Inpgi, contributi minimi da versare entro il 31 luglio

Inpgi contributi minimi

Scade il 31 luglio 2025 il termine per il pagamento dei contributi minimi dovuti dai giornalisti iscritti all’Inpgi che abbiano svolto o stiano svolgendo nel corso dell’anno attività giornalistica in forma autonoma. La scadenza riguarda tutti i soggetti tenuti all’obbligo contributivo per il corrente anno e si riferisce sia al contributo soggettivo minimo sia al contributo integrativo minimo previsti dalla normativa vigente. Come previsto dal regolamento dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, anche per il 2025 sono confermate alcune riduzioni contributive. In particolare, hanno diritto a una riduzione del 50% dell’importo del contributo minimo i giornalisti iscritti all’Ordine da meno di cinque anni, ossia coloro che risultano iscritti dopo il 31 luglio 2020. È prevista inoltre la riduzione del 50% del contributo soggettivo per tutti i giornalisti che, alla data della scadenza, risultino già pensionati. Il Consiglio di amministrazione dell’Inpgi, presieduto da Roberto Ginex, ha introdotto quest’anno una possibilità di rateizzazione senza oneri aggiuntivi, già comunicata nel mese di maggio. Il contributo minimo poteva infatti essere versato in tre rate anticipate con le seguenti scadenze: la prima entro il 31 maggio, la seconda entro il 30 giugno, e la terza entro il 31 luglio. Tale facoltà è stata introdotta a seguito delle richieste ricevute da numerosi iscritti, al fine di agevolare la gestione del pagamento contributivo. Per coloro che non abbiano scelto la rateizzazione, resta l’obbligo di versamento dell’intero importo entro il 31 luglio 2025, secondo quanto indicato nella sezione dedicata del sito dell’ente. L’Inpgi invita tutti gli interessati a rispettare le scadenze previste, al fine di evitare l’applicazione di sanzioni per ritardato pagamento. (Foto creata con ChatGPT)

OpenAI lancia browser AI per sfidare Google Chrome

OpenAI

OpenAI si prepara a lanciare nelle prossime settimane un browser web basato sull’intelligenza artificiale, progettato per competere con Google Chrome, attualmente il software dominante con oltre tre miliardi di utenti a livello globale. A riferirlo sono tre fonti vicine alla vicenda, che hanno chiesto di rimanere anonime in quanto non autorizzate a parlare pubblicamente del progetto. Il nuovo browser, ancora senza un nome ufficiale, sarà integrato con tecnologie proprietarie di OpenAI, con l’obiettivo di trasformare radicalmente l’esperienza di navigazione web attraverso un’interfaccia nativa in stile ChatGPT. Il progetto rappresenta una mossa strategica per entrare in un mercato cruciale per l’ecosistema digitale: il browser di Google è un elemento chiave nel modello di pubblicità online di Alphabet, contribuendo a raccogliere dati sugli utenti per ottimizzare l’inserzione degli annunci. Secondo le fonti, OpenAI punta a ottenere un accesso diretto a questo tipo di dati, oggi uno dei principali vantaggi competitivi di Google. Il nuovo browser sarebbe in grado di mantenere parte delle interazioni degli utenti all’interno dell’interfaccia AI, riducendo la necessità di cliccare su link o visitare direttamente siti esterni. Basato su Chromium, il codice open source alla base di Chrome, il software di OpenAI potrebbe integrarsi con strumenti AI come Operator, agenti capaci di svolgere compiti complessi per conto dell’utente, come prenotazioni online o compilazione di moduli. Secondo una fonte, lo sviluppo di un browser proprietario — invece che un’estensione su browser esistenti — risponde all’esigenza di un controllo più diretto sui dati e sull’interfaccia utente. L’azienda non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma ha confermato a maggio l’intenzione di espandersi anche nel settore hardware, dopo l’acquisizione da 6,5 miliardi di dollari della startup io, fondata dall’ex designer di Apple Jony Ive. Attualmente, il mercato dei browser è dominato da Google con una quota superiore ai due terzi, seguito da Safari di Apple con circa il 16%, secondo i dati di StatCounter. OpenAI, dal canto suo, dichiara 500 milioni di utenti settimanali attivi su ChatGPT e 3 milioni di utenti business paganti, numeri che, se convertiti anche solo in parte al nuovo browser, potrebbero incidere significativamente sugli equilibri del settore. Il nuovo browser si inserisce in un contesto di forte concorrenza: nei giorni scorsi Perplexity ha lanciato il suo browser Comet, capace di navigare ed eseguire azioni automatizzate, mentre altre startup come The Browser Company e Brave stanno rilasciando soluzioni simili con funzioni di sintesi e interazione AI. Intanto, Google ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello contro la decisione di un tribunale statunitense che ha giudicato la sua posizione nel settore della ricerca online come monopolistica, su istanza del Dipartimento di Giustizia. Due dei vicepresidenti oggi in OpenAI provengono da Google, dove avevano lavorato allo sviluppo originario di Chrome. Secondo quanto riportato da The Information, OpenAI avrebbe anche valutato in passato la possibilità di acquistare Chrome, qualora fosse stato imposto un disinvestimento da parte di Alphabet.

