di intelligenza artificiale generativa autonoma sviluppato interamente in Italia. La presentazione è avvenuta durante la quarta edizione degli Stati Generali dell’Intelligenza Artificiale, organizzati dalla stessa casa editrice. Il progetto rappresenta l’esito di un percorso di sviluppo condotto sotto la direzione di Roberto Bernabò, giornalista e responsabile dell’innovazione digitale del gruppo, con il coordinamento operativo di Andrea Pazzaglia, ingegnere nucleare laureato al Politecnico di Milano. MF-GPT è stato costruito utilizzando esclusivamente il patrimonio informativo originale del gruppo, costituito da quasi quattro decenni di contenuti editoriali prodotti attraverso testate cartacee, digitali, canali televisivi – tra cui Class Cnbc, Class Tv Moda e Up Tv – e piattaforme come l’agenzia MF-Newswires e il Centro studi finanziari. La casa editrice ha scelto di non vendere né cedere tali contenuti, rifiutando proposte provenienti da attori esterni del settore tecnologico. Il fondatore Paolo Panerai ha motivato la decisione dichiarando: “Abbiamo deciso di fare come The New York Times, il grande quotidiano americano che non ha ceduto alle offerte dei vari padroni del digitale e ha tenuto per sé tutti i diritti e i contenuti dei suoi media”. Ha poi aggiunto: “AI generativa è una straordinaria evoluzione della tecnologia, ma se diventa monopolio dei dominatori del digitale, il mondo è destinato a un pessimo futuro”. A partire dalla chiusura degli Stati Generali, sarà possibile per i cittadini registrarsi sulla piattaforma MF-GPT e partecipare alla fase di addestramento dell’intelligenza artificiale, contribuendo all’evoluzione del sistema. Secondo quanto comunicato da Class Editori, la costruzione del progetto ha visto anche la partecipazione delle aziende Nebuly per l’analisi dell’interazione utente, Cutowl per l’interfaccia grafica e Softlab per l’infrastruttura tecnologica e la gestione dei dati. “Per tutti noi è una straordinaria soddisfazione tagliare per primi il traguardo dell’AI generativa con MF GPT”, ha affermato Panerai durante la presentazione. Ha poi ricordato l’importanza della collaborazione con l’Università Bocconi, ripercorrendo le origini del gruppo editoriale: “Senza quella spinta fondamentale, nata dalla collaborazione fra la maggiore università di economia in Italia e un gruppo di giornalisti con la vocazione all’informazione autonoma a favore della democrazia, oggi non avremmo potuto mettere a frutto i contenuti di quasi 40 anni di notizie, analisi, dati, commenti al servizio dei cittadini, con il più moderno strumento della tecnologia”. (In foto, da sinistra: Andrea Pazzaglia, Roberto Bernabò e Paolo Panerai. Foto milanofinanza.it)

Cambi in vista tra i quotidiani degli Angelucci: ecco le novità

giro di poltrone alle testate Angelucci

A Bologna, durante l’Assemblea di Confindustria del 27 maggio, alla quale ha preso parte anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si è diffusa tra i giornalisti la notizia di una riorganizzazione interna nelle testate editoriali del gruppo Angelucci, in fase avanzata di definizione. Secondo quanto emerso da fonti qualificate, l’attuale direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, dovrebbe passare al ruolo di direttore editoriale, mentre la direzione del quotidiano sarebbe affidata a Tommaso Cerno, attualmente alla guida de Il Tempo. Contestualmente, alla direzione de Il Tempo dovrebbe arrivare Daniele Capezzone, che lascerebbe così la direzione editoriale di Libero. Tale posizione verrebbe quindi assunta da Vittorio Feltri, già in passato alla guida del quotidiano e attualmente direttore editoriale de Il Giornale, che a sua volta la lascerebbe libera per Sallusti. Fuori da questo riassetto organizzativo rimarrebbero per ora Mario Sechi, confermato alla direzione di Libero, e Osvaldo De Paolini, alla guida del settimanale Moneta, testata a contenuto economico-finanziario lanciata di recente e distribuita in allegato ai quotidiani del gruppo, ma anche in edizione autonoma. Parallelamente al giro di nomine, il gruppo editoriale Angelucci prevede anche un’ampia riorganizzazione tecnica della struttura gestionale delle proprie testate, con interventi volti a ridefinire ruoli, processi produttivi e dinamiche interne. [Nella foto, da sinistra in alto: Alessandro sallusti (foto Ansa), Mario Sechi (foto Ansa), Tommaso Cerno (foto Ansa); sotto, da sinistra: Vittorio Feltri (foto Ansa), Daniele Capezzone (foto Ansa) e Osvaldo De Paolini]

