Matt Taylor lancia Project Push: 61 app analizzate, 160.000 notifiche in un anno

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Nel marzo 2024, Matt Taylor, product manager del Financial Times, ha dato vita a un esperimento digitale chiamato Project Push, per raccogliere e archiviare le notifiche inviate dalle app di notizie, spesso i primi segnali di eventi importanti ma destinate a scomparire nel flusso effimero dell’informazione digitale. L’iniziativa è nata dalla percezione di ricevere un numero eccessivo di notifiche dall’app della BBC News, tra le più popolari nel Regno Unito, dove Taylor vive. Invece di disattivarle, ha deciso di installare 61 app di informazione su un vecchio Google Pixel, iscrivendosi alle notifiche push di ciascuna. Le notifiche ricevute vengono caricate da uno script personalizzato su un server e pubblicate in tempo reale su una pagina della piattaforma Bluesky. Project Push ha archiviato finora circa 160.000 notifiche, di cui ben 17.000 provenienti da CNN Indonesia, evidenziando una forte variazione geografica nei volumi inviati. Le testate asiatiche e mediorientali, come Sky News Arabia, risultano molto più attive rispetto a quelle europee e americane. Taylor ha registrato, ad esempio, che Sky News Arabia ha trasmesso l’intero discorso d’insediamento di Donald Trump tramite notifiche push, con una frequenza di quasi una al minuto. Secondo Taylor, “una delle persone più importanti in redazione è quella che decide di premere un pulsante che invia una notifica immediata ai telefoni di milioni di persone”. Le notifiche non si limitano alle breaking news, ma comprendono anche aggiornamenti culturali, modifiche a infrastrutture locali e tentativi espliciti di aumentare l’engagement. La ricerca ha inoltre mostrato che alcune edizioni locali di testate internazionali, come la versione cinese del New York Times, utilizzano notifiche più dettagliate, grazie all’elevata densità informativa dei caratteri cinesi. Project Push è soggetto a diverse limitazioni tecniche. Una delle principali è legata alla natura delle notifiche push stesse: le app con molti utenti, come la BBC, devono creare code per l’invio, generando discrepanze temporali tra un utente e l’altro. Inoltre, essendo basato su un solo telefono, il progetto può occasionalmente perdere notifiche durante aggiornamenti o disconnessioni. Sul fronte linguistico, i testi non in inglese vengono tradotti automaticamente da un’intelligenza artificiale, con occasionali errori: una notifica su un “attacco aereo” è stata ad esempio tradotta erroneamente come “stronzate”. Taylor ha inoltre spiegato che una delle principali lacune del progetto è l’esclusione di Apple News, app disponibile solo su dispositivi iOS. Le limitazioni degli strumenti per sviluppatori Apple impediscono la registrazione delle notifiche, lasciando fuori uno dei principali editori digitali nel Regno Unito. Nonostante ciò, Taylor ha registrato tendenze emergenti tra gli editori, come l’inserimento di link “guarda in diretta” e l’enfasi sui nomi dei giornalisti, suggerendo un interesse crescente nel personalizzare e potenziare la fruizione in tempo reale. Tra gli obiettivi futuri, Taylor sta considerando la creazione di strumenti analitici per aiutare gli editori a comprendere e ottimizzare l’efficacia delle loro notifiche push. Al momento, il sito di Project Push include un modulo per suggerimenti da parte del pubblico. L’iniziativa, partita come esplorazione personale, ha offerto una panoramica inedita sulle strategie editoriali globali legate alla distribuzione immediata delle notizie. Riguardo al motivo iniziale dell’indagine, Taylor ha dichiarato: “La mia opinione sulla BBC è in realtà molto più positiva. Non inviano quasi tutte le notifiche degli altri, e le loro sono generalmente molto più degne di nota”.

NYTimes e Amazon insieme per contenuti AI su articoli, ricette e sport

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Il New York Times ha stipulato un accordo pluriennale con Amazon per la concessione in licenza dei propri contenuti editoriali, che verranno utilizzati per l’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale generativa del colosso tecnologico. L’annuncio è stato diffuso giovedì dalla New York Times Company, che ha precisato che la collaborazione consentirà l’integrazione di articoli, ricette di NYT Cooking e contenuti sportivi di The Athletic in diverse esperienze offerte agli utenti Amazon, incluse quelle gestite tramite Alexa. Secondo quanto comunicato, si tratta del primo accordo di questo tipo per il prestigioso quotidiano statunitense. Non sono stati resi noti i termini finanziari, ma è presumibile che l’intesa preveda una remunerazione per l’utilizzo dei materiali protetti da copyright. Meredith Kopit Levien, amministratore delegato della New York Times Company, ha dichiarato allo staff: “L’accordo è coerente con il nostro principio consolidato secondo cui il giornalismo di alta qualità merita di essere pagato”. Il materiale concesso in licenza sarà impiegato da Amazon per alimentare i propri modelli linguistici e potrebbe comparire, con attribuzione e link, in risposte vocali o testuali fornite agli utenti. L’iniziativa si inserisce nel contesto di una rapida evoluzione dell’IA, che ha portato numerosi editori a scegliere tra azioni legali e accordi commerciali in risposta allo sfruttamento delle loro pubblicazioni da parte di sistemi di AI generativa. Nel 2023, lo stesso New York Times aveva intentato causa a OpenAI e Microsoft per presunta violazione del copyright, accusando le aziende di aver utilizzato milioni di articoli senza autorizzazione né compenso. OpenAI e Microsoft avevano respinto le accuse. A differenza di allora, in questo caso si è scelto un percorso negoziale. Negli ultimi mesi, anche altri grandi gruppi editoriali, tra cui Axel Springer, Condé Nast e News Corp, hanno siglato accordi di licenza per garantire un ritorno economico sull’uso dei propri contenuti da parte di sistemi di intelligenza artificiale. Il Washington Post, di proprietà del fondatore di Amazon Jeff Bezos, ha siglato un accordo con OpenAI il mese scorso. Amazon, da parte sua, ha accelerato i propri investimenti nel settore dell’AI dopo il rilascio di ChatGPT da parte di OpenAI alla fine del 2022. Tra le operazioni più significative si segnala l’accordo da almeno 330 milioni di dollari con la startup Adept, seguito da una collaborazione simile con Covariant, cofondata dal professor Pieter Abbeel dell’Università della California, Berkeley. Entrambi i ricercatori ora dirigono un laboratorio interno di Amazon focalizzato sullo sviluppo della cosiddetta intelligenza artificiale generale (AGI). Parallelamente, Amazon ha investito 4 miliardi di dollari in Anthropic, start-up concorrente di OpenAI, ottenendo accesso ai suoi modelli e rendendoli disponibili ai clienti del servizio di cloud computing AWS. Il nuovo accordo con il New York Times potrebbe quindi rafforzare le basi informative utilizzate nei progetti di ricerca avanzata di Amazon, orientati alla costruzione di sistemi capaci di replicare capacità cognitive umane. L’uso di contenuti giornalistici da parte di software di AI ha suscitato preoccupazione tra gli editori per il rischio di “allucinazioni” algoritmiche, ossia risposte contenenti informazioni errate attribuite erroneamente a fonti affidabili.