L’offensiva della Russia contro l’informazione internazionale si fa sempre più decisa. Dopo aver preso provvedimenti contro alcuni giornalisti accusati di aver attraversato illegalmente il confine – tra cui gli italiani Stefania Battistini e Simone Traini – e aver affrontato attacchi ucraini nella regione di Kursk, Mosca ha deciso di vietare l’ingresso nel paese a diversi reporter di importanti testate.
La nuova “Stop List” di Mosca include 14 giornalisti del Wall Street Journal, tra cui la direttrice Emma Tucker e il suo vice Charles Forelle. Sono stati colpiti anche cinque giornalisti del New York Times, incluso il capo della redazione di Kiev, Andrew Kramer; quattro del Washington Post; una del Guardian; e uno del Daily Telegraph.
Questo particolare accanimento contro il Wall Street Journal riporta alla mente l’arresto del reporter Evan Gershkovich, corrispondente del WSJ accusato di spionaggio e rilasciato ad agosto con uno scambio di prigionieri, che aveva portato a una dura critica di Putin e del suo governo da parte del giornale.
La Stop List, diffusa dal ministero degli Esteri russo, comprende 92 cittadini americani, tra cui leader politici, funzionari delle forze dell’ordine e dell’intelligence, e capi di aziende militari e finanziarie. Tra i nomi ci sono anche “redattori e reporter” di pubblicazioni “liberal-globaliste”. Mosca accusa questi giornalisti di essere “coinvolti nella produzione e diffusione di falsi” sulla Russia e sulle sue forze armate, nonché nella “copertura propagandistica” di una “guerra ibrida” scatenata da Washington.