Vincenzo di Vincenzo vicedirettore de Il Mattino

Vincenzo Di Vincenzo

A partire dal 1° giugno 2025, Vincenzo di Vincenzo assumerà l’incarico di vicedirettore de Il Mattino, come comunicato ufficialmente da Caltagirone Editore attraverso una nota diffusa il 27 maggio. La nomina rappresenta un nuovo tassello nella carriera di un giornalista che ha attraversato oltre tre decenni di attività nel panorama dell’informazione nazionale, con un lungo percorso all’interno dell’agenzia Ansa, dove ha ricoperto ruoli apicali. Nato a Napoli nel 1959, di Vincenzo è laureato in Giurisprudenza presso l’Università Federico II. Ha iniziato la sua attività professionale in una televisione privata locale, per poi entrare nel 1990 nella redazione napoletana dell’Ansa, dove è rimasto per tredici anni. Nel 2003 è stato trasferito nella sede centrale di Roma, dove ha assunto la guida dell’area multimediale dell’agenzia e del portale Ansa.it, contribuendo allo sviluppo dell’informazione digitale. Dal 2008 ha diretto la redazione di Milano, consolidando ulteriormente il proprio ruolo all’interno della struttura editoriale. Nel marzo 2025 è stato nominato caporedattore centrale, posizione che ha ricoperto fino alla nuova designazione alla vicedirezione del quotidiano partenopeo.

Pentagono, nuove regole limitano l’accesso ai media per prevenire fughe di notizie

Donald Trump e Pete Hegseth

Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha annunciato nuove restrizioni per i giornalisti accreditati presso il Pentagono, limitandone l’accesso agli spazi non classificati del quartier generale del Dipartimento della Difesa. Le disposizioni, entrate in vigore immediatamente, impongono che i reporter siano scortati da personale ufficiale per muoversi all’interno dell’edificio di Arlington, in Virginia, a meno che non dispongano di un’autorizzazione specifica. Nel memorandum ufficiale, Hegseth ha sottolineato l’impegno del Dipartimento nel mantenere la trasparenza, ribadendo però la necessità di tutelare informazioni classificate e dati sensibili, la cui diffusione non autorizzata potrebbe rappresentare un rischio per la sicurezza dei militari statunitensi. Il provvedimento si inserisce in un contesto più ampio di contrasto alle fughe di notizie, considerato una priorità dell’amministrazione guidata da Donald Trump. La stretta sulla stampa riguarda anche misure già in atto, come l’utilizzo del poligrafo per identificare le fonti di divulgazione non autorizzata. Secondo fonti interne, alcuni funzionari del Dipartimento della Sicurezza Interna sono stati informati della possibilità di essere licenziati in caso di rifiuto a sottoporsi alla macchina della verità. Le nuove linee guida sono state criticate dalla Pentagon Press Association, l’organizzazione che rappresenta i giornalisti specializzati in affari militari, che ha definito le restrizioni un “attacco diretto alla libertà di stampa”. In una nota ufficiale, l’associazione ha ricordato che per decenni i reporter hanno avuto accesso regolare agli spazi non classificati del Pentagono, anche in periodi di elevata tensione nazionale, come dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, senza che ciò fosse ritenuto un rischio per la sicurezza operativa. Le limitazioni coincidono con l’inizio del secondo mandato di Trump, insediatosi a gennaio, in un contesto di crescente tensione tra l’amministrazione e la stampa. Nel nuovo assetto, alcune testate tradizionali sono state costrette a lasciare i propri uffici all’interno del Pentagono, nell’ambito di un sistema di rotazione che, secondo le autorità, intende offrire opportunità eque ad altri organi di informazione. Tra i media coinvolti figurano il New York Times, il Washington Post, la Cnn e Nbc News, insieme a testate vicine all’attuale amministrazione come il New York Post, Breitbart, Daily Caller e One America News Network. (In foto, Donald Trump e Pete Hegseth)