Angelo Grimaldi nominato in Snam alle relazioni esterne

Angelo Grimaldi Snam

Angelo Grimaldi è il nuovo direttore delle relazioni esterne di Snam, incarico formalizzato nel mese di luglio 2025 e che segna l’avvio di una nuova fase nella struttura organizzativa dell’azienda. Grimaldi prende il posto di Cecilia Gatti e assume la responsabilità esclusiva del perimetro degli Affari Istituzionali. La nomina rientra nel piano di riorganizzazione interna avviato dall’amministratore delegato Agostino Scornajenchi, con l’obiettivo di ridefinire le aree strategiche della società. Contestualmente all’ingresso di Grimaldi, Snam ha annunciato un altro cambiamento ai vertici: Monica Cassano è stata nominata nuova responsabile communication e media relations. Anche Cassano arriva da CDP Venture Capital, dove ha ricoperto il ruolo di direttrice della comunicazione. Il profilo professionale di Angelo Grimaldi include una consolidata esperienza nel settore energetico e nei rapporti istituzionali. Prima dell’ingresso in Snam ha ricoperto il ruolo di corporate affairs director in CDP Venture Capital, con responsabilità nella gestione e sviluppo delle relazioni istituzionali. In precedenza ha svolto incarichi con crescente responsabilità nel gruppo CDP e ha lavorato anche in Eni, maturando competenze nel campo degli affari pubblici e dell’energia.

Corriere lancia “Corriere Giochi” con quiz e cruciverba

Corriere Giochi

È online dal 15 luglio 2025 Corriere Giochi, la nuova sezione digitale lanciata dal Corriere della Sera dedicata esclusivamente al mondo dei giochi online. L’iniziativa si rivolge ai lettori digitali con una proposta editoriale pensata per allenare mente, memoria e logica, confermando la strategia del gruppo editoriale di diversificare l’offerta attraverso prodotti tematici, come già avvenuto con “Le lezioni del Corriere” e “Le serie del Corriere”. Corriere Giochi comprende diverse tipologie di contenuti interattivi. Tra questi, Il Quiz del Corriere, curato da Paolo Virtuani, propone domande legate a attualità e cultura generale, con approfondimenti quotidiani. A questo si affianca In altre parole, ideato da Massimo Gramellini, un gioco che sfida l’utente a indovinare la “parola del giorno” in sei tentativi, ispirandosi a fatti recenti. Completano l’offerta Il Cruciverba del Corriere, firmato da enigmisti professionisti con griglie di diversa difficoltà, e Il Crucipuzzle, a tema e corredato da contenuti di approfondimento. La sezione include inoltre L’Apegramma, esercizio linguistico in cui il lettore deve individuare il maggior numero possibile di parole a partire da un insieme prestabilito di lettere, e il Sudoku del Corriere, disponibile in due livelli di difficoltà, per stimolare la logica. Corriere Giochi è accessibile da sito web e tramite app dedicata, ed è disponibile in abbonamento. Il prezzo promozionale per il primo anno è di 5 euro per l’accesso ai soli giochi o 12 euro per la versione combinata con l’abbonamento a corriere.it. Gli utenti già abbonati a Corriere Tutto avranno l’accesso incluso automaticamente, mentre gli altri abbonati digitali potranno usufruire gratuitamente della nuova sezione per il primo anno. Il lancio è accompagnato da una campagna pubblicitaria multicanale pianificata sui mezzi del gruppo RCS e su emittenti televisive nazionali come RAI, La7, Sky e Discovery. Gli spot sono stati realizzati da due agenzie: Fosbury per le creatività su stampa e digitale, e Conic per la parte televisiva. Il piano promozionale coinvolge anche emittenti radiofoniche come RDS, Radio Monte Carlo e Virgin Radio.

