Julian Assange è stato liberato

Julian Assange, il controverso fondatore di WikiLeaks, ha accettato di dichiararsi colpevole di un reato legato alla diffusione di materiale classificato americano, in un accordo storico con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Secondo quanto riportato dalla CNN, i documenti depositati presso la corte federale delineano un patteggiamento che permetterebbe ad Assange di evitare ulteriori detenzioni negli Stati Uniti e di tornare nella sua terra natale, l’Australia. Il patteggiamento, che deve ancora essere approvato da un giudice federale, prevede che Assange riceva una condanna a 62 mesi di prigione, corrispondenti al periodo di oltre cinque anni trascorso dietro le sbarre in un carcere di massima sicurezza a Londra durante il suo lungo processo di estradizione. Questo riconoscimento del tempo già trascorso dietro le sbarre permette a Assange di essere rilasciato immediatamente. Assange, 52 anni, ha lasciato la prigione di Belmarsh lunedì mattina, secondo quanto riferito da WikiLeaks, che ha annunciato la sua libertà. Dopo essere stato rilasciato dalla giustizia britannica nel pomeriggio, Assange è stato visto all’aeroporto di Stansted a Londra, da dove ha preso un volo diretto in Australia. Il fondatore di WikiLeaks è stato oggetto di un’accusa del 2019 che comprende 18 capi d’imputazione, con accuse di aver divulgato documenti top secret dell’esercito statunitense forniti da Chelsea Manning nel 2010 e nel 2011. Le autorità americane affermano che tali azioni di Assange hanno messo a rischio fonti riservate e informazioni cruciali sulla guerra in Iraq e sui detenuti di Guantanamo Bay. L’accordo di patteggiamento segna una svolta significativa in una vicenda legale che ha attirato l’attenzione internazionale per anni. Julian Assange ha sempre sostenuto di agire nell’interesse pubblico, promuovendo la trasparenza e la responsabilità governativa attraverso la pubblicazione di documenti riservati. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il governo australiano hanno giocato un ruolo chiave nel facilitare questo accordo, con alcuni funzionari statunitensi che hanno insistito sulla necessità che Assange si dichiari colpevole per chiudere la vicenda giudiziaria.
Rai, La7, La Repubblica e La Stampa bloccati da Mosca

Le principali testate italiane Rai, La7, La Repubblica e La Stampa sono state colpite da un provvedimento di blocco sul territorio russo, insieme a vari altri media europei. Questa mossa di Mosca è una risposta diretta alle misure simili adottate dall’Unione Europea contro i media russi Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta. Nel complesso, sono 81 i media provenienti dai paesi dell’UE ad essere stati colpiti. La Francia è la nazione maggiormente interessata, con nove media coinvolti, tra cui i quotidiani Le Monde, La Croix, l’agenzia di stampa AFP e l’emittente radiofonica Radio France. Anche importanti giornali tedeschi come Der Spiegel, Die Zeit e Frankfurter Allgemeine Zeitung sono stati inclusi nella lista, insieme agli spagnoli El Mundo ed El Pais, e l’agenzia di stampa Efe. L’Austria vede la sua emittente statale ORF limitata, mentre tra le altre pubblicazioni colpite ci sono Politico ed Euobserver. Altri paesi coinvolti comprendono la Grecia (con i siti di Ert e Skai), la Danimarca (quotidiani Berlingske e Information.dk), l’Irlanda (Irish Times e Rte.ie), Cipro (Cyprus Times e Cyprus Mail), Lettonia (Apollo e Tvnet), Lituania (Lrt e 15min), Malta (Times of Malta e Tvm News), Paesi Bassi (Nos e Nrc), Polonia (Biełsat Tv e Expresso), Slovacchia (Sme e Dennikn), Slovenia (Nova24 tv), Finlandia (Is e Hs), Repubblica Ceca (Cekatelevise), Svezia (Svt e Sverigesradio.se), Estonia (Err e Delfi), Bulgaria (Mediapool e il quotidiano 24chasa) e Belgio (riviste le Vif e Knack). Il Ministero degli Esteri russo ha spiegato la decisione con un comunicato, affermando che è una risposta alla misura del Consiglio dell’UE del 17 maggio che vieta “qualsiasi attività di trasmissione” ai tre media russi Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta, in vigore dal 25 giugno. Secondo il comunicato, queste contromisure sono state adottate per limitare l’accesso dal territorio della Federazione Russa a numerosi media europei, accusati di diffondere sistematicamente false informazioni sull’operazione militare speciale in corso in Ucraina. Il Ministero ha sottolineato che i russi hanno ripetutamente avvertito, a vari livelli, che le molestie politicamente motivate contro i giornalisti e i divieti infondati contro i media russi nell’UE non sarebbero passati inosservati. Nonostante questi avvertimenti, Bruxelles e le capitali degli Stati membri dell’UE hanno continuato su una strada di escalation, costringendo Mosca ad adottare contromisure speculari e proporzionali. Il Ministero ha concluso affermando che la responsabilità di questo sviluppo ricade esclusivamente sulla leadership dell’Unione Europea e sui paesi che hanno sostenuto tale decisione.