L’UE pioniera nella regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale

Nella giornata del 13 marzo, Strasburgo è stata teatro di un evento storico che ha segnato un punto di svolta nel panorama della tecnologia digitale: il Parlamento europeo ha approvato con una schiacciante maggioranza di 523 voti a favore, 46 contrari e 49 astenuti, il regolamento sull’Intelligenza Artificiale (IA). Tuttavia, nonostante l’approvazione, il regolamento non entrerà in vigore prima di maggio 2024, poiché richiederà ulteriori passaggi procedurali, tra cui la traduzione in 24 lingue e la necessaria conformità alle normative nazionali. Queste prime regole al mondo per l’IA non solo mirano a tutelare i diritti dei lavoratori e dei cittadini, ma aspirano anche a fissare uno standard globale per la regolamentazione di questa tecnologia in altre giurisdizioni. Le regole dell’AI Act verranno implementate in fasi distinte. Entro sei mesi saranno introdotti divieti, mentre enti pubblici e privati dovranno valutare rapidamente i rischi dei sistemi che utilizzano. Dopo un anno, le norme si concentreranno sui modelli fondativi, con particolare attenzione alle intelligenze artificiali generative, che dovranno soddisfare rigorosi standard di trasparenza e sicurezza. Queste regole si applicheranno prima della commercializzazione dei prodotti per le AI ad alto impatto, come GPT-4 di OpenAI, mentre per modelli più semplici sarà richiesta la conformità al momento della vendita. Infine, fra due anni, l’AI Act entrerà in vigore completamente, con sanzioni che vanno dall’1,5% al 7% del fatturato globale per chi non rispetta le normative. Il commissario al Mercato Interno e al Digitale, Thierry Breton, ha commentato l’importanza di questa regolamentazione affermando: «Stiamo regolamentando il meno possibile, ma quanto necessario!». Queste parole riflettono il delicato equilibrio tra la promozione dell’innovazione e la protezione dei diritti umani. Brando Benifei, correlatore sull’AI Act della commissione per il mercato interno del Parlamento europeo, ha enfatizzato il posizionamento degli esseri umani e dei valori europei al centro dello sviluppo dell’IA. Il regolamento fornisce chiari requisiti e obblighi agli sviluppatori e agli operatori dell’IA, specificando gli usi consentiti basati sui rischi e sull’impatto delle applicazioni. Vieta l’uso di sistemi di identificazione biometrica da parte delle autorità di contrasto e introduce misure contro le manipolazioni e lo sfruttamento delle vulnerabilità degli utenti. Inoltre, vieta categoricamente pratiche come la categorizzazione biometrica basata su caratteristiche sensibili e l’estrapolazione indiscriminata di immagini facciali. Il regolamento stabilisce anche restrizioni su pratiche discutibili come l’uso dell’IA per rilevare emozioni nei luoghi di lavoro e nelle scuole, i sistemi di credito sociale e la polizia predittiva basata sulla profilazione. Tuttavia, non mancano le critiche, soprattutto riguardo alla sorveglianza biometrica di massa consentita alle forze dell’ordine, che potrebbe portare a discriminazioni e violazioni della privacy. Nonostante le critiche, l’approvazione di questo regolamento segna un passo significativo verso la definizione di un quadro normativo chiaro e responsabile per l’utilizzo dell’IA. L’Unione Europea, diventando il primo ente al mondo a dotarsi di regole così complete sull’IA, si pone come leader nella definizione di standard globali per questa tecnologia. Resta ora da vedere come queste norme saranno implementate e rispettate da aziende e istituzioni, ma una cosa è certa: l’IA è entrata in una nuova era di regolamentazione e responsabilità.