Gay Times perde l’80% degli inserzionisti e raccoglie 152.322 sterline da 363 investitori

Gay Times

Il marchio editoriale Gay Times, con sede nel Regno Unito, ha avviato un’operazione per contrastare la perdita dell’80% degli inserzionisti, coinvolgendo i lettori come investitori diretti e raddoppiando gli sforzi sul fronte degli abbonamenti digitali. La scorsa settimana si è conclusa una campagna di investimento comunitario lanciata a maggio, durante la quale Gay Times ha raccolto 152.322 sterline da 363 persone. Questi investitori hanno acquistato azioni, diventando comproprietari del marchio, fondato nel 1984 e oggi attivo online attraverso il sito gratuito gaytimes.com e la piattaforma in abbonamento Gay Times Magazine. Secondo il CEO Tag Warner, la scelta è nata da un drastico calo delle entrate pubblicitarie negli ultimi dodici mesi, causato da un clima sfavorevole per i marchi LGBTQ+ e per i brand legati alla diversità. Warner ha riferito a Press Gazette che il declino è cominciato negli Stati Uniti mesi prima dell’elezione di Donald Trump e si è esteso anche al Regno Unito. Ha parlato dell’”accelerazione di un movimento molto ben finanziato… finanziato principalmente dai Super PAC negli Stati Uniti per fare pressione sulle organizzazioni affinché disinvestano dalla diversità in generale”. Otto inserzionisti su dieci si sono ritirati, inclusi alcuni che avevano già pianificato e pagato le campagne. “In realtà non c’è un business case dietro a tutto ciò”, ha dichiarato Warner. “Le agenzie ci hanno sempre detto che le nostre campagne avevano ottenuto un ottimo ROI (ritorno sull’investimento)… ed erano sovraindicizzate rispetto ai principali attori”. Ha anche citato la paura di alcuni brand di essere “trascinati” pubblicamente per aver collaborato con testate inclusive. Per fronteggiare la situazione, Gay Times ha ridotto il team commerciale e ha dato priorità agli eventi in presenza, meno esposti a critiche pubbliche rispetto alle campagne digitali. A luglio ha organizzato una festa del Pride a Londra in collaborazione con Garnier. Il denaro raccolto con l’investimento collettivo andrà a finanziare direttamente il lavoro giornalistico. Warner ha annunciato nuove assunzioni nella redazione e un impegno su “un giornalismo più rigoroso e basato sull’integrità”, in un momento in cui il settore dei media continua a ridurre il personale. L’obiettivo è dare voce a storie politiche e sociali, in particolare dagli Stati Uniti, e rafforzare i contenuti dedicati all’accesso all’assistenza sanitaria. Il pacchetto in abbonamento Gay Times+, lanciato durante la pandemia, ha già fornito indicazioni positive, e Warner ha affermato che ora è il momento di “raddoppiare gli sforzi su un giornalismo molto più serio”. Il sito in abbonamento magazine.gaytimes.com, che continua a pubblicare numeri digitali mensili, ospiterà questi nuovi contenuti con una frequenza che passerà da mensile a quotidiana. Il sito gratuito gaytimes.com continuerà a offrire contenuti culturali e di intrattenimento e fungerà da spazio per le partnership commerciali. Warner ha sottolineato che l’abbonamento digitale rappresenta anche una strategia per ridurre la dipendenza dai traffico referral delle piattaforme come Google, che con l’introduzione delle AI Overviews ha già influito negativamente sui clic. Nella campagna di investimento, con un prezzo per azione fissato a 16,66 sterline e una valutazione iniziale del gruppo pari a 25 milioni, agli investitori sono stati offerti vantaggi come abbonamenti gratuiti, accesso a eventi, stampe e oggetti da collezione. Warner ha dichiarato che l’obiettivo iniziale era coinvolgere circa 200 persone: ne sono arrivate 363. Il CEO ha definito questo risultato come “l’inizio di un viaggio a lungo termine”, affermando che “le persone desiderano sostenere i media che parlano a loro e con i quali hanno un rapporto molto personale ed emotivo”. Warner ha aggiunto che il cambiamento ha permesso di “diventare un’organizzazione che mette il pubblico molto più al centro”, anche oltre la strategia editoriale. “Ci ha aiutato a cambiare culturalmente”, ha detto, osservando che prima l’interazione con i lettori era concentrata sui contenuti, ma ora si estende all’intero modello aziendale. A sostenere il gruppo c’è anche l’agenzia di rappresentanza Wax Talent, fondata nel maggio 2024, che lavora con personaggi come lo stilista Daniel Fletcher, la drag queen Courtney Act e il calciatore Josh Cavallo. Secondo Warner, Wax ha resistito meglio alla crisi pubblicitaria e oggi rappresenta una via alternativa per gestire le campagne creative. “Penso che questo ci farà molto bene, perché credo che permetterà a Gay Times, da un punto di vista editoriale e giornalistico, di raggiungere un livello leggermente più crudo”, ha spiegato, aggiungendo che Wax sarà “più accessibile per i marchi”, lasciando a Gay Times maggiore libertà editoriale.

