Donne nei media: la sfida della leadership editoriale nel 2024

Women and leadership in the news media 2024: Evidence from 12 markets

Una nuova ricerca condotta dal Reuters Institute, intitolata “Women and leadership in the news media 2024: Evidence from 12 markets“, ha portato alla luce dati sorprendenti riguardanti la presenza femminile nei ruoli editoriali chiave all’interno delle principali testate giornalistiche. Il risultato più rilevante? Le donne occupano solo il 24% di tali posizioni. Questo studio ha esaminato da vicino i dati provenienti da 240 testate giornalistiche online e offline distribuite in 12 Paesi, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Finlandia, Sudafrica, Germania, Hong Kong, Spagna, Brasile, Corea del Sud, Kenya, Messico e Giappone. Curiosamente, in alcuni di questi Paesi, le donne superano numericamente gli uomini tra i giornalisti impiegati. Tuttavia, nonostante questa maggioranza, la stragrande maggioranza dei ruoli di vertice rimane saldamente nelle mani degli uomini. Inoltre, negli ultimi cinque anni, la percentuale di donne tra i caporedattori è aumentata di appena il 2%, passando dal 23% al 25% nel 2024. Secondo quanto riportato sul sito web del Reuters Institute, “La debole correlazione positiva – si legge sul sito web del Reuters Institute – tra la percentuale di donne che lavorano come giornaliste e la percentuale di donne tra i caporedattori, e l’assenza di una correlazione tra la parità di genere complessiva nella società e la percentuale di donne tra i caporedattori, continua a sottolineare che ci sono dinamiche specifiche in gioco nel giornalismo e nei mezzi di informazione in termini di progressione di carriera. La questione qui non è “solo” esterna e sociale. È anche interna alla professione e all’industria”. L’analisi della ricerca getta luce anche sul futuro, con una proiezione che indica la possibilità di raggiungere la parità di genere nelle posizioni editoriali di vertice solo entro il 2074, se i cambiamenti continueranno al ritmo attuale. Una prospettiva più cauta suggerisce addirittura che, dati i ritmi di cambiamento attuali, la parità di genere tra i principali editori dei mezzi di informazione potrebbe non essere mai raggiunta.   Per ulteriori approfondimenti, consultare il seguente link.      

Crisi al Tg3: l’assemblea dei giornalisti lancia un grido d’allarme

Tg3

L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Tg3 esprime profonda preoccupazione per lo stato attuale della rete Rai 3. In una nota diffusa, si evidenziano le conseguenze delle scelte aziendali che hanno penalizzato la rete, privandola di volti storici e lasciando spazio a programmi che non hanno attirato nuovi spettatori, portando a risultati al di sotto delle aspettative. Il Cdr del Tg3 lamenta inoltre le difficoltà quotidiane che il telegiornale affronta, dovute alla scarsità di risorse, incluse troupe, mezzi e redattori, causata dal blocco del turn over. Il calo di ascolti su Rai 3 ha avuto un impatto negativo anche sulle edizioni del Tg3, con programmi precedenti che registrano audience molto bassa. La situazione viene definita allarmante, con il Cdr che aveva già sollevato queste problematiche in un precedente comunicato a novembre. Si denuncia l’insistenza dell’azienda su una linea fallimentare, con l’introduzione di nuovi programmi esterni al palinsesto, graditi solo alla politica e che hanno snaturato l’identità di Rai 3, allontanando il pubblico storico. Il Cdr sottolinea che la situazione non penalizza solo la redazione, ma mina il pluralismo informativo e culturale. Si ribadisce l’importanza di garantire ai cittadini un’informazione pubblica ampia e completa. Per l’assemblea del Tg3, l’appiattimento su un’unica visione del mondo rappresenta un grave danno alla democrazia, poiché esistono pezzi di realtà che non vengono raccontati come meriterebbero. Si promette un impegno per rafforzare la voce del Tg3 e si chiede un cambio di rotta urgente, che includa anche una riforma della governance aziendale, vista l’inefficacia delle direzioni di genere attuali.

Sciopero all’Agi: il futuro dell’agenzia di stampa italiana in bilico

AGI

Il Comitato di redazione dell’Agenzia Giornalistica Italia (Agi) ha dichiarato due giorni di sciopero – proclama due giorni di sciopero a partire dalla mezzanotte del 20 marzo fino alle 23.59 del 22 marzo – in seguito alla mancata risposta dell’azienda sul futuro assetto proprietario dell’agenzia. Questa decisione è stata presa dopo che l’azienda ha evitato di confrontarsi con l’organismo sindacale interno, nonostante le richieste formali di chiarimento avanzate dal Comitato di redazione. Le voci riguardanti una possibile vendita dell’agenzia sono emerse poco dopo la firma di un accordo avvenuta il 2 febbraio, che prevedeva una riduzione dell’organico entro l’anno attraverso la procedura di isopensione. Tuttavia, il Comitato di redazione aveva approvato tale accordo con fiducia, basandosi sulle rassicurazioni verbali fornite dai vertici aziendali, che avevano assicurato l’assenza di trattative in corso per una vendita. Inoltre, la presenza di un piano strategico 2024-2027 volto a implementare la trasformazione dell’agenzia in una “news company” aveva ulteriormente rafforzato la fiducia dei redattori. L’Agi, un punto di riferimento nell’informazione italiana da oltre 70 anni, ha sempre garantito un notiziario di qualità e pluralista. Tuttavia, l’eventuale vendita all’interno del Gruppo editoriale Angelucci metterebbe a rischio non solo la stabilità occupazionale, ma anche l’indipendenza e l’autonomia dei giornalisti. Questo scenario potrebbe minare il pluralismo dell’informazione nel Paese, considerando che un’agenzia di stampa è per sua natura imparziale e pluralista. La Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi) ha espresso solidarietà alla redazione dell’Agi, sottolineando l’importanza della chiarezza e della trasparenza nell’ambito dell’informazione. Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, ha evidenziato che l’informazione deve rimanere indipendente e libera da conflitti di interesse per mantenersi forte. Pertanto, la richiesta di chiarezza avanzata dai colleghi dell’Agi è considerata una condizione necessaria per qualsiasi confronto sindacale futuro.