Via libera al Media Freedom Act

Il Parlamento europeo ha dato il suo definitivo via libera al Media Freedom Act, una legge che promette di rafforzare la libertà dei media nell’Unione Europea e di proteggere giornalisti e organi di informazione da interferenze politiche o economiche. Con un ampio margine di voti favorevoli, il nuovo regolamento si configura come un baluardo contro le minacce alla libertà di stampa che si sono manifestate in vari contesti europei. L’approvazione avvenuta con 464 voti a favore, 92 contrari e 65 astensioni, sottolinea l’ampio consenso raggiunto in merito alla necessità di tutelare l’indipendenza dei media e di contrastare qualsiasi forma di ingerenza nelle decisioni editoriali. Questo importante passo legislativo si pone come un chiaro segnale dell’impegno dell’Unione Europea nel difendere i valori fondamentali della democrazia e della libertà di espressione. Cosa prevede la nuova legge Una delle principali novità introdotte dal Media Freedom Act è il divieto per le autorità di ricorrere a metodi coercitivi per pressare giornalisti e responsabili editoriali al fine di svelare le loro fonti. Questo include il vietato di arresti, sanzioni, perquisizioni e l’uso di software di sorveglianza intrusivi installati sui dispositivi elettronici. Inoltre, l’uso di software spia sarà consentito solo in casi eccezionali e previa autorizzazione di un’autorità giudiziaria in indagini su reati gravi, con l’obbligo di informare le persone coinvolte e garantire loro il diritto di contestare in tribunale. Una particolare attenzione è rivolta all’indipendenza editoriale dei media pubblici, per evitare che questi vengano strumentalizzati a fini politici. Il Media Freedom Act prevede che i dirigenti e i membri del consiglio di amministrazione dei media pubblici siano selezionati attraverso procedure trasparenti e non discriminatorie, con mandati sufficientemente lunghi e licenziamenti consentiti solo in casi di mancanza di requisiti professionali. La trasparenza della proprietà dei media è un altro punto chiave della legge, che richiede a tutte le testate giornalistiche di pubblicare informazioni sui relativi proprietari in una banca dati nazionale, indicando se sono di proprietà diretta o indiretta dello Stato. Questo garantisce al pubblico la conoscenza di chi controlla i media e di quali interessi possano celarsi dietro la loro proprietà. Il Media Freedom Act impone anche una ripartizione equa della pubblicità statale, con l’obbligo per i media di rendere pubblici i fondi ricevuti dalla pubblicità statale e dal sostegno finanziario dello Stato. Inoltre, i criteri per l’assegnazione di questi fondi devono essere pubblici, proporzionati e non discriminatori. Infine, il regolamento mira a proteggere la libertà dei media dalle grandi piattaforme online, prevenendo la limitazione o la rimozione arbitraria dei contenuti mediatici indipendenti. Le piattaforme dovranno informare gli interessati prima di adottare misure di questo tipo e consentire loro di rispondere entro 24 ore, con la possibilità per i media di presentare ricorso presso un organismo per la risoluzione extragiudiziale delle controversie. Il Media Freedom Act introduce inoltre restrizioni significative sull’uso degli spyware, consentendo il loro impiego soltanto in situazioni eccezionali e previa autorizzazione di un’autorità giudiziaria. Tale autorizzazione sarà limitata alle indagini su reati gravi, sottolineando l’importanza di un approccio ponderato e legalmente regolamentato nell’utilizzo di strumenti di sorveglianza digitali. Durante il dibattito, la relatrice Sabine Verheyen (PPE, DE) ha enfatizzato l’importanza cruciale della pluralità dei media per il corretto funzionamento di una democrazia, sottolineando che tale concetto non può mai essere sopravvalutato. Ha evidenziato il fatto che la libertà di stampa è attualmente minacciata in tutto il mondo, incluso all’interno dell’Unione europea, citando tragici esempi come l’omicidio a Malta e le crescenti minacce alla libertà di stampa in Ungheria, tra molti altri. Verheyen ha quindi affermato che la Legge europea per la libertà dei media rappresenta la risposta dell’UE a questa crescente minaccia e costituisce una pietra miliare della legislazione europea. Questo regolamento mira a valorizzare e proteggere il ruolo duplice dei media sia come imprese sia come custodi fondamentali della democrazia. Il Media Freedom Act, conclude l’Usigrai, «interviene anche sulla certezza di risorse per i Servizi Pubblici. Per questo chiediamo che si intervenga anche alla questione del canone Rai che, dopo il recente taglio, mette a rischio l’indipendenza e l’esistenza stessa del Servizio Pubblico radiotelevisivo e multimediale». Il Media Freedom Act rappresenta dunque un passo avanti significativo nella tutela della libertà di stampa e nell’assicurare un ambiente mediatico sano e libero da interferenze esterne. Tuttavia, resta fondamentale vigilare sull’effettiva attuazione di queste disposizioni da parte degli Stati membri, affinché la legge possa tradursi concretamente in una maggiore protezione per i giornalisti e per la democrazia stessa.