L’autorità della stampa inglese ammonisce il Daily Mail per notizia falsa sui migranti a Londra

Telegraph, uno su 12 a Londra è un migrante illegale

Il Daily Mail è stato ammonito dall’IPSO, l’autorità indipendente che controlla la stampa nel Regno Unito, per aver pubblicato un articolo contenente un dato falso sulla presenza di migranti illegali a Londra. Il giornale aveva scritto che “uno su 12 residenti a Londra è un migrante illegale”, ma secondo l’IPSO si è trattato di un’affermazione significativamente inesatta. L’organismo di controllo ha ritenuto che l’errore riguardasse una “questione importante di interesse sia sociale che politico”, e ha stabilito che vi è stata una violazione del Codice dei redattori. Il Daily Mail ha spiegato che il proprio articolo si basava su una notizia pubblicata dal Telegraph il 23 gennaio 2024, sia online che su carta. Il titolo di quel pezzo era: “Uno su 12 a Londra è un migrante illegale”. Il Telegraph aveva riportato uno studio commissionato dalla compagnia idrica Thames Water, secondo cui Londra ospiterebbe tra 390.355 e 585.533 migranti irregolari, con una mediana di 487.944. Basandosi su una popolazione stimata di 7.044.667 abitanti, il giornale aveva scritto che fino a “uno su 12 della popolazione della capitale è un migrante irregolare”. Tuttavia, i dati si riferivano alla London Water Resource Zone, cioè la zona servita da Thames Water, non all’intera area geografica di Londra, che ha circa 9 milioni di abitanti. Dopo la pubblicazione, il Telegraph ha corretto l’articolo, chiarendo che la cifra di 7.044.667 era la popolazione stimata della Thames Water London Water Resource Zone, esclusi i migranti irregolari, non la Londra geografica. Ha inoltre scritto che “il dato fornito avrebbe dovuto essere ‘fino a 1 su 13′”, specificando che la stima comprendeva anche “i bambini nati nel Regno Unito con status irregolare” e “quelli con permesso di soggiorno a tempo indeterminato”. Il giornale ha aggiunto: “Siamo lieti di correggere il dato”. Il Daily Mail ha pubblicato il proprio articolo poche ore dopo, sempre il 23 gennaio, e ha ricevuto un reclamo nei giorni successivi. Il 31 gennaio, dopo aver esaminato la segnalazione, il Mail ha rimosso l’articolo dal proprio sito e ha pubblicato una correzione, sia nella versione online sia su carta. Il giornale ha dichiarato all’IPSO che “data l’importanza dell’articolo originale, era ragionevole supporre che la premessa centrale fosse accurata”, e ha sostenuto di aver attribuito correttamente la fonte e riportato i dati dello studio. Secondo l’IPSO, però, il Mail aveva ricevuto più di un reclamo e, non avendo accesso diretto allo studio originale usato dal Telegraph, “non si è ritenuto nella posizione di difendere il proprio articolo”. Nella decisione ufficiale, l’autorità ha affermato che “il Mail aveva il diritto di riferire sulla copertura pubblicata da un altro quotidiano”, ma che “era comunque tenuto a prestare attenzione all’accuratezza del proprio articolo e a correggere qualsiasi informazione significativamente inesatta pubblicata”. Il comitato per i reclami ha osservato che “l’articolo replicava affermazioni riportate altrove, che, al momento della pubblicazione, non erano ancora state corrette”. Tuttavia, ha aggiunto che “nell’ambito del proprio processo editoriale, il giornale non aveva riconosciuto che i dati riportati nel suo articolo non corrispondevano a un immigrato clandestino su 12 a Londra”, e che ciò rappresentava una mancanza di diligenza. L’IPSO ha quindi stabilito che il Daily Mail ha violato il Codice dei redattori per non aver verificato con attenzione l’accuratezza di un’informazione rilevante e sensibile. (In foto, la prima pagina del Telegraph del 23 gennaio 2025 con titolo a effetto: “Uno su 12 a Londra è un migrante illegale”.)